domenica 18 gennaio 2015

Oltre la Bibbia, oltre il Corano, per la pace e la libertà, in Occidente e in Oriente

Sento aleggiare in Europa, e soprattutto in Italia, lo "spirito dei patti di Monaco", nonostante  la bella manifestazione popolare di Parigi che ha visto tanti capi di Stato e  milioni di comuni cittadini sfilare pacificamente per la difesa della libertà di pensiero e di stampa a fronte degli eccidi perpetrati dal terrorismo islamico.
Come non ricordare che nel 1938  le democrazie di Regno Unito e Francia stipularono un accordo con i regimi nazista e fascista di Hiltler e Mussolini, per amor di pace ed evitare una  possibile guerra  in difesa dei territori slovacchi sul  confine orientale, ingoiati dai tedeschi.
Il motto più popolare del tempo, che invitava a non "morire per Danzica?", fu dato dal titolo di uno scritto di tal Déat che poi fu tra i promotori  e ministri del governo collaborazionista francese  di Vichy. Si chiusero gli occhi anche  davanti al patto Ribbentrop-Molotov ( ovvero Hiltler-Stalin) del 1939, avvallando la spartizione di territori altrui tra URSS e Germania nazista. Sempre per amor di pace.
Ma la guerra si fu poi costretti a farla lo stesso  poco dopo, quando la Germania  era diventata più forte che mai ed era pronta a scatenarla.
Si sa che l'appetito vien mangiando,  e ad ogni boccone ci si  rafforza e  si può sempre pretendere di più se non si incontrano ostacoli e gli altri sono arrendevoli.
Mi pare che molta gente si stia rifugiando in questo atteggiamento rinunciatario e arrendevole, per un malinteso "amor di pace" che è invece un nascondere la testa nella sabbia, e prendersela con il bersaglio sbagliato, il più debole e inoffensivo naturalmente, per non voler o saper affrontare il nemico più aggressivo e feroce perchè ci costerebbe uno sforzo e una fatica maggiore.
Leggiamo oggi che in Nigeria sono state incendiate almeno sette chiese cristiane e in assalti e saccheggi vari sono morte una decina di persone per mano di folle  di musulmani inferociti che  gridavano "Allah è grande" e   perchè volevano vendicare  l'offesa arrecata al profeta Maometto dalle vignette di Charlie Hebdo. Episodi simili sono accaduti in altri stati a prevalenza islamica

Ed ecco subito tanti commentatori e lettori di giornali nostrani, moderati e timorosi,  pronti a scagliarsi contro i vignettisti (quelli rimasti vivi...) perchè la smettano di provocare gli islamici con i loro disegni.
In sostanza se la prendono più con i disegnatori che con i terroristi e i fanatici assassini e incendiari, giustificandoli ancora una volta in nome della presunta sacralità e intoccabilità delle religioni.

Ma qualcuno crede davvero che vietando le vignette satiriche di Charlie i terroristi islamici e quei caporioni che aizzano le folle in Niger e altrove si acquieteranno? Io credo invece che avverrà il contrario e chiederanno poi ancora altro e sempre di più fino a pretendere di imporre il burka a tutte le donne e il Corano anche da noi per non  "provocare il loro sentimento religioso". Gli incendi di Chiese e l'uccisione di prelati o fedeli cristiani e di altre fedi sono in atto da tempo, prima che si parlasse delle vignette francesi.
Questo è solo l'ultimo pretesto per  tenere sotto pressione e minacciare l'Occidente nell'ambito di una strategia islamica fondamentalista che usa da anni la religione per rendere la vita impossibile ai fedeli di altre religioni in casa loro e nel contempo mobilitare  e irretire  gli islamici  emigrati e residenti nell'Occidente in nome della fratellanza religiosa, destabilizzando così le istituzioni dei Paesi in cui vivono e impedire che i loro fedeli possano integrarsi pacificamente ed eventualmente rinunciare in parte alla loro influenza e  assimilarsi ad usi e costumi occidentali, sfuggendo alla sottomissione totale pretesa dai capi religiosi.
Cedere ora a queste manifestazioni di folle (in genere affamate e analfabete o quasi) manovrate ad arte in Asia e in Africa, dove le vignette manco le hanno viste perchè proibite, sarebbe un errore, oltre che una resa sul piano dei principi; principi di libertà di pensiero, parola e stampa  che dovrebbero essere per noi occidentali irrinunciabili, almeno in casa nostra.

