venerdì 6 luglio 2018

I 100 giorni più strani della storia politica italiana

Sono passati 100 giorni da quel 4 marzo 2018 che ha rivelato all'Italia  il risultato elettorale più pazzo e complicato della storia politica italiana, che pure  è sempre stata abbastanza tribolata. Personalmente, stavolta, e per la prima volta nella mia già abbastanza lunga vita di cittadina attiva, non avevo voluto dare il voto a nessun partito, annullando deliberatamente la scheda, per protesta contro la nuova legge elettorale e per la scarsa fiducia, o la delusione, nutrita nei confronti  dei leader e delle proposte  espresse in campagna elettorale. Avevo previsto  le difficoltà che sarebbero emerse  nel dopo elezioni, qualunque fosse stato il risultato, perchè avrebbe comunque costretto i partiti più votati ad alleanze  pasticciate e di incerto contenuto e durata, e ad un trionfo di ipocrisie e compromessi che avrebbero vanificato o sviato in altre direzioni la volontà degli elettori.
Dire ora che in gran parte si è verificato quel che avevo previsto e  temuto, non mi fa piacere. Ma credo che comunque il risultato di una competizione elettorale democratica, per quanto imprevedibile e complicato, vada sempre accettato e rispettato e ci si debba augurare che  possa portare qualche risultato positivo per il bene dell'Italia.
Per questo sono molto preoccupata per il clima cattivo e rissoso da perenne campagna elettorale, che continua a dominare la vita politica, nonostante ci sia già dal 1 giugno,  cioè da un mese, un nuovo Governo, che, piaccia o no, ha  ottenuto legittimamente  la nomina da parte del Presidente della Repubblica e l'approvazione del Parlamento sulla base di un programma,  o "contratto", concordato dopo lunghe trattative. Governo presieduto da  Giuseppe Conte (professore neofita della politica) e sostenuto dalle due forze politiche, Movimento 5 Stelle e Lega, che avevano ottenuto più voti, e pur essendo state rivali e concorrenti in campagna elettorale, erano comunque le uniche che avevano i "numeri" necessari per superare il voto del Parlamento.
Ora non so se queste due forze politiche e i rispettivi leader, Di Maio e Salvini, saranno in grado di rispettare il contratto stipulato, superando la diversità di posizioni  di partenza, e fare le riforme e i cambiamenti promessi. E se questi cambiamenti saranno  nei fatti  positivi; ma  credo che in una democrazia dell'alternanza,  bisognerà pur dargli il tempo di provarci, anche perchè i problemi sono tanti,  radicatissimi da decenni, e le soluzioni non saranno nè facili nè certe.

E invece  si sta scatenando il finimondo  da parte dei partiti che più hanno perso elettori,  PD e Forza Italia, e dalla  stampa (e TV)   di riferimento, "di sinistra", berlusconiana e in buona parte  anche di quella tradizionalmente definita indipendente (anche se non lo era e non lo è mai...). Si sta facendo un quotidiano e serrato processo alle intenzioni ad ogni annuncio di proposta o parola più o meno infelice pronunciata dai leader  e dai ministri, con una ostilità e una aggressività mediatica che non ricordo di aver mai visto in passato  contro i governi appena insediati.

Anzi, ricordo  gli attestati di fiducia e gli entusiasmi iniziali per Prodi e Berlusconi, e  non solo dei loro fan, e la modesta opposizione degli avversari (ma sì, lasciamoli provare... si è sempre detto), ricordo  le nuvole di incenso sparse per Monti presunto salvatore della Patria e dello spread col suo loden, nominato  da Napolitano senatore a vita al suo apparire; e non parliamo dell'overdose di ottimismo sollevato dal dirompente rottamatore Renzi. E non è che le situazioni che hanno lasciato in eredità siano  entusiasmanti, anzi i guai e le delusioni che hanno suscitato sono stati proprio la causa delle sconfitte dei loro partiti e  del successo dei Salvini e dei Di Maio.


"Fascismo" e "razzismo" sono ancora le accuse più  sentite, che accomunano  i pochi estremisti tipo naziskin o Casa Pound alle migliaia di cittadini  comuni che semplicemente  sono stanchi e contrari ad una  immigrazione di massa di clandestini in atto da anni e in modo che grava pesantemente sull'Italia  sul piano economico e sociale; praticamente sembra che siamo già in regime, con Hitler alle porte, quindi cittadini firmate appelli e petizioni contro Salvini nuovo duce disumano, mettetevi la maglietta rossa, impugnate le armi per una nuova resistenza contro i nuovi barbari nostrani, ma aprite porte e finestre ai "migranti", tutti, per quanti ne portino  trafficanti e scafisti e sante Ong, profughi veri e presunti, economici e climatici dall'Africa intera e mezza Asia (e non si dica mai "clandestini") soprattutto se neri di pelle, perchè loro sono i nostri salvatori, futuri sindacalisti e leader politici, ci pagheranno le pensioni e faranno vincere medaglie alle Olimpiadi. Uomo bianco, la tua fine è vicina, arrenditi! Siamo alla esaltazione  del "migrante" nero, e alla demonizzazione dell'italiano bianco con una foga e un vero e proprio odio che prefigura ormai una nuova forma di razzismo. In questa campagna  mediatica  si distingue quotidianamente Roberto Saviano, nuovo santone che pare voler  imitare Malcom X e le sue lotte per il potere nero, sostenuto e seguito da tutta  lo staff giornalistico del gruppo editoriale Gedi-Repubblica-L'Espresso, secondo la linea imposta dal  nuovo padrone Marco De Benedetti, già per anni amministratore di una importante Ong attiva  nel "salvataggio" di "migranti" nel Mediterraneo.

