giovedì 27 ottobre 2016

Delenda Gorino! Ma poi la natura ha distrutto altri borghi dell'Appennino...

"Delenda Carthago!" Si  distrugga Cartagine!, tuonava Catone il Censore  nel 157 a C. nella Roma che si sentiva minacciata dalla  ribellione della  forte città rivale  nordafricana.
Ieri, molto più modestamente, ma con altrettanta virulenza minacciosa e distruttiva,  mezza Italia tramite internet e stampa tuonava contro Gorino (unica frazione di Goro in provincia di Ferrara, 600 abitanti su una striscia di terra tra Po e mar Adriatico), diventata la "vergogna d'Italia" per aver messo  4 bancali di traverso sulla strada e impedito  l'arrivo di un pullmino che doveva scaricare qui 12 donne e, si diceva, 8 bambini (ma la presenza di questi bambini è risultata inventata**). Atto di ribellione stranamente riuscito perchè il Prefetto di Ferrara che aveva mandato lì il pullmino, vista l'opposizione, ha ordinato la marcia indietro e ha dirottato le migranti altrove. Apriti cielo!
"BoycottGorino!" boicottiamo Gorino! con tanto di hastag annesso, proponeva con foga e linguaggio da Santa Inquisizione nazionalpopolare un italiano per bene con un lungo post su Facebook da diffondere urbi et orbi per questa santa causa: "... Gorino vergogna, tu sei la vergogna dell'umanità, dell'Italia. Tu sei la vergogna in assoluto. Tu puzzi di fogna, tu moscon d'oro  che razzola nella merda. Tu che annulli il pensiero umano di secoli..." e via di questo passo, ottenendo tanti "mi piace " e qualche condivisione.
E non è stato il solo a scagliare strali infuocati contro gli abitanti del paesino padano, con articoli, post e commenti di lettori indignati che li definivano come minimo "razzisti", aggiungendo spesso altri aggettivi, insulti e considerazioni antropologiche su quegli abitanti rivelandosi, forse inconsapevolmente , altrettanto "razzisti", dal momento che giudicavano e condannavano sbrigativamente e aprioristicamente la gente di Gorino senza conoscerla, solo in base ad una scarna notizia di stampa divulgata poche ore prima.
E' vero che su altri siti e blog  altri lettori (l'altra metà d'Italia?) inneggiavano alla "resistenza" degli abitanti di Gorino, indicati come "eroi" e come esempio da imitare  e aggiungevano altri  aggettivi e considerazioni sui migranti "clandestini che hanno rotto" e "basta invasione", o "questa invasione è la peste del terzo millennio...potevano lasciarli morire.").
I blogger del Fatto Quotidiano non hanno perso l'occasione di sfoggiare un severo moralismo solidaristico a senso unico per scrivere, o titolare i loro pezzi, chi "Io non sto con Gorino", e "Lettera agli abitanti di Gorino, con profonda vergogna" , e un  altro "con muri e barricate paese fallito". Solo uno ha osato scrivere: "facile dare la colpa agli abitanti, ma lo Stato dov'è?"
Non sono mancati i politici  a dire che " Gorino non rappresenta l'Italia  accogliente che conosciamo", preoccupato che l'episodio offuschi la bella immagine dell'Italia che salva migliaia di vite a Lampedusa, senza preoccuparsi più di tanto poi di dove e come vanno a finire le vite salvate, e senza accorgersi che questa accoglienza indiscriminata  e mal controllata costringe comuni grandi e piccoli ad "importare" fedeli seguaci di un Islam spesso fondamentalista e succube di usi e costumi  medievali incompatibili con i nostri, lasciando crescere orrendi accampamenti e ghetti tipo Rosarno, manovalanze sottopagate in nero, futuri focolai  di disagio sociale, piccola criminalità, sfruttamento di donne discriminate e di tanti minori stranamente non accompagnati, tra cui possono emergere anche aspiranti jihadisti. Ma tutti al centro e a sinistra a dire, parola più parola meno, che "non c'è giustificazione per quanto successo" o, "nessuna comprensione per chi costruisce barricate contro chi ha bisogno".
E naturalmente papa e vescovo subito pronti ad ammonire e a ricordare l'obbligo morale dell'accoglienza.
Più prudente stavolta Renzi che si è limitato a dire "Difficile giudicare. La popolazione è stanca", forse finalmente consapevole, per un attimo, delle responsabilità che gravano anche sul governo italiano nella gestione dei migranti; anche se ora cerca, con qualche ritardo, di coinvolgere nella responsabilità, un'UE sfuggente  e divisa sul da farsi.

