giovedì 18 ottobre 2012

Attenti a questi due

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"Attenti a questi due" viene da dire guardando la foto e parafrasando il titolo di una vecchia serie di filmetti - commediola americana. Il guaio è che qui non si dovrebbe giocare con le parole e non è una commedia, ma si tratta di un problema serio.
 In teoria, molto superficialmente,  parrebbero rappresentare il "vecchio" e il "nuovo" nel PD.  Ma forse sono solo due facce della stessa medaglia, animate dallo stesso protagonismo personale e da un ego supportato da grande presunzione e dalla convinzione di essere insostituibili e unici portatori del "verbo". Uno dovrebbe essere "rottamato" in quanto "vecchio", secondo la vulgata del "rottamatore"  che gli vorrebbe subentrare in quanto "giovane".
"Rottamare" è verbo ora di moda, ma estremamente infelice e improprio.
Si rottamano le auto sfasciate e gli oggetti che non servono più, non le persone, ancorchè anziane. Si devono invece "rinnovare" i contenuti, gli organismi del partito e i candidati alle cariche, scegliendo le persone in base alle attitudini e ai meriti conseguiti e dimostrati nel corso della vita.
L'età e l'esperienza professionale e nel partito sono requisiti che vanno pesati e dosati a seconda della carica che si va a ricoprire. In certi casi va premiata la giovane età, in altri l'esperienza. Sempre si deve richiedere l'onestà materiale e intellettuale e la coerenza, e pure l'aderenza personale ai valori che un partito vuol rappresentare e agli obiettivi che vuol realizzare. 
 A mio parere nè D'Alema nè Renzi possono "incarnare" il PD che vorrei, per mancata aderenza ai succitati requisiti.
 D'Alema dovrebbe ritirarsi dalla politica non tanto,  o non solo, perchè è vecchio, ma perchè ha già dimostrato ampiamente di aver dato  più danni che risorse, a cominciare dall'infausta congiura di Catilina, del 1998, complici Cossiga, Marini, e Bertinotti, che fece cadere il governo Prodi, che pur stava operando seriamente e bene, per salire poi lui stesso a capo di un governo che durò appena un anno, avendo  perso le elezioni amministrative su cui aveva giocato tutto il suo "peso"; si dimise  e segnò la fine dell'Ulivo e con esso affossò la credibilità e la speranza di riportare e mantenere una sinistra democratica al governo
E cito appena la sua infelice bicamerale e tutte le volte che "salvò" Berlusconi in crisi con interventi intempestivi e inopportuni che falsavano e mettevano in difficoltà e contraddizione la linea del PD. Merita pure un cenno l'altra infelice operazione che lo vide intrallazzare con Fassino e l'Unipol di Consorte per mettere le mani sulla  famosa banca BNL. Per non parlare delle sue amicizie baresi e con il giro del Tarantini fornitore di escort per Berlusconi  e altri personaggi assortiti.
L'ultima sua trovata di farsi scrivere una lettera appello di 700 suoi fan (ma qualcuno  si è dissociato) pubblicata sull'Unità, per chiedere la sua ricandidatura, rivela la sua natura di notabile, o padrino, del Sud attaccato al suo potere a cui non vuol rinunciare mai.
 Di Renzi vedo solo la smania e il protagonismo personale di salire sempre più in alto, saltando da una carica all'altra senza aver dimostrato particolari meriti e risultati nel ricoprirle;  troppe parole e troppe  contraddizioni rispetto ai valori che vorrei veder rappresentati nelle sue prese di posizione pubbliche degli anni passati, a cominciare della sua ambigua cena privata con Berlusconi, per continuare con la  scelta di Giorgio Gori, uomo Mediaset fino a ieri,  come personal trainer della sua comunicazione. 
Renzi sembra trovarsi più a suo agio con i costosi jet privati, con i Marchionne e con gli imprenditori che scuciono centinaia o migliaia di euro per finanziare le sue private cene di campagna elettorale per le primarie. Insomma, sembra assommare  il vecchio modo di far politica di Berlusconi e  quello di D'Alema insieme. O, ancor più, sembra un furbetto della vecchia scuola democristiana, riverniciato con una pennellata di berlusconismo.
Il che mi pare il massimo della perversione e non dovrebbe azzeccarci nulla col PD.