lunedì 15 agosto 2011

25 aprile, 1 maggio, 2 giugno: addio. Perchè?

Mi rendo conto che  fra i tanti provvedimenti drastici e iniqui della manovra "lacrime e sangue" che  ci è stata inflitta questo che segnalo può sembrare ininfluente o di poca importanza. Io invece ritengo che sia ugualmente significativo e importante perchè indicativo  di una precisa volontà politica, nemmeno tanto nascosta.


Con questa "manovra", con uno di quei commi infilati  di soppiatto nascosti nel mucchio, si cancellano tre date storiche precise e fondanti per l'Italia: 25 aprile, festa della Liberazione dal nazifascismo; 1° maggio, festa dei lavoratori, consolidata da un secolo (valorizzata dalla Costituzione che all'art. 1 dichiara l'Italia fondata sul lavoro) e di valenza anche internazionale; 2 giugno, festa della nascita della Repubblica Italiana.
Credo non sia un caso che questo governo, retto da B & B, voglia cancellarle, avendo dimostrato finora di avere in dispregio l'unità nazionale, i lavoratori, e la liberazione dal nazifascismo, deridendone i valori e smantellandone le istituzioni.

Se fosse vero che si risparmia o guadagna tanto abolendo ponti e festività infrasettimanali, perchè non spostare alle domeniche più vicine, l'Epifania (6 gennaio), i Santi (1 novembre), l'Immacolata Concezione (8 dicembre) e S. Stefano (26 dicembre)? Queste feste di carattere religioso non sono legate ad avvenimenti storici con date precise, ma semplice frutto di tradizioni, credenze, dogmi discutibili e bolle papali; e comunque per chi ci crede si potrebbero festeggiare benissimo di domenica.
Quanto queste cancellazioni possano mettere in crisi il comparto del turismo e del commercio e giovare a quello dell'industria e della produttività, lascio agli economisti valutare. E mi sembra un calcolo un po' complicato e opinabile.
Ma la scelta politica di cancellare solo le 3 festività civili mantenendo quelle religiose, la trovo una pessima scelta politica, che anche al Capo dello Stato dovrebbe dispiacere.

PS  A conforto delle mie osservazioni ho visto solo due articoli su Il Fatto Quotidiano, uno di Andrea Scanzi il 17 e uno di Gianni Barbacetto nel suo blog online
Aggiornamento del 10 settembre.
Pare che le tre feste civili siano salve. O almeno nella bozza di "manovra" approvata al Senato nei giorni scorsi non ce n'è più traccia. Ma non si sa mai.
Visti i quotidiani cambi di versione, marce e retromarce su ogni capitolo del testo, le sorprese, soprattutto sgradevoli, sono sempre possibili .