Le strumentalizzazioni ed enfatizzazioni di ogni episodio tragico, o anche banale,  inondano una stampa  che pretende di essere partigiana e invece è solo tristemente faziosa, priva di obiettività ed equilibrio, animata soprattutto da  rabbia per la sconfitta, voglia di vendetta più che di rivincita da parte di chi ha perso le elezioni  e la capacità di influenzare  lettori ed elettori. Sembra  che l'obiettivo comune e l'imperativo categorico sia quello di impedire a questi nuovi governanti di governare, squalificando a priori ogni loro intervento e proposta e cercando di dividere i due leader dei partiti di governo ad ogni colpo di tosse non in sintonia.
Ridicola poi è l'accusa  di aver fatto finora solo annunci e nessun intervento concreto, per non aver risolto, in un mese, problemi che chi è stato al governo per decenni non ha risolto, ma anzi aggravato ( e parliamo di mafie, corruzione che ha infestato tutti i partiti politici tradizionali e pure  istituzioni, cattiva gestione di una immigrazione che ha alimentato  problemi  di convivenza sociale, precarizzazione del mondo del lavoro, stagnazione economica, ecc..).
Come non è credibile e convincente il quotidiano accanimento a  evidenziare  reali o presunte divisioni interne altrui, quando si è nel totale caos a casa propria, incapaci di trovare una linea  e un leader autorevole accettato da tutti.

E questa campagna così smaccata, che sembra ideologicamente drogata con droga tagliata male,  non mi piace perchè impedisce ogni sereno giudizio sui fatti e ogni serena valutazione delle proposte di governo e, tra l'altro, suscita spesso sguaiate e altrettanto becere reazioni dei fan dei partiti governativi sui social e blog vari. Come sempre, un'esagerazione chiama l'altra di segno opposto.
L'opposizione ad un governo è legittima e necessaria, ma è utile se fatta in modo intelligente e costruttivo; se è fatta in modo palesemente strumentale, solo per puro ostruzionismo e per impedire qualsiasi azione che poterebbe essere anche positiva per il Paese, diventa una pericolosa palla al piede.
Tra l'altro non è nemmeno utile politicamente ai partiti di opposizione, perchè se facessero cadere il governo ora,  i partiti di maggioranza ne uscirebbero rafforzati  proprio perchè è risultato evidente che non li si è voluti lasciar governare, e i partiti che ora sono all'opposizione, PD e Forza Italia, sono in piena crisi di consensi, contenuti e leader, e  se si dovessero presentare a nuove prossime elezioni, ne uscirebbero ancora peggio del 4 marzo.

*** A futura mia memoria voglio quindi riassumere qui la cronistoria di questi 100 giorni e del perchè e come si è arrivati a questa situazione


I 100 GIORNI DEL DOPO 4 MARZO 2018, DAL CAOS AL GOVERNO M5S- LEGA

- Dalle elezioni del 4 marzo non esce un chiaro vincitore, ma solo un chiaro sconfitto: il partito democratico. La coalizione di centrodestra ottiene il 37 per cento, con il trionfo della Lega che supera Forza Italia. Ma il M5s è il primo partito, con oltre il 32 per cento dei consensi. Reduce dalla "netta sconfitta", Renzi annuncia che lascerà la segreteria del Pd ma dopo la formazione del Governo. Nel Pd inizia l'era Martina, segretario-traghettatore fino all'Assemblea.

- A Palazzo Grazioli, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni hanno dato il mandato a Matteo Salvini a incontrare il M5S per cercare una soluzione per le presidenze di Camera e Senato. Tutti e tre escludono intese col Pd. Il leader della Lega chiama Di Maio: è un primo avvicinamento.
- Dall’intesa Lega e M5stelle escono i presidenti di Camera e Senato: Roberto Fico (M5S) e Maria Elisabetta Alberti Casellati (FI- CentroDestra). Si apre la fase delle consultazioni. Di Maio prova a tenere socchiusa la porta al Pd: "Siamo aperti a tutti". Ma arriva l'alt di Travaglio: "Se va con Lega gli servirà una scorta".

