domenica 10 gennaio 2021

Il re americano è nudo, ma noi in Italia siamo in mutande

Signore perdonali perché non sanno quello che fanno. Non so se il Gesù evangelico pronuncerebbe quella frase vedendo gli assalitori del Congress Hill di Washington. Io di certo non li perdono; ma, guardando i video di quella sciagurata “impresa” mi sono convinta che quella pattuglia di varia umanità che entrava nel Campidoglio USA effettivamente non sapeva quello che faceva. O, meglio, non ne capiva l’importanza e la gravità, simbolica e sostanziale. Probabilmente molti di loro erano convinti di stare facendo una “cosa giusta”, una sorta di rivoluzione del popolo contro i poteri forti e ingiusti, una nuova presa della Bastiglia liberatoria; ma non si rendevano conto che invece erano solo marionette male informate, aizzate e manovrate proprio da un potere forte che non voleva cedere il passo ad altri, come prevedono le regole costituzionali quando si perdono le elezioni. Significativo a tal proposito il video, girato dal figlio di Trump, che mostrava il presidente “uscente(che non vuol uscire), con figlia, parenti e staff, che si godevano lo “spettacolo” della “occupazione” del Campidoglio da uno schermo televisivo che trasmetteva la diretta, ridendo e scherzando e ascoltando musica, evidentemente convinti e in attesa di poter poi rientrare essi stessi in Congress Hill come vincitori dopo che le loro scalcinate “truppe”, mandate avanti a fare il lavoro sporco, gli avevano spianato la strada.

Pazzesco e grottesco, surreale ma reale. Quando la realtà supera la fantasia. Il luogo massimo simbolo della democrazia dello Stato più potente dell’Occidente, ridotto a bivacco di uno sgangherato manipolo di dilettanti allo sbaraglio che sembravano ultras della curva sud di uno stadio di provincia che volevano invadere la curva nord e cacciarne i tifosi della squadra avversaria, armati di bandiere e striscioni, berretti rossi e tatuaggi, ma soprattutto di telefonino per selfie come fossero turisti in visita guidata, “guidati” addirittura da un folkloristico “sciamano”, un attore italoamericano senza arte né parte, tale Jake Angeli, vagamente mascherato con vistosi tatuaggi sul nudo petto, e conciato con un costume e un copricapo cornuto e impellicciato che non si capisce se da vichingo o da Davy Crockett, o tutt’e due.

E a contrastarli per impedir loro di entrare nel “tempio” dell’istituzione più alta di un Paese, come si sarebbe dovuto, sparuti gruppetti di poliziotti che si sono dimostrati altrettanto dilettanti allo sbaraglio, disorientati e confusi, evidentemente privi una direttiva seria, coerente ed efficace, tanto che sembrava che ognuno di loro agisse in base alle personali simpatie: chi apriva le transenne per far passare gli occupanti (attesi o previsti da giorni), chi si faceva un amichevole selfie con loro a ricordo dell’evento, chi, forse più consapevole di qual era il suo compito, cercava di bloccarli e reagiva menando botte a mani nude contro gli occupanti abusivi; e chi, senza star tanto a pensare, ha tirato fuori la pistola e ha sparato un colpo in testa all’ardimentosa signora rivoluzionaria che, rotto un vetro, si arrampicava per scavalcare una porta-finestra ed entrare in una sala. E così ci è scappato il morto, anzi , la morta, e alla fine di morti se ne sono contati 4 tra gli assalitori, e pure un morto tra i poliziotti. A scherzare col fuoco ci si scotta, anzi ci si brucia. E la scorribanda dell’armata Brancaleone è diventata tragedia, bagnata nel sangue.

Incalcolabile il danno morale e politico che questa sciagurata “impresa” ha inflitto alla immagine e alla credibilità della democrazia USA e dell’Occidente, a fronte del mondo intero, e soprattutto a fronte di quegli Stati di Asia, Africa e Medio Oriente, in cui si è talvolta preteso di “esportare la democrazia”, ma che delle democrazie occidentali si sono sempre fatti beffe e disprezzo, istituzionalizzando a casa loro regimi dove chi ha il potere se lo tiene per anni o decenni con la forza della repressione, privando i cittadini di tanti diritti e della libertà di critica e opposizione; e se non accettavano “lezioni” teoriche o pratiche, prima, figuriamo se le accetteranno ora e nel prossimo futuro.

