lunedì 9 dicembre 2013

Il popolo delle primarie PD ha scelto tra i due, e ha fatto bene.

Bisogna pur riconoscere che il popolo delle primarie del PD merita un premio, per la fedeltà alla causa e alla speranza di  costruire un Partito  veramente Democratico e per trovare un leader che lo rappresenti con dignità ed efficacia. nonostante tutte le delusioni patite, i fallimenti, e i tradimenti dei leader scelti in precedenza.
E merita stavolta un premio speciale per aver  decretato, con massiccia partecipazione e unanime determinazione, la vittoria di un giovane che  si era  presentato  appena un paio di anni fa  sulla scena della competizione  politica per la segreteria, con la dirompente foga del "rottamatore" della "vecchia guardia" dei partiti, PCI-DS e DC, che avevano costituito sulla carta, ma non nei contenuti, un partito che doveva essere nuovo e finora non è stato .
Sconfitto da Bersani un anno fa, stavolta Matteo Renzi c'è riuscito ed ha vinto. Ed è davvero una svolta storica.

Premetto che Renzi non è mai stato il mio candidato ideale;  ho diffidato di lui perchè agli inizi  lo vedevo  usare toni e metodi da "berluschino" e tuttora non mi è ben chiara la sua posizione su tanti problemi  economici e strutturali che gravano sull'Italia. Ma  riconosco anche che negli ultimi tempi mi è parso più maturo e consapevole, pur con qualche scivolata e passo falso. Ma nessuno è perfetto  e  a nuotare si impara nuotando.
Mi trovavo più in sintonia con i contenuti espressi da Pippo Civati, e per lui ho votato, pur sapendo che  non avrebbe mai potuto vincere il confronto con un candidato dalla forza mediatica e comunicativa di Renzi sostenuto da grandi giornali e TV, e con un altro concorrente come Gianni Cuperlo, che ha la comunicativa di un ghiacciolo ma aveva dalla sua la mobilitazione di gran parte della nomenklatura e degli apparati, sezioni o circoli gestiti dagli ex DS.

Renzi ha stravinto col 68% dei voti e Civati ha dovuto accontentarsi del 14%, che resta comunque un risultato onorevole  per uno che fino a poche settimane fa era uno sconosciuto  per il grande pubblico, ed è stato sistematicamente e volutamente  ignorato, snobbato e  nascosto  dalla stampa e dalle TV, da destra a sinistra.

Ma  il risultato che più mi è stato di soddisfazione è il modesto 18% raccolto da Cuperlo, non tanto perchè mi stesse antipatico lui come persona, che  ha fatto del suo meglio, ma per  quel tipo di partito di "sinistra" da tavolino e retrobottega e sostanzialmente inciucista  che lui rappresentava, e per lo sponsor, D'Alema,  che aveva voluto a tutti i costi lanciare questo suo allievo fidato  nella competizione per sbarrare la strada a Renzi  e dimostrare  a tutti  quanto e quale peso lui poteva ancora avere nel partito.
E stavolta gli elettori, da nord a sud, se Dio vuole, gliele hanno suonate chiare e pesanti. D'Alema ha perso perfino a Foggia dove  aveva voluto con la solita beffarda supponenza, candidarsi ancora una volta nella lista che sosteneva Cuperlo.

D'Alema è quindi  il vero grande sconfitto di queste primarie e mi fa piacere che  finalmente  anche la base del partito più fedele nei secoli, gli abbia voltato le spalle, bocciando il suo candidato.
Naturalmente la strada per  il neo eletto segretario PD è tutta in salita e la sua marcia sarà difficile, tra tanti ostacoli e problemi, interni ed esterni,  dal dalemismo che, pur sconfitto, sarà duro a morire, ai "forconi" che invadono le piazze, mossi da una reale grave crisi economica e anche spinti e strumentalizzati  da parsonaggi che non hanno nulla da perdere e tutto da guadagnare dal caos e dalla protesta, per convogliarla su  binari eversivi. 

E' apprezzabile e da incoraggiare pertanto il segnale positivo di volontà di rinnovamento con strumenti democratici, di speranza nuova e di fiducia che queste primarie hanno dato. Vedremo se Renzi e tutta la volonterosa pattuglia di giovani di cui si è ora circondato, riuscirà   a dare a queste speranze uno sbocco concreto e qualche risposta efficace.

Sarebbe  un grande risultato e una benedizione, visto  quanto accade negli altri due grossi schieramenti, di destra e del M5S, abbarbicati a due dinosauri incattiviti  e vendicativi  come Berlusconi e Grillo, animati più dalla volontà di distruggere che di costruire, e che faranno di tutto per far fallire qualsiasi  soluzione che giovi al Paese e che quindi possa ridurre il loro ruolo e potere personale di agitatori delle folle  e capipopolo.

giovedì 7 novembre 2013

PD-PDL-M5S: 3 strade senza uscita

Faccio sempre più fatica a scrivere commenti su questo blog, perchè non so più cosa dire, se non ripetere più o meno le stesse cose su una situazione che rimane sempre la stessa, drammaticamente ferma da mesi, sia sul piano politico che su quello economico.
Vale la pena commentare  la vicenda del Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri che ha mostrato il suo vero volto di appartenente alla Casta arrogante e intoccabile, pronta e "a disposizione" della potente  famiglia di inquisiti Ligresti, vecchi amici con intreccio di interessi  famigliari in comune?
Serve a qualcosa dolersi per la nuova calata di braghe del PD che, dopo aver salvato e sostenuto Alfano Ministro dell'interno al servizio dell'Azerbaijan, salva, sostiene e applaude la ministra della giustizia disuguale per tutti?
E tutto ciò per  mantenere la scolorita bandierina del democratico Enrico Letta a capo del governo che non governa nulla, perennemente sotto il ricatto berlusconiano, per non disturbare o dispiacere al manovratore sul Colle, e per mantenere in Parlamento uno stuolo di  persone di ogni colore che tirano a campare  attaccate alle poltrone che temono di perdere se si andasse presto alle elezioni.
Vale la pena commentare lo squallore morale e l'irresponsabile spreco di denaro pubblico  emerso dalle indagini della Guardia di finanza sui milionari rimborsi spese per pranzi, cene e regali dei consiglieri regionali  della tanto decantata Emilia Romagna, con tutti i capigruppo indagati, compreso il Marco Monari del PD?

Non che la cosa mi sorprenda più di tanto, avendo sempre avuto una molto scarsa  opinione del  detto Monari, che ricordo come  una sorta di body gard  e portatore del fascio di giornali sempre accanto ad Antonio La Forgia, dai tempi dello strano passaggio  dell'allora Presidente della Giunta della Regione dai DS  (e prima PCI) al nascente movimento dei "I Democratici"  intorno a Prodi nel 1999.
Non ho mai capito il senso e le vere motivazioni di questa apparente “conversione” incassata con molto fair play dai DS bolognesi. Se non che imperscrutabili disegni divini fecero sì che fosse proprio La Forgia a diventare la figura più influente e di spicco tra gli sparsi e poco organizzati Democratici bolognesi, tanto da essere subito candidato alle elezioni europee e, non eletto, a ritornare  sui banchi delle Regione come Presidente del Consiglio nel 2000.
E, sempre accanto a lui il fido Monari,  seguendo il percorso  successivo nella Margherita e poi nel PD, ma sempre in posizione altolocata,  ora a fianco della troppo buona Albertina  Soliani alla quale  subentrò "provvisoriamente", poi stabilmente come unico candidato alla carica, come  responsabile regionale;  autonominandosi sempre fedelissimo "prodiano", come fosse  una guardia scelta,  e come se gli altri ulivisti non fossero altrettanto "prodiani"; quando era solo uno che cercava di brillare della luce riflessa e dei meriti  del leader sulla cui scia si metteva.

Pur avendo io partecipato parecchio in quegli anni dal 1995 al 2006  alla via Crucis politica dell'Ulivo bolognese, non ho mai sentito da Monari un intervento politicamente significativo, una presa di posizione chiara, non ho mai visto un merito o capacità particolari che giustificassero il fatto che a lui venivano affidati gli incarichi di rilievo, senza esserne eletto, preferendolo ad altri giovani che mi parevano più motivati e sinceri.
In ultimo, la sua carriera ben costruita a tavolino all'ombra di quelli che contavano, è culminata con la nomina a consigliere regionale nel "listino" di Errani.  assurgendo addirittura al ruolo di capogruppo del PD
Errani, che ieri si prodigava a difendere la baracca, lamentandosi del fatto che la sua Regione fosse  finita nel "tritacarne " mediatico, si chieda perchè nel PD fanno carriera  certi disinvolti personaggi che lui stesso ha gratificato e che, comunque vadano le cose sul piano giudiziario, hanno mostrato quali sono le loro  autentiche doti di frequentatori di ristoranti stellati a spese nostre.

L'indecoroso spettacolo delle primarie, anche queste giocate preventivamente a tavolino, ci mostra tesseramenti gonfiati e campagne mediatiche volte ad accentrare l'attenzione solo su Renzi e Cuperlo, grazie anche ai rispettivi "padrini", palesi e occulti, e la compiacenza della stampa, con il sempiterno D'Alema che ha messo in campo la sua creatura, Cuperlo, fredda come lui, e ha già messo comunque alle calcagna di Renzi uomini suoi come Latorre e altri dinosauri. Tutto ciò non fa ben sperare in un reale rinnovamento e in una scelta democratica, consapevole e informata che  esprima un nuovo segretario con idee  valide e capacità autentiche per rappresentare un nuovo PD credibile e vincente. 
Se mai andrò a votare, e se non troveranno il modo di escluderlo dalle primarie,  ritengo  doveroso sostenere  Pippo Civati che almeno qualche volta ha avuto il coraggio di distinguersi dal gregge delle larghe intese e di votare contro.

