Adesso la politica italiana si sta dilettando col gioco del cerino, cerino acceso da tempo e quasi consunto che i partiti hanno furbescamente e velocemente passato nelle mani di un "tecnico" che lo deve tenere per ultimo, naturalmente bruciandosi le dita. Appare sempre più chiaro che l'austero e apparentemente imperturbabile nuovo capo del Governo, Mario Monti, ha di fatto un potere molto ridotto, e condizionato non tanto, o non solo, dai cosiddetti poteri forti bancari e finanziari che alcuni vedono dietro o accanto a lui, ma è palesemente condizionato dal torvo ex premier Berlusconi e dai suoi pretoriani, decisi a rendergli la vita difficile, difendendo la casta sociale di cui sono espressione e impedendogli di realizzare quelle misure che avrebbero potuto rendere più digeribile ed equa la manovra durissima che ha dovuto varare.
Manovra che penalizza i ceti medio- bassi di lavoratori e pensionati e salva i ceti più abbienti e gli evasori, appena sfiorati da misure- buffetto, e la Chiesa, inattaccabile nei suoi vasti beni.
I segnali che avvallano queste considerazioni sono diversi; e ne è emerso pubblicamente uno in particolare: le lacrime della neo ministra Elsa Fornero nell'annunciare i sacrifici imposti ai pensionati con ben modesta pensione.
Lacrime che hanno suscitato un coro di scherno e commenti irritati e anche offensivi nei suoi confronti da un nuovo popolo di arrabbiati di ogni colore, con punte massime che stanno tra i leghisti e i comunisti. In tanti hanno voluto interpretare quel pianto come una recita ipocrita, o "lacrime di coccodrillo" che prima ti azzanna e poi piange.
Io invece - sarò troppo buona - ma l'ho visto come uno sfogo spontaneo, irrefrenabile, di una persona stanca e probabilmente logorata da discussioni estenuanti precedenti, che ha dovuto accettare di assumersi la responsabilità di provvedimenti che mai avrebbe voluto prendere. Diventare ministro per tagliare le pensioni a vecchietti che a malapena arrivano a fine mese, non doveva essere il suo sogno segreto.
Peraltro, il ritardo con cui fu annunciata al Quirinale la nomina dei ministri, il ritardo e certe scelte nella nomina di ministri e sottosegretari, lo zelo eccessivo di Monti nell'elogiare Letta e Berlusconi, fanno presumere una robusta dose di pressioni e ricatti da parte di quest'ultimo, che sicuramente non dà e non darà gratis il suo appoggio e il suo voto in Parlamento. Voto di cui Monti ha bisogno per sopravvivere.
Già Berlusconi l'aveva dichiarato pubblicamente che lui poteva "staccare la spina" a questo governo quando voleva. E l'avvertimento di ieri sulla necessità di porre il voto di fiducia, la dice lunga sullo stato d'animo e la prova di forza che si svolge dietro e davanti le quinte.
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