sabato 27 gennaio 2018

Giornata della memoria ... corta e strabica

Oggi, 27 gennaio 2018, si celebra in mezzo mondo la "Giornata della memoria" per  ricordare  la fine  dell'Olocausto, o "Shoah", orrendo genocidio di milioni di ebrei e altre minoranze, pianificato e messo in atto per anni nei campi di sterminio voluti dal regime nazista di Hitler, con la collaborazione parziale  anche di altri regimi europei come quello fascista nell'Italia governata da Mussolini.
Siamo anche nel pieno di una campagna elettorale nazionale che chiamerà gli italiani a votare il 4 marzo prossimo. E  anche questa volta, come e più delle  elezioni precedenti, pur a oltre 70 anni dalla fine della guerra e dei  regimi che la vollero, e dopo oltre 70 di vita della nostra Repubblica democratica, la campagna elettorale  si sta combattendo ancora imperniata sul tema "fascismo/antifascismo", come fossero realtà ancora presenti, attive e determinanti nella nostra società e nell'agone politico.
Personalmente ritengo che questo  "battaglia" ostentata sia mal posta da entrambi i contendenti, fuori tempo e fuori luogo, sia da chi coltiva assurde nostalgie di un regime  che  quasi nessuno ormai può dire di aver subito sulla propria pelle (se non è ultrasettantenne) e quindi si basa su una memoria altrui spesso volutamente falsata, sia da chi  pensa di poter attribuirsi la patente e l'aureola di democratico solo perchè professa un antifascismo parolaio  a costo zero, usando come bandiera strumentale i meriti dell'antifascismo vero e sofferto dei padri, ma chiudendo gli occhi su altri pericoli o praticando altri abusi che possono favorire altre malattie mortali per una democrazia.
Se ancora  oggi siamo impantanati in questa diatriba, significa che  nell'uso della memoria e delle ripetute e ricorrenti celebrazioni antifasciste ogni anno, qualcosa non ha funzionato, anzi ha funzionato all'incontrario, tanto che sono cresciuti gruppi e gruppuscoli che più o meno apertamente sbandierano camicie nere e simboli nazifascisti. E ancora c'è chi si attarda a mitigare il giudizio sul fascismo ricordando che il regime fascista "ha fatto anche cose buone". Anche questa è questione mal posta e falsamente salomonica.

Una ideologia e un regime vanno giudicati per tutto il loro percorso, per i risultati finali che hanno prodotto e per l'eredità che hanno lasciato.

Il percorso del fascismo nasce nel 1922 con le violenze delle squadracce, col delitto Matteotti e altri simili, la promulgazione delle "leggi fascistissime" del Codice Rocco, la soppressione delle libertà di pensiero e stampa e la persecuzione delle opposizioni, tribunali speciali, confino, torture, imprese coloniali del 1935 (con ambizioni imperiali in Libia, Somalia, Etiopia), culto della personalità del Duce, programmi scolastici all'insegna del motto "libro e moschetto fascista perfetto", difesa della famiglia numerosa per "dare figli alla patria" da mandare in guerra come carne da cannone per una politica aggressiva coltivata con la propaganda fin dagli inizi.
Poi le leggi razziali e l'entrata in guerra al seguito del suo emulo e padrone Hitler sono stati il coronamento e il naturale punto di arrivo di una ideologia sbagliata nella sua essenza e nefasta nelle sue conseguenze: morte per milioni di persone, un paese in macerie e risentimenti e odio tra i sopravvissuti (che si protraggono fino ai giorni nostri...)
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 Per questo il Presidente  Mattarella ha ragione quando dice che è sbagliato dare giustificazioni o alleggerire le colpe del fascismo, riferendosi alle "cose buone" che ha fatto nel governo materiale di alcuni settori del paese. Perchè queste non possono sminuire o bilanciare quelle "cattive", che di fatto le hanno completamente vanificate.
Tutti i regimi dittatoriali, di qualsiasi ideologia, nazismo, comunismo, militarismo, monarchie assolute, perfino le teocrazie cattoliche del passato e quelle islamiche recenti, hanno fatto e fanno "cose buone", potenziato qualche settore dell'economia, costruito opere pubbliche  importanti, o bonificato paludi,  perchè avevano e hanno bisogno di conquistare e mantenere il consenso popolare e rendere più forte il Paese governato soprattutto per rafforzare il proprio potere personale, spesso con mire espansioniste anche oltre i confini.
Ma il male e il prezzo che questi regimi hanno fatto e  fanno pagare ai loro popoli è incommensurabile e porta infine a distruggere quel che hanno costruito, perchè con un fine e con metodi  sbagliati e repressivi.
Male quindi fa la destra, o Salvini, se si aggrappano a questi ambigui giustificazionismi o riconoscimenti parziali di presunti meriti del fascismo, per attirare i voti   dei nostalgici  di un regime di cui ci si dovrebbe solo vergognare (checchè ne dica la Alessandra Mussolini), pregiudicando così la possibilità di accreditarsi come destra moderna  e sicuramente inserita in un percorso che viaggia  su binari democratici.

