Lo possiamo scrivere, finalmente. Lui, Berlusconi, il capo di governo più longevo della nostra storia (dopo Mussolini), quello che si riteneva insostituibile e aveva giurato di non dimettersi mai, infine ha dato le dimissioni.
Lo ha fatto ieri sera, costretto da una pesantissima situazione di crisi e di sfiducia nazionale e internazionale, e da un Capo dello Stato finalmente deciso a levarlo di torno, pena la bancarotta dell'Italia.
"Ei fu" era il verso d'apertura della celebre ode del Manzoni "Il 5 maggio", dedicata alla morte di Napoleone nel 1821. L'accostamento forse è improprio e immeritato. Ma, ricordando alcuni versi di quell'ode, qualche analogia la si può trovare, per lo meno nella constatazione che anche gli uomini più potenti della terra prima o poi vengono sconfitti, ora sugli altari, ora nella polvere. Possono per una volta risorgere, ma per poi ricadere e finire nella solitudine dell'esilio.
Questa certamente è una giornata storica per l'Italia, perchè pone la parola fine, almeno sul piano istituzionale, ad una anomalia tutta italiana, basata su un accumulo di interessi e poteri su una persona sola, che non si sarebbe mai dovuto permettere, in un Paese che avesse voluto conservare i fondamentali della democrazia.
Ma lo si è permesso, per colpe e opportunismi di tanti, alleati e avversari, con risultati disastrosi, al punto di aver sconvolto gli equilibri democratici e creato una situazione tale per cui sembrava non si potesse più togliergli il suo potere, ormai esteso e radicato in parlamento, in enti e istituzioni, nel mondo economico e soprattutto nel settore radiotelevisivo da cui gestiva la comunicazione e orientava buona parte dell'opinione pubblica.
Ora è giusto brindare e tirare un sospiro di sollievo, ma non c'è molto da gioire.
Perchè Berlusconi non è morto, si è solo dimesso; e comunque resta la malattia sociale del berlusconismo e restano i berlusconiani, quelli che ingenuamente avevano sul serio creduto nelle sue vantate virtù taumaturgiche, e soprattutto quelli che più avevano beneficiato del suo potere: ministri, parlamentari, direttori di giornale e giornalisti, nonchè tutto il sottobosco di faccendieri e cricche, noti e nascosti, che col berlusconismo hanno mangiato e fatto carriera.
Questi ultimi saranno i più pericolosi, arrabbiati e incattiviti per il potere perduto, animati da spirito di rivalsa e vendetta. Questi faranno di tutto per rendere impossibile la vita a Monti, con ricatti e tentativi brutali di condizionamento. Se Monti avrà, come si spera, l'incarico a formare il nuovo governo, c'è da scommetterci che sul Giornale e su Libero, e pure sul Foglio, cominceranno a sparargli contro strali avvelenati e schizzi di fango, foss'anche solo per la scoperta di una multa per divieto di sosta di 20 anni fa o per qualche incidente capitato a qualche zia o cugino. E se non trovassero nemmeno questo, qualcosina la si può sempre inventare...
Costoro non rinunceranno mai a tentare di riconquistare il potere perduto, con ogni mezzo, costi quel che costi, anche a rischio di affossare con Monti, o chi per lui, l'Italia intera.
"Possiamo farlo cadere in qualsiasi momento" ha sentenziato Berlusconi ieri .
Viste le facce, buie e feroci, e sentiti gli argomenti di Berlusconi, Bossi, Giuliano Ferrara, Vittorio Feltri, Sallusti, La Russa e Gasparri, addirittura il dito medio alzato da Formigoni (solitamente più compassato) all'indirizzo della folla, vista la chiusura totale e compatta della Lega, di nuovo stretta intorno a quel rudere di "capo" che è Bossi, c'è da aspettarsi il peggio.
Auguri professore!!!
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