Non sto infine a ripetere  le mie considerazioni sul PDL/Forza Italia, prigioniero volontario del pregiudicato  Berlusconi fin che morte non li separi; e sulla indefinibile e confusa galassia dei "cittadini" eletti con il M5S, altrettanto prigionieri volontari per contratto degli umori mutevoli e imperscrutabili di Grillo e Casaleggio.
Per concludere, gli italiani hanno davanti  3 strade, tutte e 3, per motivi diversi, praticamente senza uscita.  

domenica 8 settembre 2013

O la borsa o la vita. O l'assoluzione per il delinquente o la caduta del governo.

Pensavo, anzi speravo, che con la  recente conferma in Cassazione della condanna a Berlusconi, si arrivasse finalmente alla conclusione  della attività politica del condannato e quindi  si potesse  avviare una nuova stagione  da Paese normale, senza l'incubo  ventennale della sua presenza nefasta. E invece no.
Siamo più che mai sotto la pressione del suo ricatto, esercitato con tutti i mezzi a sua dispozione, giornali, TV, partito compatto a sua difesa,  giuristi "pro veritate sua"  con pareri a pagamento, avvocati, mastini e pitonesse assatanate al seguito, stampa  falsamente indipendente che gli regge l'arma  non si capisce bene per quale reconditi interessi; e pure con qualche aiutino ambiguo  e intempestivo di personaggi  di altra sponda politica, come il sopraffino azzeccagarbugli Violante, in nome di un "garantismo" che lo ha già garantito anche troppo,
Tutto per mantenere "l'agibilità politica" di questo uomo di 78 anni, pregiudicato con altre condanne e processi in corso  in evidente stato di instabilità emotiva  per mania di persecuzione e smodato delirio di onnipotenza, frustrato per aver dovuto subire finalmente una meritata e definitiva sconfitta  in tribunale, un leader onnipotente che in 20 anni di "agibilità politica" ha dimostrato solo di essere politicamente incapace di risolvere alcun problema del Paese, anzi creandone parecchi anche nelle relazioni con l'estero.
Ebbene ora vuole e può ancora permettersi di puntare la pistola contro il Presidente della Repubblica, il capo del governo, e i partiti che lo sostengono perchè gli trovino un'escamotage, un cavillo, un pretesto per un rinvio della condanna, un' amnistia, una grazia, una qualsiasi scappatoia che gli permetta di continuare a sedere in Parlamento come senatore, e di ricandidarsi alle prossime elezioni come capo di un partito che ha dimostrato così di essere senza alcuna vergogna, senza un minimo di dignità istituzionale e senso morale, in dispregio di  ogni principio di legalità.

Come il rapinatore di strada che punta la pistola contro il passante intimandogli di scegliere se dargli il portafoglio o la vita, il nostro disonorato ex presidente del Consiglio pretende ora che si rinneghi addirittura una legge da lui stesso in passato approvata. E se gli si dirà di no,  ordinerà ai suoi sottoposti di far cadere il governo, incurante delle eventuali conseguenze  negative che possono ricadere sull'Italia tutta in questa situazione economica gravissma, e mentre sono incombenti minacce di guerra  sul piano internazionale; non c'è alcuna disponibilità da parte del M5S per formare un altro governo con altra maggioranza, e se si torna a votare con questa legge elettorale  si rischia di ritrovarsi nelle stesse condizioni di ora.
Ma può il Presidente della Repubblica, e il Parlamento,  sottostare a un simile ricatto? fino a  che punto si può rinunciare a principi fondamentali per una democrazia, per salvare a tutti i costi un governo, che, tra l'altro, in queste condizioni e con simili protagonisti e le loro pretese, non riesce nemmeno a governare e fare leggi decenti?
E sarà il PD stavolta finalmente compatto e deciso a difendere la legalità e la giustizia uguale per tutti ?
Può un Paese risollevarsi da tanta crisi con tanti irresponsabili, incoscienti, opportunisti disposti a tutto (e tra loro  ci metto tutto il PDL, vari "grandi vecchi" del PD e pure Grillo e Casaleggio), collocati nelle cariche di massima responsabilità decisionale?

venerdì 2 agosto 2013

Finalmente! La giustizia ha fatto il suo corso e manda a casa Silvio Berlusconi

Certo le cose in Italia non cambieranno più di tanto, il governo  traballerà o si salverà o cadrà  tra non molto, non importa.  Ma almeno una piccola soddisfazione l'ha provata chi, come me e tanti altri italiani, ha sempre pensato, fin dal 1994, che Silvio Berlusconi  non avrebbe dovuto mai ricoprire cariche pubbliche, perchè troppo propenso a infrangere le leggi per il proprio interesse.
Ci sono voluti 20 anni per arrivare ad una sentenza definitiva, al terzo grado, che lo condanna a 4 anni di carcere, per frode fiscale, con interdizione dai pubblici uffici in misura da ridefinire.
Il Tribunale di Milano ha spiegato nelle motivazioni della condanna di Silvio Berlusconi “Si deve anzitutto considerare il suo ruolo di direzione e di ideatore fin dai primordi del gruppo di un’attività delittuosa tesa ad una scientifica e sistematica evasione di portata eccezionale. Va poi considerata - scrivono i giudici - la particolare capacità a delinquere dimostrata nell’esecuzione del disegno, consistito nell’architettare un complesso meccanismo fraudolento ramificato in infiniti paradisi fiscali, con miriadi di società satelliti e conti correnti costituiti esclusivamente in funzione del disegno delittuoso. E nemmeno può trascurarsi - conclude nelle motivazioni il Tribunale - che dalla suddetta attività è conseguita per 1’imputato un’immensa disponibilità economica all’estero, in danno non solo dello Stato, ma anche di Mediaset e, in termini di concorrenza sleale, delle altre società del settore”.
In pratica, pur con il beneficio di un provvidenziale (per lui) indulto, che gli sconta la pena di 3 anni, almeno un anno se lo deve fare  agli arresti domiciliari o ai servizi sociali. E, se la sentenza e le  leggi vengono applicate nel verso giusto perde pure il titolo di senatore, e, non ridete, di "Cavaliere"!
E sia! Era ora.

Non se ne può più di quest'uomo, che ci ha molestato e danneggiato per 20 anni e ha praticato la più colossale e lunga operazione di stalking contro la magistratura che si sia mai vista, in Italia e nel mondo, stravolgendo il concetto di giustizia e legalità e abusando del suo potere per salvare se stesso dalle imputazioni che via via gli venivano  attribuite, facendosi passare per "perseguitato dalla giustizia".
Purtroppo, nonostante la condanna subita, l'operazione di stalking continua. Ed è semplicemente scandaloso, e solo in Italia può succedere una cosa del genere, che il condannato possa andare in TV a reti unificate, come ieri sera, a offendere la magistratura per l'ennesima volta e piangere lacrime di coccodrillo da finta vittima insieme ai suoi cortigiani, pitonesse, amazzoni e avvocati, pagati da tutti gli italiani.
Solo in Italia un ex premier e capo politico con tanti conti aperti e chiusi con la giustizia può permettersi di  definire "irresponsabili" i giudici che l'hanno inquisisito o condannato, Giuliano Ferrara che definisce i giudici "vili e cazzoni", le ineffabili "onorevoli" Biancofiore e Carfagna  che con grande sicumera affermano di ignorare una sentenza ingiusta e si prostrano ancora  in ginocchio davanti al capo che le ha "create" e portate ai massimi livelli della politica nazionale. E il PDL riunito in conclave che gli ha dedicato una standing ovation di sostegno e fedeltà fino alla morte.Per non parlare degli spalatori di veleno,  professionisti della carta stampata o  direttori di giornali come Sallusti, Feltri e Belpietro, al soldo o al servizio di Berlusconi, che continuano imperterriti a ripetere la solita solfa contro la magistratura.Non si era mai vista una tale orgia di servilismo politico e sudditanza dai tempi di Mussolini.
Di questi non ci libereremo mai? Non esiste più il reato di vilipendio della magistratura? A questi è permesso tutto?
Tutto  si può criticare, anche le sentenze, Ma c'è modo e misura, e soprattutto  bisogna distinguere per quale causa e fine lo si fa. Se è per difendere un fuorilegge recidivo perchè da questo dipende la propria carriera, non è proprio una buona causa.
Il Capo dello Stato Napolitano è intervenuto ieri sera con un comunicato per dire che "la via maestra è il rispetto della magistratura" e per esprimere apprezzamento perchè nell'ultima settimana c'era stato un atteggiamento più rispettoso nei confronti della magistratura da parte di Berlusconi e del suo entourage.  Come se non fosse chiaro che  si trattava di tattica  dell'avvocato Coppi per non irritare la Cassazione prima della sentenza. Cosa dice oggi Napolitano a fronte dell'indegno e offensivo  intervento di Berlusconi ripreso dalle TV e internet di tutto il mondo?
A quanti condannati è concesso un simile privilegio-abuso?
Il Capo dello Stato ne tenga conto nei suoi frequenti moniti ed elogi alla "pacificazione" che non c'è. E preoccupa il suo richiamo alla necessità di una urgente riforma della giustizia. Se la riforma della giustizia, pur necessaria, la faranno certi avvocati difensori dei delinquenti e quei "saggi" che hanno sostenuto e "salvato" Berlusconi finora, sarà una ulteriore disgrazia per legalità e giustizia.

sabato 20 luglio 2013

Con un Presidente comunista (ex?) moriremo kazaki. Le "larghe intese" di Napolitano stanno uccidendo la nostra democrazia

Al momento della nomina di Enrico Letta a capo del nuovo governo avevo scritto con triste  ironia "Con un capo dello Stato comunista moriremo democristiani". Ma mi devo correggere. Magari  avessimo un governo  in stile democristiano! Per quanto fosse elastica la realpolitik e la morale democristiana degli Andreotti e dei Cossiga e la loro politica estera, non credo sarebbe scesa così in basso da avvallare  e approvare in Parlamento la condotta iniqua del ministro dell'Interno Alfano (alias Berlusconi) nella vicenda dell'espulsione di Alma  Shalabayeva moglie di un dissidente  kazako, insieme alla  figlia Alua di 6 anni, completamente agli ordini  dell'ambasciatore del Kazakistan  e del suo presidente Nazarbayev (fresco ospite della villa  in Sardegna  di un uomo Mediaset, guarda caso...).