- Di Maio su La7 propone come candidato premier un “contratto di governo”: sì alla Lega e al Pd “derenzizzato”. Immediato il no dei democratici.
- Il 10 aprile le prime consultazioni, ma non emergono intese e servirà un nuovo giro. Sempre più tesi i rapporti tra la Lega e il M5S sul ruolo di Berlusconi, che Di Maio vorrebbe fuori dai giochi. Il centrodestra invece serra le fila.

- Parte il secondo giro di consultazioni. Le battute non concordate di Berlusconi contro i Cinquestelle alla fine dei colloqui allontanano una soluzione. Il Pd esce dal bunker e si dichiara pronto a incontrare chi sarà incaricato da Mattarella “per confrontarsi sui punti programmatici”.

- Il 18 aprile Mattarella dà mandato esplorativo alla presidente del Senato Casellati ma il 20, l'esito delle sue consultazioni si risolve in un nulla di fatto.

- Il 22 aprile il centrodestra vince le regionali in Molise. Il giorno dopo il presidente della Repubblica dà incarico esplorativo a Fico neo presidente della Camera.

- Di Maio scarica Salvini e apre al Pd. Martina si dice disponibile. "C'e' dialogo, il mio mandato si chiude con esito positivo", esulta Fico il 26 aprile. Ma per tirare le somme, Mattarella attende la Direzione del Pd.

- 29 aprile: trionfo della Lega in Friuli Venezia Giulia. Alla sera Renzi, da Fabio Fazio, rompe il silenzio e nega la fiducia a un esecutivo a guida Cinque stelle, anticipando una scelta che avrebbe dovuto prendere l’organo competente del PD. Martina lo attacca: "Così rischiamo l'estinzione".

- 3 maggio: arriva l'attesa riunione della Direzione del Pd che ritrova l'unità su una mozione di Martina e accoglie anche le posizioni di Renzi. Si fa strada l'ipotesi di un governo di tregua o istituzionale, che non piace però né alla Lega né ai Cinquestelle.

- Il 4 maggio Grillo rilancia l’ipotesi di un referendum sull’euro. Per di Maio è solo una battuta.

Terzo giro di consultazioni. Il Presidente della Repubblica rompe gli indugi e annuncia l'eventualità di un Governo neutrale che dovrebbe concludere la sua attività a fine dicembre per andare subito dopo a elezioni.
M5S e Lega restano contrari e chiedono elezioni subito, prima il 24 giugno, poi l’8 luglio, poi il 22 luglio, in piena estate.
- Il 7 maggio, Di Maio annuncia un passo indietro sulla premiership.

- Il 9 maggio, toglie anche il veto su Berlusconi e dice che la colpa dello stallo è di Renzi. Berlusconi dà l’ok a un governo Lega-M5s, senza votare la fiducia. I due vincitori delle elezioni chiedono 24 ore a Mattarella.

- 15 maggio: Huffington post rivela una prima bozza del programma di governo, stilato a Milano da Salvini e Di Maio.

- 17 maggio: Governo M5s-Lega: trovato un accordo tra Salvini e Di Maio, le ultime modifiche al contratto

- Ancora distanti le posizioni tra Salvini e Di Maio sul nome del premier e sulla squadra di Governo. Ecco l'ultima bozza del "contratto per il governo del cambiamento" che ora dovrà passare al vaglio del voto online (per i 5 stelle) e dei gazebo (per la Lega)

- 21 maggio, i leader di Lega e M5s salgono al Colle da Mattarella e indicano Giuseppe Conte come premier. Il presidente della Repubblica si consulta coi presidenti di Camera e Senato.

- 22 maggio. Sembrava quasi fatta ma l'accordo tra Lega e M5s sul candidato premier e sulla squadra di governo sembra di nuovo prendere il largo. La rincorsa verso l'incarico al candidato giallo-verde e a seguire la delicata architettura di pesi e contrappesi tra le due forze politiche inizia a scricchiolare sotto il peso di due macigni: il fardello di Paolo Savona, candidato al Tesoro (che Matteo Salvini vuole fortemente ma che lascia dubbioso il Colle) e il profilo del candidato premier portato da Luigi Di Maio, finito sotto la lente dei giornali di tutto il mondo per la vicenda del curriculum ritoccato.

-23 maggio. Ci siamo. Alle 17.30 Mattarella convoca Conte al Quirinale e gli assegna l’incarico, che lui accetta con riserva.

- 25 maggio, Conte sale al Quirinale ma senza lista dei ministri. La trattativa per il governo Lega-M5s è in salita e i tempi si allungano ancora. I Cinque stelle e la Lega blindano Savona, possibile ministro dell'Economia nonostante i richiami di Mattarella, che dice no ai "diktat". "Sono davvero arrabbiato", scrive Salvini su Facebook. Lo spread tocca quota 215.

- La sera di domenica 27 maggio è la notte più lunga della Repubblica: Mattarella riceve Conte, che scioglie le riserve e rimette l'incarico di formare il governo. Il presidente della Repubblica spiega che il problema è l'aut aut della Lega sul nome di Savona, considerato inadatto per le sue posizioni sull'euro. Inizia la crisi istituzionale. Mattarella convoca l'ex commissario per la spending review, Carlo Cottarelli.