Certo è brutto lo spettacolo di pescatori che erigono barricate per impedire l'arrivo di un pullmino con donne migranti senza meta. Ma è brutto anche lo spettacolo di un pullmino che porta una decina di povere donne, di cui una incinta, provenienti da lontani paesi dell'Africa per confinarli (nel senso letterale del termine) nell'unico ostello di Gorino, l'ultimo sperduto avamposto ferrarese sommerso dalle nebbie del Delta del Po, tra pescatori-allevatori di vongole in eterna lotta per la sopravvivenza, tra legalità e illegalità, tra chi le semina legalmente e chi gliele ruba.
Quale "accoglienza" o possibilità di integrazione si poteva mai sperare di ottenere qui? 
Brutto lo spettacolo dei leghisti che strumentalizzano l'episodio e incitano alla guerra tra poveri, ma desolante anche lo spettacolo delle autorità e dei politici di pseudosinistra che fanno gli scandalizzati e predicano la morale dall'alto delle loro comode cattedre e non si rendono conto di quanto sia sbagliato e controproducente  imporre e pretendere un'accoglienza generosa e solidale da popolazioni di paesi in cui in cui non mancano mai fabbriche e attività che chiudono e licenziano o sottopagano e si vive una realtà quotidiana di difficoltà economiche e sociali. 
Mentre di questi "migranti" spinti qui da chissà chi da qualche anno ne continuano a sbarcare a centinaia di migliaia convinti che qui tutti possano trovare condizioni di vita migliori, con che mezzi non si sa. La "colpa" maggiore non è tanto, o non solo, della gente di Gorino o di altri che rifiutano un'accoglienza improvvisata imposta dall'alto, 10 qui, 20 o 50 là, dove si trova un edificio qualsiasi in cui parcheggiarli, ma di chi ad alto livello politico nazionale e internazionale non ha capito la portata e le conseguenze sociali ed economiche di questa ormai annosa e forzata deportazione di massa di popoli dall'Africa, dal Medio Oriente e dall'Asia all'Europa, e non ha saputo o voluto porre un freno e gestire il problema all'origine, e colpire sul serio registi e trafficanti di uomini. 
E ora fa la predica ai "polli di Renzo" con le zampe legate che si beccano tra loro.
Oggi sui giornali comincia a comparire anche qualche articolo che va a vedere l'aria che tira a Gorino, intervista un po' di gente e riconosce che forse  tanto o solo razzista non è;  qualcuno ricorda  l'ospitalità data e ricevuta in occasioni passate di alluvioni e piene del Po, le difficoltà di vita e lavoro,  recenti e di sempre,  si sottolinea l'infelice gestione delle autorità con l'invio  di quelle povere donne  in questo sperduto paesino, requisendo in poche ore e senza avvertire nessuno l'unico locale pubblico con qualche possibilità di  vita sociale e accoglienza turistica.
Ma ieri sera ci sono state nuove scosse di terremoto, e la natura, ancora una volta ha mostrato il suo lato  distruttivo infierendo su altri antichi borghi dell'Appennino dell'Italia centrale, sbattendo sulla strada altre migliaia di persone alle quali bisognerà trovare riparo e dare assistenza.
Gorino, per ora, è "salva" dalla distruzione mediatica (anche se per taluni resterà bollata per sempre come paese"razzista" ** e per altri "eroico").