L'altro giorno ci si è messo pure il papa, il buon Francesco  che, un po'  scherzando ma anche molto sul serio, si è lasciato sfuggire una battuta infelice, affermando che  offendere una religione è come offendere la mamma e chi lo fa si merita un pugno. 
No, caro papa,  la religione non è la mamma, è una convinzione fideistica, opinabile come tutte; non è una persona, questa sì sacra; e un "pugno" non lo dobbiamo dare ai vignettisti che ci scherzano su (bersaglio facile e comodo), ma a chi imbraccia kalasnhikov e bombe incendiarie e uccide in nome del suo dio, agli ordini di chi  vuole imporre il suo credo e il suo potere anche su di noi.

Giorni fa ho letto sul Corriere una illuminante intervista ad un importante rabbino  ebreo,Giuseppe Laras, Presidente del Tribunale Rabbinico del Centro Nord Italia, intitolata "La Bibbia messa ai margini e la crisi del cristianesimo"  in cui sosteneva   che bisognava rivalutare la Bibbia in risposta  a chi vuole imporre il Corano.

Con tutto il rispetto per l'autore dell'articolo, sicuramente animato da buoni propositi, non trovo però che la sua sia la risposta giusta per uscire da questa drammatica situazione conflittuale. Al fanatismo religioso di matrice islamica, che antepone le sure del Corano a qualsiasi altro diritto, non si risponde proponendo la Bibbia ebraico-cristiana come "fondamento della cultura" e "libro del futuro" per la civiltà occidentale. Così si ritorna alle guerre di religione del passato.
E non si dica che dalla Bibbia discende il concetto di separazione della politica dalla religione. Mosè e i patriarchi biblici furono sempre animati dalla fede che il loro unico Dio li avesse scelti come "popolo eletto", con diritto a sterminare gli altri. L'autore stesso riconosce che la Bibbia è stata" scritta da ebrei e per gli ebrei, in ebraico...". E' quindi un insieme di libri divisivo, frutto di fede religiosa esclusiva, carico di messaggi guerreschi e contraddittori e prescrizioni arcaiche e - mi si permetta di dire- anche risibili(come quelle relative all'alimentazione e all'abbigliamento o alle purificazioni, ecc.. impropriamente attribuite a Dio), come e più del Corano (che in parte vi si ispira), frutto della mentalità di oltre due millenni fa.
E mi pare troppo di parte identificare la causa della giusta difesa degli ebrei dal terrorismo palestinese e islamico con la politica e i comportamenti dei governi di Israele, che non sempre hanno agito per favorire la pace. 

Solo Gesù fu profeta  pacifico e disarmato (e infatti  i governanti politici e i capi religiosi del suo tempo l'hanno ammazzato dopo soli  tre anni di predicazione...). Ma armati e guerreschi furono i suoi seguaci, papi e sovrani, nei secoli. 
Pertanto io mi convinco sempre più che potremo avere pace solo se i nostri popoli, e i capi religiosi e politici, cristiani, ebrei e musulmani, avranno la forza e la saggezza di liberarsi da arcaici condizionamenti e gabbie culturali, per andare "oltre la Bibbia" e "oltre il Corano" e accordarsi su principi moderni e universali, come appunto la difesa della libertà e dell'uguaglianza dei diritti, validi e accettabili da tutti.
Si potrà mai superare la divisione e le ostitlità tra  "fratellanza musulmana", "fratellanza ebraica", e "fratellanza cristiana" per perseguire  la "fratellanza umana"?
Ma temo che il mio sia solo un sogno. E un ostacolo finora insormontabile sono state proprio le religioni, il loro uso politico  e una adesione acritica e viscerale da parte dei rispettivi fedeli.

