domenica 8 settembre 2013

O la borsa o la vita. O l'assoluzione per il delinquente o la caduta del governo.

Pensavo, anzi speravo, che con la  recente conferma in Cassazione della condanna a Berlusconi, si arrivasse finalmente alla conclusione  della attività politica del condannato e quindi  si potesse  avviare una nuova stagione  da Paese normale, senza l'incubo  ventennale della sua presenza nefasta. E invece no.
Siamo più che mai sotto la pressione del suo ricatto, esercitato con tutti i mezzi a sua dispozione, giornali, TV, partito compatto a sua difesa,  giuristi "pro veritate sua"  con pareri a pagamento, avvocati, mastini e pitonesse assatanate al seguito, stampa  falsamente indipendente che gli regge l'arma  non si capisce bene per quale reconditi interessi; e pure con qualche aiutino ambiguo  e intempestivo di personaggi  di altra sponda politica, come il sopraffino azzeccagarbugli Violante, in nome di un "garantismo" che lo ha già garantito anche troppo,
Tutto per mantenere "l'agibilità politica" di questo uomo di 78 anni, pregiudicato con altre condanne e processi in corso  in evidente stato di instabilità emotiva  per mania di persecuzione e smodato delirio di onnipotenza, frustrato per aver dovuto subire finalmente una meritata e definitiva sconfitta  in tribunale, un leader onnipotente che in 20 anni di "agibilità politica" ha dimostrato solo di essere politicamente incapace di risolvere alcun problema del Paese, anzi creandone parecchi anche nelle relazioni con l'estero.
Ebbene ora vuole e può ancora permettersi di puntare la pistola contro il Presidente della Repubblica, il capo del governo, e i partiti che lo sostengono perchè gli trovino un'escamotage, un cavillo, un pretesto per un rinvio della condanna, un' amnistia, una grazia, una qualsiasi scappatoia che gli permetta di continuare a sedere in Parlamento come senatore, e di ricandidarsi alle prossime elezioni come capo di un partito che ha dimostrato così di essere senza alcuna vergogna, senza un minimo di dignità istituzionale e senso morale, in dispregio di  ogni principio di legalità.

Come il rapinatore di strada che punta la pistola contro il passante intimandogli di scegliere se dargli il portafoglio o la vita, il nostro disonorato ex presidente del Consiglio pretende ora che si rinneghi addirittura una legge da lui stesso in passato approvata. E se gli si dirà di no,  ordinerà ai suoi sottoposti di far cadere il governo, incurante delle eventuali conseguenze  negative che possono ricadere sull'Italia tutta in questa situazione economica gravissma, e mentre sono incombenti minacce di guerra  sul piano internazionale; non c'è alcuna disponibilità da parte del M5S per formare un altro governo con altra maggioranza, e se si torna a votare con questa legge elettorale  si rischia di ritrovarsi nelle stesse condizioni di ora.
Ma può il Presidente della Repubblica, e il Parlamento,  sottostare a un simile ricatto? fino a  che punto si può rinunciare a principi fondamentali per una democrazia, per salvare a tutti i costi un governo, che, tra l'altro, in queste condizioni e con simili protagonisti e le loro pretese, non riesce nemmeno a governare e fare leggi decenti?
E sarà il PD stavolta finalmente compatto e deciso a difendere la legalità e la giustizia uguale per tutti ?
Può un Paese risollevarsi da tanta crisi con tanti irresponsabili, incoscienti, opportunisti disposti a tutto (e tra loro  ci metto tutto il PDL, vari "grandi vecchi" del PD e pure Grillo e Casaleggio), collocati nelle cariche di massima responsabilità decisionale?