- Lunedì 28 maggio: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito a Carlo Cottarelli l’incarico per la formazione di un governo.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha affidato a Carlo Cottarelli l’incarico di formare il Governo. Cottarelli ha accettato con riserva”. Lo ha comunicato il segretario generale del Quirinale, Ugo Zampetti, al termine del colloquio tra il capo dello Stato e Cottarelli.
Queste sono state le prime parole di Cottarelli dopo il conferimento dell’incarico. “Il presidente Mattarella mi ha chiesto di presentarmi in parlamento con un programma per portare il paese a nuove elezioni”, ha dichiarato.
Conto di presentare la lista dei ministri in tempi molto stretti, con un programma che in caso di fiducia includa la Legge di bilancio per il 2019 e porti il paese alle elezioni all’inizio del 2019. In assenza di fiducia il governo si dimetterebbe immediatamente e resterebbe in carica per la ordinaria amministrazione accompagnando il paese alle elezioni, che si terrebbero subito dopo l’estate”, ha detto Cottarelli.
Io e ministri non ci candideremo alle elezioni”, ha assicurato l’ex commissario alla spending review, sottolineando che “è essenziale la partecipazione dell’Italia all’area euro”.
Gli scenari sono quindi al momento due: un governo Cottarelli che, una volta insediatosi, riceva la fiducia del parlamento e lavori alla legge di bilancio per poi traghettare il paese a nuove elezioni, che si terrebbero all’inizio del prossimo anno.
Tuttavia, vista l’indisponibilità di Lega, M5s e Fratelli d’Italia a votare la fiducia, così come probabilmente di Forza Italia, questa prima ipotesi appare al momento improbabile.
Più verosimile che si verifichi il secondo scenario prefigurato da Cottarelli e concordato con il capo dello stato: un governo che non riceve la fiducia e che si limita quindi a occuparsi degli affari correnti. A quel punto si tornerebbe al voto in estate.
Cottarelli, in ogni caso, presenterà la lista dei ministri a Mattarella tra oggi e domani.
La scelta di affidare l’incarico a Cottarelli è arrivata dopo che, domenica 27 maggio, Giuseppe Conte ha rimesso il mandato al presidente Mattarella, prendendo atto che non era possibile trovare un accordo con il Colle sul nome di Paolo Savona per il ministero dell’Economia.
Mattarella si è infatti opposto alla nomina di Savona, considerato su posizioni eccessivamente euroscettiche, come ha spiegato nel suo discorso sul fallimento del governo M5s-Lega.
Dal canto loro, Di Maio e Salvini non sono stati disposti a trattare e a convergere su un altro nome.
Si è così aperto uno scontro istituzionale senza precedenti: il Movimento Cinque Stelle e Fratelli d’Italia hanno detto che chiederanno la messa in stato di accusa del presidente della Repubblica
Salvini, intanto, ha aperto alla possibilità di un accordo con il Movimento Cinque Stelle per presentarsi insieme alle prossime elezioni politiche, minacciando anche di rompere l’alleanza con Forza Italia se alla fine Berlusconi decidesse di votare la fiducia al governo Cottarelli.

- Cottarelli incaricato: “Senza fiducia elezioni dopo agosto”. Ecco chi voterà fiducia al suo Governo : quasi nessuno, nemmeno il PD

- 29 maggio: Cottarelli non si presenta all’annunciata conferenza stampa di conferma, o rinuncia, del mandato.

- 30 maggio: Governo, Cottarelli rimette il mandato: “Meglio un esecutivo politico di uno tecnico. Così meno incertezza”.
Nel frattempo Lega e Movimento 5 Stelle avevano annunciato di avere raggiunto un accordo per la formazione di un governo politico guidato da Giuseppe Conte, opzione che fino a ieri veniva considerata archiviata.

- Giovedì 31 maggio 2018. Giuseppe Conte ha ricevuto di nuovo l’incarico dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella di formare il governo, dopo avergli presentato la lista dei futuri ministri. A meno di grossissime sorprese, sarà la volta buona: il giuramento del nuovo governo è in programma per domani alle 16. Tra i ministri proposti da Conte ci sono: Paolo Savona alle Politiche europee, Giovanni Tria all’Economia, Matteo Salvini agli Interni e vicepremier, Luigi di Maio al Lavoro e vicepremier, ed Enzo Moavero Milanesi agli Esteri.

, perché Lega e Movimento 5 Stelle avevano annunciato di avere raggiunto un accordo per la formazione di un governo politico guidato da Giuseppe Conte, opzione che fino a ieri veniva considerata archiviata.