domenica 11 gennaio 2015

Commento ai commenti su una strage di giornalisti in nome di Allah

Sarò anche una Cassandra testarda e pessimista incurabile, come da soprannome scelto, ma è difficile oggi essere ottimisti e preconizzare un 2015 felix, per l'Italia, l'Europa e il mondo, dopo quel che è successo a Parigi il 7 gennaio scorso, con la strage  dei vignettisti, giornalisti e guardie del settimanale satirico Charlie Hebdo e con tutto quello che ne è seguito.
Mi pare superfluo da parte mia  "portare vasi a Samo", nel senso di  aggiungere ai tanti un ulteriore commento di condanna (peraltro già espresso su vari forum di giornali) di questo fatto, gravissimo in sè per la morte di tante persone, e altrettanto gravissimo per il suo significato e per le implicazioni enormi che porterà come conseguenza.
Infatti non è tanto sulla strage che mi voglio soffermare, pur  sentendomi tanto avvilita nel constatare  che nella Francia, la patria che tra tante lotte e sofferenze  insegnò al mondo il  motto più bello che ci sia "liberté, égalité, fraternité", dopo oltre due secoli da quella  proclamazione e diffusione universale, ancora  ci sono uomini accecati dall'odio religioso che uccidono in nome di un dio chiamato Allah.

Preferisco soffermarmi sui commenti che ho letto sui giornali, espressi  da giornalisti e dai politici ma soprattutto dai cittadini comuni su "social network" e  tra i lettori di giornali nei forum aperti sotto gli articoli relativi.
Ed è proprio tra questi commenti che ho rilevato un ulteriore motivo di preoccupazione.
La prima cosa che ho notato è stato il diffuso riferimento alla qualità delle vignette pubblicate dal settimale francese. Si è detto e ripetuto che quelle vignette  che ironizzavano su Maometto erano volgari, offensive  e irrispettose del sentimento religioso dei musulmani.
Certo che lo erano, e quindi?
Quasi si sottintendeva che in fondo  quei vignettisti se la sono cercata e voluta. Nessuno ha osato dire "ben gli sta", ma lo faceva capire e  forniva una bella giustificazione per i terroristi, che ovviamente ringraziano.
A parte il fatto che i terroristi nella loro folle smania assassina hanno ucciso anche persone che non c'entravano e che si sono trovate sulla loro strada, e un loro complice  ha fatto strage anche in un supermercato frequentato da innocui ebrei (guarda caso...) colpevoli di fare la spesa nel momento sbagliato, mi pare sbagliato offrire questo genere di giustificazioni, che sono associate in genere ad un timoroso sentimento di riverenza, chiamato "rispetto per il sentimento religioso", ma che in realtà è rinuncia  alla libertà di critica e satira nei confronti delle religioni, come fossero tabù intoccabili . Sembra valere ancora oggi il vecchio detto popolare (di sicura ispirazione clericale...) "scherza coi fanti ma lascia stare i santi".
E perchè mai?
Si può criticare e satireggiare su tutti, capi di Stato, politici, scienziati, eroi del passato e del presente, confutare le loro idee pur documentate e motivate, e non si può ironizzare sui profeti e le cosiddette "verità rivelate" in sogno da angeli e arcangeli a personaggi di  millecinquecento o duemila anni fa, e imposte, senza facoltà di prova, come "parole di Dio" nel Corano e nella Bibbia?

Infatti crediamo davvero che autocensurandoci e censurando le vignette volgari e irrispettose delle religioni elimineremmo il terrorismo islamico? Io credo invece che se accettiamo il ricatto di coloro che pretendono oggi le censure alla satira, questi non si accontenterebbero  e pretenderebbero poi altre restrizioni alla nostra libertà e ai nostri diritti di uomini e donne, come succede nei regimi governati dalla sharia e a chi cade nelle mani di Al Qaeda o Isis. Per costoro è blasfemo qualsiasi modo di vestire o parlare e agire che non sia coincidente con la loro distorta idea di religione e di Islam. Perciò va difesa, senza se e senza però, anche la libertà di satira volgare e irrispettosa, perchè rappresenta la punta dell'iceberg delle nostre libertà; può far ridere o disgustare, ma non uccide nessuno. Se non piace la si ignori o critichi o, al limite, quereli il vignettista (come  fecero D'Alema e pochi altri...). Ma la condanna a morte di un uomo, un vignettista, o giornalista o scrittore, quand'anche pessimo, non si giustifica mai. 