Che a questa approvazione si associassero poi anche  i senatori e quasi tutto il PD, che dovrebbe essere un partito "democratico" di nome e di fatto, è ancor più inaudito e deprimente, perchè contraddice  quei valori di difesa dei diritti umani che dovrebbero essere irrinunciabili per principio; e perchè contraddice ad una altrettanto  inderogabile esigenza di difesa della sovranità nazionale a fronte della ingerenza  di uno Stato estero che i valori della democrazia calpesta, in casa sua e fuori.

Ma questo è avvenuto perchè non siamo più un paese libero e democratico, da quando ha preso il potere in Italia la nefasta figura di Silvio Berlusconi, che ha sovvertito ogni valore morale e politico e istituzionalizzato  il dispregio per la legalità, con la complicità  e la strenua difesa dei suoi parlamentari-cortigiani e l'avvallo di milioni di elettori che gli hanno confermato la fiducia, evidentemente compiacenti e soddisfatti.

Ma è avvenuto anche perchè il PD, partito "democratico" che avrebbe dovuto contrastare questo  strapotere  del PDL e di Berlusconi che comunque  rappresenta una minoranza di italiani, non solo lo ha favorito e salvato in tante circostanze, ma adesso ne è diventato addirittura succube e legato indissolubilmente da un patto scellerato di "larghe intese" fortemente voluto e imposto dal Capo dello Stato Napolitano, chiuso nella sua ferrea convinzione che non ci siano alternative a questo governo, presieduto dal "democratico" Enrico Letta, ma ostaggio, ancora  e sempre, della volontà e degli interessi di Berlusconi e delle sue amicizie.

E in ossequio a questa convinzione e volontà bisogna accettare e approvare tutto, qualunque boiata il governo o uno dei suoi membri facciano.
No, anzi, il PD fa il bel gesto di far dimettere la sua ministra Josefa Idem per aver mancato il pagamento dell'IMU per la sua palestra.... poi salva  il Ministro dell'Interno Alfano più incapace e ignavo della storia italiana che non ha saputo o voluto  impedire un sequestro di persona (una donna e una bambina) dentro al suo ministero....


Se non è vocazione al suicidio politico questa, come la si può definire?

Inutile parlare del ruolo purtroppo sprecato e ininfluente  della terza gamba di questa democrazia azzoppata che nel Parlamento è ora rappresentata dagli eletti del M5S. Hanno fatto sì il bel gesto di presentare una giusta e motivata mozione di sfiducia contro Alfano, insieme a SEL. Ma è stata  per forza di cose bocciata. Prigionieri anche loro degli umori ondivaghi e imperscrutabili del padrone del marchio di fabbrica, Grillo, e del suo enigmatico sodale Casaleggio, non volendo nemmeno tentare di "fare accordi con nessuno dei partiti" , soprattutto col PD, non potranno che fare una guerra di trincea o di retroguardia  che  contribuisce a mantenere in essere  la iniqua alleanza PD-PDL.

Un ultimo  appunto merita il lapsus freudiano sfuggito al Presidente del Senato Pietro Grasso ieri, che ha tacitato il senatore  del M5S che voleva citare una frase del Presidente della Repubblica, senza dargli nemmeno il tempo di pronunciarla per capire se poteva trattarsi di un'offesa o di una semplice citazione letterale.
Siamo dunque a questo punto, che Napolitano non può nemmeno essere  citato in Parlamento, oltre che criticato, o intercettato, pena l'accusa preventiva di lesa maestà.

Ma quale è il potere reale, legittimo, o occulto, di quest'uomo??

lunedì 17 giugno 2013

Dalle stelle alle stie. Gli sponsor dei “cittadini” eletti del Movimento5S già li chiamano “polli”.

E' triste lo spettacolo offerto dalle "penne" più illustri de Il Fatto quotidiano in questi giorni. Evidentemente delusi e arrabbiati per la crisi del Movimento 5 stelle, per il cui successo si erano tanto prodigati, i giornalisti  di punta del quotidiano  si stanno profondendo in rimproveri, critiche  e "consigli non richiesti".  Peccato però che ancora una volta  si  rivolgano soprattutto contro il bersaglio sbagliato, o per lo meno non contro il vero e maggior colpevole  della crisi, che è lui, Beppe Grillo, l'inventore del marchingegno politico- personale,  deus ex machina del "movimento", signore e padrone del marchio politico commerciale a lui intestato, dello Statuto - non statuto e delle vite dei "cittadini" eletti in suo nome e scelti coi criteri da lui fissati.
Logica, prassi e correttezza morale vorrebbe che, in seguito ad una sconfitta, fosse il capo ad assumersi la responsabilità della sconfitta e a dimettersi, lasciando ad altri il compito di tentare la rivincita. O quantomeno di cambiare strategia, visto che quella, perdente, adottata finora porta la sua firma.
E invece qui il capo persevera negli errori e scarica la colpa sulle truppe  che, volenti o nolenti lo hanno servito, "usi ad obbedir tacendo" come i carabinieri arruolati nell'Arma; e nel caso dei pochi che hanno osato  obiettare e dubitare a voce alta,  si  decreta, o si vorrebbe decretare stando agli ordini del capo, l'espulsione.
Come pretendevano di far credere certi generali del passato, se la strategia ideata e imposta da loro falliva, la colpa era dei soldati incapaci o vili. E i "traditori"  venivano fucilati.
Evidentemente, il tanto promesso "rinnovamento" del M5S guarda molto all'indietro e a modelli  che si sperava superati.
Non è un bel clima quello che così facendo si è creato fra i 163 "cittadini"  eletti in Parlamento, che paiono ora  sul punto di una scissione tra "fedelissimi" al capo e presunti "dissidenti". Clima quasi da "caccia alle streghe" o alla spia comunista  del periodo maccartista in USA; o che adombra i metodi di sospetto continuo di tutti contro tutti in auge nei regimi comunisti, che portavano a denunciare il parente o il vicino di casa come "infiltrato" o "spia degli americani", per dimostrare il proprio zelo e la propria fedeltà al capo e per paura di finire a sua volta accusato.
Non sembri esagerato il paragone, che  viene giustificato dalle affermazioni di Grillo, che fa di tutto per alimentare questo clima di sospetto  tra le sue truppe, con continui attacchi suoi e dei suoi portavoce a presunti infiltrati, troll, venduti, voltagabbana  alla Scilipoti e Razzi. E poi gli attacchi alla stampa e  tutti  i giornalisti, tutti  "pagati" dal nemico e tutti contro di lui.
Sinceramente appare  piuttosto penoso e puerile, ma anche preoccupante, per uno come lui  che ha attaccato e continua ad attaccare  tutti, atteggiarsi a vittima e lamentarsi  perchè - a suo dire -  sono tutti contro di lui.
Chi di spada ferisce di spada perisce, viene da dire; oppure: chi la fa l'aspetti, per usare  i sempre verdi proverbi popolari.
Comunque la sua è una performance maldestra,  a imitazione dello stile berlusconiano, con  chiamata in piazza dei suoi fedelissimi per domani come dimostrazione di forza; come, appunto ha fatto Berlusconi (e sta facendo pure Erdogan...).
Dispiace quindi che Travaglio, il maggior sostenitore di Grillo da sempre, fino al punto di apparire come avvocato difensore e suo portavoce in TV e sul suo giornale e in tutte le interviste possibili, nel suo editoriale del 15 giugno metta il micidiale titolo “ Movimento 5 polli”, titolo che nell'editoriale di oggi  attribuisce a suggerimento di Casaleggio. Attribuzione vera o provocazione che sia, è comunque sintomo di disprezzo e dileggio suo e dei succitati capi-padroni verso i malcapitati  eletti in Parlamento,  accomunati comunque nel disprezzo e nel dileggio per il Parlamento e per la stampa tutta, colpevole di  rivelare le beghe e gli errori del M5S, così come fa da sempre Il Fatto nei confronti di tutti gli altri partiti. Le sue battaglie per la libertà di stampa e di critica paiono  un ricordo lontano.

Così pure  dispiace  che il pur brillante Scanzi sfoghi la sua irritazione contro il M5S in articoli sempre più contraddittori e altalenanti, con espressioni tipo "della vicenda Gambaro non ce ne frega una beata mazza" e continui poi con il dire "il dissenso esiste e deve esistere. Grillo fa cazzate come tutti. Se ne faccia una ragione. Basta con questa faida tra yes-(wo)men pedanti e teneri favietti salsati di ritorno (“Movimento Cinque Polli”, diceva ieri sempre Travaglio). Più fate così, più regalate gioie a chi vi odia. Se questo scazzo gigantesco vi serve per serrare le fila, bene. Poi però basta."
 Sempre sul Fatto del 16 giugno Paolo Flores D'Arcais titola il suo pezzo
"Cari “dipendenti”, finitela di deluderci" calcando quindi la mano sui dipendenti invece che sul padrone (che non è l'elettore, ma l'inventore del marchio).
Anche  qui viene da dire agli esimi poco illuminati consiglieri-sponsor: se continuate così, eletti ed elettori  del M5S  finiranno col dire anche a voi: "dei vostri consigli e rimproveri adesso non ce ne frega una beata mazza".
Anche perchè  questi signori giornalisti, che conoscono la storia e la cronaca politica, dovevano pur saperlo che nel M5S il difetto stava nel manico ed era congenito dalla nascita. Che Grillo  non era uno statista ma un Masaniello si vedeva ad occhio nudo.