 Ma il presidente Mattarella farebbe bene a spiegare anche che il "fascismo", come modo di essere, conquistare e gestire il potere, può sempre rinascere, non solo con gli oscuri disegni dei "personaggi" incolti e aggressivi che si intruppano in Forza Nuova e nei naziskin, o tra loro favoreggiatori, ma anche sotto nuove e diverse forme, titoli e ideologie, senza svastiche o camice nere, ma in modo strisciante e occulto, quando si gestisce il potere senza il rispetto delle opinioni altrui, si travalica con arroganza nell'uso dei propri, si pretende di far prevalere il proprio punto di vista personale o di fazione con l'intimidazione e la diffamazione dell'avversario, con insulti, minacce, o blandizie, o voti di scambio; con la pretesa imposizione di un pensiero unico spacciato come il solo "politicamente corretto"; quando si approvano leggi elettorali incostituzionali o talmente contorte da impedire una reale comprensione e rappresentatività della volontà dei cittadini, quando si   favoriscono o non si impediscono corruzioni, criminalità e illegalità organizzate e spicciole,  ingiustizie in campo sociale ... E si potrebbe continuare a lungo con l'elenco delle malattie  che, se non curate, possono portare a nuovi "fascismi".

E bisogna ricordarsi anche che i padri e  i nonni di tanti e/o i loro vicini di casa che si lasciarono affascinare  dal fascismo  e dal Duce, non erano "mostri" sporchi brutti e cattivi, ma "normali" cittadini come noi; e la banalità e la apparente normalità  del male può annidarsi in ognuno di noi, oggi come ieri, se commettiamo gli stessi errori di valutazione, per superficialità, indifferenza, pregiudizio ideologico o qualche piccola o grande  scorrettezza o volontà di prevaricazione.

