martedì 25 settembre 2012

Religioni e tabù

In questi ultimi giorni  le religioni sono ritornate argomento da prima pagina  sulla stampa nazionale e internazionale. La notizia più recente  è di oggi ed è una dichiarazione  del Ministro  della istruzione Profumo che ha affermato, parola più, parola meno:  "bisogna rivedere i programmi della scuola  e togliere l'ora di religione...il paese è cambiato,   la scuola è multietnica..." .
Oddio, è la prima volta (dopo oltre un secolo, dopo le  diatribe sull'ora di religione  registrate all'inizio del '900) che un ministro  osa fare una proposta del genere in Italia, dove l'ora di religione nella scuola pubblica  è stata finora un tabù intoccabile, obbligatoriamente garantito dal Concordato mussoliniano del 1929  e da una facoltatività pochissimo rispettata con la revisione craxiana del 1984.
Proposta a mio parere giusta, sia pur tardiva, ma giustificata dal ministro con una motivazione solo parzialmente  pertinente. L'ora di religione va tolta non solo perchè si è accorto adesso che la popolazione scolastica è ormai multietnica, al 30 o al 50%, ma perchè la scuola pubblica deve essere aconfessionale, o laica che dir si voglia, anche se la popolazione scolastica fosse solo di italiani doc e di famiglia cattolica. Nessuna religione deve essere favorita, o imposta in una scuola pubblica di un paese democratico.
Catechismi e proselitismi si facciano nelle Chiese, nelle parrocchie o nelle "madrasse" o altro luogo di culto.
La scuola pubblica deve educare alla conoscenza più ampia possibile della storia di tutti i popoli, a cominciare dal nostro ovviamente, deve dare almeno nozioni generali della storia delle religioni (mitologie, fatti e misfatti compresi), e soprattutto recuperare l'educazione civica, intesa come preparazione del cittadino rispettoso delle leggi e partecipe della vita del proprio paese, con spirito di collaborazione, solidarietà e integrazione, contro ogni fanatismo o pretesa di verità assolute derivanti da un "credo", con spirito critico e disponibilità al dialogo, al confronto e alla discussione civile.
Ma temo che quello del ministro Profumo sia il solito annuncio di buone intenzioni, che domani si rimangerà a seguito delle proteste vaticane e di tutti i baciatori di mani e anelli pontifici che albergano in questo governo presunto "tecnico" e nei partiti fintamente laici che lo sostengono.
Mi conforta comunque che la maggioranza degli italiani  sia  favorevole all'abolizione dell'ora di religione, almeno stando a questo:


SONDAGGIO del Corriere attivato nel pomeriggio del 25 settembre 2012
Il ministro Profumo propone di rivedere l’ora di religione: sei d’accordo?
Sì 67.9% No 32.1% Numero votanti: 2843 alle ore 17,25 del 25 sett. /
COMMENTI 499 nella stessa proporzione tra favorevoli e contrari (in nome della nostra cultura, tradizione, esigenza di spiritualità, Concordato ecc...)

AGGIORNAMENTO DELLE ORE 17,30 DEL 26 
Come previsto, il ministro Profumo, dopo le proteste di qualche cardinale e della solita Binetti, si è già rimangiato la proposta di abolizione dell'ora di religione,   accusando i giornalisti di averlo frainteso. Ma noi cittadini abbiamo capito benissimo: in Italia non si muove foglia che il Vaticano non voglia.

 ** L'altra notizia  di argomento religioso-politico ha scatenato furiose polemiche  che si sono trascinate dall'11 settembre (guarda caso anniversario della distruzione e della strage delle torri gemelle a New York) ad oggi, con pesanti ripercussioni internazionali. Da quella data  sono scoppiate e si sono susseguite manifestazioni di gruppi islamici contro ambasciate americane, e di altri paesi occidentali, in tante capitali del nord-Africa e del medio Oriente con gravi episodi di violenza, morti e feriti. A Bengasi, in Libia, sono stati uccisi l'ambasciatore americano Chris Stevens e altri tre funzionari USA. Altre vittime si sono registrate in  varie località nel corso di altri assalti a  sedi diplomatiche.
Il pretesto ufficiale dichiarato  dai manifestanti  è stato  un filmetto di infima qualità che irride a Maometto, prodotto e messo in circolazione su internet mesi fa  e di cui nessuno finora si era accorto e che  probilmente nessuno dei manifestanti aveva visto, ma che improvvisamente ha fatto scattare  in contemporanea  in varie località la molla della protesta contro l'offesa arrecata al profeta dell'Islam.
Per  difendere il principio della libertà di stampa è seguita poi la pubblicazione in Francia  di vignette che raffiguravano Maometto sul periodico satirico Charlie Hebdo. Quindi, altre manifestazioni  di protesta islamiche, tra le quali una a Milano, pacifica  ma molto determinata a difendere l'intoccabilità del santo profeta Maometto.

