mercoledì 9 dicembre 2009

Consigli interessati a Bersani

Davvero non vorrei essere nei panni di Bersani, bersagliato com'é da tanti consiglieri , interni al suo partito ed esterni, in buona e in mala fede, che gli vogliono indicare la strada per guidare il PD verso un improbabile ritorno al governo (o in un vicolo cieco).
Io distinguerei subito tra i consiglieri in buona fede e quelli in mala fede; e tra questi ultimi metterei senza indugio politici e giornalisti di parte avversa e governativa, berlusconiani e affini, che non possono che dare consigli interessati e mirati perché chi è oggi in minoranza e all'opposizione ci resti in eterno. Questi sono tanti, attivissimi, penetranti come martelli pneumatici che scavano la pietra , ripetendo sempre lo stesso assordante ritornello: Bersani e il PD stiano lontani dalle tentazioni della piazza, dai giudici di sinistra , da Repubblica e da Travaglio e soprattutto rompano ogni rapporto con Di Pietro e il suo giustizialismo.
Se Bersani farà il bravo e ascolterà questi consigli, chi è in maggioranza e ha il coltello dalla parte del manico, gli concederà l'onore di sedersi tutti insieme intorno ad un tavolo a dialogare per fare le famose, e fantomatiche, "riforme condivise" ; qualche emendamento di consolazione e qualche fettina di carne avanzata e le briciole sotto il tavolo ci saranno anche per lui e i suoi amici.
Che questi siano consigli interessati e mirati a tenere divise e in conflitto tra loro le varie anime dell'opposizione in modo che non riescano a coalizzarsi e ad avere più forza, lo capisce anche la casalinga di Voghera, senza conoscere e scomodare la storia che insegna quanto sia sempre stato usato con efficacia dai potenti il metodo del "divide et impera" diretto agli avversari.
Se queste cose le capisce una casalinga come me, ci dovrebbe arrivare a capirle anche Bersani, che stupido non è.
Ma il guaio è che il pover'uomo è prigioniero e circondato da una folta schiera di "dinosauri ", ovvero le eminenze grigie , i padri fondatori della chiesetta PD, che hanno trasferito sul nuovo partito la loro influenza , la mentalità e i metodi di navigatori di lunga esperienza nell'ex PCI o nella ex DC, ammantati da un'aura di superiorità e di intoccabilità, i quali stranamente gli ripetono lo stesso ritornello e gli danno lo stesso tipo di consigli.
Anche di questi la schiera è numerosa, a cominciare dall'immarcescibile Massimo D'Alema , che, pur non avendo cariche precise nel partito, conta più di tutti e riesce a mettere uomini di sua fedeltà in tutte le cariche che contano, dai segretari provinciali e regionali, ai deputati e senatori nel Parlamento italiano, ai parlamentari europei, fino allo stesso segretario nazionale del partito, Bersani. D'Alema ha una sua Fondazione, un giornale di riferimento , intitolato "Il riformista", di proprietà di tali Angelucci, che finanziano anche il fascistoide "Libero"; giornale diretto dall'ambiguo Antonio Polito sul quale scrivono giornalisti "trasversali" come Peppino Caldarola ex direttore de L'Unità che disinvoltamente scrive qui e sul Giornale di Berlusconi , e vi sfogano i loro livori di giornalisti di sinistra pentiti o delusi , col dente avvelenato contro gli ex compagni (come Gian Paolo Pansa). La pattuglia dei dalemiani, composta in particolare da Latorre, Polito e Caldarola è la più richiesta, guarda caso, o imposta, da tutte le reti TV pubbliche e private, per interviste e dibattiti in cui rappresentano il loro ambiguo pensiero come fosse quello del PD.
La pattuglia de Il Riformista rappresenta quella finta sinistra che piace tanto alla destra, anzi a Berlusconi, perchè non ha mai perso occasione per attaccare e distruggere tutti i leader dell'Ulivo prima, e del PD ora; nemico giurato delle piazze, dei girotondini, di Di Pietro, dei giudici e dei "giustizialisti" , ecc... Insomma la stessa linea del centrodestra più infoiato contro la odiata "sinistra."


Non bastasse questo macigno al collo di Bersani, ci sono poi alcuni ex Popolari, o meglio ex DC, che si sono abbarbicati all'etichetta di "cattolici" come fosse una corrente di pensiero a sè, quasi un partito nel partito, che vuole rappresentanza e potere di condizionamento in nome della ostentata fedeltà ad una religione e alle sue gerarchie ecclesiastiche (ma di fatto per avere cariche), contraddicendo uno dei valori fondanti del partito e della Costituzione, che richiedono laicità, leggi e scelte pubbliche non ispirate da una religione ma rispettose dei diritti di tutti i cittadini, non solo dei cattolici. Di questa pur nutrita pattuglia facevano parte Rutelli e la Dorina Bianchi che hanno ritenuto più conveniente andarsene in altre formazioni ad esternare la loro cattolicità, sperando in altre candidature e ruoli che li gratifichino . Ma ci restano nel PD altri personaggi come Marini, Fioroni, Enrico Letta, la Binetti e altri i quali vorrebbero spostare il partito verso un "centro" che somiglia tanto alla amata vecchia DC, ma che ha scelto ormai altri partiti come l'UDC e , in parte, il PDL, e difficilmente potrà cambiare schieramento e votare per la sinistra, foss'anche annacquata e scolorita o sbianchettata.


Ma non basta; ci sono poi due alte cariche istituzionali, Mancino ex DC ora vicepresidente CSM, e Napolitano, ex PCI ora Capo dello Stato, che non perdono occasione per invitare alla calma, al dialogo, a moderare i toni , in sostanza a tenere buona e zitta l'opposizione. Va dato atto oggi a Napolitano che finalmente ieri ha perso la pazienza e, di fronte all'ennesima sfuriata di Berlusconi contro la magistratura , la Consulta, la Costituzione e gli ultimi tre presidenti della Repubblica (lui compreso), scatenata a Bonn davanti ad un pubblico internazionale di PPE, ha preso carta e penna per esprimere il suo rammarico per il "violento" intervento del nostro premier. Era ora che si rivolgesse finalmente e direttamente a lui, dopo tante prediche generiche finto bipartisan , dirette di fatto contro i magistrati e Di Pietro.

Un' altra palla al piede di Bersani gliela hanno messa gli amministratori pubblici targati PD, tanto "radicati" nel loro territorio da ritenersi insostituibili, specie al sud, ma inquisiti o largamente squalificati politicamente per inefficienze ed errori compiuti (tipo Bassolino, Iervolino, tanti pugliesi, ecc..). Gente che non si vuol staccare dalla poltrona , ha comportamenti che regalano argomenti agli avversari e ha tutto l'interesse che la giustizia non faccia il suo corso (proprio come Berlusconi)


A tutti questi manovratori di freni, sono poi da aggiungere gli editorialisti della stampa "indipendente" (dalla sinistra ma non dal governo) che usano le loro penne e il loro ingegno per dar consigli anche loro a Bersani su come condurre il PD alla vittoria.... di Pirro. Cito come esempio solo l'ultimo editoriale di Ernesto Galli della Loggia di tre giorni fa su "Il corriere della sera", che titolava addirittura "Bersani rinnegato", e sono rimasta colpita dalla banalità, e forse anche dalla malafede o dalla carità pelosa, dei consigli e delle ricette che Galli della Loggia (e dietro di lui il Corriere di cui Marina Berlusconi è potente azionista) pretende di suggerire al PD , a Bersani e all'opposizione in genere. Lui , anzi loro, vogliono un PD che sia come un PDL senza elle, una sinistra che copi la destra, avvalorando la tesi che si possa costruire un'alternativa vincente solo proponendo il pan bagnato al posto della zuppa.



Capisco che sottrarsi a tutti questi interessati e potenti consiglieri sia difficile, un'impresa da superman. E, purtroppo, già si é visto che il mite Bersani superman non è, e sembra ormai troppo "vecchio" e stanco nello spirito per affrontare un toro per le corna (e Berlusconi ora è come un toro , pur vecchio e spelacchiato, ma ancora fortissimo e reso furioso dalle banderillas che gli hanno infilzato i giudici che ancora indagano su di lui, Fini, e la moglie Veronica). In una situazione grave come quella attuale, il segretario del maggior partito di opposizione (!?) non trova niente di meglio da dire che "per Berlusconi é iniziato il declino" e propone addirittura di ignorarlo "per non farsi dettare l'agenda da lui". Tradotto in altre parole, di fronte al toro infuriato propone di nascondere la testa nella sabbia come fanno gli struzzi per non vedere il pericolo che avanza. Mentre il "toro" continua a sferrare attacchi forsennati , imporre la sua volontà al Parlamento, pretendendo fedeltà e obbedienza assoluta dai suoi, sfornando leggi ad personam micidiali, per difendere se stesso e trascinare il Paese sempre più in basso e alla sua mercé.