martedì 23 gennaio 2018

Nuovo Stato Pontificio ... multietico e multireligioso

Da mesi non scrivevo un  commento sui  miei blog, per stanchezza e per mancanza di ispirazione, posto che c’è ben poco da dire di nuovo o di utile alla riflessione nel desolante panorama politico nazionale e internazionale. Ma stamattina, 23 gennaio 2018, l’ispirazione m’è venuta improvvisamente, dopo aver letto i titoli più grossi dei maggiori quotidiani nazionali.
Comincio dal Corriere della sera che spara  a caratteri cubitali “VOTO, LE CRITICHE DEI VESCOVI“, e nel sottotitolo, “Il Cardinale Bassetti: Immorali le promesse impossibili...” Segue a ruota La Stampa che titola in alto “Il Papa: i robot siano al servizio dell’uomo” e aggiunge “Francesco scrive ai Grandi riuniti a Davos…”. Più esplicita La Repubblica che traduce in termini politici il tutto : “RAZZISMO, VESCOVI CONTRO LA LEGA“, e aggiunge “Bassetti rievoca il fascismo, no a cultura della paura. Parole dure sul solco del Quirinale…“. E tralascio i titoli simili de Il Secolo XIX e della Gazzetta del Mezzogiorno.
Ovvio e scontato infine  il titolo dell‘Avvenire, giornale  della CEI, ovvero dei Vescovi italiani, che impartisce la predica quotidiana, più politica che religiosa, titolando “Ricostruire, ricucire e pacificare l’Italia. Bassetti: i politici difendano gli ultimi e la vita. Fermo no alla cultura  della paura e del razzismo...”.
Intendiamoci, non è che oggi sia una giornata eccezionale per la stampa italiana; anzi è quasi ordinaria amministrazione ed è solo l’ennesima goccia che fa traboccare il vaso della pazienza di una come me  che avrebbe voluto uno Stato laico, libero dalle ingerenze e influenze, palesi e occulte, di una religione e di  istituzioni  ecclesiastiche, Chiesa cattolica e Stato del Vaticano, in particolare, che la rappresentano.
Critichiamo tanto le teocrazie islamiche  in cui l’ordinamento dello Stato  coincide o è subordinato comunque ai dettami religiosi dell’Islam; temiamo l’influenza di imam e califfi che pretendono di imprigionare le coscienze e le vite private e pubbliche di milioni di fedeli secondo la loro rigida interpretazione  di una “morale” dettata da un profeta di 1400 anni fa.  Temiamo pure l’influenza divisiva e aggressiva dei rabbini  e dei partiti  ultraortodossi  dello Stato di Israele, che   di fatto ostacolano ogni tentativo di pacificazione con i palestinesi (altrettanto integralisti e divisivi).
Ma stiamo sorvolando con troppa leggerezza sul fatto che  ancora oggi, e forse più di ieri,  le gerarchie ecclesiastiche cattoliche stanno esercitando una influenza e una pressione quotidiane sulle scelte politiche  dei nostri legittimi governi, oltre che sull’intera popolazione, fedele, atea o agnostica che sia, attraverso non solo la stampa e i mezzi di comunicazione di loro proprietà, ma anche e  soprattutto attraverso la stampa nazionale cosiddetta indipendente, e sempre meno laica, e tutte le reti televisive pubbliche e  private.
E’ secondario il fatto che spesso si tratti di prediche generiche, o ammonimenti moralistici anche in parte condivisibili e giustificabili, come gli appelli, facili e scontati (ma ahimè inutili) alla pace, alla solidarietà, alla misericordia, alla preghiera che dovrebbe risolvere tutti i problemi del mondo, ecc. Quello che dovrebbe preoccupare è che la stampa nazionale consideri utile e determinante riportare e amplificare ogni giorno queste prediche, anche perchè spesso nascondono  o si mescolano a messaggi di indirizzo chiaramente politico, pro o contro questa o quella parte politica di opposizione o proposta di legge o provvedimento del Governo. Ed è qui che “casca l’asino”. Mi chiedo se la stampa fa così perchè “nel mondo dei ciechi gli orbi sono re”, nel senso che in mancanza di altri argomenti ritenuti rilevanti e  in presenza di politici senza idee e coraggio, ci si accoda a  chi di idee e scopi precisi ne ha ( e papi e cardinali ce li hanno, eccome). O lo fa per l'eterno uso politico della religione, nel senso che si usano e strumentalizzano le esternazioni di papi e cardinali, se e quando si esprimono direttamente o indirettamente in favore o contro un certo partito o schieramento politico prediletto o osteggiato.

Di certo le più recenti esternazioni  ecclesiastiche sono dirette contro la Lega e il M5stelle e le proposte politiche di cui si fanno promotori , in particolare sul tema della immigrazione, estremizzando spesso e volentieri ogni loro gesto o parola cui vengono  automaticamente attribuiti significati  definiti come populismo,  razzismo e fascismo e simili, usando lo stesso linguaggio accusatorio usato dai partiti di centrosinistra.
Ora che leghisti e grillini spesso facciano di tutto, a parole, per tirarsele addosso è un fatto, ma è altrettanto evidente che spesso queste accuse sono chiaramente forzate ed enfatizzate ad uso propaganda elettorale, puntando più che sui meriti propri, sulla diffamazione e sui demeriti altrui, veri e presunti. 
Che a  questo gioco un po' meschino, per non dire sporco, si prestino i partiti, tutti,  da sinistra a destra, passi, anche se è un brutto malcostume. Ma che ci si butti anche la Chiesa, mi pare un po' eccessivo.