Più obiettivo e garbato Furio Colombo, che nel suo articolo (sempre  di domenica 16 - giorno del giudizio universale!?) punta il dito  sulla piaga e sui limiti, trionfi e crisi, dei partiti personali in Italia e scrive, sotto il titolo "Storie di uno. La politica ostaggio dei singoli “... Grillo è arrivato a mani piene (persone e promesse) ma mai nessuno nonostante i seguaci, ha realizzato programmi o promesse senza dare ruolo e valore e senso al lavoro di chi si è offerto di partecipare ed è stato eletto. Governare attraverso ordini indiscutibili uccide, e si può solo aspettare. E dunque ci resta solo un’interessante “storia di Grillo” ma niente da scrivere, per ora, sul Movimento Cinque stelle...

Che la scissione avvenga ora o più avanti o mai, non importa. Se il capo e le regole imposte restano gli stessi,  il problema della gestione di questo pseudo "movimento" che si sta comportando peggio dei tanto deprecati partiti a struttura democratica, resterà sempre  aperto e non potrà che far perdere ancora di più la fiducia degli elettori. E sarà un'altra delusione e un'altra sconfitta per un pezzo di democrazia, per un altro tentativo di rinnovamento che si è rivelato mal riposto.
Dopotutto, il tanto vituperato Bersani  ha dato le dimissioni il giorno dopo  la sconfitta della sua strategia, e il successore Epifani non sta cacciando i tanti, eletti e iscritti, che contestano la linea adottata dal PD con l'infausta e forzata alleanza siglata col PDL.

domenica 28 aprile 2013

Con un Capo dello Stato comunista ... moriremo democristiani. E' destino

Dunque, il delitto politico (quasi) perfetto, è consumato. Vittima predestinata è il PD, con i suoi elettori traditi e beffati e il suo segretario dimissionario Bersani.
Vincitore è tal Silvio Berlusconi, detto il Caimano, dato per  moribondo dopo 20 anni di malgoverno, e resuscitato dopo un anno  dai maldestri  interventi di avversari incapaci o volutamente complici,  e con il fortissimo sostegno di un popolo di 8 milioni di elettori che gli hanno riconfermato la fiducia e il voto.
A nulla sono serviti i voti di altri 16 milioni di elettori, equamente divisi tra PD e M5S, ma tutti  convinti, in campagna elettorale, di riuscire a mandare in Parlamento rappresentanti che avrebbero messo in minoranza  e "mandato a casa" Berlusconi.
E invece a casa è stato mandato solo il democratico  Bersani. E a guidare il prossimo governo sarà un perfetto prodotto della scuola democristiana, maestra nel mediare e nell'arte del compromesso, con la faccia pulita e il guanto di velluto.
Il  vecchio vizio del "nepotismo" dei Papi, ormai  debellato  nella Chiesa, è ricomparso  nella politica nazionale, con  l'assegnazione della carica di Capo del Governo a Enrico Letta, vicesegretario del PD e nipote di Gianni Letta, già ministro plenipotenziario e uomo ombra di Berlusconi.

Il  "delitto politico"   (quasi)  perfetto del tanto deprecato (a parole) "inciucio", si è consumato sotto la potente regia  di Giorgio Napolitano, inamovibile  uomo politico di lungo corso, della vecchia guardia comunista, campione di realpolitik, che, primo caso nella storia della Repubblica italiana,  è riuscito a farsi riconfermare nella carica settennale di Presidente della Repubblica per quasi unanime  implorazione di partiti incapaci di eleggere qualcun altro.
Ora abbiamo una quasi Monarchia, con un Presidente-Re che si può permettere di indicare anche la formula di governo, con l'imposizione forzata di "larghe intese" e  coabitazione di partiti finora rivali e  dai contenuti programmatici e ideologici diversi, quando non opposti (sulla carta).
E sì che di altri candidati autorevoli ce ne erano almeno due: Prodi e Rodotà, ma entrambi sacrificati sull'altare dei veti incrociati e dalla  mancanza di volontà di costruire una strategia concordata tra PD e M5S, che poteva essere vincente, e consentire di sconfiggere finalmente il disonorevole "caimano".
Ma la cecità e  lo spietato  opportunismo dei  clan  che si sono  formati all'interno del PD per scalzare e delegittimare Bersani e l'ottuso e  ostinato  arroccamento di Beppe Grillo che ha voluto pure lui umiliare Bersani e respingere con insulti i suoi tentativi di gettare le basi per un accordo, ha fatto sì che  si rendesse inevitabile, per uscire dallo stallo, l'accordo tra PD e PDL.

Come nel famoso romanzo giallo di Agatha Christie, "Assassinio sull'Orient Express",  i pugnalatori sono stati tanti, ognuno con la sua vendetta personale  da consumare. Ma almeno in quel giallo la vittima era un  delinquente.
Nella nostra realtà italiana, "uccidere"  il PD, o metterlo in condizioni di arrivare forse ad una scissione, o quantomeno a perdere  ancora di più la sua identità e il suo ruolo storico  di partito forte che doveva difendere le classi popolari e una certa idea di uguaglianza nei diritti, legalità e giustizia sociale, non mi pare un gran bel risultato per il bene del Paese.
Ma ormai il danno è fatto. La trappola infernale è scattata. Sotto la pressione del Capo dello Stato, e il ricatto, morale e politico, del quasi universale richiamo di tanti al "senso di responsabilità", al bisogno urgente di un governo che governi, anche chi all'interno del PD voleva opporsi a questo abbraccio mortale col PDL, dovrà rassegnarsi a votare la fiducia o a trovarsi in esigua minoranza.
Abbiamo vissuto per decenni sotto il potere degli Andreotti e dei Cossiga, moriremo democristiani-berlusconiani sotto l'occhio vigile di un comunista.
E non si speri in Grillo, perchè questo è il risultato che anche lui voleva, e su cui vivrà di rendita, gridando - ma non troppo- al lupo e all'inciucio, senza doversi assumere responsabilità di Governo in un momento così difficile per la nostra economia.

domenica 21 aprile 2013

Il soldato Ryan-Bersani non ce l'ha fatta. In troppi lo volevano morto. Compreso lui.

Nel mio commento precedente avevo espresso il mio auspicio che si potesse  salvare il soldato Ryan-Bersani, simbolo fino a qualche giorno fa dell'unica e ultima speranza di costituire un governo  di centrosinistra che potesse avere in qualche modo l'appoggio o la collaborazione del M5S, e quindi in grado di  mettere in minoranza Berlusconi e chiudere il capitolo delle "larghe intese" auspicate e volute  da Napolitano  e infelicemente praticate col governo Monti.
E invece è avvenuto tutto il contrario.
Per la prima volta nella storia della Repubblica, nonostante i suoi 88 anni, Napolitano è stato rieletto Capo dello Stato. Quel Napolitano (ex PCI) che aveva già creato seri problemi al PD costringendolo ad allearsi con PDL e UDC, e quindi a perdere un sacco di voti e di credibilità,  e che aveva rifiutato a Bersani l'incarico pieno per formare un governo tentando un accordo con i grillini..
Ora, riconfermato Presidente della Repubblica  coi voti di tutti i partiti tranne il M5S, Napolitano continuerà nella sua ostinata gestione presidenzialista,  favorevole ad una  "grossa coalizione" PD- PDL- Scelta Civica che soffocherà ogni normale dialettica democratica tra forze politiche che dovrebbero avere  contenuti ideali e programmatici diversi e impedirà  la realizzazione di  quelle buone riforme di cui il Paese avrebbe bisogno, o ne farà di pessime o pasticciate  come quelle varate nell'ultimo anno.

Berlusconi gongola felice  perchè così  torna sostanzialmente a condizionare il governo, a chiunque sia affidato, ottenendo sicuramente  attraverso ministri e leggi compiacenti quel definitivo salvacondotto per i suoi guai giudiziari che persegue da 20 anni.

Grillo gongola felice pure lui perchè così può continuare allegramente  a gridare al lupo e all'inciucio, senza assumersi gravose e difficili responsabilità di governo in un Paese in grave crisi, ma  relegandosi in un comodo recinto di opposizione,  contando di  vivere di rendita e di approfittare della implosione che ha colpito il PD.
Il suo grido di battaglia "tutti a casa" e il suo arroccamento nel "noi non facciamo accordi con nessuno" ha avuto come  sola ed unica conseguenza che a casa ci andranno il piangente Bersani, la Bindi e tutta la segreteria PD, ma al governo e nei posti di comando ci saranno tutti quelli della più impresentabile destra, i centristi pur perdenti alle urne, e i piddini inciucisti, con Napolitano al Quirinale.
E' questo che chi ha votato per i soldatini di Grillo voleva?


Infatti è questo è il più  devastante  effetto delle elezioni del febbraio scorso e della  infelicissima gestione  dei suoi risultati, da parte sia di Grillo che dello stesso PD di Bersani, che pareva avviato verso una positiva azione di rinnovamento interno, con le primarie,  con la scelta di Boldrini e Grasso per le cariche di presidenti di Senato e Camera, con un tentativo generoso, per quanto difficile, di  apertura ad una collaborazione col M5S.
Poi, a seguito dell'umiliante e sprezzante rifiuto di Grillo, tramite i suoi portavoce-dipendenti Crimi e Lombardi, evidentemente Bersani ha perso la bussola, o ha perso il controllo del PD,  e si è fatto trascinare (o lo ha voluto lui stesso) dalla nomenklatura  del partito,  pressato da dalemiani e renziani, e fors'anche da"cattolici" della vecchia guardia margheritina, in  una suicida proposta di Marini per la carica di Capo dello Stato, concordata, anzi scelta dallo stesso Berlusconi (!!!) prefigurando un inciucio PD-PDL  anche per un prossimo governo.
Non si è voluto prendere in considerazione l'ipotesi di appoggiare il candidato del M5S, Stefano Rodotà, forse per ricambiare lo schiaffo ricevuto da Grillo, che però, tardivamente e forse solo furbescamente, faceva vagamente balenare  l'idea di un possibile accordo per il governo, nel caso il PD l'avesse votato.

