lunedì 20 maggio 2019

Elezioni amministrative ed europee, o referendum pro o contro Salvini?

Mancano pochi giorni al 26 maggio, data fissata per le prossime elezioni amministrative in varie città e Comuni d’Italia (compreso il mio), in concomitanza con le elezioni in tutti i 27 Stati che fanno parte dell’UE, per scegliere i futuri membri del Parlamento europeo. E io sono in grande difficoltà, ancor più degli anni passati. Soprattutto perché entrambe le consultazioni sono state politicamente e mediaticamente incentrate e snaturate da una ossessiva campagna contro un bersaglio solo: Salvini, ministro dell’Interno e capo della Lega, nonché pericolo pubblico numero uno, che neanche a inventarlo lo si poteva costruire peggio (o meglio?) di così, o di come lo dipingono i suoi avversari e detrattori (cioè tutti gli altri partiti, quasi tutta la stampa e le TV, il Capo dello Stato, il Papa, la CEI, l’UE, l’ONU, la Confindustria, i sindacati, la magistratura, il mondo della scuola, l’ANPI, il volontariato, le cooperative sociali, le comunità Lgtb, le femministe, i Centri sociali e a-sociali, i comici dei talk show, i vignettisti di tutti i giornali, i blog “d’autore” e chi più ne ha più ne metta).
Quanto alle elezioni amministrative l’aspetto più rilevante è che i partiti, ancor più che in passato, specie nei piccoli comuni ma anche in città, hanno fatto a gara a nascondersi o mimetizzarsi e confondersi dietro “liste civiche”, mettendo da parte temporaneamente i rispettivi simboli e bandiere, per vantare uno spirito civico di puro interesse per risolvere i problemi locali, in dichiarata indipendenza dalle eventuale direttive o sudditanze ai partiti di originaria appartenenza dei candidati sindaci e consiglieri, e indipendentemente anche dalle rispettive posizioni di alleanza o opposizione a livello nazionale. Ragion per cui si trovano le più varie mescolanze e alleanze locali in contrasto con quelle nazionali, e audaci sperimentazioni che Dio solo sa quanto potranno resistere alle diverse situazioni e fortune a livello nazionale.
Sarei pronta a scommettere che poi, a elezioni concluse, i vincitori riprenderanno fuori le bandiere di partito dai cassetti per assumersi il merito della vittoria, a sostegno delle rispettive politiche nazionali. E soprattutto la stampa  parlerà di  vittoria o di sconfitta di Salvini ( e, in subordine,  di Di Maio) e ben poco dei sindaci “civici” eletti.
Sulle politiche nazionali, si concentra anche il dibattito, o la rissa, per quanto riguarda le elezioni Europee. Raramente ho sentito nelle prese di posizione o interviste in Tv, o articoli di stampa o volantini e manifesti di propaganda (peraltro quasi inesistenti) dei candidati, esporre i contenuti anche minimi dei programmi dei rispettivi partiti o personali per le politiche che andranno a sostenere a Bruxelles (e a Strasburgo) in caso di elezione.
Tutto sembra ridursi a slogan e etichette generiche, soprattutto intorno al tema pro o contro l’immigrazione, porti  chiusi o aperti, e le Ong (e quindi pro o contro la linea di Salvini), e poi vai col “sovranismo”, il “populismo”, o “più Europa”, o “contro i confini e i muri”, con abbondanti proclami contro il “fascismo” ( sempre quello degli avversari), senza peraltro spiegare con chiarezza cosa si nasconda dietro queste etichette.
Impossibile sapere come i vari candidati pensino di conciliare la necessaria cessione di parte della sovranità nazionale a organismi sovranazionali europei che comunque tutelino gli interessi nazionali di tutti gli Stati membri e un ampio margine di autonomia decisionale dei governi e parlamenti locali eletti nelle consultazioni nazionali, che danno risultati diversi di volta in volta e da uno Stato all’altro.
Tante sono le domande che rimangono per me senza risposta o con riposte vaghissime e contraddittorie da questo o quel partito.
Per esempio: c’è qualcuno orientato verso la costituzione di uno Stato europeo federale, e ci sono i presupposti per realizzarlo? Se non ci sono i presupposti per questo antico sogno dei padri fondatori, c’è la possibilità di maggior coesione e unità di intenti e programmazioni coordinate in campo economico, gestione del debito pubblico, applicazione dell’IVA, dazi, sistema bancario e altro connesso, che non penalizzi gli Stati più deboli a beneficio dei più forti?
E quali precise politiche si propongono per incentivare o promuovere lo sviluppo industriale e tutelare il mondo dei lavoratori? e quali politiche assistenziali possibili ed economicamente sostenibili ( redditi di cittadinanza, pensioni, sostegni alla maternità e alla famiglia…)?
E per la tutela dell'ambiente, del territorio, il modo di affrontare  i cambiamenti climatici e il dissesto idrogeologico ?
Qualcuno ha qualche idea per una miglior tutela e valorizzazione della cultura europea?
Quali regole si possono concordare per gestire legalmente l’accoglienza e l’integrazione sociale di rifugiati riconosciuti tali, equamente divisi tra gli Stati, e nel contempo contrastare l’immigrazione clandestina di masse incontrollate, senza essere accusati di violare i diritti umani, considerando il Mediterraneo confine d’Europa da difendere, non lasciando l’onere della difesa e dell’accoglienza ai soli Stati che vi si affacciano?
Quale posizioni favorire a proposito della diffusione delle droghe tra i giovani? C’è la volontà di combatterla? E come? Si è favorevoli o contrari alla liberalizzazione delle droghe cosiddette “leggere”? Si può fare di più per il coordinamento delle politiche europee sulla sicurezza e delle forze di polizia, posto che la criminalità organizzata, i trafficanti e gli sfruttatori di esseri umani (uomini, donne, minori), e il terrorismo di matrice islamica, quelli sì, non conoscono confini?