Per finire, voglio dare un consiglio interessato pure io, da elettore stanco e deluso dall'incapacità di azione e reazione di questo povero e debole PD in cui avevo sperato. E tanto per non farla troppo lunga dico che il mio consiglio è di fare tutto il contrario di quel che suggeriscono gli "amici" di cui sopra. L'unica speranza che ha il PD di risorgere non sta tanto nella possibilità di recuperare i cosiddetti moderati di centro, che già hanno i loro fari in Casini e Rutelli (?), ma di recuperare i voti dei delusi di centrosinistra che alle ultime elezioni si sono astenuti e dei delusi delle formazioni di sinistra e dei verdi, diversamente condannati alla frammentazione da litigiosi e presuntuosi capetti, alla dispersione, alle eterne divisioni tra gradazioni diverse di improbabili e anacronistici comunismi che ancora si ostinano a sbandierare arcaiche falci e martelli in un mondo in cui anche gli operai e i contadini ( anzi gli agricoltori proprietari dei fondi, perchè i mezzadri non esistono più) usano il computer , supertrattori e macchine a controllo elettronico.

I voti per il PD, presenti e futuri stanno in mezzo al "popolo viola" , nei girotondini, in quei cittadini arrabbiati che leggono La Repubblica, l'Unità e il Fatto quotidiano e finora non hanno potuto far altro che firmare petizioni e appelli, partecipare a manifestazioni di piazza che Bersani incautamente non ha voluto sostenere, in tutte quelle categorie sociali che dal governo Berlusconi non hanno avuto alcuno dei benefici promessi, ma anzi ne hanno subito tagli e provvedimenti punitivi.
Non so se il PD riacquistando grinta e incisività crescerà tanto da poter arrivare a governare , ma almeno assolverà il fondamentale compito di dare una adeguata rappresentanza a tanta parte di cittadini che hanno a cuore la salvezza della democrazia.
Si prepari pure un programma di proposte concrete per dare contenuti credibili all'alternativa, ma ci si ricordi che il primo punto è: mandare a casa Berlusconi

sabato 28 novembre 2009

E' giusto che il Capo dello Stato cerchi di salvare il premier dai processi?

Mi si rafforza sempre di più il sospetto che il presidente Napolitano abbia effettivamente un "debito" con Berlusconi, e gli abbia promesso di fare di tutto per tenerlo al governo, qualunque cosa succeda. Del resto l'ha detto lo stesso Berlusconi quando, inviperito per la bocciatura del lodo Alfano, gli ha rinfacciato subito di non averlo salvato come - secondo lui- avrebbe dovuto fare perchè glielo aveva promesso. Non si spiegano diversamente questi interventi ad orologeria di Napolitano, e questi ripetitivi messaggi, con invito finto-bipartisan a "moderare i toni", che sono in realtà rimproveri ai magistrati. Questa volta, dopo il generico invito a politici e magistrati, si è spinto oltre, arrivando a dire chiaro e tondo che nessuno può far cadere un governo democraticamente eletto, che ha ottenuto la fiducia del Parlamento.
Ragionamento che non farebbe una grinza, se si fosse palesato qualcuno che vuol far cadere il governo con altri mezzi che non siano la sfiducia del Parlamento. Poichè non risulta vi siano "attentati" o "golpe" di questo genere, ma solo legittime critiche dell'opposizione, è evidente che il Presidente Napolitano considera le critiche e le indagini in corso da parte di alcuni tribunali su vicende che sfiorano o toccano la presenza del premier, non legittime, ma motivate da scopi politici sovversivi, sposando così la tesi difensiva da sempre sbandierata da Berlusconi.

Ma è giusto e corretto tutto questo? Il Presidente della Repubblica deve essere il garante della Costituzione e dei diritti di tutti i cittadini italiani che vogliono giustizia e uguaglianza, non il garante del capo del governo qualunque cosa faccia o abbia fatto.
Dove sta scritto che uno Stato democratico debba tenersi un capo di governo anche quando fosse accertato che ha commesso illeciti, solo perché è stato eletto? Si stanno stravolgendo principi fondamentali, con una pesante corresponsabilità ora anche del Capo dello Stato, il quale, invece di difendere la magistratura che fa il suo dovere, cerca con richiami pubblici di frenarla per evitare che si accerti se il premier è un delinquente oppure no.

Così facendo, il capo dello Stato fa propria la tesi che se un magistrato indaga su un politico lo fa per motivazioni politiche , o per farsi pubblicità, e non prende in considerazione l'ipotesi che possano esserci invece fondati motivi per indagare.

Chi è che non risponde e non paga mai per i propri errori o colpe in Italia? I magistrati o i politici che pretendono di essere intoccabili a prescindere, se no gridano al complotto e alla persecuzione?

E se il nostro premier fosse davvero colpevole dei reati di cui lo si accusa, è bene per l'Italia essere ancora governata da lui per anni?

Dal momento che non se ne può proprio più di questa guerra continua di Berlusconi contro la magistratura, si sta facendo strada nella testa di molti l'idea che sia meglio dare un salvacondotto al premier e non se parli più, pensando o sperando che così poi la faccia finita di parlar male dei giudici e di cercare di far leggi che per salvare lui, sfasciano il sistema giudiziario (che già sta maluccio di suo...).

Idea perniciosa, che darebbe il colpo di grazia al principio della giustizia e della legge uguale per tutti, e che darebbe legittimazione ufficiale all'idea che chi raggiunge il potere tramite la politica poi ha diritto all'impunità. Si creerebbe un precedente che darebbe la spinta ad ogni delinquente a mettersi in politica, invece di difendersi in tribunale. Si riempirà il futuro Parlamento di delinquenti e nessuna persona onesta riuscirà più a farsi eleggere.

Già ora c'è una belle fetta di condannati e indagati e di loro avvocati, cosa che in nessun altro paese democratico si tollererebbe. Se si legittima la pretesa di impunità di Berlusconi sarebbe la fine della democrazia.

Possibile che sia questo che Napolitano vuole?

giovedì 26 novembre 2009

Un appello per non fare regali alle mafie

Nei giorni scorsi è stato lanciato a livello nazionale da don Luigi Ciotti, presidente di Libera, un appello per chiedere al governo:
Niente regali alle mafie, i beni confiscati sono cosa nostra
NO ALLA VENDITA DEI BENI CONFISCATI”, appello
che si può firmare sul sito
http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1780
Ecco il testo:
Tredici anni fa, oltre un milione di cittadini firmarono la petizione che chiedeva al Parlamento di approvare la legge per l'uso sociale dei beni confiscati alle mafie. Un appello raccolto da tutte le forze politiche, che votarono all'unanimità le legge 109/96. Si coronava, così, il sogno di chi, a cominciare da Pio La Torre, aveva pagato con la propria vita l'impegno per sottrarre ai clan le ricchezze accumulate illegalmente.

Oggi quell 'impegno rischia di essere tradito. Un emendamento introdotto in Senato alla legge finanziaria, infatti, prevede la vendita dei beni confiscati che non si riescono a destinare entro tre o sei mesi. E' facile immaginare, grazie alle note capacità delle organizzazioni mafiose di mascherare la loro presenza, chi si farà avanti per comprare ville, case e terreni appartenuti ai boss e che rappresentavano altrettanti simboli del loro potere, costruito con la violenza, il sangue, i soprusi, fino all'intervento dello Stato.

La vendita di quei beni significherà una cosa soltanto: che lo Stato si arrende di fronte alle difficoltà del loro pieno ed effettivo riutilizzo sociale, come prevede la legge. E il ritorno di quei beni nelle disponibilità dei clan a cui erano stati sottratti, grazie al lavoro delle forze dell'ordine e della magistratura, avrà un effetto dirompente sulla stessa credibilità delle istituzioni.

Per queste ragioni chiediamo al governo e al Parlamento di ripensarci e di ritirare l'emendamento sulla vendita dei beni confiscati.

Si rafforzi, piuttosto, l'azione di chi indaga per individuare le ricchezze dei clan. S'introducano norme che facilitano il riutilizzo sociale dei beni e venga data concreta attuazione alla norma che stabilisce la confisca di beni ai corrotti. E vengano destinate innanzitutto ai familiari delle vittime di mafia e ai testimoni di giustizia i soldi e le risorse finanziarie sottratte alle mafie. Ma non vendiamo quei beni confiscati che rappresentano il segno del riscatto di un'Italia civile, onesta e coraggiosa. Perché quei beni sono davvero tutti "cosa nostra"

don Luigi Ciotti presidente di Libera e Gruppo Abele.
Tra i primi firmatari: Andrea Campinoti, presidente di Avviso Pubblico -

domenica 22 novembre 2009

Testamento biologico, una scelta di libertà personale

La legge detta del " testamento biologico", o per l'esattezza, quella che prevede una Dichiarazione anticipata sul trattamento di fine vita, sta per tornare in Parlamento per l'approvazione definitiva, dopo un anno di forti polemiche esplose intorno al caso drammatico di Eluana Englaro e dopo la sospensione del DDL Calabrò, che il governo e la sua maggioranza volevano e vogliono tuttora imporre.
Ci ritroveremo quindi con la riproposizione della solita contrapposizione tra "cattolici" obbedienti ai dettami della gerarchia ecclesiastica e impropriamente autoproclamatisi difensori della vita da una parte, e "laici", spregiativamente definiti "laicisti" e nemici della vita dall'altra . Contrapposizione sbagliatissima, fuorviante e mal posta, a mio parere.