Di fronte ad una così smaccata inversione di linea rispetto a quella promessa in campagna elettorale, e dopo, fino a due giorni prima, la base  degli elettori si è infuriata  e molti parlamentari del PD e SEL  si sono ribellati  e hanno votato contro, decretando la bocciatura di Marini.
Ma ancor peggio è accaduto il giorno dopo, quando si è creduto di potersi salvare con la proposta, approvata all'unanimità dall'Assemblea PD, di candidare Prodi. Ebbene, che hanno fatto i nostri strateghi del suicidio collettivo? Ben 101 parlamentari hanno fatto bocciare pure Prodi!!
Perchè? Chiedetelo a loro, e vi risponderanno con una bugia...

Dopo di che si può solo andare a nascondersi.  E quindi ecco le dimissioni di Bersani e della Bindi e poi di tutta la segreteria del partito.
Partito che adesso  deve veramente decidere cosa è, e cosa vuole, se può restare unito, o se è meglio dividersi  nelle sue diverse anime. Quante? Chi lo capisce è bravo. Solo due, o tante quanti sono gli aspiranti capetti ( in pole position purtroppo l'indefinibile parolaio Renzi) e i vecchi dinosauri inamovibili e spietati come D'Alema, che manderebbero in rovina un Paese intero per favorire la propria carriera e il proprio potere personale?

Vedremo poi anche i sostenitori di Grillo, così felici di aver contribuito a  mandare a casa Bersani e a distruggere il PD, come faranno da soli a mandare a casa Berlusconi e a distruggere  il sistema di potere berlusconiano e filomontiano; o se la loro "rivoluzione" a base di insulti  si fermerà comodamente qui, dopo aver colpito il bersaglio più debole e conquistato un po' di seggi in Parlamento.

domenica 24 marzo 2013

Salvate il soldato Ryan (Bersani, non Berlusconi...)


"Salvate il soldato Ryan" verrebbe da dire a sentire tutte queste campane a morto che incombono sul temerario Bersani, solo contro tutti , o, per essere esatti, con tutti contro di lui; a cominciare dall'indistruttibile e sempre agguerrito Berlusconi con folte truppe fedeli al seguito, per continuare con il sopravvissuto ma tenace Monti, a capo di una piccola pattuglia, per finire con l'implacabile sterminator Grillo, che tiene le sue truppe con pugno di ferro e sotto minaccia di scomunica ed espulsione se aprono bocca o mettono un piede fuori dal recinto in cui li ha chiusi, nel caso qualcuno volesse accorrere, appunto, in soccorso del soldato Ryan sotto assedio.
Se poi ci mettiamo il monito quotidiano alla "coesione" del Capo dello Stato Napolitano, gli editorialisti del Corriere della sera sempre nostalgici del grande inciucio PD-PDL, e alcuni del FQ (uno a caso, Travaglio) che farebbero carte false per vederlo fallire, e certi renziani o dalemiani pronti a dargli la spallata finale, bisogna dire che se Bersani resiste è un eroe a cui bisognerebbe dare la medaglia per la resistenza e la coerenza, comunque vadano le cose.
Peccato che nessuno lo apprezzi e preferiscano tutti  accorrere in soccorso del soldato Berlusconi per sottrarlo alla giustizia  e farlo governare a vita.
Questa è l'Italia dei troppo furbi.

martedì 19 marzo 2013

Al lavoro o di nuovo al voto? Questo è il dilemma dei neoparlamentari


Tanto per cominciare, non chiamatelo più "gargamella" o "fallito" o "morto che cammina", "faccia di c..." e con simili epiteti spregiativi. Bersani ha dato una bella prova di coerenza con quello che aveva promesso, facendo una scelta intelligente e di rinnovamento vero e autorevole, presentando e portando alla vittoria Laura Boldrini e Piero Grasso alle Presidenze di Camera e Senato. Quindi, complimenti a Bersani e a tutto il Pd che si è mostrato finalmente compatto nel sostenere la sua scelta, nonostante i tanti mugugni precedenti e le probabili resistenze interne di alcuni gruppi. E complimenti anche a quegli ormai non più sconosciuti senatori del M5S che hanno mostrato dove sta la vera coerenza e il senso di responsabilità, che viene prima di tutto verso la propria coscienza e verso il bene del Paese, prima dell'obbedienza verso una strategia di partito, in una scelta decisiva per le sorti della legislatura. Credo che anche tanti elettori del M5S, se avessero dovuto scegliere tra un ex Procuratore antimafia e uno Schifani ex difensore di collusi e lui stesso inquisito per fatti affini, avrebbero scelto il primo. E lo hanno anche dichiarato in centinaia di messaggi inviati ai giornali, nei blog e nello stesso blog di Grillo, nonostante le censure li abbiano taglieggiati. Ma adesso, vinta questa prima battaglia per chi crede nella democrazia e auspica un rinnovamento, ne vengono altre due ancor più difficili: l'affidamento dell'incarico per formare il nuovo governo e l'elezione del Presidente della Repubblica. Domani cominceranno le consultazioni del Presidente Napolitano, che entra nell'ultimo mese della sua carica con i gruppi parlamentari e i loro leader per sentire le loro proposte e disponibilità. E qui sta il grande rebus. Quali maggioranze si possono ipotizzare per formare e sostenere poi un nuovo governo con un Parlamento diviso in tre grandi gruppi quasi equivalenti, PD-SEL, PDL-Lega e M5S, l'un contro l'altro armati??  Posto che il centrosinistra sembra fermamente intenzionato a non acconsentire a "governissimi" o accordi con il PDL, viste le disastrose conseguenze delle deboli opposizioni ai governi Berlusconi e le forzate condivisioni delle scelte del governo "tecnico" di Monti; posto che dasolo il centrosinistra, pur avendo la maggioranza alla Camera non ha i numeri sufficienti per una maggioranza al Senato, l'unica possibilità accettabile potrebbe essere quella di un accordo tra  il centrosinistra e il M5S. Possibilità che Bersani sta inseguendo, ma che finora ha cozzato contro il muro alzato da Grillo e Casaleggio, leader-non leader, fuori dal Parlamento, ma proprietari del marchio del M5S, i cui eletti sono subordinati da una firma preventivamente apposta sotto un "Codice di comportamento" imposto dal capo, che li costringerebbe a votare compatti secondo le regole quivi fissate. E qui vengono fuori le due grandi anomalie su cui si regge questo nuovo Movimento: la non democrazia interna e la proprietà del marchio e della linea politica.
Per venire al punto: potrebbe ripetersi la spaccatura all'interno di questo Movimento, che ha permesso l'elezione di Grasso e che potrebbe consentire ad un governo proposto dal centrosinistra, capeggiato da Bersani o altra personalità non espressione di partito, di ottenere una maggioranza in grado di realizzare subito un programma costituito almeno da pochi punti condivisi per dare le risposte urgenti di cui il Paese ha bisogno? Sarà difficilissmo, ma potrebbero essere possibile se gli eletti del M5S riflettessero su questi aspetti:
  • Sgombrare il campo da definizioni come "franchi tiratori", "traditori", "inciucisti", "voltagabbana" o "Scilipoti" di turno. Questi sono epiteti che si possono attribuire a chi non rispetta le indicazioni del partito di appartenenza per un interesse personale, voto di scambio, denaro o altra utilità. Non valgono per chi fa una scelta personale  per convinzione  in quello che ritiene sia nell'interesse del Paese.
  • Nessun "contratto" o "Codice di comportamente" sottoscritto  nei confronti di un capo di partito, interno o esterno al Parlamento, ha valore se è in contrasto con un articolo della Costituzione. E l'art. 67 in proposito è chiaro e tassativo nel prevedere la libertà del parlamentare nell'esercizio del suo mandato.
  • Lo stesso "Codice di comportamento" del M5S nella sua premessa  prevede questa autonomia e libertà dell'eletto che viene come base e prima delle regole successive e afferma:

"Il MoVimento 5 Stelle è una libera associazione di cittadini. Non è un partito politico nè si intende che lo diventi in futuro. Non ideologie di sinistra o di destra, ma idee. Vuole realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di legami associativi e partitici e senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi, riconoscendo alla totalità dei cittadini il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi."
 

  •  Lo Statuto del M5S registrato da Grillo nel novembre 2012 riconosce la validità e la accettazione dell'art. 67 della Costituzione. Documenti precedenti come il comunicato n. 45  dell'agosto 2011 pubblicato dallo stesso Grillo  spiegavano che


  • "I possibili eletti del M5S formeranno un Non-gruppo-parlamentare in cui ognuno conterà uno. Ci sarà un Non-portavoce, perché gli eletti si alterneranno nel ruolo. Ogni eletto si impegnerà a interagire quotidianamente attraverso la Rete per informare i cittadini e interagire con gli iscritti al M5S. La libertà di ogni candidato di potersi esprimere liberamente in Parlamento senza chiedere il permesso a nessun capo bastone sarà la sua vera forza. Il M5S vuole che i cittadini si facciano Stato, non che si sostituiscano ai partiti con un altro partito. I partiti sono morti,organizzazioni del passato, i movimenti sono vivi. Oggi i parlamentari sono soltanto dei peones che schiacciano un pulsante se il capo, che li ha nominati, lo chiede. Non sono nulla, solo pulsante e distintivo. Il M5S vuole far entrare degli uomini e delle donne alla Camera e al Senato che rispondano solo alla Nazione e al proprio mandato. Potranno essere operai, precari, disoccupati, casalinghe, commercianti, piccoli industriali, insegnanti, camionisti, impiegati. Gente comune incensurata e senza scopo di lucro. Ognuno conta uno e il Parlamento ci aspetta....." 

