domenica 27 ottobre 2019

Goethe e l'Islam. La "sottomissione" corre su Rai3


Non posso esimermi dal commentare la puntata di Quante storie ( ore 12,30 del 24 ott. 2019) intitolata Goethe e l'Islam, perché troppo scopertamente indicativa di un atteggiamento di compiacenza  e disponibilità all’accettazione acritica e supina da parte di giornalisti e “pensatori” attivi sul servizio di “ informazione “ (e disinformazione) pubblico, di fronte alla penetrazione culturale di esponenti islamici che pretendono di appropriarsi di simboli della cultura europea, mettendoci addirittura sopra il “cappello” coranico.
Significativa a questo proposito è pure la “ scheda di programma”, della puntata sul sito di Rai-Play su cui è scritto pari pari:
In punto di morte, nel 1832, Goethe compì un cenno misterioso, muovendo l'indice dal basso verso l'alto. Da questo piccolo gesto, riconducibile a una devozione musulmana, Pierangelo Buttafuoco e Francesca Bocca-Aldaqre, ospiti di Quante Storie, ricostruiscono in un libro il percorso di avvicinamento e conversione alla religione islamica di uno dei più grandi scrittori d'ogni epoca. Un enigma spirituale che ancora oggi sorprende, ma del quale è possibile ritrovare l'influenza in ogni opera poetica, teatrale e saggistica di Goethe.”
Controllare per credere, sul sito sottoindicato.
Ora, parlare e scrivere di “avvicinamento e conversione” di Goethe alla religione islamica e di “influenza “ di questa religione in ogni opera poetica, teatrale e saggistica di Goethe è una forzatura grande come un palazzo di 100 piani, un castello di carte che addirittura pretende di basarsi su un invisibile e inesistente cenno della mano di Goethe morente, raffigurato in un quadro di autore tedesco del 1900 (70 anni dopo la sua morte...)!
Infatti il servizio in TV comincia proprio con la presentazione di questo quadro sullo sfondo, che raffigura un Goethe sul letto di morte, e dalla posizione della sua mano, che tiene semplicemente stretto un fazzoletto, con braccio abbandonato a lato, come può essere plausibile per una persona sofferente in fin di vita, e si pretende di vedervi un indice alzato come gesto rituale che un musulmano compie prima di morire per affermare la sua sottomissione e fedeltà all’unico Dio/Allah.
E da qui si parte con la fantasiosa interpretazione di questo presunto e immaginario gesto che sarebbe la conferma della sua “conversione” all’Islam. E si procede poi con tutta una serie di opinioni personali dei due ospiti autori del libro al centro della puntata, intitolato “Sotto il suo passo nascono i fiori. Goethe e l’Islam”. Autori che per tutta la puntata si arrampicano sugli specchi, scambiando spesso lucciole per lanterne, per riferire di affermazioni, dette e scritte , pescate in mezzo all’immensa mole di scritti di Goethe, che dimostrerebbero un suo percorso spirituale verso una sua piena condivisione della religione islamica.

In realtà Goethe nella sua lunga e intensa attività culturale, letteraria e di studio anche scientifico si occupò di tutto e di tutte le culture; di lui si è scritto che fu “...uno dei più grandi letterati tedeschi e l'ultimo uomo universale a camminare sulla terra», e viene solitamente reputato uno dei casi più rappresentativi nel panorama culturale europeo. La sua attività fu rivolta alla poesia, al dramma, alla letteratura, alla teologia, alla filosofia, all'umanesimo e alle scienze, ma fu prolifico anche nella pittura, nella musica e nelle altre arti…. Studiò mineralogia, anatomia, osteologia, geologia e botanica… il minerale goethite prende nome da lui.
Fu inventore del concetto di Weltliteratur (letteratura mondiale), derivato dalla sua approfondita conoscenza e ammirazione per molti capisaldi di diverse realtà culturali nazionali (inglese, francese, italiana, greca, persiana e araba).
Ebbe grande influenza anche sul pensiero filosofico del tempo, in particolare sulla speculazione di Hegel, Schelling, Nietzsche….Goethe fu iniziato in massoneria nella loggia «Amalia» nel 1780…. nel 782 ricevette il quarto grado scozzese della «Stretta Osservanza» e nel 1783 aderì agli “Illuminati”. …..Come filosofo e scrittore fu una delle figure chiave della transizione dall'Illuminismo al Romanticismo, andando poi oltre. …

Goethe si formò una sua visione filosofica del mondo, che però non tradusse mai in un sistema compiuto di pensiero, ma lo spinse a ricercare nei filosofi del suo tempo, o a lui precedenti, quei concetti in grado di esprimere ciò che sentiva: egli li trovò dapprima in Giordano Bruno, per il quale la ragione universale è l'«artista interiore» che plasma e permea l'universo in ogni sua parte. In seguito si rivolse a Spinoza e alla sua concezione della divinità immanente al mondo, da ricercare all'interno di questo.

E’ vero che nella sua sempre aperta ricerca spirituale senza limiti Goethe si soffermò per un certo periodo giovanile di tormentata inquietudine esistenziale anche sul Corano e sull’Islam e ne apprezzò taluni aspetti, studiò sure e hadith e progettò anche di scriverne un dramma intitolato Mahomet . Quel suo progetto sarebbe dovuto diventare la grande tragedia di chi parte per convertire i propri simili; nel corso dei suoi studi però Goethe scoprì che chi si proclama portatore di salvezza deve ricorrere inesorabilmente alla violenza (vedi lo studio di Katharina Mommsen, Goethe e il mondo arabo). Alla fine Goethe non realizzò mai quel progetto (scrisse solo il frammento poetico Il canto di Maometto). Il poeta delle donne” (così definito per la sua grande sensibilità e apprezzamento per le donne), Goethe, ammonì quindi come il paradiso musulmano fosse riservato esclusivamente agli uomini, visto che le donne celestiali dovevano servire solo come dispensatrici di piacere: nel “paradiso degli uomini” non c’era posto per le donne terrene. L’evidente penalizzazione delle donne” e il divieto di bere vino , per lui erano un segno del “cupo velo della religione” che il profeta ha imposto ai suoi adepti.
E’ vero anche che nel suo “Divano occidentale- orientale un libro di poesie scritto tra il 1814 e il 1819, ispirato ai versi del poeta persiano Hafez. sosteneva che “oriente e occidente non sono più separabili”; e secondo alcuni interpreti queste righe varrebbero come professione di fede di Goethe nell’islam, o come “dichiarazione d’amore per l’Oriente”. Ma questo non ne fa un fedele musulmano. Si può solo dire che Goethe ha incontrato l’Islam con rispetto, ma non in maniera acritica , anzi vi ha rivolto battute pungenti. Per lui Maometto è “l’autore del libro”, e il Corano dunque non rappresentava una rivelazione divina e doveva essere sottoposto alla critica storica. Solo così si sarebbe reso possibile il dialogo.