Ora, dopo quanto è accaduto a Washington, bisognerà pur rifletterci per rimediare e cercare di risalire la china. Sarebbe facile, ma superficiale, addossare tutta la colpa a Trump (che ne ha comunque un carico da 90), e limitarsi a deprecare o ridicolizzare un personaggio bipolare e pazzoide come lui, che ha trascinato i suoi fan meno accorti in una iniziativa assurda per ritirare poi la mano e sconfessarli, come ha fatto ieri con le sue ennesime capriole per salvare solo stesso a dispregio di tutti e dell’America intera; quell’America “first” e “great” ( prima e grande), che lui diceva di voler difendere, e che invece ha ridotto a oggetto di scherno. E di questo ne soffrirà anche l’Europa, storicamente legata per cultura e civiltà agli USA e che della collaborazione e della alleanza con gli USA ha ancora bisogno, a fronte delle mire tutt’altro che disinteressate e spesso invasive di potenze come la Cina, la Russia di Putin e tutto il complicatissimo mondo islamico, teocratico e laico, ma comunque ostile.

Il guaio è che quest’ultimo grave atto di sfregio al Parlamento USA arriva al culmine di un processo molto complesso di grave crisi e decadenza della democrazia, non solo americana, che ci riguarda tutti, anche l’Europa e soprattutto l’Italia. Non si tratta di un incidente casuale e temporaneo nella storia della democrazia provocato da un pazzoide che si è montato la testa e non vuol cedere il potere conquistato, calpestando le regole. Se si è fatta tanta strada nelle società formalmente democratiche il bisogno di appoggiarsi “all'uomo forte" modello Trump, cui una fetta consistente di popolo perdona tutto, è perchè in troppi casi e modi le stesse democrazie si sono svuotate dall'interno, hanno perso di credibilità per troppe divisioni, rivalità di capetti, corruzioni, potere del denaro e influenze occulte che hanno prodotto instabilità, incertezza, mancanza di rispetto per le istituzioni, sfiducia nel valore del voto e della rappresentanza democratica, e nel valore dell'onestà privata e pubblica troppo spesso calpestata e svilita.

Nessuno può dirsi innocente in questo processo di degrado morale e politico che ha fiaccato le democrazie. Trump ne è un prodotto, causa ed effetto al tempo stesso, ma è solo la punta dell'iceberg, il protagonista più appariscente di questi ultimi anni, che comunque ha ricevuto due mesi fa 74 milioni di voti degli americani, che non possono essere tutti genericamente etichettati come deficienti o pasticcioni, o fascisti, razzisti, ecc..

Colpevoli sono anche tanti altri, a tutti i livelli della scala sociale, dalle caste dei privilegiati che godono i benefici di un comodo status quo garantito dal potere, alle masse popolari che si accontentano di essere fan o follower acritici di un leader o capo o di fazione vincente, felici di donare sui social la quotidiana dose di like ai tweet e agli slogan (comprese le balle o fake news) propinati dal “capo” e dagli esponenti del proprio partito, come pretoriani e amazzoni sempre pronti a scagliare insulti e sberleffi agli avversari per compiacere il proprio idolo indiscusso, senza l’ombra di un dubbio o di una autocritica in casa propria. Se gli uomini si comportano da pecore e il pastore impazzisce, prima o poi finiscono in un burrone, se non aprono gli occhi in tempo. Se i cittadini elettori non imparano a fare “l’esame finestra” (come recitava una pubblicità a un prodotto per lavaggi) ai candidati prima di dar loro il voto, poi si devono ingoiare amare delusioni, degenerazioni e voltafaccia.