    • Ecco un  altro punto centrale. Gli eletti del M5S sono entrati in Parlamento e quindi si devono sottomettere alle sue regole. In Parlamento si fanno le leggi e le riforme, non la rivoluzione. In Parlamento si può e si deve  lavorare per migliorare il sistema, non per scardinarlo come sembrano volere Grillo e una parte dei suoi fan. Come lo stesso Grillo ha affermato più volte, i parlamentari sono dipendenti dei cittadini, pagati dai cittadini, e devono servire gli interessi dei cittadini tutti, non  giocare al tanto peggio tanto meglio per  perseguire  rivoluzioni o interessi elettorali di una parte sola, per di più se ha il suo capo-padrone  fuori dal Parlamento.
      Quindi se gli eletti del M5S vogliono possono votare senza timori un eventuale governo che corrisponda in buona parte ai loro programmi e desideri.
    • NB Peccato che il proprietario del marchio e autore di tanta confusione, Grillo, abbia pensato ieri di mandare a coordinare o sorvegliare o "indirizzare" gli eletti due nuovi referenti extraparlamentari di nomina sua, che somigliano tanto ai "commissari politici" di staliniana memoria

    martedì 26 febbraio 2013

    Italia, nave dei folli e naufraghi alla deriva

    Non ho più parole per descrivere lo sconforto che provo di fronte al risultato delle elezioni. La peggiore delle mie previsioni, da Cassandra naturalmente inascoltata, si è avverata. Inutile che  dica di andare a rileggere quanto avevo scritto nelle scorse settimane e mesi. Tanto ognuno ha già in testa il suo capro espiatorio su cui scaricare la colpa, spesso   ricorrendo al  metro di valutazione di chi,  trovandosi ad assistere ad una rissa in cui uno con un grosso randello bastona un altro, commenta che il bastonato in fondo se l'è cercata e meritata, perchè se avesse imboccato un'altra strada  avrebbe evitato la bastonatura.
    O magari in fondo parteggia per il lupo di Esopo che accusava l'agnello di intorbidargli l'acqua, a lui che stava a monte del ruscello.
    Di fatto  i dati sono questi:
    Al Senato, il Centro Sinistra è al 31,63%, mentre il Centro Destra è al 30,72%. il Movimento 5 Stelle  al 23,79%, Monti al 9,13%, Rivoluzione Civile si ferma al 1,79%, Fermare il Declino allo 0,90%.
    PD è primo partito con il 27,43%, PDL al 22,30%, la Lega scende al 4,33%, praticamente dimezzata rispetto al 2008.
    Alla Camera , il Centro sinistra è al 29,54%, il Centro Destra  al 29,18%, Grillo al 25,55%, Monti al 10,56%, Ingroia si ferma al 2,24%, Giannino all'1,12%. Il  Movimento 5 Stelle è il primo partito, alla  pari col PD al 25,55%
    I seggi: alla Camera il Centro sinistra, se la sua  vittoria sarà confermata, avrà 340 seggi, grazie al premio di maggioranza previsto dalla legge "porcellum" , il Centro destra 124, Grillo 108, Monti 37.
    Ma il Pdl, per bocca di Alfano, visto lo scarto di appena 120.000  voti  tra il primo e il secondo arrivato delle due coalizioni, chiede  la sospensione e il riconteggio.
    Al Senato il Centro sinistra  avrà 119 seggi, il Centro destra 117

    E' opinione  dominante dei commentatori in Italia e all'estero, che siamo in situazione di ingovernabilità.

    E non si pensi di andare subito a nuove elezioni perchè stando alla legislazione vigente il Capo dello Stato non può sciogliere le Camere negli ultimi 6 mesi del suo settennato.
    Si dovrà quindi  prima eleggerne un nuovo Presidente della Repubblica
    Intanto dovremo assistere alla penosa sceneggiata dei commenti del dopopartita. Tralascio  di citare  i Cicchitto, le Santanchè, l'improbabile   leader del Pdl Alfano, che  di nuovo imperversano insieme a Berlusconi, sprizzando gioia per la resurrezione, perchè soffro troppo anche solo a vederli.
    Monti, da quel  neopolitico da vecchia Dc che è diventato, si dichiara addirittura soddisfatto del risultato ottenuto (10%, fagocitando i suoi due principali sponsor, Casini e Fini !!).
    Bersani dice che il Pd si  assumerà la responsabilità di governare, come e con chi non si sa ovviamente, con la misera "maggioranza" che ha. E ha mandato  stamattina in Tv su Rainews a rappresentarlo nientemeno che il giovane Violante (!!!) a sproloquiare i soliti bizantinismi e Boccia su La7 a dire che forse si potrebbe vedere se ci sono punti di convergenza col Pdl (!!??), per tentare , di nuovo, un governo di "larghe intese" o "grossa coalizione", nonostante il disastroso risultato  di quello  retto da  Monti (e sarebbe l'harakiri finale...)
    Ovviamente Grillo ha buon gioco a gongolare  e a preparare le armi per dare il colpo di grazia ai morti viventi, di cui aspetta solo il funerale. I suoi fan sono già scatenati sul web a cantare vittoria e  infierire  sui perdenti del PD (è il nostro sport preferito), senza che li sfiori nemmeno il dubbio di aver dato un grosso contributo a questa sconfitta e che ci sia qualche sbaglio anche nel loro modo di comportarsi e nei loro obiettivi. Anzi, guai  a sollevare qualche critica.


    Temo quindi sia impossibile una soluzione che vedesse un'alleanza del M5S col PD. quantomeno come appoggio esterno su provvedimenti concreti condivisibili ( e ce ne potrebbero essere tanti). Grillo ha già detto che siamo solo all'inizio della sua crociata, o rivoluzione, per distruggere i partiti, e non intende certo  assumersi la responsabilità di governare o aiutare qualcuno di essi a governare. E non c'è da sperare che i tanti eletti del M5S, visto il rapporto di sudditanza che hanno con il proprietario-deus ex machina,  possano  sentirsi "liberi dal vincolo di mandato", pur previsto dalla Costituzione e dissociarsi dalle indicazioni di Grillo. Che il Paese nel frattempo vada a catafascio non importa. Tanto peggio tanto meglio per chi ha il solo scopo di "mandare tutti a casa". Per sostituirli poi con chi e per far cosa, e quando, non si sa. Per ora si balli sulla nave che affonda, felici di aver umiliato Bersani e il Pd e di trovarsi col PDL e Berlusconi al 29%, a un passo dalla vittoria e con fortissimo potere di condizionamento su tutte le future scelte.
    A casa, per ora ci andrà solo il povero Fini, che, in fondo, era stato l'unico a destra  ad avere il coraggio di togliere l'appoggio a Berlusconi.

    Sarà un piacere? per chi?

     
    

    giovedì 21 febbraio 2013

    Al voto, con una bilancia mal tarata: su un piatto gli errori del passato, sull'altro le incognite del futuro

    Finalmente  siamo in dirittura d'arrivo e il momento della resa dei conti alle urne è arrivato. Non se ne poteva più di questa campagna elettorale brutta e falsata  da presupposti che  impediscono una leale competizione e una vera lettura e corretta rappresentazione della volontà degli elettori.
    La legge elettorale vigente e  gli strani schieramenti in campo, vecchi e nuovi,  indurranno molti  ad astenersi per protesta e sfiducia, o a votare ancora una volta  per "il male minore" , o per non far vincere "il male peggiore".
    Ripeto che anch'io  sono fra questi ultimi, perchè ritengo che così come si presentano  le forze in campo ora,  l'obiettivo più importante  e urgente da raggiungere sia quello di mandare a casa il maggior responsabile della decadenza  e della crisi attuale, Berlusconi, che ha malgovernato e umiliato Parlamento e Paese per tanti anni e si presenta di nuovo con i suoi  cortigiani come niente fosse a  riproporre le stesse promesse truffaldine (vedi IMU). E, incredibilmente, ha ancora tanta gente che lo segue.
    Non c'è riuscito a  mandarlo a casa il presidente della Repubblica Napolitano con l'incauta operazione del "governo tecnico" Monti, devono riuscirci ora gli elettori, col mezzo più democratico e corretto: il voto. Ora o mai più. Il potere del suo denaro, dei suoi mezzi di stampa e TV e il potere malefico della sua volontà di riprendersi in mano l'Italia per continuare a corromperla per i suoi interessi privati, richiedono  uno schieramento  molto forte  per essere sconfitto.
    Questa carta  ce l'ha in mano il centrosinistra guidato da Bersani, che , piaccia o no, per con tutti i suoi limiti ed errori passati, può arrivare alla maggioranza e al Governo, mettendo finalmente in minoranza il PDL.