Nella immensa produzione letteraria, poetica, drammaturgica, di Goethe si trovano poi altri inni a sfondo cosmico-panteistico, che sono testimonianze d'un sentimento aperto alle più svariate esperienze. La religiosità da cui era profondamente pervaso non coincideva nemmeno col cristianesimo protestante in cui era stato educato, pur rispettando i riti di qualsiasi credo. Fece battezzare i suoi figli e non si pose mai in aperta ostilità con la Chiesa.
Nel Faust mostra di conoscere la Bibbia e di essere esperto in questioni teologiche. Attribuiva a Gesù Cristo una grandezza “di natura così divina come mai più il divino è apparso su questa terra”. Nel suo viaggio in Italia, Goethe provò una spontanea simpatia per la religione cattolica. Ma in quell'occasione si accrebbe anche la sua avversione per le reliquie e la venerazione dei santi.
Goethe provò interesse anche per la religiosità pagana dell'antichità greca e romana, attratto dalla sua esperienza del divino nelle forme della natura tradotte in sembianze antropomorfiche; nel gennaio del 1813 scrisse Come poeta, io sono politeista; come naturalista, io sono panteista; come essere morale, io sono teista; e ho bisogno, per esprimere il mio sentimento, di tutte queste forme.” (Goethe, in Nuova antologia di lettere, scienze ed arti, vol. 188, p. 113, Direzione della Nuova Antologia, 1903).
Inoltre su Goethe è unanime il giudizio che lo riconosce campione geniale della libertà di pensiero e dell'autonomia individuale (principio e valore non propriamente conciliabile con la religione islamica e le sue pretese di sottomissione...).

Tutto ciò considerando, appiccicare una etichetta islamica o di altro credo a Goethe è operazione quanto mai scorretta e arbitraria, perchè in tutta la sua vita e in tutte le sue opere fu sempre anticonfessionale, anzi si definìun eretico che i cristiani avrebbero volentieri messo al rogo( e i musulmani fondamentalisti avrebbero colpito da fatwa, ndr...) .

E invece, tornando alla trasmissione di Rai3 ci siamo dovuti sorbire, oltre alla fantasiosa interpretazione di un quadro, una poetica ode a Maometto, con un iniziale filmato che ci ha raccontato di un Maometto quarantenne ritiratosi in tormento interiore in una grotta, cui appare in sogno un angelo in forma umana come messaggero divino, che lo investe di una missione profetica che lo spingerà a voler convertire il suo popolo e il mondo intero diffondendo i suoi messaggi. Missione supportata qui da una “teologa -neuroscienziata islamica col capo rigorosamente coperto da abbondante fasciatura, la giovane signora piacentina Francesca Bocca-Aldaqre, Professore di Teologia all’Istituto Italiano di Studi Islamici e di Cultura Araba alla Società Umanitaria di Milano, direttrice dell’Istituto di Studi Islamici Averroè di Piacenza e Professore di Neuroscienze presso l’Università Islamica del Qatar* , che, da fervente cattolica che era, si è convertita all'Islam circa 9 anni fa, e ha scritto anche, oltre al libro presentato in trasmissione, “Un Corano che cammina” (2018), quindi una docente - educatrice religiosa (o influencer, per dirla con linguaggio di moda) di mestiere, molto attiva.
A darle manforte in questa surreale lezione di proselitismo islamico televisivo (con notevole stravolgimento della storia, oltre che della opera di Goethe), Pietrangelo Buttafuoco, giornalista e scrittore di originaria formazione politica di destra missina, e cristiana, da anni convertito all’Islam col nuovo nome di Giafar al Siqilli (o Giafar il siciliano, in onore di un antico califfo), che, come tutti i neoconvertiti è diventato più realista del re e più convinto del profeta, fino a spingersi a profetizzare per il futuro una “Europa islamica, di un Islam mitigato dalla luce del Mediterraneo”, definizione che attribuisce a Goethe, vagheggiando pure di un “islam persiano “ così aperto e liberale che avrebbe addirittura permesso all’Occidente (bontà sua) di avere i suoi filosofi e scienziati…E poi, omaggio alla “Universalità come ideale dell’Islam” ( ma l’universalità non era prerogativa del cattolicesimo? ndr), con citazione di una abitudine di Goethe di intestare le proprie pagine manoscritte con un richiamo a Dio a imitazione delle sure del Corano che iniziano con la frase “in nome di Dio clemente e misericordioso”, sorvolando sul fatto che per quasi due millenni anche tutti i documenti ecclesiastici cattolici e gli atti pubblici dello Stato Pontificio iniziavano con la frase “In Christi nomine Amen.”