**AGGIORNAMENTO DEL  6 NOVEMBRE
 A dimostrazione  della persistenza dell'eccesso di zelo accusatorio contro la gente di Gorino, un po' troppo strumentale, che anima i giornalisti anche illustri del "politicamente corretto" (ma scorretto quanto alla veridicità delle informazioni su cui  basano i loro anatemi),  sull'ultimo numero del Venerdì di Repubblica uscito il 4 novembre, Michele Serra e Enrico Deaglio hanno continuato a citare  la presenza degli 8 fantomatici bambini che avrebbero dovuto essere sul pullmino insieme alle 12 donne respinte al mittente. Bambini che non c'erano, per esplicita dichiarazione dell'Agenzia ferrarese che si occupa dei rifugiati minori; dichiarazione ignorata dalla stampa che non si è premurata di accertarsene, perchè il rifiuto di accogliere bambini  dava un ottimo pretesto per rendere più efficace il "pezzo" accusatorio e colpevolizzare la gente di Gorino. Anche questa è strumentalizzazione, di segno opposto ma pari a quella dei leghisti.

lunedì 3 ottobre 2016

Il bikini e la libertà delle donne non islamiche in Occidente

Nel pieno delle polemiche scoppiate  in seguito al caso del burkini, e mentre alcuni si affannavano ad evidenziare  la condizione di privazione della  libertà delle donne islamiche, costrette a coprirsi da capo a piedi in pubblico e pure al mare, tanti nostri intellettuali, maschi e femmine, si sono prodigati  ad evidenziare che anche le nostre donne occidentali non islamiche non sarebbero in realtà libere di vestirsi o svestirsi come vogliono, perchè costrette a indossare succinti bikini dalle mode  imposte da un "potere mercantile" che vuole il corpo femminile esibito come un umiliante "richiamo sessuale".
Esempio di questo zelo da mea culpa in confessionale nello stigmatizzare "gli stereotipi sulla libertà delle donne" , tanto da mettere sullo stesso piano i limiti alla libertà subiti dalle islamiche e quelli subiti dalle non islamiche, è un articolo di Dacia Maraini sul Corriere del 13 settembre scorso.
"E' da considerarsi una libera scelta - si chiede tra l'altro la Maraini - quella di usare un costume (tipo tanga) che mette in evidenza, spesso in maniera sfacciata  e brutale le parti più sessuate del corpo femminile?" Aggiunge poi la domanda parallela: "E' vera libertà  quella di coprirsi in modo che tutto quello che può sfiorare le parti sessuate venga nascosto e la parte non possa  mai vedere il sole?" E fin qui il dubbio amletico ci può stare.
 Ma non ci può stare  la successiva affermazione: " ...Ma se guardiamo le cose da un punto di vista culturale, ci rendiamo conto che sono due forme di costrizione molto simili..."  E la Maraini prosegue poi con  le sue equiparazioni tra i modelli  derivati da "convenzioni stereotipate" basati sul linguaggio della seduzione nel mondo occidentale  pretesa dal "mercato" e , sul fronte islamico, sulla negazione della seduzione in nome di una "religione punitiva".

No, cara signora Maraini e colleghi vari, le due "costrizioni" non sono simili e non hanno lo stesso potere di condizionamento e induzione alla sottomissione. E' sbagliato e fuorviante metterle sullo stesso piano, per non scegliere da che parte stare e non decidere, con la logica e la mancanza di coraggio di un Ponzio Pilato.

Intendiamoci, nemmeno io ignoro il potere di condizionamento delle mode, nel vestire e in tanti altri settori, diffuse dai mezzi di comunicazione, a loro volta condizionati dal "mercato". E il condizionamento è tanto più potente quanto più è debole culturalmente ed emotivamente la persona che vi è esposta (donna o uomo, giovane o adulto che sia). Ma io, donna  che vive in Occidente in un paese democratico, alle mode posso resistere e nessuno, padre, marito o prete o comunità locale o legge nazionale, mi può costringere a seguirla; mi ci posso sottrarre  come e quando voglio senza che nessuno mi punisca, o isoli,  o condanni. Anzi, nel mio piccolo, il "mercato" posso essere io stessa ad influenzarlo, comprando o non comprando certi prodotti invece di altri.