Perché su questo tema, come su tutti gli altri di carattere definito "etico", la contrapposizione reale, e di sostanza, non è, o non dovrebbe essere, tra cattolici e laici, ma tra chi rispetta il principio della libertà di scelta dell'individuo nei problemi della sfera personale (non importa se credente o non credente in una religione) e chi vuole imporre una propria visione morale e religiosa a tutti i cittadini di uno Stato, per legge.

Tradotto in termini politici, si tratta di distinguere chi è democratico , nel senso ampio del termine, e chi democratico non è, perchè antepone i diktat delle gerarchie ecclesiastiche cattoliche italiane, o le sue convinzioni etiche e religiose personali, al dovere di rispettare in primo luogo la Costituzione italiana, e di fare leggi che non costringano una parte dei cittadini, maggioranza o minoranza che siano, a subire limitazioni o privazioni dei propri diritti inalienabili.

Purtroppo in questi ultimi tempi c'è stata da parte delle gerarchie ecclesiastiche italiane e vaticane una sorta di "chiamata alle armi" dei fedeli, e soprattutto dei politici cattolici, per indurli con pressioni pubbliche continue a non collaborare o consentire all'approvazione di leggi che non siano in linea con le loro prese di posizione su vari temi etici. Pressioni che hanno trovato terreno ben disposto nel centrodestra e nel governo , tra i cui capi molti hanno molte "marachelle" e politiche tutt'altro che cristiane da farsi perdonare, e usano queste leggi "etiche" (dei cui effetti sui cittadini probabilmente a loro non importa nulla) per ottenere la benevolenza della Chiesa e i voti dei parrocchiani.
Ma hanno trovato terreno cedevole anche a sinistra, dove pure sono in tanti a sentirsi, o dichiararsi, cattolici, e comunque non osano contraddire pubblicamente papa, cardinali e vescovi che sono sempre pronti all'anatema, alla minaccia di scomuniche, all'incitamento dell'obiezione di coscienza fino alla disobbedienza civile per contrastare le leggi sgradite.
Mentre invita ogni giorno genericamente i politici "al dialogo e alla pacificazione" (con chiaro intento di tener buona l'opposizione al governo), la Chiesa fa poi di tutto per dividere e contrapporre i cittadini tra fedeli e disobbedienti, militarizzando quelli fedeli, rispolverando gli anacronistici anatemi contro la libertà di pensiero e criminalizzando il relativismo religioso e i non credenti come fossero nemici di Dio e della vita.
Visione manichea, e tutt'altro che cristiana nella sostanza, che condanna l'Italia a subire lacerazioni e discriminazioni che in una società moderna non dovrebbero più esistere. In altri Stati, pur con popolazione a prevalenza cattolica o cristiana, gerarchie ecclesiastiche locali, politici e fedeli si sono pur trovati d'accordo per fare leggi che rispettano i diritti anche dei non credenti. Ma da noi questo pare impossibile.

Peccato, perchè se c'è un argomento che dovrebbe unire laici e cattolici, democratici, credenti e non credenti, di destra di sinistra e di centro, questo è proprio il cosiddetto testamento biologico. Perchè se c'è un progetto di legge che non danneggia o lede i diritti di nessuno, ma li tutela tutti, questo è rappresentato dalla proposta già presentata oltre un anno fa dal senatore dott. Ignazio Marino, firmato anche da un centinaio di parlamentari, e appoggiato da centomila firme di cittadini; proposta che è stata respinta dalla maggioranza e non sufficientemente difesa pure dal suo partito, il PD.

La proposta di legge governativa, firmata Calabrò, si è arroccata invece in difesa di un punto determinante: la pretesa di escludere l'alimentazione e l'idratazione artificiale dai trattamenti sanitari che un paziente in coma e senza più speranza di vita può rifiutare, con dichiarazione anticipata scritta quando consapevole.
In questo modo si vanifica ogni diritto alla libera scelta del paziente e lo si obbliga a subire anche contro la sua volontà dichiarata, un prolungamento di vita puramente vegetativa, ad oltranza, per induzione meccanica forzata. Se non è accanimento terapeutico questo, non so come altro lo si possa definire.

Non so perchè la Chiesa in Italia si sia incaponita per sostenere con tanta determinazione questo puntiglio. Da parte degli alti prelati ci si appiglia al principio astratto, della difesa della vita e della (presunta) volontà di Dio. Ma quando ci si ritrova in situazioni artificiosamente e mostruosamente create dagli uomini , come quella in cui si è trovata Eluana Englaro, come si può parlare di volontà di Dio e di difesa di una vita che vita non è più, perchè priva di ogni prerogativa e facoltà fisica e mentale propria di un essere umano?
Qualcuno può ragionevolmente sostenere che è stato Dio a volere che quella povera ragazza restasse in quelle condizioni per 17 anni?
Se si crede in quello che è scritto nel Vangelo, ci si dovrebbe ricordare che Dio lasciò suo figlio a soffrire sulla croce 3 ore, non 3 o 30 anni.
Per favore, non si nomini il nome di Dio invano, dove Dio non c'entra e dove tutti gli uomini hanno diritto di decidere per se stessi senza fare del male, o imporlo, a nessun altro.

La laicità, nel senso più ampio e alto del termine, non esclude ma include anche i cattolici, almeno quelli che rispettano in primo luogo la libertà di coscienza e di scelta di tutti i cittadini nelle questioni di carattere etico, senza pretendere di imporre le proprie convinzioni etiche o religiose a tutti per legge. E' giusto che si trovi il modo legittimo e corretto per dare la possibilità a chi lo vuole di fare una dichiarazione anticipata di trattamento sanitario, con valore legale. E sarebbe giusto che anche quanti si professano "cattolici" si battessero perchè si faccia una legge nazionale che legittimi questa libertà di scelta personale, includendo fra i trattamenti che si possono rifiutare anche l'idratazione e l'alimentazione forzata. Sarebbe una legge molto più umana e "cristiana" (oltre che costituzionale) di quella che vuol fare il Governo e la sua maggioranza ( a parte un piccolo gruppo che sembra si voglia dissociare...).

E' tanto difficile da capire e da accettare per la Chiesa questa idea? Perchè ci vuol far tornare ad una concezione medioevale della religione che sembra voler condannare l'uomo alla sofferenza obbligata, anche quando non necessaria, inutile e fine a se stessa??

Il Cardinale Biffi disse e scrisse qualche tempo fa che sono le pecore a dover seguire il pastore, e non il contrario. A parte il fatto che gli uomini, per stessa volontà del creatore, non sono pecore ma esseri pensanti, anche le pecore , se si accorgono che il pastore poco accorto le vuol guidare verso un precipizio, hanno il diritto di scegliere un'altra strada.




sabato 14 novembre 2009

Un'altra "crociata", ma senza croci e contro un " cavaliere" pieno di macchie e di paure

Purtroppo è di nuovo tempo di crociate, in un mondo politico malato che ci costringe a dividerci artificiosamente tra Guelfi e Ghibellini, in battaglie anacronistiche pro o contro i crocifissi nelle aule di scuola, come se fossero questi simboli religiosi il baluardo a difesa della libertà e della democrazia nel nostro Paese. E invece la libertà e la democrazia non sono affatto minacciate dalla Corte dei diritti di Strasburgo, ma dal nostro Governo e dal Parlamento che stanno tentando di varare l'ennesimo decreto sfascia-giustizia per evitare che il nostro capo del governo possa essere processato per le gravi imputazioni a tutti note.
Sono ormai 17 anni che Berlusconi inquina la vita politica, sociale e morale del Paese con la sua pretesa di impunità per tutta una serie di addebiti che la Magistratura e la Guardia di Finanza gli hanno mosso per diversi illeciti, non solo presunti, compiuti nella sua attività di imprenditore senza scrupoli e aduso alla corruzione. Costui ha usato e sta usando , ormai come un disperato pronto a tutto, la politica e il consenso popolare ottenuto solo per fini suoi di salvezza personale, tentando di scardinare il sistema di garanzie ed equilibri costituzionali e i sacrosanti principi di uguaglianza ed esigenza di legalità e onestà che stanno alla base del vivere civile.
Adesso non se ne può davvero più. E' giunto il momento di dire con forza "basta!". Visto che non hanno la forza, la capacità e la saggezza di fermarlo gli organi politici e istituzionali preposti al controllo, ben venga ogni forma democratica di mobilitazione, con raccolte di firme, referendum e manifestazioni di piazza, per dimostrare al presidente che vanta, impropriamente, di essere "eletto dal popolo " e " il più amato dal popolo", che in realtà c'è anche una parte consistente di popolo che non lo ama affatto, ma lo disprezza e non ne può più delle sue prevaricazioni.
Si può intanto firmare gli appelli proposti attraverso i siti internet da "Il fatto quotidiano", o da "La Repubblica", e aderire alla manifestazione del 5 dicembre "No Berlusconi Day", lanciata su youtube da un gruppo appositamente creato.