Il conduttore della trasmissione, Giorgio Zanchini, quasi genuflesso per rispettosa compiacenza di fronte a cotanto zelo fideistico, ha appena accennato alla possibile forzatura compiuta dagli autori per reinventarsi un Goethe musulmano, quando è evidente la complessità dell’esperienza culturale di Goethe; ma i due ospiti non hanno fatto una piega, anzi Giafar al Siqilli -Buttafuoco si è avventurato in una rivisitazione del Faust e della sua lotta interiore tra Dio e Diavolo- Mefistofele che dimostrerebbe la misericordia di Dio che supera il libero arbitrio” e questa “misericordia divinasarebbe prerogativa insita nell’Islam. La teologa neuroscienziata, più prudente, si è accontentata di riconoscere la complessità goethiana , ma ha sottolineato felice che “in Germania si accetta l’idea che Goethe fosse affascinato dall’ Islam”.
Ma si è parlato solo di un Islam tutto spirituale, “patto d’amore” che esiste evidentemente nella sua testa e in quella di Buttafuoco- Giafar, ma che chi guarda ai fatti e ai comportamenti di tanti islamici nell’Oriente e nell’Occidente, nel passato remoto e prossimo e nel presente, fa un po’ fatica a riconoscere...
Come se non bastasse la testimonianza di fede sottomessa dei due italiani-musulmani autori del libro, e lo zelo compiacente del conduttore, nel servizio si è voluto aggiungere anche un filmato- intervista a un imam esponente del Co.re.is, Yahyâ Sergio Yahe Pallavicini, “cittadino italiano nato musulmano, da madre giapponese e padre italiano”. È l'imam della Moschea al-Wahid di Milano in via Meda, che ha parlato di una disponibilità e apertura al dialogo tra religioni diverse, di una moschea aperta a tutti e via predicando di una possibile collaborazione tra religioni che vedrebbe tutti felici e contenti nonostante problemi e difficoltà emerse . Chi abita nei pressi di questa e altre moschee non sembra aver mostrato finora grande collaborazione e amore, dell’una e dell’altra fede...Ma si può sempre sperare...

Alla domandina arrivata da una ascoltatrice via social sul perché la teologa indossasse il “velo” e se non se ne sentisse “sottomessa”, la teologa, ovviamente preparata e pronta, ha risposto col permanente sorriso compiaciuto delle proprie certezze : “il velo è simbolo di riconoscimento, si capisce da che parte sto, voglio che sia chiaro, felice del suo “abbandono all’Islam..”. E Buttafuoco-Giafar, solidale, ha aggiunto un aneddoto scherzoso di un film di Checco Zalone in cui si auspicava che un sacerdote portasse il collettino di riconoscimento, per legittimare la scelta di indossare un simbolo visibile della propria appartenenza religiosa.
Nessuno che abbia obiettato che, a parte la legittimità di un abito distintivo per i religiosi di professione, preti, imam, rabbini e bonzi, se tutti i fedeli delle altre religioni facessero altrettanto con vistose indicative croci, tuniche e bandiere simboliche del proprio credo religioso o ideologico, indossati ogni giorno e in ogni circostanza per far capire “da che parte stanno”, sarebbe un bel carnevale e forse questa ostentazione  di simboli diversi non aiuterebbe tanto la convivenza pacifica nei luoghi di lavoro e pubblici; e siccome nessun’altra religione lo pretende dai propri fedeli e solo l’islam lo impone, e solo alle donne, questo velo è un chiarissimo strumento di propaganda islamica e discriminazione che non favorisce certo la piena libertà, emancipazione, uguaglianza di diritti e integrazione delle donne musulmane nelle società occidentali ( e meno che mai in quelle orientali islamiche...).
Senza contare, per analogia, che anche la “stella di David” imposta sugli abiti come chiaro segno di riconoscimento degli ebrei nella Germania nazista ( e prima ancora nei ghetti dei paesi cattolici in secoli passati), non era una buona idea…
A un altro ascoltatore che ha citato Dante affermando che anche lui conosceva l’Islam, nessuno ha ricordato che Dante , per quel poco o tanto che potesse conoscere dell’Islam, aveva una pessima opinione dei Saraceni musulmani e aveva collocato Maometto (e Alì) nel suo Inferno, nella nona fossa di Malebolge (If XXVIII 22-63), tra “i seminator di scandalo e di scisma”, col corpo  straziato, per avere diviso,  fondando l'Islam,  i popoli e i fedeli della Bibbia e del suo Dio unico; e il capitolo della Divina Commedia che ne riferisce viene censurato o il libro proibito in alcuni paesi islamici. Il quadro  che raffigura Maometto all'Inferno, presente nella Chiesa di S. Petronio a Bologna, è sotto sorveglianza per  timore di attentati...

Solo un vago accenno al fondamentalismo e al terrorismo islamico e a come combatterlo. Facile per Buttafuoco -Giafar che ha la ricetta : “Tutta colpa dell’ignoranza (di chi? dei terroristi islamici? o di chi li teme?). Se i cristiani conoscessero bene l’Islam non avrebbero timore e ammirerebbero l’Islam; se gli islamici conoscessero bene l’Islam ammirerebbero il cristianesimo “. E la teologa insiste su un immaginario Islam tutto letteratura, poesia e amore, rose e fiori su cui camminare e da conoscere.
Insomma, una trasmissione da indottrinamento e proselitismo, senza contraddittorio, senza nemmeno un accenno all’Islam politico reale, ai suoi conflitti e alle sue pesanti conseguenze e repressioni della libertà personale dove l’Islam, religione- politica, governa .
Come parlare del comunismo teorico del filosofo “profeta” Karl Marx e delle profezie del suo ottocentesco “Capitale” senza parlare dei misfatti del comunismo reale subiti da milioni di sudditi dei regimi in cui è stato messo in pratica nel 1900.
Sarà anche lecito in una trasmissione televisiva di servizio pubblico fare propaganda per una religione, ma bisogna chiamarla col suo nome, propaganda, appunto, non spacciarla per informazione culturale, quando è lacunosa e distorta; e anche la pubblicità di qualsiasi prodotto non deve essere ingannevole o mistificatoria. Se l’islam ha tanto patrimonio di cultura e poesia, la pubblicizzi pure, ma non si appropri della cultura occidentale mettendoci sopra un’etichetta islamica.

