sabato 22 novembre 2014

Non in mio nome

Mi dispiace, ma stavolta  non andrò a votare per le elezioni amministrative  regionali dell'Emilia Romagna. Per me è una sconfitta, una contraddizione con un principio che ho sempre predicato e, per quanto mi era possibile, praticato: quello della partecipazione attiva e consapevole come cittadina alla vita politica del Paese, con l'esercizio in primo luogo del voto, strumento indispensabile per la manifestazione della propria libertà di scelta e quindi  per la sopravvivenza della democrazia.
Ma stavolta mi arrendo e rinuncio. Visti i pessimi risultati ottenuti finora con il voto, stavolta pratico il "non voto", o l'astensione che dir si voglia, come estremo rimedio a mali estremi, o quanto meno come espressione di una protesta contro la gestione della politica regionale e nazionale  attuata in questi ultimi anni e mesi.
Inutile ricordare ora i meriti e anche le cose buone fatte, in particolare da esponenti del partito, il PD, che ho contribuito a fondare e in cui avevo sperato, partendo da un lungo e ormai lontano percorso iniziato con l'Ulivo.
Ma i meriti  sono stati vanificati da  demeriti che  io non posso più sottacere e perdonare.
Cosa non posso perdonare? A livello regionale, il caso Marco Monari, la goccia che ha fatto traboccare il vaso della mia sopportazione. Che costui fosse un individuo  di scarsissima levatura politica  ma di evidente  e unica capacità di fare carriera  mettendosi alle costole, come portaborse e  apparentemente fedelissimo delle figure politiche di  maggior importanza che via via emergevano nell'area del centrosinistra a Bologna, l'avevo capito io che sono l'ultima dilettante-simpatizzante di provincia, fin dai tempi del primo Ulivo.

C'erano tanti bravi  giovani che si impegnavano a quei tempi e che apparivano molto più sinceri, motivati e preparati, eppure  era Monari che fu di fatto imposto al più alto livello regionale, prima nei Democratici, poi nella Margherita e infine nel PD, con i soliti meccanismi della cooptazione, della candidatura unica  perchè "non c'erano alternative", per  finire incoronato addirittura a capo di Gabinetto, consigliere regionale, e - ti pareva - capogruppo per il PD, sulla comoda slitta di babbo Natale del listino di Errani per due legislature. Praticamente senza mai essere stato scelto ed eletto per selezione democratica.

Ricordo di aver scritto già nel 2004 ai massimi vertici lettere di critica e protesta per il metodo adottato per favorire la resistibile scalata di Monari. Naturalmente senza ricevere risposta, anzi l'effetto contrario.
Ora  dalla inchiesta delle "spese pazze" dei consiglieri regionali e dalle intercettazioni telefoniche pubblicate emerge la volgarità del personaggio e la  sua opaca qualità morale per l'uso improprio fatto del pubblico denaro.
Ma possibile che nessuno tra i big (La Forgia, Albertina Soliani,  Prodi, Errani...) a cui si era attaccato l'avesse capito di che pasta era fatto?
Ed è per questo che io non ce l'ho con Monari, o solo con lui, ma con tutto l'apparato bolognese-emiliano che l'ha favorito  e sostenuto ad occhi  chiusi (???). E  di casi Monari, e simili, ma anche  peggio, con imputazioni  più gravi per esponenti PD, ne sono venuti fuori  un bel un po' in tutte le regioni italiane.

E non è tutto. Anche a livello nazionale  Matteo Renzi sta  imponendo un metodo e una linea al partito e al governo del paese che non condivido e che non rappresenta le mie idee e le mie aspirazioni. Io alle ultime elezioni europee avevo votato per un PD che prometteva altre cose; ma Renzi, grazie alle primarie e ai tanti voti ottenuti dal partito (il 41%), se ne è impadronito a passi da gigante e metodi spicci, per fare una "sua" politica e un "suo" partito personale simil- berlusconiano che snatura completamente  i contenuti ideali, morali e materiali che dovevano caratterizzare un partito di centrosinistra.
Mi dispiace  per quanti, candidati ed elettori in buona fede, continuano ad impegnarsi all'interno del PD, e so che ce ne sono di onesti e bravi. Ma stavolta non ne appoggerò nessuno perchè è troppo forte la mia convinzione che essi non conteranno nulla se ai massimi livelli si continua con questi metodi e si impedisce di fatto  che possano avere un ruolo,essere ascoltati e procedere su un' altra linea.
Ho visto il destino toccato ai Marino, Puppato e Civati, che avevo sostenuto negli anni scorsi: o  "integrati nel sistema" del consenso per dovuta obbedienza al partito (o per l'esattezza a chi comanda nel partito), o osteggiati, o sbeffeggiati e sempre sul punto di essere cacciati.


Tornerò a votare per il PD  quando  cambierà davvero verso (non quello di Renzi) e saprà  far emergere  candidati  che pratichino l'onestà personale, la lotta alla corruzione e alle mafie, e difendano sul serio la giustizia sociale, la legalità e la giustizia penale e civile uguale per tutti, la laicità delle istituzioni, la equa promozione del lavoro e dei lavoratori e il rispetto sostanziale della Costituzione.

Tutte qualità e valori che  questo PD, "nuovo partito della Nazione" sembra aver dimenticato (e non solo per colpa di Renzi e dei suoi cortigiani e cortigiane...) e che le ultime riforme  fatte e in cantiere, stanno vanificando.
Se continuerà così come ora e avrà comunque il consenso  della maggioranza, faccia pure. Ma non in mio nome e con il mio consenso.

Degli altri candidati e degli altri partiti non parlo nemmeno: perfetti sconosciuti  espressi da gruppi improvvisati, da un grillismo incomprensibile, o da vecchi partiti di centrodestra usurati, incapaci e divisi, che meno che mai potrebbero rappresentare le mie idee.