Aggiornamento del 22 novembre

Oltre agli appelli a partecipare al NoB.Day da parte di numerose personalità della cultura , pubblicati da Micromega online, è interessante leggere il blog di "Libertà e giustizia" che ha aperto un dibattito in proposito tra i propri associati, chiedendo il loro parere sulla proposta di partecipare o meno ufficialmente come Associazione alla manifestazione. Sulla base di partenza degli interventi di Paul Ginsborg, favorevole, e di Gustavo Zagrebelsky, contrario, sono pervenuti numerosissimi pareri, prevalentemente favorevoli alla partecipazione, oltre che a titolo personale dei singoli iscritti, anche come presa di posizione pubblica e ufficiale dell'associazione.
Appare molto sentita e condivisa tra gli iscritti a questa associazione (me compresa) l'esigenza di manifestare pubblicamente il proprio forte dissenso contro Berlusconi, non tanto, o non solo, come persona, ma per quello che rappresenta, per aver fatto di se stesso il simbolo di una politica, di un modo di intendere lo Stato, le istituzioni, le leggi come fossero cosa sua

venerdì 13 novembre 2009

I nuovi "crociati" della Mancha

Ci manca solo che qualcuno si metta a gridare "Dio lo vuole!" e proponga di partire per una spedizione punitiva contro la Corte di giustizia di Strasburgo, armati di lancia e crocifisso, visto il clima da nuova "crociata" che si è creato, a mio parere fuori tempo e fuori luogo e un po' donchisciottesco. Sia detto con tutto il rispetto per il Cristo evangelico.
Peccato, perchè l'accoglimento sereno della sentenza della Corte di Strasburgo, che invitava l'Italia a non considerare obbligatoria la presenza del Crocifisso nelle aule di scuole e tribunali, luoghi pubblici e simbolici della autonomia di uno Stato laico nei confronti delle religioni, poteva essere una buona occasione per dimostrare di essere coerenti e all'altezza di una società moderna, democratica, multietnica, rispettosa dei diritti e della libertà religiosa di tutti, compresa ovviamente quella dei cattolici, dando così il buon esempio agli islamici che in questo campo sono un po' indietro.
E invece, senza nemmeno prendersi la briga di leggere il testo del pronunciamento e di cercare di capirne il senso e le implicazioni, i politici italiani in coro, insieme a vescovi e cardinali, e a volte pure prima, sono partiti in quarta a gridare "giù le mani dal Crocefisso".
A cominciare dal luciferino ministro La Russa che ha gridato in TV un evangelico "che possano morire!" all'indirizzo dei giuristi della Corte, per continuare con il premier Berlusconi, quasi patetico con un grosso crocifisso in mano visitando l'Aquila, per finire con una stucchevole conduttrice Tv che si è presentata in una trasmissione di sabato mattina di tutt'altro argomento, tenendo sul braccio e accarezzando a mo' di bambola un crocefisso, non senza un lungo sermone fuori programma per dichiarare il suo amore per il simbolo cristiano e per raccontare dello straziante dolore provato fino a piangerne quando ha saputo della sentenza di Strasburgo. Sorvolo per esigenza di brevità sul contorno di dichiarazioni della ministra Gelmini e del sottosegretario Mantovano che ha colto l'occasione per proporre l'abolizione di detta Corte europea. E taccio anche sul neosegretario PD, Bersani, che non ha trovato di meglio da dire che in fondo i crocefissi nelle aule è meglio tenerli perchè "non fanno male a nessuno"; ignorando, o fingendo di ignorare che i crocefissi non sono semplici arredi , come le sedie , le lavagne o i cestini per il rusco; e svilendo così le motivazioni di principio che consigliano invece di toglierli, in quanto simbolo alto di valori e tradizioni propri di una religione, che vanno esposti e mantenuti in altri luoghi.

Meritevole di nota , come esemplare del clima creato, la petizione repentinamente attivata sul Quotidiano.net per raccogliere firme, sull'onda di queste argomentazioni, stile Bossi:

"Con una decisione senza nessun senso, senza capo nè coda, senza alcuna ragione degna di questo nome, la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha detto no al crocifisso nelle scuole. Si tratta di un autentico schiaffo al rispetto della libertà di religione che deve contraddistinguere ogni società civile, dell'ennesimo gesto di debolezza e di vigliaccheria, anticristiana e anticattolica.
Con la scusa dei diritti umani, a Strasburgo c'è chi vuole cancellare la storia religiosa e culturale di un popolo. E' in gioco la nostra identità nazionale, laica e religiosa e in discussione c'è la libertà della fede cristiana.

Per questo motivo, Quotidiano.net lancia una petizione. Per rompere i timpani ai burocrati strapagati di Strasburgo che non possono decidere né sulle nostre vite né sulle nostre idee. Per dire loro forte e chiaro: "Giù le mani dal crocifisso". Xavier Jacobelli.

Parole grosse, mi pare, offensive verso la Corte di giustizia europea e assolutamente non giustificate dalla reale portata del provvedimento che è stato preso per difendere il diritto alla libertà religiosa di tutti, distinguendo la funzione laica dei luoghi pubblici da quella dei privati e non intacca in alcun modo la cultura cattolica o cristiana, nè l'identità nazionale, nè vuol cancellare la nostra storia.

Nonostante tale proclama, artificiosamente gonfiato di argomentazioni pretestuose, non mi sembra però che la crociata del quotidiano abbia raccolto "la valanga" di seguaci annunciata, visto che hanno sottoscritto la petizione 903 persone, in 8 giorni, tra il 5 e il 13 novembre.
Io ho trovato più sensate e condivisibili le argomentazioni di Margherita Hack, su Micromega, che ha ricordato semplicemente come il principio affermato dalla Corte europea sia lo stesso già contenuto nella nostra Costituzione

"Oggi l’Europa, e l’Italia in particolare, è diventata multietnica e multireligiosa e perciò è giusto che nei luoghi pubblici non vi sia alcun simbolo religioso. Questo principio, che sembra ovvio, è già riconosciuto implicitamente dalla nostra Costituzione, con l’art.7 che recita: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani...” e l’art.8 che recita: ”Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge...”Quindi tutti i seguaci di un culto, qualunque esso sia, hanno diritto a professare, propagandare e insegnare la propria religione, esporre i propri simboli nei loro luoghi di culto, rispettando la laicità dello Stato, che rappresenta tutti i cittadini. Le reazioni isteriche di chi interpreta questa sentenza della Corte europea come un’offesa a Cristo sono assurde. Cristo resta comunque uno dei più grandi personaggi dell’umanità, il primo socialista idealista difensore dei più poveri e diseredati, i cui insegnamenti restano validi, dopo venti secoli, per credenti e non credenti....."

E pure condivisibile la valutazione di un religioso cattolico come don Enzo Mazzi, che ha scritto un articolo significativamente intitolato "Meno croce più Vangelo", pubblicato il 6 novembre su Il Manifesto e ripreso da Micromega.Ma questo non è stato il solo religioso a distinguersi dalla massa degli improvvisati crociati. Maria Bonafede, moderatore della Tavola valdese, ha dichiarato:

"E' una sentenza importante che finalmente inquadra la questione dell'esposizione dei simboli religiosi in una cornice europea di laicità e di tutela dei diritti di tutti: di chi crede, di chi crede diversamente dalla maggioranza e di chi non crede. Ancora una volta emerge la fragilità, logica prima e giuridica dopo, della tesi secondo cui il crocefisso imposto nelle aule italiane non è un simbolo religioso ma sarebbe l'espressione della cultura nazionale. La verità è che il crocefisso nei luoghi pubblici, come il privilegio dell'Insegnamento religioso cattolico, rimandano all'Italia di un tempo antico e dello stato confessionale. La sfida oggi - conclude Maria Bonafede - è invece quella del pluralismo delle culture e della convivenza tra chi crede e chi non crede nel quadro del valore costituzionale della laicità".


Si dovrebbe leggere quanto ha scritto e ben spiegato a proposito degli aspetti giuridici e delle competenze della Corte europea, Rita Guma in un articolo intitolato "Crocifisso e Corte dei Diritti : quanta disinformazione"

http://www.osservatoriosullalegalita.org/09/acom/11nov1/0611ritacrox.htm

Ne riporto qui solo il concetto di base: "la sentenza esprime il principio generale della illiceita' dell'imposizione di QUALSIASI simbolo religioso da parte dello Stato nei luoghi pubblici". E va ricordato che questa Corte dei diritti dell'uomo è costituita da 47 Stati membri del Consiglio d'Europa, non solo dai 27 membri della UE. E' un organismo che svolge una funzione di tutela dei diritti dei cittadini di tutti questi Stati, nei casi più diversi di violazioni che non abbiano trovato tutela in patria.