Alcune fonti:
https://www.raiplay.it/raiplay/video/2019/10/quante-storie-del-24102019-Pierangelo-Buttafuoco-e-Francesca-Bocca-Aldaqre-Goethe-e-l-Islam--6909cc95-ca9d-4b70-b1d9-9e42a8923624.html




* Da non confondere con il Centro Studi Averroè ( https://www.centroaverroe.org/chi-siamo / ) di cui è presidente Souad Sbai, che, tra l’altro, conduce una battaglia culturale contro l’imposizione del velo alle donne, e per la difesa dei loro diritti.


 http://www.treccani.it/enciclopedia/johann-wolfgang-von-goethe/





Foto: Di Tischbein, Johann Heinrich Wilhelm - Scansione personale, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3211188

* Francesca è Professore di Cultura Islamica presso l’Istituto Italiano di Studi Islamici, Direttore degli Studi presso l’Istituto di Studi Islamici Averroè di Piacenza e Professore di Neuroscienze presso l’Università Islamica del Qatar. Ha conseguito un dottorato di ricerca (PhD) nel 2015 presso la Ludwig-Maximilians Universität di Monaco di Baviera, e un Master in Teologia Islamica nel 2017 presso il Cambridge Islamica College. I suoi interessi sono teologia medievale, studi coranici e psicologia islamica. Traduce testi classici dall’arabo, tedesco, inglese e francese.

martedì 24 settembre 2019

Nazismo e comunismo pari sono? Sì e no


A proposito della Risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre 2019 sull'importanza della memoria europea per il futuro dell'Europa”(*)

Premesso che non sono mai stata comunista, nè mai lo sarò, e non mi riconosco nè in Leu nè nel presidente del Parlamento europeo David Sassoli (né in altri protagonisti della politica italiana ed europea...), trovo sbagliata nel metodo e nella sostanza, sia dal punto di vista politico che da quello storico, questa risoluzione del Parlamento europeo approvata a Strasburgo il 19 settembre scorso, con 535 voti di parlamentari Pd e socialisti vari, Popolari, Lega e altri ( solo 66 contrari e 52 astenuti (M5S). Risoluzione che è frutto di un uso distorto e lacunoso della storia per portare a conclusioni propagandistiche di una certa linea politica di parte che si vuol far prevalere e istituzionalizzare nel presente. E si continua a procedere con la testa rivolta all’indietro e a rimestare sulle colpe e le tragedie del passato di 80 e 100 anni fa (comunismo, nazismo...), facendo  opinabili conteggi dei morti provocati dagli uni e dagli altri, senza peraltro approfondirne le cause con sincerità e onestà intellettuale (perchè allora non contare anche le stragi  per guerre di religione tra cattolici e protestanti e per le guerre di successione sui troni europei?!). Mentre si trascurano i veri pericoli del presente e che incombono sul futuro dell'Europa (che non sono nè  il nazismo nè il comunismo).


E' scorretto e inesatto equiparare nazismo e comunismo, anche se i regimi comunisti, come sistema di potere nei rispettivi Paesi governati, si sono macchiati delle stesse colpe di crudele e sistematica repressione come i regimi fascista e nazista (e come tutte le dittature, militari o religiose  del passato recente e lontano in tutto il mondo); perché le loro origini e le loro storie e motivazioni sono anche profondamente diverse.

Va sottolineato infatti che fascismo e nazismo erano regimi nati da una visione deviata e degenerata di nazionalsocialismo, dittature personali rivestite di idee raccogliticce e confuse, per volontà e ambizione smisurata di due capi, Mussolini e Hitler, che in un preciso momento storico di grande disagio del primo dopoguerra, hanno saputo trascinare le folle in uno smodato culto della loro personalità esaltandole con promesse mirabolanti; regimi nati, cresciuti, diventati potenti e poi morti con loro, nell'arco temporale di un ventennio, dopo aver provocato guerre e seminato distruzione e morte in mezzo mondo, oltre che nei loro paesi. E hanno lasciato dopo di sè solo macerie e gruppuscoli di "nostalgici" ottusi incapaci di autocritica e nessun lascito ideale o ideologico che fosse di qualche utilità per la società.

Il comunismo ha una storia un po' più lunga e complessa e articolata; è nato come ideologia politico-economica a metà del secolo 1800 con le teorie di Marx, Engels e altri prima e dopo di loro, con precise e comprensibili motivazioni sociali di riscatto del proletariato e come critica del capitalismo allora emergente e dominante che lo sfruttava e opprimeva. Per oltre mezzo secolo, seconda metà del 1800 e inizio ‘900, il pensiero marxista-comunista rielaborato, è stato alla base della costituzione di partiti socialisti e organizzazioni sindacali che hanno svolto in tutta Europa un ruolo meritorio per il miglioramento delle condizioni di vita delle classi più deboli e dato loro dignità e un peso politico.
Nel corso della Seconda Guerra mondiale, l'URSS e i partiti comunisti sono stati una componente fondamentale nella lotta contro il nazismo di  Hitler e nella Resistenza contro il fascismo. Nel secondo dopoguerra, nei paesi democratici, i partiti comunisti, pur ispirati da una ideologia totalitaria e operanti con uno stretto legame con una URSS dalle mire espansive ed imperialiste, e sostanzialmente antiamericane, in clima di “guerra fredda”, hanno svolto un ruolo di minoranza attiva e di opposizione che in parte è servito nell'equilibrio delle scelte di natura economica e sociale, restando in un ambito democratico e costituzionale.

Se è vero che il comunismo come sistema di potere e di governo è stato giustamente smascherato e sconfitto dalla storia e dagli stessi popoli governati, ed è improponibile oggi come ideologia, perché si è dimostrato incapace di risolvere i problemi della società attuale con equità, e produrre sviluppo e benessere, è stato comunque parte rilevante della nostra storia, ha fatto anche "qualcosa di buono" e non merita la "damnatio memoriae" nella formulazione che l'UE ha deliberato. La storia non si cancella, mai; anche quando ha provocato disastri (come appunto ha fatto il comunismo quando ne ha avuto il potere); va conosciuta, nel bene e nel male, distinguendo l’uno dall’altro (anche per evitare di ripetere gli stessi errori); e tenendo presente tutti gli aspetti e i fatti accaduti e le loro conseguenze, senza ometterne alcuni. Il comunismo, di ieri e di oggi, va quindi criticato e contrastato sul piano politico, con mezzi di confronto democratico.