Il bikini è diffuso, ma non obbligatorio per nessuna. in Occidente. Un giorno lo posso indossare, il giorno dopo no; posso mettermi un costume intero o un pareo o un camicione; lasciare i capelli al vento o  indossare un cappellino, a seconda  della mia voglia, del mio buon gusto, o cattivo gusto, o delle condizioni del tempo. Non è una "divisa" simbolica di nulla, se non di una libertà  di esibire, vestire o svestire il proprio corpo, che può a volte anche sconfinare nel cattivo uso della libertà (e succede, ma è male minore, di scelta personale e, volendo, rimediabile).
Ma sempre libertà è, sostanziale e fondamentale, che i nostri intellettuali, sempre troppo pronti a colpevolizzare la nostra "civiltà"  (di cui pure sono  protagonisti corresponsabili e beneficiari), inclini al masochismo e ad un  assurdo timore reverenziale e ad  una  preventiva  sottomissione alla retriva "cultura" islamica (talvolta in certi Stati sconfinante nella barbarie, nella crudeltà e nell'ingiustizia  istituzionalizzata contro le donne), dovrebbero difendere a voce alta e senza se e senza ma.
Quando le donne islamiche, nei paesi del Medio Oriente e in Occidente, potranno godere delle stesse nostre libertà, allora si potranno  fare certi parallelismi o equiparazioni, che oggi come oggi sono sbagliatissimi.

Lo stesso dicasi a proposito  dei tanti, troppi, casi di violenza sulle donne e dei femminicidi, ancora così frequenti nel mondo occidentale, che testimoniano il persistere di una mentalità  maschilista aggressiva e possessiva, dura a morire nonostante l'evoluzione culturale, il contesto sociale e le tutele legislative volte ad affermare l'uguaglianza e la difesa dei diritti delle donne.
C'è ancora tanto da fare per sconfiggere questa propensione alla sopraffazione maschile anche in Occidente, ma guardando avanti, per migliorare, non certo guardando indietro  o adeguandosi ai "detti" e agli esempi di vita famigliare del profeta Maometto di 1400 anni fa ( o imitando i Paesi dove a tutt'oggi vige la sharia). Diventiamo "come loro", se accettiamo quel che vogliono "loro", non se cerchiamo di impedire (anche con qualche divieto ben motivato) che facciano prevalere le "loro" discriminanti e punitive imposizioni. 
Posso concordare con Dacia Maraini quando scrive che " La vera libertà consisterebbe nello stare comodi, nella possibilità di muoversi liberamente, di prendere il sole senza fare il verso alle peggiori pubblicità della seduzione mediatica, nello stare in armonia sfuggendo sia al linguaggio delle ideologie che del mercato".
Ma ribadisco che, mentre è possibile per le donne in Occidente sfuggire alle imposizioni del mercato, alla maggior parte delle donne islamiche è precluso ancora oggi sottrarsi alle imposizioni e ai condizionamenti delle ideologie politico-religiose e tradizioni millenarie, anche se fuori tempo e fuori luogo, punitive e scomode, discriminanti e inopportune. 
E gli "intellettuali" dell'Occidente non fanno nulla per aiutarle  o convincerle a liberarsene, anzi le spingono a restare sottomesse in eterno dicendo loro che in fondo anche noi non siamo libere coi nostri bikini.... Che è come dire: Quindi care islamiche tenetevi pure i vostri burka, burkini, chador, abbayah e fazzolettoni in testa, volenti o nolenti, libere o non libere, è affar vostro.... Noi ce ne laviamo le mani...