Corte che si e' sempre pronunciata per la laicita' dello Stato come difesa dei diritti di credenti e non credenti, anche quando si trattava di condannare la Sharia per la sua contrarieta' alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Convenzione che e' l'unico riferimento per questa istituzione, i cui componenti sono eletti dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa per ciascun Paese fra i TRE proposti dal governo di ciascuno Stato. E' un organismo internazionale che quindi andrebbe meglio conosciuto e valorizzato anche nel caso di abusi, prevaricazioni o violenze che venissero da parte islamica.

Alla luce di tutto ciò mi sembrano ingiustificati , anzi controproducenti, sia il ricorso che il Governo italiano ha voluto subito presentare contro la sentenza, che la dichiarazione che i parlamentari italiani di tutti i partiti si sono affrettati a sottoscrivere e inviare al Parlamento europeo perchè si pronunci contro la detta sentenza della Corte di Strasburgo. Questi onorevoli signori rappresentanti dell'Italia che litigano su tutto, si trovano stranamente d'accordo solo quando c'è da votare per aumentarsi la paga e per negare l'autorizzazione a procedere quando qualcuno di loro è inquisito. E non vorrei che anche questa ritrovata unanimità in difesa dei crocefissi fosse sotto sotto interessata: a garantirsi, oltre ai voti dei buoni parrocchiani mal informati, il favore dei vescovi e il voto dei Popolari europei perchè accettino D'Alema come Commissario europeo per gli Esteri..... A pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina.

Purtroppo noi in Italia siamo specialisti nello scatenare tempeste in un bicchier d'acqua e siamo sempre pronti a dichiarare crociate per falsi problemi, anche per evitare di affrontare quelli veri. I crocifissi nelle aule di scuola e di tribunale non servono proprio a nulla, nè alla fede, nè all'arte, nè a rendere migliore o a "proteggere" la diffusione della cultura e l'amministrazione della giustizia. Stanno lì a raccogliere solo polvere per un inutile puntiglio delle autorità ecclesiastiche e politiche, per certificare e imporre ufficialmente la supremazia della religione cattolica sulle altre religioni e sullo Stato stesso. Sarebbe meglio si pensasse al fatto concreto che, nonostante i crocifissi appesi e le benedizioni inaugurali obbligatorie, le scuole in gran parte non a norma talvolta crollano con i bambini dentro, le case e le chiese crollano per frane e terremoti aggravati da incuria umana, tanti "poveri cristi" in carne ed ossa subiscono ingiustizie per mano di chi ha qualche potere fino a morirne.

Chissà se il Gesù dei cristiani credenti, risorto e seduto a fianco del Padre nell'alto dei cieli (!?), ride o piange di fronte a tanto sfoggio di zelo di chi lo vuole vedere raffigurato ovunque e in eterno appeso alla croce a cui l'hanno inchiodato due millenni fa i potenti ecclesiastici e politici del suo tempo, per punirlo di una sua modesta contestazione. Io credo che preferirebbe vedere in giro meno crocefissi e più amore per il prossimo, solidarietà, impegno disinteressato, onestà, soprattutto da parte di chi pretende di rappresentare il popolo e ancor più da chi pretende di rappresentare Dio. L'Italia è piena di Chiese, oratori , musei colmi di opere d'arte di carattere religioso. Nessuno ce le può o le vuole togliere. Ci mancherebbe! Ma la cultura, l'identità nazionale , la storia d'Italia non si identificano solo in questo aspetto o in questo simbolo, che, tra l'altro , non è sempre stato usato come mezzo per ispirare amore, giustizia, uguaglianza, libertà e laicità, ma per imporre tutto il contrario....



martedì 27 ottobre 2009

Dove ci porterà il treno guidato da Bersani?

"Habemus papam". Il popolo delle primarie del centrosinistra ha dunque eletto il suo "papa". Un papa, ma si potrebbe anche definire "papà", di lungo corso e lunga esperienza, che racchiude in sè tutti i meriti, e le colpe, della storia della sinistra, e in particolare di quello che è stato il PCI, poi PDS, DS e infine l'attuale PD.
Scegliendo Pierluigi Bersani, la parte che lo ha votato (53 %) ha voluto "star nel sicuro", affidarsi ancora una volta al leader conosciuto fin dall'infanzia alle feste dell'Unità, ai comizi di partito, per l'attività di Presidente della regione Emilia Romagna e di Ministro con il governo Prodi. Lo zoccolo duro che ha votato per lui è ancora il tradizionale, e prevalentemente attempato, zoccolo duro che ancora regge le sezioni, pardon, i circoli, prepara le crescentine e i tortellini alle feste di autofinanziamento, fa volantinaggio e volontariato ad ogni occasione. E quando il partito chiama alla conta e al voto, accorre fedele e obbediente alle indicazioni del segretario locale, quasi sempre senza nemmeno partecipare alle poche riunioni di discussione e senza nemmeno conoscere i candidati alle cariche.
Questo zoccolo è la forza del partito; ma al tempo stesso ne rappresenta anche la debolezza. Intanto perchè è uno zoccolo che si sta consumando col tempo, si assottiglia pian pianino per l'età che avanza e spegne via via tanti degli storici militanti. Ma è diventato un punto debole anche perchè con questo metodo di utilizzo dei militanti è via via venuto a mancare un vero dibattito politico interno, un vero rapporto democratico e meritocratico nella scelta dei dirigenti, dai segretari di sezione , a quelli di provincia , di regione e su su fino ai candidati per cariche amministrative e parlamentari. Una solida struttura gerarchicamente ordinata, utile sì, ma che si è chiusa in se stessa, bravissima a mantenersi in vita, ma arroccata quasi esclusivamente a difesa delle carriere dei prescelti dal giro che conta, travagliata dai contrasti per rivalità personali e quasi sempre priva di contenuti ideali, magari dichiarati ma non praticati.
Struttura autoreferenziale che ha quindi portato alla mancanza di una linea del partito su tanti punti importanti, scontentando e deludendo tanti elettori , anche tra quelli storici, soprattutto in questi ultimi anni.

Con la vittoria di Bersani si corre il rischio che questo andazzo continui come prima, perchè i suoi sponsor o sostenitori più potenti sono in gran parte espressione della suddetta struttura, che qualcuno chiama nomenklatura, D'Alema in testa.
Nella sua mozione e nella sua campagna elettorale anche Bersani ha parlato di rinnovamento del partito , ha elencato obiettivi condivisibili, ma ha tenuto anche molte espressioni e posizioni ambigue o non ben chiarite. Se continuerà nella linea ondivaga tenuta finora, se si riprenderà a spacciare per "dialogo" i compromessi e i baratti con gli avversari berlusconiani, la vittoria di Bersani sarà stata una vittoria di Pirro, perchè poi alle elezioni amministrative e politiche, dove non basta lo zoccolo duro delle primarie, si continuerà a perdere voti.

Inoltre, Bersani dovrà tener conto del fatto che, se il 53,3% dei votanti ha scelto lui, c'è stato un 47% che ha sostenuto gli altri due candidati, Franceschini col 34,4%, Marino col 12,3% . Quasi la metà dei partecipanti alle primarie quindi ha espresso un'indicazione più marcata per il cambiamento, per imboccare una linea di opposizione e di laicità più decisa, e per accogliere e valorizzare persone nuove.
E' apparso evidente che il partito, nella sua componente più radicata, non era ancora "maturo" o pronto per accettare come leader un ex DC-PPI , o un medico illustre abbastanza nuovo per l'attività politica.
Ma il forte consenso da essi pur raccolto è stato un bel segnale, che chi ha vinto non può ignorare.

giovedì 22 ottobre 2009

Signori, ultima chiamata. Poi si perde il treno

Siamo ormai alle ultime battute della lunga e tribolata campagna delle primarie PD 2009. Domenica 25 ottobre si vota. Dal numero dei votanti e dalle loro scelte dipenderà il futuro di questo partito, nato due anni fa tra tante speranze e impantanato poi in una palude di incertezze, contraddizioni e contrasti interni e quindi di delusioni e abbandoni da parte di tanti elettori.
Certo ci vuole coraggio e tanta buona volontà a ripresentarsi ai cittadini per la terza volta, con una proposta di elezioni primarie, dopo le sconfitte subite dai due leader scelti con grandi maggioranze con le primarie precedenti. E' evidente che nel campo del centrosinistra scegliere un buon leader non basta se poi non c'è la reale volontà di sostenerlo, soprattutto da parte di tutti gli altri esponenti di spicco dello stesso partito che vogliono "distinguersi" per passate appartenenze o per religione, farsi un proprio seguito personale con correnti, fondazioni, gruppi di pressione, per condizionare e infine arrivare al più presto a defenestrarlo.
Vista la fine che è stata fatta fare a Prodi e a Veltroni, trionfatori alle primarie precedenti, è dura adesso cercare di convincere i delusi a ritornare alle urne per scegliere un segretario che rischia di essere un nuovo "re travicello", senza alcun reale potere di rinnovare e governare il partito , ancora troppo prigioniero delle sue divisioni interne e di vecchi "governatori e signori delle tessere" che ritengono di aver diritto di gestire il partito a vita nelle rispettive aree di influenza.