Io di norma rispetto le manifestazioni pacifiche di chiunque, ma condanno quelle violente. Rispetto le persone ma rivendico il diritto mio e altrui di criticare o dissentire da tutte le idee e convinzioni che non condivido, su temi laici, politici o religiosi, anche con la satira, se fossi un vignettista di mestiere. Quello che non accetto è che si consideri ancora le religioni un Tabù intoccabile. 
Perchè si possono confutare tutte le teorie filosofiche e scientifiche ma non quelle religiose, che si basano su misteri e presunte verità "rivelate"  e trascritte millenni fa, valide solo per chi ci crede? 

Personalmente mi preoccupa assai vedere donne velate e uomini barbuti che in nome della loro religione islamica rivendicano il diritto perfino di uccidere chi critica le loro convinzioni religiose o non riconosce qualifica di "sacralità" al loro "profeta"  e al loro "libro". Liberi loro di crederci, ma devono essere liberi tutti gli altri di non crederci e confutarne  contenuti e prescrizioni.
Mi preoccupa ancora di più vedere che a Milano a manifestare ci fossero tanti giovani islamici che, pur pacificamente, ripetevano però gli stessi slogan dei loro vecchi maestri. Sono venuti qui, e in molti casi vi sono nati e cresciuti, nei paesi occidentali evidentemente perchè non trovavano nei loro paesi soddisfacenti condizioni di vita sul piano economico e politico. Perchè allora vogliono portarsi dietro e instaurare anche qui quei limiti alla libertà di pensiero, parola e stampa che hanno soffocato e mantenuto arretrati tanti dei loro paesi originari?
Le reazioni scatenate  dal filmetto sono evidentemente il frutto di una strategia di gruppi fondamentalisti che, in nome della fratellanza islamica e della intoccabilità del loro profeta, l'hanno usato come pretesto per mettere in difficoltà gli islamici più moderati  delle "primavere arabe" e l'odiato Occidente. Ma trovo grave che molti  occidentali, specie di una certa sinistra, o cattolici troppo ingenui (?) o politici zelanti o opportunisti, chi per antiamericanismo pregiudiziale e chi per semplice paura di chi grida più forte,  giustifichino manifestazioni violente e invochino la censura contro la satira a soggetto religioso, per un malinteso "rispetto delle religioni" che dovrebbe costituire un limite invalicabile alla libertà.  

Sapessero costoro  quante volte io mi sento offesa nella mia sensibilità e nella mia intelligenza dalle valanghe di bugie, oscenità, violenze gratuite che i mezzi di comunicazione diffondono.... Ma non vado ad assaltare sedi di giornale o TV e non ammazzo  giornalisti, politici o editori; giro pagina o cambio canale, o non
compro il giornale e non vado a vedere il film che  ritengo volgare o stupido.
 Per quanto io sia sempre critica contro le invadenze vaticane passate e presenti e non sia d'accordo con la politica USA di "esportazione della democrazia", noto  una eccessiva acquiescenza alla invadenza e alle pretese islamiche, tra l'altro spesso ispirate da gruppi terroristici che vorrebbero "esportare la teocrazia" e imporre, col ricatto della paura suscitata da azioni violente e stragi, la sharia come legge dello Stato nei paesi a maggioranza islamica che ancora non l'hanno adottata, e istigare tutti gli islamici  residenti nei paesi occidentali a pretendere di  influenzare i relativi governi e ottenere sempre maggiori spazi  e poteri e  l'instaurazione di usi e costumi e idee che ci riporterebbero al Medioevo e alla limitazione di libertà e diritti umani faticosamente conquistati.