- 1 giugno: Governo, Conte e i ministri hanno giurato al Colle. Tria: “Nessuna forza politica in Italia vuole l’uscita dall’euro”La squadra del governo gialloverde si è presentata ufficialmente al Quirinale. Poi il primo cdm per l'assegnazione delle deleghe ai ministri senza portafoglio e la nomina del sottosegretario Giorgetti.
In serata le celebrazioni per la festa della Repubblica, Mattarella: "Italia protagonista in Europa". E il neo titolare del dicastero dell'Economia difende la moneta unica. Verso voto di fiducia in Aula martedì 5 al Senato e mercoledì 6 alla Camera
Le prime dichiarazioni – La mattina del giuramento si è aperta all’insegna della distensione: la formazione di un governo politico ha spinto i mercati a tranquillizzarsi dopo giorni di tensione. Lo spread ha aperto in ribasso, scendendo sotto quota 230, mentre la Borsa di Milano fa registrare un netto rialzo: trascinata dai titoli bancari, Piazza Affari guadagna oltre il 2,5%

- 18 giugno: Contratto di governo, le 5 stelle del Movimento e la linea dura della Lega: il programma finale del patto Di Maio-Salvini: Ambiente, corruzione, costi della politica, diritti, immigrazione, fisco, giustizia, sicurezza, sviluppo, scuola, trasporti: operazione di sintesi delle linee-guida dell'accordo per un esecutivo giallo-verde
l contratto del primo governo giallo-verde, Lega e Movimento 5 stelle, è il risultato di un lavoro quasi impossibile: condensare due programmi elettorali vicini su alcuni punti e diversissimi su altri e cercare di farli parlare insieme. Per questo c’è un comitato di conciliazione: è un organo che viene tirato in causa nelle “divergenze” e deve appianare le differenze per far tornare l’armonia generale. Inoltre, è scritto nero su bianco che i partiti non dovranno mettere in minoranza gli avversari sui temi che per loro sono “di fondamentale importanza“.
*In questa stesura ilfatto.it si è impegnato a semplificare il più possibile le 57 pagine, depurandole dalle enunciazioni più generali . (https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/05/18/contratto-di-governo-le-5-stelle-del-movimento-e-la-linea-dura-della-lega-il-programma-finale-del-patto-di-maio-salvini/4362179/ )

- Ma parte subito dalla stampa e TV, e dal PD e Forza Italia, il fuoco di fila delle critiche con un processo alle intenzioni e le previsioni più fosche sulla sostenibilità del programma e con una preventiva demolizione di tutte le proposte indicate nel contratto di governo.
Comincia Mentana che critica il contratto Lega e M5S “Come e dove si trova quella montagna di soldi?" citando i conti subito sfornati dall'Osservatorio sui conti pubblici dell'Università Cattolica di Milano che è sicura che il programma di Lega e M5S provocherebbe "un buco di cento miliardi".
 
E il processo mediatico continua ogni giorno, focalizzato soprattutto sulla questione dei nuovi sbarchi di clandestini, alias migranti- profughi-immigrati … con al centro del bersaglio il neo Duce Salvini incarnazione del Male con la sua proposta di chiusura dei porti italiani, seguito da Di Maio che punta sulla tanto agognata abolizione o riduzione dei vitalizi dei parlamentari e pensioni d’oro. Sarà vera gloria o fallimento?
Ai posteri l’ardua sentenza.




sabato 27 gennaio 2018

Giornata della memoria ... corta e strabica

Oggi, 27 gennaio 2018, si celebra in mezzo mondo la "Giornata della memoria" per  ricordare  la fine  dell'Olocausto, o "Shoah", orrendo genocidio di milioni di ebrei e altre minoranze, pianificato e messo in atto per anni nei campi di sterminio voluti dal regime nazista di Hitler, con la collaborazione parziale  anche di altri regimi europei come quello fascista nell'Italia governata da Mussolini.
Siamo anche nel pieno di una campagna elettorale nazionale che chiamerà gli italiani a votare il 4 marzo prossimo. E  anche questa volta, come e più delle  elezioni precedenti, pur a oltre 70 anni dalla fine della guerra e dei  regimi che la vollero, e dopo oltre 70 di vita della nostra Repubblica democratica, la campagna elettorale  si sta combattendo ancora imperniata sul tema "fascismo/antifascismo", come fossero realtà ancora presenti, attive e determinanti nella nostra società e nell'agone politico.
Personalmente ritengo che questo  "battaglia" ostentata sia mal posta da entrambi i contendenti, fuori tempo e fuori luogo, sia da chi coltiva assurde nostalgie di un regime  che  quasi nessuno ormai può dire di aver subito sulla propria pelle (se non è ultrasettantenne) e quindi si basa su una memoria altrui spesso volutamente falsata, sia da chi  pensa di poter attribuirsi la patente e l'aureola di democratico solo perchè professa un antifascismo parolaio  a costo zero, usando come bandiera strumentale i meriti dell'antifascismo vero e sofferto dei padri, ma chiudendo gli occhi su altri pericoli o praticando altri abusi che possono favorire altre malattie mortali per una democrazia.
Se ancora  oggi siamo impantanati in questa diatriba, significa che  nell'uso della memoria e delle ripetute e ricorrenti celebrazioni antifasciste ogni anno, qualcosa non ha funzionato, anzi ha funzionato all'incontrario, tanto che sono cresciuti gruppi e gruppuscoli che più o meno apertamente sbandierano camicie nere e simboli nazifascisti. E ancora c'è chi si attarda a mitigare il giudizio sul fascismo ricordando che il regime fascista "ha fatto anche cose buone". Anche questa è questione mal posta e falsamente salomonica.