Eppure bisogna andare. Eppure bisogna convincersi e convincere che questa è l'ultima chiamata per l'ultimo treno diretto a Roma. Ovvero l'ultima opportunità per tenere unito e in vita, e anzi, rafforzare, un partito che deve essere grande e forte se vuole costituire una valida e credibile alternativa al trionfante berlusconismo e a tutti gli effetti negativi e deleteri che questo sistema di potere personale ha scatenato nella società e nel Paese intero.
Ma non basta andare a votare, bisogna anche scegliere. Chi?
Fermo restando che tutti e tre i candidati sono persone rispettabilissime e leader capaci, con buone doti e buoni programmi, io mi sono convinta che a questo punto del percorso l'unico che possa dare un'immagine nuova al partito, portare dentro persone nuove e capaci, e fermare l'emorragia di voti registrata finora, sia Ignazio Marino-

Ho già citato in un precedente post le interessanti e significative percentuali di gradimento attribuite ad Ignazio Marino, che risulta in testa nei sondaggi di diverse testate giornalistiche, con lettori di diverso orientamento ideologico.
Anche se questi sondaggi non hanno valore scientifico o statistico, per un partito che ha bisogno di trovare una sua nuova identità, al di fuori del vecchio dualismo ex DS (o PCI) ed ex PPI (o DC) e della nefasta contrapposizione laici- cattolici, non è questo un bel segnale per capire quale potrebbe essere la scelta più proficua per riconquistare gli elettori persi e conquistarne dei nuovi?
Hanno più valore i tanto sbandierati sostegni dei personaggi che hanno cariche istituzionali o nomi illustri, o le indicazioni di cittadini che potrebbero essere un domani elettori?

Del resto, le alternative sono fosche. Innanzitutto, per chi è di idee di centrosinistra non andare a votare per le primarie vorrebbe dire l'affossamento di questo metodo democratico di scelta dei candidati, e si rafforzerebbe ancora di più l'arroganza di Berlusconi e del suo pessimo centrodestra appiattito su un capo-padrone assoluto.
La vittoria, magari con scarso margine di differenza, di Bersani o di Franceschini, potrebbe significare la continuità di una mentalità e di un metodo di gestione del partito che resterebbe ancora prigioniero dei vecchi personaggi che ne hanno determinato la crisi e la perdita di credibilità e di voti.
Comunque vadano le cose, bisogna che i dirigenti capiscano che questo è veramente l'ultimo treno.
Se lo perdiamo sarà una sconfitta per la democrazia in Italia



domenica 18 ottobre 2009

Calzini azzurri, magliette grigie e nastrini rossi


Adesso c'è la gara ad adottare abbigliamenti simbolici per dimostrare l'opposizione al capo di governo Berlusconi e al suo modo di far politica. Ha cominciato Ignazio Marino con la proposta di un nastrino rosso per manifestare sostegno alla libertà di informazione . Poi sono uscite le magliette con la scritta "Non sono una donna a sua disposizione", per manifestare solidarietà a Rosy Bindi che era stata oggetto di una battuta cafona del detto "gentiluomo", galante solo con le belle di notte e di giorno , o le "escort" pagate per essere gentili con lui.
Ora "Il Fatto quotidiano", e subito dopo Franceschini, hanno proposto di indossare calzini azzurri o turchese per manifestare solidarietà al giudice Raimondo Mesiano , quello che ha quantificato il risarcimento di 750 milioni di euro che la Fininvest (famiglia Berlusconi) deve pagare alla CIR (De Benedetti) per aver illecitamente , tramite corruzione di giudice, acquisito la Mondadori a danno di quest'ultima società.
Giudice fatto oggetto di strano pedinamento e servizio fotografico e giornalistico, trasmesso su Canale 5 con commenti allusivi e sciocchi sulle sue passeggiate mattutine di relax, e sul suo abbigliamento caratterizzato, udite lo scandalo!, da calzini color turchese.

Ora ci si può anche scherzare su e fermarsi all'aspetto folkloristico della faccenda. Invece la faccenda è molto seria. Perchè è solo l'ultima dimostrazione dei metodi che il nostro premier può permettersi di usare, attraverso i suoi mezzi personali di comunicazione, per intimidire, condizionare e "avvertire" il giudice in questione e tutti gli altri giudici che dovessero pronunciare sentenze a lui sgradite, di quel che potrebbe succedere loro: appostamenti continuati, indagini riservate sulla loro vita personale e dei famigliari fino al terzo grado, per poter poi trovare qualsiasi cavillo, multa per divieto di sosta, problema domestico, finanziario o sentimentale , vero o presunto, da sparare in prima pagina sui suoi giornali per squalificarli, delegittimarli, o almeno ridicolizzarli.

Con questo metodo è già stato punito , e costretto alle dimissioni, il direttore di Avvenire, Dino Boffo, "colpevole" di aver blandamente invitato il premier a comportamenti più dignitosi e coerenti nella sua vita privata, per le conseguenze che ne sono ricadute su quella pubblica. Ad altri suoi critici, giornalisti o politici, per aver raccontato fatti veri e documentati o formulato domande, sono già piovute addosso querele, intimidazioni, attacchi quotidiani sui giornali di famiglia per vicende, queste sì, private e irrilevanti a fini pubblici.
Al giudice Mesiano per ora hanno trovato di disdicevole solo un paio di calzini turchese. Ma vedrete che scavando e pedinando si potrebbe arrivare anche al colore delle mutande portate in lavanderia.
E non c'è nulla da ridere, per chi vuol capire.
E non si dica, come fanno i difensori ad oltranza di Berlusconi, che in fondo sono tutti uguali, tutti colpevoli, tutti con qualche scheletro nell'armadio o almeno qualche peccatuccio; quindi o si sta zitti tutti e si tace sulla vita e le opere del premier, o il premier ha diritto di "sputtanare" (parola sua) chi gli pare o gli attraversa la strada, sia la moglie , o un giudice scomodo, un rivale in politica che gli fa ombra, un giornalista o un direttore di giornale , un fotografo o un cittadino che scrive su un blog.
I livelli di responsabilità, di diritti e di doveri, sono ben diversi, e sono legati al ruolo che ognuno ricopre e alle colpe o ai reati accertati compiuti.
Il portavoce di un premier (il tanto vituperato Sircana) fotografato mentre in auto si ferma a scambiare due parole con un trans ha la stessa responsabilità di un premier che , sposato e con figli, propagandisticamente impegnato in difesa dei valori della famiglia cristiana, riceve abitualmente minorenni, ragazze a decine ed escort fornitegli da un assiduo procacciatore, inquisito per corruzione, favoreggiamento di prostituzione e spaccio di droghe ?
Una nota spese contestata ad un medico, un contratto d'affitto sottostimato di un direttore di giornale, privati cittadini che per i fatti specifici devono rispondere solo ai loro datori di lavoro o contraenti, hanno lo stesso valore giuridico e morale di accuse per falsi in bilancio ed evasioni fiscali per cifre stellari e per corruzione di giudici compiuti da un capo di governo che deve rispondere a tutti i cittadini e dare per primo l'esempio di rispetto delle leggi uguali per tutti e della Costituzione? Capo di governo che nel frattempo ha cercato in tutti i modi di far approvare leggi che lo liberassero dalle sue pendenze giudiziarie e continua con proposte vendicative di future riforme costituzionali e di leggi che limitino l'indipendenza e l'operatività della magistratura.
Si sbandierino pure calzini azzurri, magliette e nastrini antipremier, ma l'opposizione si metta d'accordo e si impegni anche in Parlamento ad esercitare un vero contrasto (non come per lo scudo fiscale) a questa pericolosa deriva autoritaria.
Il dialogo va cercato tra le forze di minoranza ora, non con questa maggioranza

mercoledì 14 ottobre 2009

Sondaggi nascosti e ... incoraggianti

Mentre tutti i canali televisivi e i giornali di proprietà o di osservanza berlusconiana continuano a ripeterci che il gradimento degli italiani per il premier raggiunge il 70%, sorprende trovare in una paginetta non tanto vista e frequentata di "Quotidiano.net" (che fa parte della catena comprendente Il Resto del Carlino e la Nazione, quindi tutt'altro che "di sinistra") alcuni sondaggi che vedono il premier in netta minoranza per le sue scelte.
Ne cito alcuni visti stamattina:

* Domanda: Lodo Alfano, stai con Berlusconi o con la Corte Costituzionale?