Se mai, oltre ai tentativi di invadenza geopolitica di Putin e di una Russia peraltro non più comunista, ci sono oggi altre ideologie totalitarie più pericolose e invasive che minacciano da tempo l’Europa, di cui eventualmente il Parlamento UE potrebbe vietare simboli e propaganda, più che vietare sparute nostalgiche bandiere rosse con falce e martello, se davvero vuol prevenire eventuali nuovi totalitarismi e tragedie future. Si potrebbe citare, per esempio, la diffusione dell'estremismo e del fondamentalismo politico-religioso islamico, frutto di una massiccia immigrazione incontrollata mal gestita, con conseguente diffusione nelle città europee di ghetti e comunità ingovernabili, con leggi proprie e idee incompatibili con quelle europee, e sotto minaccia anche anche di ricorrenti atti di terrorismo, con altrettanto conseguenti, per reazione, manifestazioni di razzismo e xenofobia, che vanificano o rendono problematica una pacifica integrazione di culture diverse in Europa… salvaguardando  la  cultura propria e le conquiste civili duramente acquisite e conquistate.

E servirebbe pure una riflessione su altri totalitarismi più o meno occulti che vengono da potentati economico-finanziari, dalle degenerazioni di un capitalismo predatorio tuttora presente in Africa, in Occidente e in Oriente, dall'emergere di nuove potenze come la Cina, dall'ondivaga  politica degli USA di Trmnp, dal controllo e dalle distorsioni dell’informazione e della disinformazione propinate da più fonti interessate, ecc… Nonchè occorrerebbe guardarsi allo specchio e vedere le proprie rughe, per esempio certi tentativi di alcuni Stati europei più potenti  di egemonizzare e orientare le scelte politiche ed economiche di tutta l’UE.

- Entrando nello specifico della lunga Risoluzione UE, rilevo che nel lungo elenco di “visto...” (ben 17 punti, partendo dalla lontana Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite adottata il 10 dicembre 1948) che introducono la “risoluzione “ vera e propria, c’è la citazione delle già numerose dichiarazioni precedenti di iniziativa UE, più generiche, “contro tutti i totalitarismi” approvate dal 2005 in poi, e altre più specifiche di condanna dei regimi comunisti, compresa la risoluzione 1481 dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa del gennaio 2006 relativa alla necessità di una condanna internazionale dei crimini dei regimi totalitari comunisti e altre risoluzioni (del 2011 e 2018) per istituire una Giornata per le vittime del comunismo” (fissata per il 23 settembre) e altre ancora “contro il razzismo e la xenofobia”.
Non si capisce pertanto la necessità o l’urgenza oggi di questa nuova risoluzione che sostanzialmente accomuna e mette sullo stesso piano nazismo e comunismo.

E nei successivi “considerato… invita… chiede… condanna...” (che vanno dalla lettera A alla lettera M) ci sono alcune affermazioni discutibili, o quantomeno lacunose e omissive. Per esempio si cita ripetutamente (alle lettere B, C e J e punto 1) il “famigerato trattato di non aggressione e di amicizia nazi-sovietico” del 1939 firmato da Molotov e Ribbentrop, per conto di Unione sovietica e Germania nazista, con successiva spartizione della Polonia, indicato come unico responsabile per aver “spianato la strada allo scoppio della seconda guerra mondiale e alle successive invasioni e spartizioni degli stati europei limitrofi.
Tutto giusto, in parte; ma dimentica di citare il precedente Patto di Monaco, firmato nel 1938 dai rappresentanti di Regno unito e Francia, con Germania e Italia (presenti Chamberlain, Daladier, Hitler e Mussolini) , che avvallò la spartizione della Cecoslovacchia a vantaggio della Germania e consentì alla Germania nazista di rinforzarsi territorialmente e militarmente, e di acquisire la sicurezza necessaria per l’attuazione dei propri successivi piani di conquista militare dell’Europa.
L’accordo di Monaco ebbe indirettamente un altro effetto indesiderato: l'atteggiamento tollerante di britannici e francesi incoraggiò enormemente l'aggressività degli stati amici della Germania.
Quindi, se si pensa davvero che “occorre mantenere vivo il ricordo del tragico passato dell'Europa, onde onorare le vittime, condannare i colpevoli e gettare le basi per una riconciliazione fondata sulla verità e la memoria” ( come recita il punto H), il Parlamento europeo dovrebbe ricordare anche queste responsabilità inglesi e francesi (oltre che  italiane e tedesche).

Ma in questo strano (e probabilmente inutile) polpettone poco storico e molto politico si preferisce puntare il dito su un unico bersaglio, che è in realtà la Russia di Putin, come si evince chiaramente dai punti 15 e 16 : “ è profondamente preoccupato (il Parlamento europeo, ndr) per gli sforzi dell'attuale leadership russa volti a distorcere i fatti storici e a insabbiare i crimini commessi dal regime totalitario sovietico; considera tali sforzi una componente pericolosa della guerra di informazione condotta contro l'Europa democratica allo scopo di dividere l'Europa e invita pertanto la Commissione a contrastare risolutamente tali sforzi; per esprimere poi ai punti 17 e 18 ..” inquietudine per l'uso continuato di simboli di regimi totalitari nella sfera pubblica” e citando come esempio positivo che alcuni paesi europei hanno vietato l'uso di simboli sia nazisti che comunisti”. Quindi “osserva la permanenza, negli spazi pubblici di alcuni Stati membri, di monumenti e luoghi commemorativi (parchi, piazze, strade, ecc.) che esaltano regimi totalitari, il che spiana la strada alla distorsione dei fatti storici circa le conseguenze della Seconda guerra mondiale, nonché alla propagazione di regimi politici totalitari”.

Insomma , mentre condanna le distorsioni dei fatti storici compiute da altri, l’UE ne propina delle proprie e indirizza esplicitamente la propria risoluzione (ultimo punto, n. 22) ...” al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, alla Duma russa e ai parlamenti dei paesi del partenariato orientale”.
Non senza aver lanciato l’ecumenico e generico auspicio per una “lotta per un mondo più equo e la creazione di società aperte e tolleranti e di comunità che accolgano le minoranze etniche, religiose e sessuali, facendo in modo che tutti possano riconoscersi nei valori europei”( punto n. 21), con sottintesa benedizione per la politica della “accoglienza” e fingendo di ignorare che molte delle  minoranze etniche e religiose accolte non hanno alcuna voglia e intenzione di riconoscersi nei valori europei.



lunedì 20 maggio 2019

Elezioni amministrative ed europee, o referendum pro o contro Salvini?