Così ci ritroviamo a dover difendere i valori autentici, di cui pure si sono fatte giustamente vanto le democrazie nel Novecento, con armi spuntate, perché democratiche lo sono rimaste solo formalmente, conservando gli apparati fondanti (Costituzioni, Parlamenti, Organi diversi), ma svuotate dei loro poteri e funzioni effettivi, per concentrare in modo subdolo e sotterraneo il potere nelle mani di un solo capo o di un solo partito dominante (o di una o più lobby) che ha diffuso i suoi tentacoli in tutti gli altri organi e settori di una società (economia, magistratura, stampa, cultura, social media…), per cui sono venuti a mancare i contrappesi, le possibilità di opposizione e quindi di confronto ad armi pari tra posizioni diverse, di ricambio e rinnovamento democratico della classe dirigente, con mezzi legali efficaci. E quella parte di popolo che si sente esclusa o non rappresentata, o non trova sbocchi per esprimersi, o si sente a torto o ragione penalizzata o privata di un diritto, può deviare dal rispetto della legge e dell’ordine e ritenersi legittimato a imbracciare spranghe e forconi, sfasciare vetrine e auto in sosta (lo hanno fatto spesso anche le minoranze nere per protesta), fino ad assaltare e spaccare la vetrina più prestigiosa e simbolica come quella di un Parlamento perché un presidente perdente non accetta il responso delle urne e afferma, senza l’onere della prova, di essere vittima di brogli.

L’Italia purtroppo è anch’essa da tempo scivolata via via in questa palude di democrazia svuotata. Gli eccessi della partitocrazia che ha sempre più spesso e sistematicamente premiato i più fedeli e non i più meritevoli e capaci, e non solo nell’ambito del partito, ma infiltrandosi in tutti gli apparati dello Stato (magistratura, Enti, sindacati, cultura, stampa...) ha indebolito o alterato tutta la struttura portante del Paese, privandola della necessaria indipendenza ed efficienza. Le divisioni e rivalità personali interne dell’area del centrosinistra, con minoranze ideologicamente aggressive e settarie hanno fatto cadere governi di coalizione pur legittimi; le contraddizioni di una destra mal assortita tra estremismi nostalgici fuori tempo massimo, nazionalisti e separatisti padani insieme, si è poi improvvidamente asservita agli interessi personali e/o al carisma o alla popolarità di un leader ( Berlusconi prima, Salvini poi) che ha depotenziato e affossato una base ideale di contenuti che dovevano essere liberali e moderati e non lo sono stati; la debolezza (quando non la complicità) di tutti, a destra e a sinistra, nei confronti delle mafie, culminata addirittura in trattative con rappresentanti dello Stato; le mille potenti ombre delle trame che hanno alimentato e coperto attentati terroristici che hanno provocato stragi con centinaia di vittime innocenti e la morte dei magistrati migliori, ci dovrebbero far vergognare o quanto meno consigliare umiltà.

Quanto al nostro Parlamento, di “assalti” o quanto meno dissacrazioni del “sacro luogo” ce ne sono state tante, e proprio dall’interno e per mano degli stessi suoi membri, eletti dal popolo. Risse, spintoni e scazzottate, cartelli e striscioni offensivi, sberleffi irrispettosi tra esponenti di partiti avversari, gente che mangiava mortadella, votava leggi ad personam e credeva alla storia della Ruby nipote di Mubarak, assolveva a prescindere parlamentari inquisiti (oggi a te, domani a me…) e via scendendo sempre più giù fino a chi voleva aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, all’insegna del nobile motto “vaffanc...”.

Tutto da discutere il modo con cui il Parlamento (col beneplacito del Capo dello Stato) ha poi dato fiducia agli strani e contraddittori governi sostenuti da M5S e Lega prima, e da M5S e PD poi, guidati dallo stesso premier Conte, neofita della politica velocemente istruito e imparato, e disinvoltamente passato dall’una all’altra coalizione, con programmi e alleanze che non erano quelli per cui gli elettori li avevano votati.

Per non parlare del “rottamatore” per eccellenza, Renzi, che dopo aver perso montagne di voti, elezioni, referendum e riforme sbagliate, aveva promesso solennemente di ritirarsi dalla politica, e invece tuttora, alla testa di uno sparuto gruppetto di parlamentari e di un risicatissimo seguito di fedelissimi “giapponesi” raccolti in un partitino personale nato per scissione e chiamato con ironia involontaria “Italia viva, tiene sotto ricatto e minaccia di crisi il governo, pretendendo che si faccia a modo suo con proposte irrealizzabili e/o che lui quando ne ha avuto il potere, si è ben guardato dal realizzare.

Insomma , di gente che non vuol staccarsi dagli scranni del potere ce ne abbiamo tanta anche noi; e dopo un disastroso 2020 anche causa pandemia, all’alba del 2021 è apparso chiaro che se il re americano è nudo, noi in Italia abbiamo solo una foglia di fico a coprirci le vergogne; ovvero, siamo in mutande.