Risposte: Con la Corte Costituzionale (59.23%) Con Silvio Berlusconi (40.27%) Non so (0.5%) Totale votanti: 8663

** Domanda: Giusto concedere l'immunità alle più alte cariche dello Stato?

Risposte: No (66.93%) Si (32.52%) Non lo so (0.55%) Totale voti: 5606

*** Domanda: Lite Berlusconi-Napolitano, tu con chi stai?

Risposte: Con Napolitano (60.15%) Con Berlusconi (37.64%) Non so (2.21%) Totale voti: 813

Questa modesta ma pur significativa consultazione un po' dietro le quinte, conferma quel che ha cercato di spiegare con le sue dotte argomentazioni e valutazioni, Ilvo Diamanti, che su "La Repubblica" di domenica scorsa indicava in un povero 21% il gradimento personale e reale di Berlusconi tra i votanti, al netto di tutte le sopravvalutazioni derivate dai calcoli fatti comprendendo tutti i partiti del centrodestra e dei votanti, senza tener conto delle astensioni.

!!! Molto interessante un altro sondaggio fresco fresco, tra i più recenti della serie dello stesso network:

**** Domanda Chi vorresti come nuovo segretario del Pd?

Risposte: Ignazio Marino (45.07%) Pierluigi Bersani (33,25%) Dario Franceschini (21.68%)
Totale voti: 821 alle ore 11 del 14 ottobre

Per un partito che deve farsi le ossa e crescere per vincere questo potrebbe essere un segnale per indirizzare le scelte su chi puntare.

Aggiornamento del 18 ottobre

- Ignazio Marino (38.69%) Pierluigi Bersani (37.32%) Dario Franceschini (23.98%) Totale voti: 1747

* il sondaggio era stato messo in evidenza con un richiamo in home per un giorno. Evidentemente i sostenitori di Bersani se ne sono accorti e sono intervenuti.... ma la percentuale di Marino resta significativa.

Aggiornamento del 20 ottobre

- Il Corriere.it - Sondaggio del 19 ottobre 2009
Pd, scegliete il vostro candidato

Marino 38.2% Bersani 34.9% Franceschini 26.9% - Numero votanti: 12816 alle ore 18,46 del 20 ottobre

- Espresso.repubblica.it - Sondaggio aperto alle 00:00 del 24-07-2009

E adesso chi scegli?

Pierluigi Bersani 13.540 voti --- Dario Franceschini 6.869 voti
Ignazio Marino 16.389 voti- 37.491 voti alle 18:57 del 20 ottobre

Aggiornamento del 24 ottobre ore 18,30 su Quotidiano.net

Ignazio Marino (39.22%) Pierluigi Bersani (37.5%) Dario Franceschini (23.28%) Totale voti: 2616

*** Come mai questi sondaggi che vedono in testa Marino, sia su stampa di sinistra che indipendente o filo centrodestra, non vengono mai citati in articoli e dichiarazione dei politici?

Dove vuole andare a parare Tony Blair?

Dal sito di UAAR (Unione Atei, Agnostici, Razionalisti), leggo:

Tony Blair contro i laicisti: “sono uguali ai fondamentalisti”
Intervenendo a una conferenza presso l’Università di Georgetown, davanti a una platea di cristiani e islamici, l’ex capo del governo britannico Tony Blair ha tessuto un convinto elogio della religione. Secondo quanto riporta il sito del Times, Blair ha anzi proposto che le due più diffuse religioni del pianeta si uniscano per combattere due minacce convergenti: quella dei fondamentalisti religiosi e quella rappresentata dai laicisti “che disprezzano Dio”........
.............

Al che mi viene da osservare che l’atteggiamento di Blair è quello tipico del neofita, fedele neoconvertito e ultimo arrivato che diventa più realista del re, anzi, nel caso, più papista del papa (e non ne avevamo proprio bisogno). Non so se lo faccia per sincera convinzione o per opportunistica e sottintesa aspirazione a conquistarsi il consenso dei Popolari europei (gli è già arrivato il plauso del laico devoto Giuliano Ferrara e dell'altrettanto sincero devoto Silvio Berlusconi, che è tutto dire) mirando alla Presidenza UE, o quantomeno a riacquistare un ruolo internazionale attraverso la sua “Faith Fundation”.

In ogni caso dimostra poca obiettività, mettendo sullo stesso piano i danni che provoca nel mondo il fondamentalismo religioso, tanto diffuso e potente, con quello del cosiddetto “laicismo”, che non è un pensiero unico nè una forza di potere, ma un libero atteggiamento di pensiero che non impone nulla a nessuno e non pretende di far passare alcuna umana convinzione per volontà di Dio.

Di quale Dio poi si parli (sia chi lo disprezza che chi pretende di conoscerlo) è un mistero, visto che ogni popolo, o religione, ne adora uno suo, che non ha dettato le stesse regole e la stessa morale che ha dettato agli altri.

Sono rimasta anche molto stupita di un suo intervento, a mio parere molto contraddittorio, pubblicato su La Repubblica l’11 settembre scorso sotto il titolo “Un patto tra le religioni contro la povertà”. Se lo scopo del suo nuovo zelo religioso fosse questo, si potrebbe anche apprezzarlo; ma se non parte dalla consapevolezza che povertà, degrado sociale e privazione di diritti umani sono stati e sono tuttora più diffusi negli stati teocratici o dove le religioni sono fortemente influenti e collegate con il potere politico, non credo possa risolvere i problemi, affidandosi per la cura proprio a chi è tra le cause delle malattie.

Andrebbe bene anche il suo proclamato intento di stimolare il dialogo interreligioso e interculturale, per favorire la pace e lo sviluppo dei paesi più arretrati , anche attraverso le ONG e le organizzazioni assistenziali religiose. Ma per far questo occorre che tutte le religioni, ma soprattutto i capi religiosi, rinuncino alle loro pretese di possedere la verità assoluta e accettino in sostanza il relativismo e la opinabilità di ogni fede, credenza o tradizione culturale, per rispettarsi e convivere pacificamente (e laicamente). Il che, visti i comportamenti mostrati finora da papi, imam e rabbini capi, mi sembra operazione alquanto ardua.

martedì 13 ottobre 2009

Di che pasta è fatto Berlusconi

Berlusconi, dopo una delle giornate più difficili della sua carriera politica, rimessa in discussione dalla bocciatura della Consulta del Lodo Alfano, riparte alla carica. Anche se, a quanto pare, non è intenzionato a ricorrere a una manifestazione di piazza (secondo quanto trapela dall'ufficio politico del Pdl). Il premier inizia di buon mattino, con un'intervista al Gr1. Il tono è ormai quello della sfida aperta: «Farò vedere agli italiani di che pasta sono fatto». E ancora, come già ribadito mercoledì: «Andremo avanti più forte di prima». ...........

Al che dico io: Di che pasta è fatto l'abbiamo già capito. Ci risparmi il seguito -
Che il signor Berlusconi sia legittimato a governare dai voti ricevuti dal "popolo" lo sappiamo. Ma è proprio obbligatorio dovercelo tenere per 5 interi anni? Non si può prendere in considerazione l'ipotesi che, mostrandosi costui indegno di governare, gli si possa togliere la fiducia? Dobbiamo aspettare di toccare il fondo, di dare ancora ulteriore spettacolo di un Paese alla deriva, prigioniero di un capo di governo che sempre più palesemente dimostra di essere "disceso in campo" in politica 15 anni fa solo per sfuggire alle numerose imputazioni che lo riguardavano? Adesso che gli è saltata la copertura da sempre inseguita e perseguita con leggi ad personam, gli stanno evidentemente saltando i nervi, perchè rischia di crollargli addosso il castello autodifensivo da lui tenacemente costruito. E sì che ormai a forza di prescrizioni anche le ultime imputazioni hanno scarse possibilità di arrivare in porto! E vorrei chiedere alle persone di centrodestra più ragionevoli: ma siete proprio convinti che sia nell'interesse del Paese tenerci questo capo di governo ancora per molto??

Emma Marcegaglia ha dichiarato : «Non scassare le istituzioni. Il governo vada avanti, niente elezioni» «Dobbiamo salvaguardare il capo dello Stato, ma nessuno approfitti dell'esito del Lodo Alfano per delegittimare governo»

Ma io chiedo: Chi è che "scassa" le istituzioni? Non è proprio il premier?