Mancano pochi giorni al 26 maggio, data fissata per le prossime elezioni amministrative in varie città e Comuni d’Italia (compreso il mio), in concomitanza con le elezioni in tutti i 27 Stati che fanno parte dell’UE, per scegliere i futuri membri del Parlamento europeo. E io sono in grande difficoltà, ancor più degli anni passati. Soprattutto perché entrambe le consultazioni sono state politicamente e mediaticamente incentrate e snaturate da una ossessiva campagna contro un bersaglio solo: Salvini, ministro dell’Interno e capo della Lega, nonché pericolo pubblico numero uno, che neanche a inventarlo lo si poteva costruire peggio (o meglio?) di così, o di come lo dipingono i suoi avversari e detrattori (cioè tutti gli altri partiti, quasi tutta la stampa e le TV, il Capo dello Stato, il Papa, la CEI, l’UE, l’ONU, la Confindustria, i sindacati, la magistratura, il mondo della scuola, l’ANPI, il volontariato, le cooperative sociali, le comunità Lgtb, le femministe, i Centri sociali e a-sociali, i comici dei talk show, i vignettisti di tutti i giornali, i blog “d’autore” e chi più ne ha più ne metta).
Quanto alle elezioni amministrative l’aspetto più rilevante è che i partiti, ancor più che in passato, specie nei piccoli comuni ma anche in città, hanno fatto a gara a nascondersi o mimetizzarsi e confondersi dietro “liste civiche”, mettendo da parte temporaneamente i rispettivi simboli e bandiere, per vantare uno spirito civico di puro interesse per risolvere i problemi locali, in dichiarata indipendenza dalle eventuale direttive o sudditanze ai partiti di originaria appartenenza dei candidati sindaci e consiglieri, e indipendentemente anche dalle rispettive posizioni di alleanza o opposizione a livello nazionale. Ragion per cui si trovano le più varie mescolanze e alleanze locali in contrasto con quelle nazionali, e audaci sperimentazioni che Dio solo sa quanto potranno resistere alle diverse situazioni e fortune a livello nazionale.
Sarei pronta a scommettere che poi, a elezioni concluse, i vincitori riprenderanno fuori le bandiere di partito dai cassetti per assumersi il merito della vittoria, a sostegno delle rispettive politiche nazionali. E soprattutto la stampa  parlerà di  vittoria o di sconfitta di Salvini ( e, in subordine,  di Di Maio) e ben poco dei sindaci “civici” eletti.
Sulle politiche nazionali, si concentra anche il dibattito, o la rissa, per quanto riguarda le elezioni Europee. Raramente ho sentito nelle prese di posizione o interviste in Tv, o articoli di stampa o volantini e manifesti di propaganda (peraltro quasi inesistenti) dei candidati, esporre i contenuti anche minimi dei programmi dei rispettivi partiti o personali per le politiche che andranno a sostenere a Bruxelles (e a Strasburgo) in caso di elezione.
Tutto sembra ridursi a slogan e etichette generiche, soprattutto intorno al tema pro o contro l’immigrazione, porti  chiusi o aperti, e le Ong (e quindi pro o contro la linea di Salvini), e poi vai col “sovranismo”, il “populismo”, o “più Europa”, o “contro i confini e i muri”, con abbondanti proclami contro il “fascismo” ( sempre quello degli avversari), senza peraltro spiegare con chiarezza cosa si nasconda dietro queste etichette.
Impossibile sapere come i vari candidati pensino di conciliare la necessaria cessione di parte della sovranità nazionale a organismi sovranazionali europei che comunque tutelino gli interessi nazionali di tutti gli Stati membri e un ampio margine di autonomia decisionale dei governi e parlamenti locali eletti nelle consultazioni nazionali, che danno risultati diversi di volta in volta e da uno Stato all’altro.
Tante sono le domande che rimangono per me senza risposta o con riposte vaghissime e contraddittorie da questo o quel partito.
Per esempio: c’è qualcuno orientato verso la costituzione di uno Stato europeo federale, e ci sono i presupposti per realizzarlo? Se non ci sono i presupposti per questo antico sogno dei padri fondatori, c’è la possibilità di maggior coesione e unità di intenti e programmazioni coordinate in campo economico, gestione del debito pubblico, applicazione dell’IVA, dazi, sistema bancario e altro connesso, che non penalizzi gli Stati più deboli a beneficio dei più forti?
E quali precise politiche si propongono per incentivare o promuovere lo sviluppo industriale e tutelare il mondo dei lavoratori? e quali politiche assistenziali possibili ed economicamente sostenibili ( redditi di cittadinanza, pensioni, sostegni alla maternità e alla famiglia…)?
E per la tutela dell'ambiente, del territorio, il modo di affrontare  i cambiamenti climatici e il dissesto idrogeologico ?
Qualcuno ha qualche idea per una miglior tutela e valorizzazione della cultura europea?
Quali regole si possono concordare per gestire legalmente l’accoglienza e l’integrazione sociale di rifugiati riconosciuti tali, equamente divisi tra gli Stati, e nel contempo contrastare l’immigrazione clandestina di masse incontrollate, senza essere accusati di violare i diritti umani, considerando il Mediterraneo confine d’Europa da difendere, non lasciando l’onere della difesa e dell’accoglienza ai soli Stati che vi si affacciano?
Quale posizioni favorire a proposito della diffusione delle droghe tra i giovani? C’è la volontà di combatterla? E come? Si è favorevoli o contrari alla liberalizzazione delle droghe cosiddette “leggere”? Si può fare di più per il coordinamento delle politiche europee sulla sicurezza e delle forze di polizia, posto che la criminalità organizzata, i trafficanti e gli sfruttatori di esseri umani (uomini, donne, minori), e il terrorismo di matrice islamica, quelli sì, non conoscono confini?