Se continuiamo su questa strada dovremo  modificare la Costituzione, a cominciare dall’art. 1, per riformularlo così: “L’Italia è una Repubblica (poco) democratica fondata sulle dichiarazioni del Papa e dei Vescovi. La sovranità appartiene al clero che la esercita come più gli pare. E così possiamo anche abolire finalmente l’art. 7 (Lo Stato e la Chiesa cattolica sono , ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani), diventato superfluo.

Il guaio è che questo Nuovo Stato Pontificio  di marca bergogliana, non si capisce più che cosa sia, dove voglia arrivare e quale  etica e/o religione diffondere, se non quella di riempire l'Italia, e l'Europa, di  "migranti", o rifugiati, legali e illegali, soprattutto clandestini di ogni provenienza, cultura o incultura e religione, di cui noi italiani ed europei dovremmo farci carico accogliendoli  senza fiatare e accettando ogni loro  richiesta, in nome di un ecumenismo  sbilanciato che sembra voglia punire l’Occidente cristiano, lasciando inalterati i problemi  e le responsabilità dell’Oriente musulmano, aggressivo e tutt’altro che disposto alla pacificazione.

Perchè mai come ora la stessa Chiesa appare divisa e lacerata da contrasti interni; e lo stesso Papa Francesco, salutato con grande favore e speranza agli inizi  come nuovo “papa buono“, grande pacificatore e fautore di un cattolicesimo “francescano” estraneo alle politiche nazionali e internazionali, riformatore di curie decrepite e spesso corrotte, di fatto non è riuscito a riformare nulla  delle vecchie e potenti incrostazioni e responsabilità (vedi gestione  IOR e affari economici di tanti cardinali, e  macigno di una pedofilia clericale diffusissima, protetta  e ancora non debellata). Non solo,  ma sta tentando  un’operazione politica internazionale, apparentemente  di pacificazione generale e in particolare con l’Islam, ma che di fatto si sta traducendo in una autolesionistica mortificazione del cattolicesimo e una  eccessiva apertura, favoreggiamento e legittimazione dell’Islam;  il che per un capo della religione cattolica mi pare che generi una gran confusione e sconcerto tra gli stessi fedeli e un suicidio culturale, quasi un proselitismo alla rovescia.
Ne è lo specchio proprio una sua dichiarazione di alcuni giorni fa riportata a caratteri cubitali sulla prima pagina de l’Avvenire del 18 gennaio: Il papa “Non c’è una cultura superiore ad un’altra”.

Nossignore! Caro papa, questa che dici è un’eresia; è la negazione del progresso e dell’evoluzione culturale, sociale, scientifica e civile raggiunta in tante parti del pianeta e proprio quelle dove ha  prevalso per 2 millenni il cristianesimo. Il capo di una religione che creda davvero nella “verità” del credo che professa, e nei valori che i popoli a lui fedeli hanno espresso e praticato nel corso dei secoli, evolvendosi anche nelle leggi e nei costumi  verso il progresso civile ed economico e un sempre maggior riconoscimento dei diritti umani e delle libertà di pensiero e di scelta personale, non può venirci a dire, oggi,  agli inizi del 2000 dopo Cristo, che tutte le culture sono uguali.
Gli uomini e le donne come persone sono uguali, nei diritti e nei doveri. Ma le culture  diffuse nel mondo sono estremamente diverse e alcune si possono definire ” superiori alle altre” nel senso che si sono evolute, hanno prodotto migliori condizioni di vita e di convivenza civile per un sempre maggior numero di persone; mentre altre sono ferme a regole di millenni fa o di tradizioni tribali discriminanti e oppressive che schiavizzano donne e uomini e provocano  sofferenze insopportabili alle quali è quasi impossibile sottrarsi . 


Infine sembra quasi che il papa, pur a capo di una religione,  sia arrivato alle mie stesse conclusioni di agnostica qualunque: Le "verità rivelate" delle religioni sono "verità relative", e si somigliano un po' tutte, una vale l'altra e non vale la pena impegnarsi per diffondere o difendere o osteggiare l'una o l'altra; perchè nulla è più relativo delle religioni ( anche se ancora tanto influenti nel mondo).
Un bel paradosso!!