Una ideologia e un regime vanno giudicati per tutto il loro percorso, per i risultati finali che hanno prodotto e per l'eredità che hanno lasciato.

Il percorso del fascismo nasce nel 1922 con le violenze delle squadracce, col delitto Matteotti e altri simili, la promulgazione delle "leggi fascistissime" del Codice Rocco, la soppressione delle libertà di pensiero e stampa e la persecuzione delle opposizioni, tribunali speciali, confino, torture, imprese coloniali del 1935 (con ambizioni imperiali in Libia, Somalia, Etiopia), culto della personalità del Duce, programmi scolastici all'insegna del motto "libro e moschetto fascista perfetto", difesa della famiglia numerosa per "dare figli alla patria" da mandare in guerra come carne da cannone per una politica aggressiva coltivata con la propaganda fin dagli inizi.
Poi le leggi razziali e l'entrata in guerra al seguito del suo emulo e padrone Hitler sono stati il coronamento e il naturale punto di arrivo di una ideologia sbagliata nella sua essenza e nefasta nelle sue conseguenze: morte per milioni di persone, un paese in macerie e risentimenti e odio tra i sopravvissuti (che si protraggono fino ai giorni nostri...)
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 Per questo il Presidente  Mattarella ha ragione quando dice che è sbagliato dare giustificazioni o alleggerire le colpe del fascismo, riferendosi alle "cose buone" che ha fatto nel governo materiale di alcuni settori del paese. Perchè queste non possono sminuire o bilanciare quelle "cattive", che di fatto le hanno completamente vanificate.
Tutti i regimi dittatoriali, di qualsiasi ideologia, nazismo, comunismo, militarismo, monarchie assolute, perfino le teocrazie cattoliche del passato e quelle islamiche recenti, hanno fatto e fanno "cose buone", potenziato qualche settore dell'economia, costruito opere pubbliche  importanti, o bonificato paludi,  perchè avevano e hanno bisogno di conquistare e mantenere il consenso popolare e rendere più forte il Paese governato soprattutto per rafforzare il proprio potere personale, spesso con mire espansioniste anche oltre i confini.
Ma il male e il prezzo che questi regimi hanno fatto e  fanno pagare ai loro popoli è incommensurabile e porta infine a distruggere quel che hanno costruito, perchè con un fine e con metodi  sbagliati e repressivi.
Male quindi fa la destra, o Salvini, se si aggrappano a questi ambigui giustificazionismi o riconoscimenti parziali di presunti meriti del fascismo, per attirare i voti   dei nostalgici  di un regime di cui ci si dovrebbe solo vergognare (checchè ne dica la Alessandra Mussolini), pregiudicando così la possibilità di accreditarsi come destra moderna  e sicuramente inserita in un percorso che viaggia  su binari democratici.

 Ma il presidente Mattarella farebbe bene a spiegare anche che il "fascismo", come modo di essere, conquistare e gestire il potere, può sempre rinascere, non solo con gli oscuri disegni dei "personaggi" incolti e aggressivi che si intruppano in Forza Nuova e nei naziskin, o tra loro favoreggiatori, ma anche sotto nuove e diverse forme, titoli e ideologie, senza svastiche o camice nere, ma in modo strisciante e occulto, quando si gestisce il potere senza il rispetto delle opinioni altrui, si travalica con arroganza nell'uso dei propri, si pretende di far prevalere il proprio punto di vista personale o di fazione con l'intimidazione e la diffamazione dell'avversario, con insulti, minacce, o blandizie, o voti di scambio; con la pretesa imposizione di un pensiero unico spacciato come il solo "politicamente corretto"; quando si approvano leggi elettorali incostituzionali o talmente contorte da impedire una reale comprensione e rappresentatività della volontà dei cittadini, quando si   favoriscono o non si impediscono corruzioni, criminalità e illegalità organizzate e spicciole,  ingiustizie in campo sociale ... E si potrebbe continuare a lungo con l'elenco delle malattie  che, se non curate, possono portare a nuovi "fascismi".