Quale posizione si pensa di tenere nelle politiche internazionali, ad esempio nei rapporti con la Libia e paesi del Nord Africa che si affacciano sul Mediterraneo, e quelli da cui provengono i migranti clandestini, per concludere accordi che pongano limiti e controlli legali ai flussi e per attuare politiche di incentivazione allo sviluppo locale?
Quali trattati conservare e quali modificare (Dublino. Lisbona, Maastricht, Schengen…) alla luce dei problemi emersi? E come?
Che facciamo con la potente Cina e la “via della Seta”? E con la Russia dello scaltro Putin pure lui bramoso di mettere uno zampino sul Mediterraneo? E con gli Usa e la Nato? Le nostre alleanze (con vicini non proprio benevoli e altruisti) vanno bene così come sono o vanno revisionate? E come?
E con gli Stati islamici che violano sistematicamente i diritti umani, con cui tutti gli Stati europei fanno affari, spesso in concorrenza tra loro, continuiamo così? E con i conflitti   eternamente in corso  tra stati sunniti e sciiti che posizione è meglio prendere?
E con le comunità islamiche che sempre più numerose risiedono in Europa e reclamano “diritti” politici e il mantenimento di usi discriminanti in contrasto con norme e principi delle nostre Costituzioni, oltre che con usi e costumi occidentali da loro rifiutati? Si può fare una verifica dei risultati, positivi e negativi , ottenuti con le politiche praticate finora nei vari paesi che prima e più di altri hanno accolto un maggior numero di migranti islamici? E modificare le pratiche che non hanno funzionato per l’integrazione, e hanno favorito la creazione di ghetti ingestibili dove comandano gli imam in nome della sharia o del Corano?
Si è favorevoli o no a introdurre una legislazione europea che definisca con più rigore la laicità delle istituzioni e la prevalenza delle leggi nazionali (ed europee) rispetto ai dettami religiosi, di qualsiasi religione? Si ha il coraggio e la forza per resistere alle proteste degli islamici più resistenti ai cambiamenti e attaccati ad arcaiche consuetudini, soprattutto perché sia realmente applicata l’uguaglianza uomo- donna che garantisca la effettiva libertà di scelta delle donne nella vita privata e pubblica e la libertà di aggiornare o cambiare le proprie convinzioni religiose senza subire persecuzioni famigliari e sociali?
Quale sarà la capacità di resistenza degli eletti alle pressioni delle migliaia di lobby che a Bruxelles hanno uomini e mezzi appositamente addestrati per influenzare le scelte dei parlamentari quando si tratta di fare nuove leggi che possono danneggiare, o favorire, qualche interesse economico di privati, aziende nazionali e multinazionali? E se oltre all’ottimo stipendio europeo questi non disdegnano di ricevere finanziamenti da qualcuna di queste lobby, o dal misterioso finanziere “filantropo” Soros con tentacoli dappertutto per fini  politici imperscrutabili suoi? Si muoveranno per favorire gli interessi e le idee di chi li ha eletti o di chi li ha finanziati?
Troppa roba, e troppa fatica prendere posizione per un modesto parlamentare europeo, a rischio di scontentare l’uno o l’altro degli elettori!? Quindi meglio non pronunciarsi e stare nel vago? E poi bisognerebbe studiare i problemi, informarsi sulle varie situazioni internazionali, ascoltare i propri potenziali elettori e recepire le loro istanze e aspirazioni..., ma non si usa mica tanto, specie in quei partiti che ritengono che siano gli elettori a dover essere “educati” a seguire le loro direttive. “illuminate” e indiscutibili.
Stranamente, forse è proprio la Lega di Salvini che risponde con più chiarezza su molti di questi temi e li esprime senza mezzi termini, con modi rozzi e definizioni semplicistiche ma efficaci, piacciano o no; cosa che fa infuriare tutti gli altri partiti, giornalisti e prelati che li respingono con sdegno, attribuendovi le peggiori intenzioni e conseguenze, con una ostilità mai registrata finora con questo grado di animosità, anzi, diciamo pure di odio (che non è prerogativa solo di certe destre estreme).
Risposte che però trovano il consenso e la condivisione di un sempre maggior numero di elettori finora, stanchi e delusi dalle promesse mancate di decenni di governi precedenti e ancora speranzosi che ci possa riuscire quello attuale a dargli qualche soddisfazione, nonostante i tanti contrasti e bisticci interni e rivalità elettorali tra i due partner del “contratto” (Lega e M5S), rinfocolati ogni giorno dalla stampa ostile, che da 11 mesi spera e martella a colpi di processi mediatici, strumentalizzazioni ed enfatizzazioni, e anche qualche fake news, perchè si arrendano …
Ma il dipingere ogni giorno le “colpe” vere e presunte di Salvini (e Di Maio e i suoi 5S), trasformando queste elezioni in un referendum pro o contro di lui, non dimostra che chi lo critica sia più bravo, capace e credibile, e non basterà probabilmente a convincere tanti elettori che loro sapranno come fare meglio, visti i risultati delle loro politiche passate e l’assoluta incertezza di quelle presenti e future in alternativa.
Il guaio mio è che su alcuni punti posso essere d’accordo con un partito, ma su altri no. E dovrò decidere quali considero più importanti da salvaguardare, per l’interesse dell’Italia e dell’Europa in questo particolare periodo di caos e disorientamento generale, rassegnandomi ad accettare obtorto collo o turarmi il naso e chiudere gli occhi su altri aspetti che non condivido.
Chissà se domenica prossima ci riuscirò.

