domenica 1 febbraio 2015

Oltre il "patto del Nazareno" il PD ritrova se stesso e vince

Con l'elezione di Sergio Mattarella, nuovo  Presidente della Repubblica, finalmente Renzi ha "cambiato verso" e ha vinto una partita difficilissima, ricompattando un PD  sull'orlo di una scissione e mettendo in crisi o fuori gioco Berlusconi, Alfano e Grillo in un colpo solo.
Era ora, dopo un anno speso male  in "larghe intese" che hanno prodotto solo pessime "riforme" istituzionali, economiche e fiscali, in parte  ancora a metà del guado, mal confezionate  per compiacere Berlusconi e  ottenere i voti del Nuovo Centro Destra di Alfano e di Forza Italia e restare al governo.
Questa volta, viste anche le rispettive opposizioni  interne e il malcontento degli elettori che hanno in larga parte disertato le urne  alle recenti consultazioni,  Renzi ha capito che bisognava cambiare rotta e stavolta ha ascoltato prima il suo partito, scegliendo un buon candidato che poteva raccogliere il consenso di tutti, renziani e minoranze varie, e poi l'ha proposto agli altri partiti, alleati e avversari, con il solito metodo del "prendere o lasciare, se vi va bene è così, se non vi va bene si va avanti lo stesso così".
Finora Renzi aveva  fatto il contrario, invertendo l'ordine degli addendi,  privilegiando il rapporto  con Alfano e l'alleato occulto e finto avversario Berlusconi, scodellando poi  le minestre, preconfezionate con loro, al suo partito, il PD, che doveva  prendere o lasciare, e ingoiarle anche quando erano indigeste o avvelenate.

Naturalmente  questa "svolta" renziana ha fatto saltare su tutte le furie gli alleati palesi e occulti di NCD e FI, che  si sentono traditi e defraudati e strillano contro il metodo decisionista  di Renzi, che andava benissimo fino a ieri quando privilegiava e  giovava a loro e adesso rigettano perchè li ha messi in un angolo.
Se in politica è vero che il fine giustifica i mezzi,  quando il fine è buono, e i mezzi sono comunque democratici, diciamo che va bene così.

Adesso però viene il difficile, se si vuole  fare veramente riforme utili al Paese e non adagiarsi sugli allori di questo successo.
Questa vicenda ha dimostrato  che il Pd, se vuole,  ha al suo interno anche forze positive, competenti e capaci, tra le vecchie e le nuove generazioni, e, se unito, può spendere bene il consenso elettorale ricevuto alle elezioni europee e nazionali. Non tutto è marcio e non tutto è casta da rottamare. 
Ma ci vuole volontà e saggezza per ripulire il marcio che c'è, eccome, e si è manifestato in tante, troppe  situazioni e regioni e circoli,  con primarie inquinate,  corruzioni,  sprechi di pubblico denaro  ecc. per colpa di esponenti PD.
In secondo luogo,  va rivisto il rapporto con NCD e FI, e vanno riesaminati  e corretti i progetti di legge ancora a metà del guado, soprattutto la riforma del Senato e la legge elettorale.

Non sarà facile, perchè  ora Forza Italia e NCD, sui cui voti Renzi ha contato finora, sono compagini spaccate e  disorientate e sul piede di guerra.
Vedremo se l'abilità dimostrata da Renzi in questa vicenda saprà trovare una nuova strategia che possa mantenere unito il PD, ridargli dignità e credibilità e riconquistare la fiducia dei suoi elettori con riforme vere  che  aiutino a risolvere i  gravissimi problemi  in campo economico e in materia di giustizia, fisco, laicità,  immigrazione, sicurezza, che sono ancora tutti lì che aspettano.

Nuova strategia che dovrebbe trovare sponda e appoggio nel nuovo Capo dello Stato, uomo rigoroso e poco incline ai compromessi , che potrebbe e dovrebbe "cambiare  verso" rispetto al suo predecessore Napolitano, troppo ostinatamente attaccato alle  innaturali e nefaste "larghe intese" che dovevano essere provvisorie e stavano diventando eterne e immutabili.
Non resta che fargli, e fare a noi stessi, gli auguri per un buon lavoro.