    So che ci sono molti elettori delusi del centrosinistra che non accettano questo ragionamento perchè prevale in loro un sentimento punitivo  nei confronti del Pd e dei suoi esponenti più importanti per aver dimostrato debolezza e  compromissioni in tante circostanze, sia nei pochi anni in cui è stato al governo,  che  quando è stato in minoranza; e poi perchè vari suoi esponenti sono  stati coinvolti in scandali  e casi di corruzione. Tutto vero purtroppo, e questo  dà il facile pretesto agli avversari per  fare di ogni erba un fascio, mettere sul banco degli imputati insieme a Berlusconi e soci, Prodi, D'Alema, Bersani, Bindi, Lusi, Penati, Franceschini e chi più ne ha più ne metta.
    Ma questo  modo di ragionare non mi pare corretto e onesto. Le responsabilità individuali e di partito sono diverse, tra PD e PDL, e devono essere distinte, condannando chi se lo merita senza affossare una intera coalizione politica, tutti i suoi dirigenti locali e nazionali, che pure hanno  anche ben amministrato, i suoi tanti nuovi candidati scelti con le primarie e milioni di elettori onesti e attivi che hanno tanto bisogno di essere  ben governati e aiutati ad uscire da una crisi economica durissima.
    Togliere al centrosinistra la possibilità di vincere  per prendersi la soddisfazione  di punire D'Alema e Violante, col risultato di far rivincere Berlusconi,  significa    tirarsi la zappa sui piedi e punire anche tutti gli italiani che non ne hanno colpa,  privare il Paese della possibilità di risalire dal fondo in cui è stato cacciato e perdere ogni credibilità residua anche sul piano internazionale.
    Ne vale la pena? Considerando poi che  se vince Berlusconi, ai D'Alema e Violante e inciucisti vari un posto al sole glielo troveranno sempre. E noi staremo a guardare  cornuti e mazziati da entrambi.
    Far vincere il centrosinistra e poi fare  partecipazione attiva per liberarlo da dinosauri e scorie, per chi è giovane e ha voglia di impegnarsi, sarebbe sicuramente una  battaglia più intelligente e costruttiva, lenta e difficile certo, ma l'unica che può dare risultati positivi nel tempo.

    - Molti dei delusi  della sinistra sono ora attratti, insieme a tanti altri delusi da altri partiti, da una formazione politica di recente  costituzione, il  Movimento 5 stelle, fondato da un  comico fattosi capopopolo, Beppe Grillo, che  ha avuto gioco facile a trovare seguaci, a fronte  dei tanti scandali di corruzione emersi e della crisi economica aggravatasi in quest'ultimo anno, per cui ci vuole poco a  dare la colpa  alla intera classe politica e dirigente, anzi alla "casta". Da navigato uomo di spettacolo è riuscito a mobilitare le folle e organizzare  adunate oceaniche nelle piazze, con una  campagna  elettorale definita "tsunami tour",  partita all'insegna del "vaffanc... day" e culminata ieri  con l'anatema nei confronti dei partiti concorrenti: "Arrendetevi siete circondati", un grido di battaglia  copiato  dalle magliette  dei neofascisti di qualche anno fa. L'apoteosi sua dovrebbe poi arrivare domani 22 febbraio con l'ultima  marcia e adunata su Roma in piazza S. Giovanni.

    Il  fatto più rilevante che sta caratterizzando la sua  campagna e  che si coglie dai discorsi e dai commenti scritti sui giornali e nei vari blog dei  sostenitori del Movimento 5 stelle è la cieca fiducia nel fondatore e animatore  Grillo,  visto come un novello giustiziere che  "manderà a casa" tutti gli altri, senza distinzione tra buoni e cattivi, inquisiti e incensurati, onesti o disonesti, bravi o incapaci, tutti accomunati in una furia iconoclasta e distruttiva  con  accentuazioni verbali  che vanno dallo stile Guardie Rosse  maoiste a quello degli emuli di "Giovinezza" .
    Gli attivisti sembrano caricati  a molla e si affacciano nei forum di tutti i giornali a martellare  i lettori con i loro slogan coniati su due  concetti base: elencare gli errori e le colpe degli altri partiti, e magnificare  le virtù del proprio capo, con l'assoluta sicurezza  che con lui e i  candidati da lui guidati, nonostante siano quasi invisibili e tenuti con guinzaglio e museruola, si  fonderà "una nuova civiltà" basata sulla "democrazia diretta"... del capo che parla ai sudditi che applaudono contenti, o fanno clic  davanti a un computer.

    Strategia propagandistica  legittima fino a un certo punto, perchè i limiti sono troppo spesso superati e confinano nell'insulto gratuito  e cattivo contro chiunque osi mettere in dubbio la parola di Grillo, proprietario del logo e del Movimento, che però non si candida, essendo pregiudicato per una condanna  per omicidio colposo, con 3 morti, causati da  una sua leggerezza. E  si sorvola sul fatto che quel che lui dice è tutto da dimostrare. Grida forte  perchè nessuno  gli faccia domande. E non accetta confronti e dibattiti con nessuno.
    Quelle che Grillo mette sul piatto della bilancia, a parte alcune proposte  condivisibili, ma di portata ridotta, sono promesse e utopie  senza alcuna seria possibilità di essere realizzate, sia che arrivasse  ad avere la maggioranza (Dio ci scampi, visto il personaggio egocentrico, assolutista, umanamente instabile ed esagitato)  e tanto più se sarà in minoranza, fosse pur con 100 deputati e senatori...  se al governo ci sarà di nuovo il centrodestra con Berlusconi, Alfano, Gasparri, Verdini, Carfagna, Santanchè ...
    Del resto lui stesso così definisce il suo Movimento nel suo blog-Libretto rosso:


    "Il MoVimento 5 Stelle è un movimento senza. Senza contributi pubblici. Senza sedi.  Senza strutture. Senza giornali. Senza televisioni. Senza candidati pregiudicati. Senza candidati presenti in passato in Parlamento. Senza faccioni civetta presentati come capilista in tutta Italia. Senza compromessi. Senza inciuci. Senza leader. Senza politici di professione. Senza corrotti. Senza tangenti. Senza responsabili regionali, provinciali. Senza capibastone. Senza candidati scelti dalle segreterie dei partiti. Senza candidati con un incarico attuale in Comune o in Regione. Senza alleanze con i partiti. Senza un passato di cui vergognarsi. Senza candidati fuori dalla propria circoscrizione elettorale. Senza ideologie. Senza assicurazioni. Senza banche. Senza respiro. Ma anche senza fretta. Per questo vola in alto e sopra. E' leggero, più leggero di una piuma. Imprendibile come l'aria. E arriverà in Parlamento".
    E io aggiungo:" un movimento senza capo nè coda". Come è possibile affidarsi a lui?
    * Chi vuole esprimere la sua critica al centrosinistra, dando voce ad una sinistra più severa, forse farebbe meglio  a dare un voto, alla Camera, a Rivoluzione civile  di Antonio Ingroia. Almeno avrebbe qualche certezza che sul piano della giustizia, legalità e laicità qualche contributo utile questo  lo potrebbe dare.

    martedì 12 febbraio 2013

    Tutto è relativo, anche le dimissioni del Papa

    Ripensando all'annuncio delle dimissioni del Papa Benedetto XVI, io ne ho ricavato la conferma  che anche nella vita della Chiesa,  pur così inamovibile nella difesa delle sue tradizioni, dogmi e regole, tutto è relativo.  Lo stesso Papa,  il teologo Joseph Ratzinger, che ha fatto della lotta al relativismo etico dei laici non credenti  uno dei cardini del suo pontificato, ha dimostrato con la sua inaspettata e rivoluzionaria decisione, il relativismo etico degli ecclesiastici  e la possibilità di  una diversa interpretazione di consuetudini secolari se non millenarie.
    Adesso che l'annuncio è stato dato, è tutto uno scatenarsi di  ipotesi sul perchè di queste dimissioni e nelle prossime settimane sarà il trionfo della dietrologia più disparata, fino a pensare alla possibilità, già balenata, di un ricatto. Che poi tanto indietro non c'è bisogno di andare per capire, se si pensa ai pesantissimi scandali della pedofilia ecclesiastica,  ai documenti  segreti resi pubblici da Vatileaks, allo strano  processo con condanna e grazia al maggiordomo del Papa, alle trame intorno allo IOR, la banca vaticana  da mesi senza presidente, sospettata di  riciclaggio di denaro sporco....
    Forse era un po' troppo da sopportare per uno che viene definito "Sua Santità" e "Vicario di Cristo " in terra.

    Tutti ricordano ora in prima battuta il lontanissimo precedente della rinuncia di Papa Celestino V che si ritirò nel 1294 e che fu ricordato da Dante come colui che "fece per viltade il gran rifiuto" non sentendosi capace di contrastare gli appetiti dei potenti del tempo, dentro e fuori dalla Chiesa, che lo assediavano.  Ma subito gli estimatori  del Papa attuale correggono il paragone  affermando che il ritiro di Benedetto XVI è invece un atto di coraggio, "di virtute" e amore per la Chiesa. E quindi si prende per buona la sua giustificazione dei motivi di salute, età e stanchezza fisica che lo renderebbero inadeguato ad affrontare con la necessaria  forza e  capacità le istanze e i tanti problemi della Chiesa  in questo momento.
    Ma c'è già chi ricorda gli esempi contrari dei Papi precedenti: Giovanni XXIII, malato di cancro, che restò sul trono pontificio e guidò il Concilio Vaticano II fino all'ultimo respiro, tra il 1963 e il 1965; Giovanni Paolo II  che trascinò la sua sofferenza  negli ultimi anni, con un fisico ormai devastato, aggrappato ad una croce che gli faceva da bastone e sostegno; e pure Paolo VI non era il ritratto della salute in vecchiaia. Per non andare a rivangare la lunga malattia tra il 1954 e il 1958,  di Pio XII,  durante la quale nessuno si sarebbe sognato di chiedergli di farsi da parte a affidare ad un altro la guida della Chiesa. E i tempi del passato non sono mai stati facili, per la Chiesa e per il mondo.