giovedì 21 marzo 2019

Stragi compiute e stragi mancate (per fortuna). Per Allah, Dio, e ora contro Salvini.

Non c'è più bisogno dell'ISIS, Stato islamico con base territoriale  in Medio Oriente, per organizzare o ispirare stragi di innocenti scelti a caso in Europa. Il virus dell'odio contro l'Occidente, seminato e diffuso nelle teste  di milioni di persone nel mondo intero, musulmani, ma anche "cristiani" di supporto, ha già fatto tante vittime ( vedi 
https://www.ednh.news/it/cronologia-degli-attacchi-terroristici-in-europa-dal-2004-al-2017/ ).

E stava per farne ancora, ieri, in Italia, finora risparmiata, forse proprio per la sua politica (fino allo scorso anno) di accoglienza indiscriminata e di porte e porti aperti a qualunque "migrante" clandestino vi entrasse e volesse circolare liberamente, terroristi e criminali compresi.
E non c'è più nemmeno bisogno di gridare Allah Akbar, basta gridare contro Salvini, Ministro dell'interno italiano, che il più famoso degli intellettuali nostrani, l'antiitaliano Saviano, ha  bollato come "ministro della malavita", seguito da emuli "di sinistra" una  sinistra così cieca da portare ogni giorno consensi e voti alla destra e ...a Salvini.
Ma stavolta la campagna antiSalvini ha avuto un effetto ben più grave, nei suoi presupposti e nelle intenzioni, che fortunatamente non si sono realizzate, grazie alla prontezza dell'intervento delle  forze dell'Ordine, i Carabinieri in particolare, chiamati da un ragazzino col cellulare.
 Fatto gravissimo, perchè un autista di origine senegalese, pur con cittadinanza italiana e un lavoro e famiglia qui dal 2004, colpito dal succitato virus, geneticamente modificato e adattato in loco dalla propaganda imperante in Italia, ha improvvisamente pensato bene di sequestrare  sul pullman che guidava, 51 ragazzi di 2a media e i due insegnanti, ha legato loro le mani con legacci di plastica, ha sequestrato i loro telefonini, ha cosparso di benzina il pullman, li ha tenuti come ostaggi per 40 minuti andando  verso l'aeroporto di Linate, con l'intento dichiarato di bruciarli poi tutti "per protesta contro Salvini e Di Maio colpevoli dei migranti morti in mare e in Africa".
 E grazie a un ragazzino che il suo cellulare se l'era tenuto nascosto, sono stati avvertiti carabinieri e genitori che, dopo un'iniziale incredulità pensando a uno scherzo, sono poi intervenuti con  pattuglie diverse, bloccando  il folle e facendo uscire i ragazzi in tempo, mentre il pullman iniziava a prendere fuoco.
Mi vengono i brividi  al solo pensare a quel che sarebbe successo se i carabinieri non fossero arrivati in tempo e i 51 ragazzi fossero stati bruciati vivi!!
NO! signori della politica e della stampa non si può continuare a scherzare col fuoco, a soffiare sul fuoco,  per  estremizzare e strumentalizzare tutto solo in funzione di una ipotetica, e spesso controproducente, propaganda di partito. In certi momenti, e a sentire certi interventi di politici, giornalisti, prelati  e improvvisate Ong pro immigrazione  senza limiti  da Africa e Asia, mi par di essere ritornata agli anni'70  e ai tempi della strategia della tensione e  del sostegno mediatico di certa sinistra alle eversive "Brigate rosse" (mentre altri  nell'ombra sostenevano eversive brigate "nere").

Il problema della gestione della immigrazione recente di clandestini scaricati forzatamente sul nostro territorio, nonchè degli immigrati dei decenni scorsi, è un problema serio  che va affrontato con serietà, tenendo presente in primo luogo l'interesse  dell'Italia e degli italiani nelle sue implicazioni, sociali ed economiche e di sicurezza, nelle sue cause e nei suoi effetti, che possono essere anche devastanti per gli immigrati  stessi. Come ha dimostrato questo gravissimo fatto compiuto da un immigrato  senegalese con regolare cittadinanza italiana, apparentemente tranquillo ma evidentemente mal integrato nella sua testa, che ha preso alla lettera le quotidiane accuse delle opposizioni politiche contro Salvini come responsabile dei migranti morti nel mar Mediterraneo, e, per vendicarli e "fare un gesto eclatante", se l'è presa , non con un attentato contro Salvini, ma con 51 bambini italiani (tra i quali anche vari figli di immigrati) con l'intenzione di bruciarli vivi; imitando la stessa assurda e folle modalità stragista del terrorismo islamico, che colpisce innocenti a caso per colpire l'Occidente.


E non va dimenticato anche l'altra strage, riuscita,  compiuta  nei giorni scorsi in Nuova Zelanda, dove un "suprematista bianco" australiano, altrettanto folle e più organizzato e armato, ha ammazzato 50 persone , di religione islamica intente a pregare in due moschee, per vendicare  tutti  i bianchi morti  nelle stragi islamiche, protestare contro l'immigrazione  massiccia favorita da  legislazioni e comportamenti troppo compiacenti e permissivi, "onorare " gli "eroi" di secoli fa che combatterono contro l'Islam, celebrati sui manici dei mitra con un  miscuglio di citazioni storiche (oltre al contemporaneo maceratese Traini) che più confuse non si può.

Ci mancava anche questo delirio di "uomo bianco ordinario"per aumentare la confusione e la destabilizzazione di questo Occidente masochista. Ecco un nuovo esempio, anche se di "colore" e "messaggio" diverso da quelli precedenti islamici, di terrorismo criminale e idiota (le due cose viaggiano spesso insieme). Oltre ad uccidere decine di persone innocenti solo per la loro appartenenza religiosa ( e questa è la colpa più grave), questo "antiimmigrati" anti- islamici col fucile e il boomerang ha offerto un ottimo pretesto agli islamici integralisti e malintenzionati per presentarsi di nuovo al mondo come vittime di razzismo, far dimenticare il terrorismo islamico e le stragi nelle chiese cristiane, e ottenere così un ulteriore pretesto per mea culpa nostrani, la presidente islandese che si mette il velo davanti agli islamici, consenso mediatico per chi vuol favorire l'immigrazione incontrollata e senza limiti, nel nome del "siamo tutti uguali, vogliamoci bene.. porte aperte.. è colpa nostra di tutto ecc.…", (con eccessi di zelo autolesionistico e di subordinazione psicologica nei confronti dell'Islam che poi provoca questo genere di reazioni nelle menti più squilibrate). Effetto collaterale secondario ma di forte efficacia controproducente per la "causa" che questi folli "suprematisti bianchi" vorrebbero propagandare.
Vanificando così la giusta causa di chi vorrebbe semplicemente una regolamentazione dell'immigrazione nei limiti della legalità e della sostenibilità economica, sostenuta da reale volontà reciproca e capacità di integrazione nella società occidentale, per contrastare l'espansione dell'ideologia/religione/politica islamica, nei suoi aspetti più retrogradi, invasivi e socialmente pericolosi, sul piano culturale e politico, senza imbracciare fucili e coltelli e taniche di benzina.