E bisogna ricordarsi anche che i padri e  i nonni di tanti e/o i loro vicini di casa che si lasciarono affascinare  dal fascismo  e dal Duce, non erano "mostri" sporchi brutti e cattivi, ma "normali" cittadini come noi; e la banalità e la apparente normalità  del male può annidarsi in ognuno di noi, oggi come ieri, se commettiamo gli stessi errori di valutazione, per superficialità, indifferenza, pregiudizio ideologico o qualche piccola o grande  scorrettezza o volontà di prevaricazione.

martedì 23 gennaio 2018

Nuovo Stato Pontificio ... multietico e multireligioso

Da mesi non scrivevo un  commento sui  miei blog, per stanchezza e per mancanza di ispirazione, posto che c’è ben poco da dire di nuovo o di utile alla riflessione nel desolante panorama politico nazionale e internazionale. Ma stamattina, 23 gennaio 2018, l’ispirazione m’è venuta improvvisamente, dopo aver letto i titoli più grossi dei maggiori quotidiani nazionali.
Comincio dal Corriere della sera che spara  a caratteri cubitali “VOTO, LE CRITICHE DEI VESCOVI“, e nel sottotitolo, “Il Cardinale Bassetti: Immorali le promesse impossibili...” Segue a ruota La Stampa che titola in alto “Il Papa: i robot siano al servizio dell’uomo” e aggiunge “Francesco scrive ai Grandi riuniti a Davos…”. Più esplicita La Repubblica che traduce in termini politici il tutto : “RAZZISMO, VESCOVI CONTRO LA LEGA“, e aggiunge “Bassetti rievoca il fascismo, no a cultura della paura. Parole dure sul solco del Quirinale…“. E tralascio i titoli simili de Il Secolo XIX e della Gazzetta del Mezzogiorno.
Ovvio e scontato infine  il titolo dell‘Avvenire, giornale  della CEI, ovvero dei Vescovi italiani, che impartisce la predica quotidiana, più politica che religiosa, titolando “Ricostruire, ricucire e pacificare l’Italia. Bassetti: i politici difendano gli ultimi e la vita. Fermo no alla cultura  della paura e del razzismo...”.
Intendiamoci, non è che oggi sia una giornata eccezionale per la stampa italiana; anzi è quasi ordinaria amministrazione ed è solo l’ennesima goccia che fa traboccare il vaso della pazienza di una come me  che avrebbe voluto uno Stato laico, libero dalle ingerenze e influenze, palesi e occulte, di una religione e di  istituzioni  ecclesiastiche, Chiesa cattolica e Stato del Vaticano, in particolare, che la rappresentano.
Critichiamo tanto le teocrazie islamiche  in cui l’ordinamento dello Stato  coincide o è subordinato comunque ai dettami religiosi dell’Islam; temiamo l’influenza di imam e califfi che pretendono di imprigionare le coscienze e le vite private e pubbliche di milioni di fedeli secondo la loro rigida interpretazione  di una “morale” dettata da un profeta di 1400 anni fa.  Temiamo pure l’influenza divisiva e aggressiva dei rabbini  e dei partiti  ultraortodossi  dello Stato di Israele, che   di fatto ostacolano ogni tentativo di pacificazione con i palestinesi (altrettanto integralisti e divisivi).
Ma stiamo sorvolando con troppa leggerezza sul fatto che  ancora oggi, e forse più di ieri,  le gerarchie ecclesiastiche cattoliche stanno esercitando una influenza e una pressione quotidiane sulle scelte politiche  dei nostri legittimi governi, oltre che sull’intera popolazione, fedele, atea o agnostica che sia, attraverso non solo la stampa e i mezzi di comunicazione di loro proprietà, ma anche e  soprattutto attraverso la stampa nazionale cosiddetta indipendente, e sempre meno laica, e tutte le reti televisive pubbliche e  private.
E’ secondario il fatto che spesso si tratti di prediche generiche, o ammonimenti moralistici anche in parte condivisibili e giustificabili, come gli appelli, facili e scontati (ma ahimè inutili) alla pace, alla solidarietà, alla misericordia, alla preghiera che dovrebbe risolvere tutti i problemi del mondo, ecc. Quello che dovrebbe preoccupare è che la stampa nazionale consideri utile e determinante riportare e amplificare ogni giorno queste prediche, anche perchè spesso nascondono  o si mescolano a messaggi di indirizzo chiaramente politico, pro o contro questa o quella parte politica di opposizione o proposta di legge o provvedimento del Governo. Ed è qui che “casca l’asino”. Mi chiedo se la stampa fa così perchè “nel mondo dei ciechi gli orbi sono re”, nel senso che in mancanza di altri argomenti ritenuti rilevanti e  in presenza di politici senza idee e coraggio, ci si accoda a  chi di idee e scopi precisi ne ha ( e papi e cardinali ce li hanno, eccome). O lo fa per l'eterno uso politico della religione, nel senso che si usano e strumentalizzano le esternazioni di papi e cardinali, se e quando si esprimono direttamente o indirettamente in favore o contro un certo partito o schieramento politico prediletto o osteggiato.