Anche le vignette di Forattini, o Vauro e altri disegnatori satirici sono talvolta volgari e irripettose dei personaggi che mettono in caricatura. Ma non per questo gli autori meritano di essere sterminati a colpi di kalasnikov, e non mi sognerei mai di giustificare chi lo facesse. Il punto cruciale non sta nel fatto che la satira sia bella o brutta, gradita o no. L'importante è che sia libera di esistere e manifestarsi; poi ognuno deve essere altrettanto libero di apprezzarla o criticarla o ignorarla.

Altra "giustificazione" che   emergeva dai commenti  di tanti lettori di area grillina o di certa sinistra era l'immancabile colpevolizzazione dell'Occidente  e degli interventi di USA, Francia e altri paesi dell'Occidente in Iraq, Afghanistan, Libia, "primavere arabe" fallite, questione arabo-palestinese, ecc. E' vero che i paesi dell'Occidente di colpe ne hanno tante e di errori  ne hanno commessi tanti, con conseguenze anche gravi, vittime e ingiustizie. Ma è anche vero che in tutte quelle complicatissime situazioni in cui sono intervenuti, errori e colpe sono  equamente da dividersi anche con i governi e i clan e le mentalità tribali di quei popoli forzatamente tenuti nell'ignoranza o indottrinati dalle sole scuole coraniche.
Ed è anche vero  che  nei paesi dell'Occidente ci sono ordinamenti che garantiscono  maggior libertà e benessere ai loro cittadini, tanto che sono  i cittadini  di tanti paesi arabi o mediorentali che fuggono dai loro paesi d'origine travagliati da regimi assolutisti, guerre intestine di clan o tra sunniti e sciiti, oppressione e povertà o fame, per trovare rifugio qui da noi.
E' dunque giusto che  noi cittadini residenti nei paesi dell'Europa e dell'Occidente  difendiamo "la nostra identità" a fronte delle barbarie  del terrorismo islamico. Ma non nel senso ostile e divisivo in cui la difendono Salvini  &C.. La nostra identità da difendere non sta tanto nei crocefissi nelle scuole (come l'identità islamica non dovrebbe stare nel terrorismo o nel velo imposto alle donne...), ma nella laicità delle istituzioni, nella democrazia e nella libertà di pensiero, di stampa, di religione e di critica delle religioni.
In ultima analisi, nella affermazione, senza se e senza ma, per tutti, credenti e non credenti, cristiani, musulmani, ebrei o induisti, dei principi universali  riassunti nel motto "liberté, égalité, fraternité.


 

martedì 6 gennaio 2015

Furbizia (comunque maldestra), ignoranza o malafede?



Stavolta mi risparmio la fatica di pensare e scrivere perchè c'è già chi ha  descritto molto bene e con cognizione di causa  quello che anch'io da osservatore  disincantato penso:

Furbizia o solo ignoranza?

La norma «Salva Berlusconi» e il problema della trasparenza

di Luigi Ferrarella

Al supermercato c’è la tracciabilità del cotechino e si può sapere tutto della filiera di provenienza di un kiwi: nei Consigli dei ministri del governo di Matteo Renzi, invece, sembra difettare la tracciabilità delle norme «orfane» o «desaparecide». Soprattutto nei decreti legislativi, dove deleghe troppo generiche ed estese conferiscono all’esecutivo un potere sottratto a un effettivo controllo parlamentare, persino superiore a quello dei già troppo abusati decreti legge. Sempre più spesso nelle sedute di governo non si capisce chi e perché faccia sparire in uscita norme che in entrata c’erano; o chi invece infili e faccia votare a distratti ministri norme che in entrata non c’erano, e che all’uscita nessuno più nel governo sembra riconoscere o addirittura conoscere.  

........Il resto è leggibile al link

http://www.corriere.it/politica/15_gennaio_05/furbizia-o-solo-ignoranza-7338c026-94a7-11e4-b882-edd16a1de18c.shtml