Quale posizione si pensa di tenere nelle politiche internazionali, ad esempio nei rapporti con la Libia e paesi del Nord Africa che si affacciano sul Mediterraneo, e quelli da cui provengono i migranti clandestini, per concludere accordi che pongano limiti e controlli legali ai flussi e per attuare politiche di incentivazione allo sviluppo locale?
Quali trattati conservare e quali modificare (Dublino. Lisbona, Maastricht, Schengen…) alla luce dei problemi emersi? E come?
Che facciamo con la potente Cina e la “via della Seta”? E con la Russia dello scaltro Putin pure lui bramoso di mettere uno zampino sul Mediterraneo? E con gli Usa e la Nato? Le nostre alleanze (con vicini non proprio benevoli e altruisti) vanno bene così come sono o vanno revisionate? E come?
E con gli Stati islamici che violano sistematicamente i diritti umani, con cui tutti gli Stati europei fanno affari, spesso in concorrenza tra loro, continuiamo così? E con i conflitti   eternamente in corso  tra stati sunniti e sciiti che posizione è meglio prendere?
E con le comunità islamiche che sempre più numerose risiedono in Europa e reclamano “diritti” politici e il mantenimento di usi discriminanti in contrasto con norme e principi delle nostre Costituzioni, oltre che con usi e costumi occidentali da loro rifiutati? Si può fare una verifica dei risultati, positivi e negativi , ottenuti con le politiche praticate finora nei vari paesi che prima e più di altri hanno accolto un maggior numero di migranti islamici? E modificare le pratiche che non hanno funzionato per l’integrazione, e hanno favorito la creazione di ghetti ingestibili dove comandano gli imam in nome della sharia o del Corano?
Si è favorevoli o no a introdurre una legislazione europea che definisca con più rigore la laicità delle istituzioni e la prevalenza delle leggi nazionali (ed europee) rispetto ai dettami religiosi, di qualsiasi religione? Si ha il coraggio e la forza per resistere alle proteste degli islamici più resistenti ai cambiamenti e attaccati ad arcaiche consuetudini, soprattutto perché sia realmente applicata l’uguaglianza uomo- donna che garantisca la effettiva libertà di scelta delle donne nella vita privata e pubblica e la libertà di aggiornare o cambiare le proprie convinzioni religiose senza subire persecuzioni famigliari e sociali?
Quale sarà la capacità di resistenza degli eletti alle pressioni delle migliaia di lobby che a Bruxelles hanno uomini e mezzi appositamente addestrati per influenzare le scelte dei parlamentari quando si tratta di fare nuove leggi che possono danneggiare, o favorire, qualche interesse economico di privati, aziende nazionali e multinazionali? E se oltre all’ottimo stipendio europeo questi non disdegnano di ricevere finanziamenti da qualcuna di queste lobby, o dal misterioso finanziere “filantropo” Soros con tentacoli dappertutto per fini  politici imperscrutabili suoi? Si muoveranno per favorire gli interessi e le idee di chi li ha eletti o di chi li ha finanziati?
Troppa roba, e troppa fatica prendere posizione per un modesto parlamentare europeo, a rischio di scontentare l’uno o l’altro degli elettori!? Quindi meglio non pronunciarsi e stare nel vago? E poi bisognerebbe studiare i problemi, informarsi sulle varie situazioni internazionali, ascoltare i propri potenziali elettori e recepire le loro istanze e aspirazioni..., ma non si usa mica tanto, specie in quei partiti che ritengono che siano gli elettori a dover essere “educati” a seguire le loro direttive. “illuminate” e indiscutibili.
Stranamente, forse è proprio la Lega di Salvini che risponde con più chiarezza su molti di questi temi e li esprime senza mezzi termini, con modi rozzi e definizioni semplicistiche ma efficaci, piacciano o no; cosa che fa infuriare tutti gli altri partiti, giornalisti e prelati che li respingono con sdegno, attribuendovi le peggiori intenzioni e conseguenze, con una ostilità mai registrata finora con questo grado di animosità, anzi, diciamo pure di odio (che non è prerogativa solo di certe destre estreme).
Risposte che però trovano il consenso e la condivisione di un sempre maggior numero di elettori finora, stanchi e delusi dalle promesse mancate di decenni di governi precedenti e ancora speranzosi che ci possa riuscire quello attuale a dargli qualche soddisfazione, nonostante i tanti contrasti e bisticci interni e rivalità elettorali tra i due partner del “contratto” (Lega e M5S), rinfocolati ogni giorno dalla stampa ostile, che da 11 mesi spera e martella a colpi di processi mediatici, strumentalizzazioni ed enfatizzazioni, e anche qualche fake news, perchè si arrendano …
Ma il dipingere ogni giorno le “colpe” vere e presunte di Salvini (e Di Maio e i suoi 5S), trasformando queste elezioni in un referendum pro o contro di lui, non dimostra che chi lo critica sia più bravo, capace e credibile, e non basterà probabilmente a convincere tanti elettori che loro sapranno come fare meglio, visti i risultati delle loro politiche passate e l’assoluta incertezza di quelle presenti e future in alternativa.
Il guaio mio è che su alcuni punti posso essere d’accordo con un partito, ma su altri no. E dovrò decidere quali considero più importanti da salvaguardare, per l’interesse dell’Italia e dell’Europa in questo particolare periodo di caos e disorientamento generale, rassegnandomi ad accettare obtorto collo o turarmi il naso e chiudere gli occhi su altri aspetti che non condivido.
Chissà se domenica prossima ci riuscirò.