Di certo le più recenti esternazioni  ecclesiastiche sono dirette contro la Lega e il M5stelle e le proposte politiche di cui si fanno promotori , in particolare sul tema della immigrazione, estremizzando spesso e volentieri ogni loro gesto o parola cui vengono  automaticamente attribuiti significati  definiti come populismo,  razzismo e fascismo e simili, usando lo stesso linguaggio accusatorio usato dai partiti di centrosinistra.
Ora che leghisti e grillini spesso facciano di tutto, a parole, per tirarsele addosso è un fatto, ma è altrettanto evidente che spesso queste accuse sono chiaramente forzate ed enfatizzate ad uso propaganda elettorale, puntando più che sui meriti propri, sulla diffamazione e sui demeriti altrui, veri e presunti. 
Che a  questo gioco un po' meschino, per non dire sporco, si prestino i partiti, tutti,  da sinistra a destra, passi, anche se è un brutto malcostume. Ma che ci si butti anche la Chiesa, mi pare un po' eccessivo.

Se continuiamo su questa strada dovremo  modificare la Costituzione, a cominciare dall’art. 1, per riformularlo così: “L’Italia è una Repubblica (poco) democratica fondata sulle dichiarazioni del Papa e dei Vescovi. La sovranità appartiene al clero che la esercita come più gli pare. E così possiamo anche abolire finalmente l’art. 7 (Lo Stato e la Chiesa cattolica sono , ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani), diventato superfluo.

Il guaio è che questo Nuovo Stato Pontificio  di marca bergogliana, non si capisce più che cosa sia, dove voglia arrivare e quale  etica e/o religione diffondere, se non quella di riempire l'Italia, e l'Europa, di  "migranti", o rifugiati, legali e illegali, soprattutto clandestini di ogni provenienza, cultura o incultura e religione, di cui noi italiani ed europei dovremmo farci carico accogliendoli  senza fiatare e accettando ogni loro  richiesta, in nome di un ecumenismo  sbilanciato che sembra voglia punire l’Occidente cristiano, lasciando inalterati i problemi  e le responsabilità dell’Oriente musulmano, aggressivo e tutt’altro che disposto alla pacificazione.

Perchè mai come ora la stessa Chiesa appare divisa e lacerata da contrasti interni; e lo stesso Papa Francesco, salutato con grande favore e speranza agli inizi  come nuovo “papa buono“, grande pacificatore e fautore di un cattolicesimo “francescano” estraneo alle politiche nazionali e internazionali, riformatore di curie decrepite e spesso corrotte, di fatto non è riuscito a riformare nulla  delle vecchie e potenti incrostazioni e responsabilità (vedi gestione  IOR e affari economici di tanti cardinali, e  macigno di una pedofilia clericale diffusissima, protetta  e ancora non debellata). Non solo,  ma sta tentando  un’operazione politica internazionale, apparentemente  di pacificazione generale e in particolare con l’Islam, ma che di fatto si sta traducendo in una autolesionistica mortificazione del cattolicesimo e una  eccessiva apertura, favoreggiamento e legittimazione dell’Islam;  il che per un capo della religione cattolica mi pare che generi una gran confusione e sconcerto tra gli stessi fedeli e un suicidio culturale, quasi un proselitismo alla rovescia.
Ne è lo specchio proprio una sua dichiarazione di alcuni giorni fa riportata a caratteri cubitali sulla prima pagina de l’Avvenire del 18 gennaio: Il papa “Non c’è una cultura superiore ad un’altra”.

Nossignore! Caro papa, questa che dici è un’eresia; è la negazione del progresso e dell’evoluzione culturale, sociale, scientifica e civile raggiunta in tante parti del pianeta e proprio quelle dove ha  prevalso per 2 millenni il cristianesimo. Il capo di una religione che creda davvero nella “verità” del credo che professa, e nei valori che i popoli a lui fedeli hanno espresso e praticato nel corso dei secoli, evolvendosi anche nelle leggi e nei costumi  verso il progresso civile ed economico e un sempre maggior riconoscimento dei diritti umani e delle libertà di pensiero e di scelta personale, non può venirci a dire, oggi,  agli inizi del 2000 dopo Cristo, che tutte le culture sono uguali.
Gli uomini e le donne come persone sono uguali, nei diritti e nei doveri. Ma le culture  diffuse nel mondo sono estremamente diverse e alcune si possono definire ” superiori alle altre” nel senso che si sono evolute, hanno prodotto migliori condizioni di vita e di convivenza civile per un sempre maggior numero di persone; mentre altre sono ferme a regole di millenni fa o di tradizioni tribali discriminanti e oppressive che schiavizzano donne e uomini e provocano  sofferenze insopportabili alle quali è quasi impossibile sottrarsi . 


Infine sembra quasi che il papa, pur a capo di una religione,  sia arrivato alle mie stesse conclusioni di agnostica qualunque: Le "verità rivelate" delle religioni sono "verità relative", e si somigliano un po' tutte, una vale l'altra e non vale la pena impegnarsi per diffondere o difendere o osteggiare l'una o l'altra; perchè nulla è più relativo delle religioni ( anche se ancora tanto influenti nel mondo).
Un bel paradosso!!