Tutelare le istituzioni è giusto, ma anche le istituzioni, cioè chi le rappresenta e incarna, devono tutelare i cittadini e rispettare le leggi, secondo i principi e l'equilibrio tra i poteri fissati nella Costituzione. Se qualche rappresentante delle istituzioni travalica i suoi poteri,ci devono essere gli strumenti, legittimi, per fermarlo. E questo la Consulta ha fatto. Non so se abbiamo bisogno di elezioni in questo momento, di certo avremmo bisogno di un governo e di un capo di governo serio e capace. E il signor Berlusconi, negli anni in cui è stato premier (1994-1995, 2001-2006, e ora dal 2008), non ha certo brillato, nè ha risolto alcuno dei problemi sociali ed economici decennali che ci assillano. La Marcegaglia stessa riconosce che "la pressione fiscale è a livelli mai visti", la "gestione della sanità al sud è scandalosa”, per non parlare del discredito che i comportamenti pubblici e privati del premier e le sparate di Bossi in quest'ultimo anno hanno gettato sull'Italia. Mi sembra che anche da parte degli imprenditori e del centrodestra non ci sia nulla di cui essere orgogliosi o soddisfatti. Vorrei chiedere alla Marcegaglia e ai suoi soci: vale la pena sostenere ancora quest'uomo che sta dando solo del danno? Non vi state assumendo una grave responsabilità verso il Paese?

E questo sarebbe il miglior capo del governo in 150 anni?

Ma come si fa a difendere ancora un uomo simile? Ogni giorno viene l'ennesima conferma delle affermazioni della moglie(quasi ex) sul precario stato di salute del marito..Uno che si permette le battute da lui pronunciate contro la Bindi, oltre alla maleducazione congenita verso chi non è una velina o una "escort" compiacente, rivela anche uno stato di sovraeccitazione mentale estremamente pericolosa per chi dovrebbe guidare con saggezza e lucidità un nazione. Ripeto anch'io la raccomandazione di Veronica agli "amici " (io però li chiamo cortigiani): aiutatelo a curarsi o almeno darsi una calmata. E se andasse in pensione sarebbe un sollievo per tanti e non solo di sinistra.

mercoledì 7 ottobre 2009

Grazie alla Corte Costituzionale

Non sto sognando e sono ben desta. Mi sono data un pizzicotto per accertarmene; mi sono ascoltata tutti i Tg, compreso quello di Emilio Fede, e mi sono letta tutte le rassegne stampa on line per essere sicura del fatto. E' proprio vero: la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il lodo Alfano e il nostro premier è stato riportato , almeno per gli aspetti legali, al livello dei comuni mortali, cittadini italiani che per definizione della Costituzione sono tutti uguali senza distinzione.
Giusto ieri avevo scritto in un commento ad un "corsivo" di Mario Ajello, su il Messaggero:

"..... Alla Corte Costituzionale bisogna chiedere solo che si pronunci nel rispetto della Costituzione , per difendere princìpi essenziali e la dignità del paese, non per fare un favore alla destra o alla sinistra...." .

Con il pronunciamento di oggi, credo si possa dire che la Corte questi principi essenziali li abbia difesi, nonostante le pressioni esercitate da chi era preoccupato di difendere solo i suoi interessi personali.

Seguirà certamente una fase politica ancor più incattivita, perchè adesso il nostro capo del governo sentirà sempre più vicino il fiato della giustizia sul suo collo e tenterà ancora una volta il tutto e per tutto per sfuggire al momento di render conto delle sue tante responsabilità personali per le ben note vicende di corruzione.

Bisognerà quindi che tutte le forze di opposizione e anche la parte più ragionevole dei sostenitori dell'attuale maggioranza, stiano ben attenti a controllare che non si esca dal giusto binario della legalità e che non si tenti qualche altro colpo di mano per salvare a tutti costi un premier che sarà anche legittimato dal voto popolare, ma che si è rivelato indegno per molti aspetti a ricoprire il suo alto incarico .

Adesso non ci resta che sognare che il PD ritrovi unità e forza, che i suoi leader vengano illuminati da uno spirito santo laico che gli dia la saggezza necessaria per mettersi d'accordo su una linea alternativa al berlusconismo e con un leader che abbia autorevolezza e autorità per rendere credibile ed efficace l'azione di opposizione ora e l'aspirazione al governo del Paese domani.

Sarebbe anche utile che Di Pietro e l'Italia dei Valori, ai quali bisogna riconoscere il merito di aver fin da subito svolto una forte azione di opposizione e promosso la campagna che raccolse un milione di firme per un referendum contro il lodo Alfano, assumessero ora un atteggiamento di maggior apertura alla collaborazione col PD, senza pretendere l'esclusiva dell'"opposizione unica", per concordare una strategia comune per un obiettivo comune: riacquistare la fiducia degli elettori delusi e prepararsi per un miglior governo del paese.

Visto che qualche volta i sogni si avverano, chissà che anche questo sogno si possa avverare.

lunedì 5 ottobre 2009

A Minzolini la poltrona di ministro del Minculpop

Se qualcuno aveva ancora qualche dubbio sul ruolo di Augusto Minzolini nel primo canale della TV di Stato, con il suo intervento di sabato scorso nel TG della sera a commento della manifestazione per la libertà di stampa, credo proprio se lo sia tolto. Il posto di futuro ministro del Min.cul.pop. (ovvero Ministero della cultura popolare di mussoliniana memoria) se l'è guadagnato a pieno diritto. Bondi ha già il sostituto pronto a succedergli e con più grinta e cattiveria della sua.
Non avevo mai visto un "giornalista" , direttore di TG, fare un commento così piccato e stizzito, che trasudava rabbia da tutti i pori e livore dall'animo suo, per ridicolizzare e squalificare una manifestazione popolare e affollata indetta per di più da colleghi suoi e per difendere anche la sua libertà di espressione. E penso che non abbia fatto quell'intervento solo per compiacere il padrone che gli ha affidato tale prestigioso incarico, ma proprio perché deve provare tanto odio ora per il giornalismo libero e tanto rancore per i colleghi che sono andati in piazza a manifestare (e forse c'entra il fatto che un tempo fu un contestatore libertario, comunista, implacabile cacciatore di scoop, detto anche "lo squalo").
Ha ragione Giuseppe Giulietti, presidente dell'associazione Articolo 21, quando dice:

"Vogliamo ringraziare il direttore del Tg1 perché con il suo editoriale ha confermato come la libertà di informazione sia davvero a rischio ...... Nei paesi normali il coraggio si esprime nella capacità di criticare il potere. In Italia invece si misura nella capacità di inchinarsi di fronte al conflitto di interessi"

Paolo Gentiloni, responsabile comunicazione del Pd ha commentato : "Il principale tg italiano abbandona, anche formalmente, ogni profilo istituzionale e scende in campo con una polemica contro una manifestazione di forze sindacali e di opposizione cui hanno partecipato centinaia di migliaia di persone. Non ci sono precedenti di un simile stravolgimento di un telegiornale del servizio pubblico ..... Chiedo che la Commissione di vigilanza sulla Rai accerti se il direttore del Tg1 può darsi ad una militanza degna del miglior Fede".

Anche il rappresentante delle opposizioni in Commissione, Nino Rizzo Nervo, ha dichiarato alla stampa durissimo:

"Che il direttore del Tg1 si esibisse in un editoriale contro la libertà di stampa non mi meraviglia, essendo abituato soltanto alla libertà di nascondere le notizie. Il suo è stato un vero e proprio comizio contro la manifestazione di oggi, in verità meno efficace di quanto poco prima aveva detto il portavoce del Pdl Daniele Capezzone".

Anche il Presidente Garimberti ha criticato Minzolini, definendo "inusuale" o "irrituale" il suo intervento. Vedremo poi se a questi severi giudizi espressi a caldo seguiranno poi interventi politici coerenti e conseguenti, o se finirà tutto in una bolla di sapone.

E' significativo anche notare come tutti gli scudieri di Berlusconi , dai ministri ai galoppini che popolano i forum dei giornali per difenderlo e ripetere le solite tiritere contro i "sinistrati" si siano scatenati ultimamente come furie selvagge contro Travaglio, Santoro e Annozero. Evidentemente l'ordine di scuderia è : sparare ad alzo zero, non si fanno prigionieri, bisogna eliminare, o togliere i viveri, o rendere la vita impossibile ai pochi giornalisti che hanno ancora il coraggio di disturbare con inchieste e servizi autonomi chi ha il potere in mano e detiene già i due terzi del mondo della informazione e della comunicazione e vuole assoggettare anche il resto. Chi si presta, per sincera e spontanea convinzione, o per incarico ricevuto, a questa "missione" contro Travaglio, Santoro e i pochi altri giornalisti bravi e "pungenti", ha una ben strana idea della democrazia ; non sa, o non vuol sapere, che la libertà di critica e di informazione parlata e scritta è il sale, anzi l'ossigeno vitale per uno Stato che voglia restare democratico. Si lasci ai cittadini la facoltà di ascoltare, leggere, usare liberamente il telecomando e scegliere se credere a chi critica o a chi loda il potente di turno.

Mettere il bavaglio ai giornalisti è il sogno, e l'impegno, di tutti i dittatori e gli aspiranti tali.
Ben misera opera è quella di chi li aiuta, squali compresi.