    Ma evidentemente il teologo che  ha sempre detto di voler conciliare la fede con la ragione, ha considerato in modo "relativista" gli esempi precedenti e la consuetudine secolare che faceva ritenere che un Papa dovesse restare sul trono vita natural durante; e ha deciso di fare di testa propria  e ritirarsi. (*)
    E ora che  succede?
    Succede che  si dovrà indire un nuovo Conclave per eleggere un nuovo Papa, e la gestione della "sede vacante" e preparazione della successione,  guardacaso, sarà in mano al Cardinale Camerlengo Tarcisio Bertone, creatura di Papa Ratzinger, diventato uno dei protagonisti più influenti della Curia politicizzata e , pare, delle trame che hanno avvelenato il clima intorno al Papa; candidato anche alla successione.
    C'è di che ritornare con la mente a Celestino V le cui dimissioni furono gestite  dall'intrigante e potente  Cardinale Caetani che poi gli successe come Papa Bonifacio VIII; e non fu certo un buon esempio per la cristianità  e il vangelo.
    Ma aspettiamo gli eventi.
    (*) Aggiornamento  del giorno dopo:
    Dimenticavo di aggiungere che un  Sovrano che abdica (e il Papa  nel suo Stato Vaticano e  nella organizzazione gerarchica della Chiesa è un  sovrano assoluto) è un sovrano che  ha subito una sconfitta. Ed è una sconfitta anche per i suoi fedeli e sudditi.
    E meno che mai dovrebbe  lasciare il trono chi ritiene di essere stato "chiamato da Dio" e dallo Spirito Santo a ricoprirlo. Quel che Dio ha unito non si  dovrebbe dividere - ci viene sempre detto. E invece l'uomo Joseph ha disobbedito alla chiamata del Signore e a un certo punto ha detto: no grazie, ho già dato (lasciando  gli alti prelati capifazione a  farsi la guerra tra loro e i fedeli smarriti....).
    La portata politica  e  i contenuti di questa sconfitta sono   forse solo in parte noti.  La portata  della contraddizione teologica insita in queste dimissioni, umanamente motivate, dovrà essere approfondita e spiegata al popolo dei fedeli, in modo, si spera, non artificioso o ipocrita.
    Certo andrebbe ridimensionata certa arroganza cardinalizia,  e la presunzione di essere  portatori di verità assolute  e la pretesa di insegnare, anzi di imporre, la loro morale -molto relativa- a tutti .


    lunedì 4 febbraio 2013

    Voti per Grillo o Ingroia ed eleggi Berlusconi. Così è, anche se non vi pare

    In questa delirante campagna elettorale, tra un'orgia di promesse irrealizzabili, morti resuscitati,  "tecnici" che si sono  improvvisati pessimi politici, magistrati che si beccano tra loro come i polli di Renzo di manzoniana memoria, comici che si credono statisti, il limite di sopportazione di un povero elettore sono stati abbondantemente superati, più che nelle  campagne elettorali "normali" del passato.
    Era molto più facile scegliere e decidere quando c'erano le pur deprecate ideologie: destra o sinistra, DC o PCI, con qualche spazio, ma non troppo, anche per i "partitini", che talvolta finivano per essere "l'ago della bilancia". Ma in fondo i discorsi e le idee erano più chiari, gli esiti abbastanza scontati e non  particolarmente catastrofici. Fra tanti errori e governicchi di vita breve, si è riusciti però a fare anche tante buone leggi e  favorire progresso economico e sociale.
    Ma ora di "normale" e facilmente comprensibile non c'è più niente. E' il trionfo dei "trans" e dei "travestì" della politica, dove ognuno tenta di rubare la parte all'altro e fa a gara a chi le spara più grosse, tanto c'è sempre una parte di popolo  che ci crede.
    Ed è pure il trionfo, e la degenerazione, della personalizzazione della politica,  dello sfruttamento della figura del leader "carismatico", o presunto tale,  che deve  piacere, trascinare, suscitare emozione e convincere il popolo, "sovrano" destinato ad essere "suddito" del capo.
    Al redivivo Berlusconi di nuovo onnipresente  e onnipotente, ai vecchi e consunti Casini e Fini, si sono aggiunte ora le figure  di Monti e Ingroia, e il fantasmagorico Grillo, che non può candidarsi a premier, dice di non voler essere un leader, ma tiene nascosti i suoi candidati, sicuramente onesti e obbedienti  per sua garanzia, con museruola e guinzaglio, e imperversa in tutta Italia  tra folle di fan  che vedono in lui il nuovo giustiziere  che manderà a casa la  odiata "casta", ridurrà stipendi e privilegi,  e con pochi colpi di bacchetta magica  fonderà una "nuova civiltà" in Italia, in Europa e nel mondo (sotto la guida ispirata dell'apocalittico amico Casaleggio..).
    A me par di sognare  e mi chiedo ancora una volta se "sogno o son desta" e di nuovo mi sento come la mitica Cassandra alla vigilia della distruzione di Troia, perchè  temo che da una situazione come quella che si è creata in Italia, non possa venir fuori niente di buono.

    E' ovvio  che ognuno è libero di votare per chi più gli piace o  gli ispira più fiducia,  o rappresenta la sua voglia di cambiare o di punire chi ci ha governato finora. Ma con la legge elettorale "porcellum" in vigore,  le relative soglie di sbarramento per i partiti minori e il relativo premio di maggioranza su base nazionale (Camera) e regionale (Senato) per  il maggior partito, se non vincerà   la coalizione di centrosinistra, PD e SEl, l'unica che ha  realizzato un pur parziale rinnovamento  dei candidati con le primarie, e che non promette la luna ma un programma fattibile, vincerà  di nuovo quella di centrodestra  guidata da un Berlusconi che ha la più grave responsabilità per  il degrado morale, politico ed economico in cui è precipitata l'Italia.

    E il mondo intero riderà di noi e ci toglierà  ogni fiducia e credibilità per non essere riusciti a liberarci di un simile personaggio.

    All'elenco di quanti hanno favorito la sua resurrezione, oltre alla solita debolezza  di un certa parte del PD, andranno aggiunti in primo luogo i cortigiani di Berlusconi, i mastini e le amazzoni dalla parlantina a raffica, che senza vergogna  sono di nuovo scatenati a difendere l'indifendibile;  e le banderuole di una squalificata Lega ritornata all'ovile, rimangiandosi  un proclama al giorno. Ma anche  il  presidente Napolitano, ha direttamente o indirettamente dato il suo contributo,  con le sue incaute operazioni- boomerang contro la magistratura di Palermo e la nomina di Monti a capo del governo, ha complicato lo scenario politico al Centro e a sinistra, con la salita in campo di nuovi contendenti: Monti e Ingroia.
    E, piaccia o no, anche tutti gli elettori che  abbandoneranno il centrosinistra per votare per Grillo e  Ingroia,  favoriranno la vittoria di Berlusconi, e si ritroveranno a fare  opposizione con ben poche speranze di essere ascoltati.

    venerdì 11 gennaio 2013

    Gran bel servizio privato il "Servizio pubblico" di Santoro

    Gran bel servizio privato il "Servizio pubblico" de La 7 e di Santoro di ieri sera, a beneficio di Berlusconi. Ma era premeditato e voluto, o è stato un autogol imprevedibile?
    Nell'uno e nell'altro caso è stato un pessimo risultato, almeno per chi, come me, vorrebbe una informazione corretta e seria, non asservita agli interesi dell'audience e agli interessi di un satrapo onnipotente che dopo aver fatto perdere all'Italia 20 anni in cui è regredita in tutti i campi, si ripresenta sulla scena politica con la più gran faccia tosta a ripetere le solite balle (grande quella iniziale sul progetto di costruire ospedali per bambini...) e a rivoltare ogni frittata da lui bruciata, scaricando sempre le colpe sugli altri.

    Non bastassero le sue comparsate in Tv delle ultime settimane, gli si è regalata una intera serata con audience altissima, date le aspettative di un presunto duello con giornalisti a lui ostili. Col risultato che il "Caimano" ne è uscito col ghigno compiaciuto del vincitore che ha "fregato" (scusate il termine poco elegante) tutti, con grande soddisfazione dei suoi fan che lo vogliono così.
    Tutta propaganda gratis per lui, non contrastata con la necessaria incisività da Santoro e Travaglio. Ad esempio, perchè quando ha fatto quella lunga tiritera per spiegare la lunghezza dei tempi di approvazione dei "disegni di legge", nessuno gli ha ricordato quanti "decreti legge" ha fatto approvare e quanto è stato invece veloce l'iter di approvazione delle leggi ad personam che interessavano a lui? E sì che sarebbe stato facile, e non credo che i giornalisti presenti non fossero preparati per elencarli e ricordarli!
    Per caso c'era un accordo preventivo per non infierire? L'accenno di Santoro agli accordi (che Berlusconi non ha rispettato  elencando le cause civili perse da Travaglio) lo conferma.

    Nessuno era preparato a confutare la disinvolta e lunga spiegazione delle sua telefonata al caro amico Erdogan mentre la Merkel aspettava? E perchè quell'intervento dell'imprenditrice del Nord Est che pontificava sulla politica monetaria per concludere con un attacco alla moneta unica europea in stile Grillo-leghista, sicuramente servito come assist gradito a Berlusconi che infatti ci ha marciato sopra?
     Adesso possiamo dire che tra i tanti che favoriscono (da sinistra??!!) e si meritano il ritorno di Berlusconi c'è anche "Servizio pubblico".

    Peccato. Così facendo non ce ne libereremo mai. E sì che il suo indecente e rabbioso attacco alla nostra Costituzione per auspicare un regime che desse un potere assoluto al capo del governo dovrebbe far riflettere la gente.
    Se non fosse che tanti, purtroppo, a fronte del caos di questa politica, si lasciano ancora affascinare dall'uomo forte che comanda e decide per tutti senza contraddittori, qualunque cosa faccia e quali che siano le colpe di cui si macchia a danno del Paese, perchè tutto gli si perdona.