Mi pare superfluo da parte mia "portare vasi a Samo", nel senso di aggiungere ai tanti un ulteriore commento di condanna (peraltro già espresso su vari forum di giornali) di questo fatto, gravissimo in sè per la morte di tante persone, e altrettanto gravissimo per il suo significato e per le implicazioni enormi che porterà come conseguenza.
Infatti non è tanto sulla strage che mi voglio soffermare, pur sentendomi tanto avvilita nel constatare che nella Francia, la patria che tra tante lotte e sofferenze insegnò al mondo il motto più bello che ci sia "liberté, égalité, fraternité", dopo oltre due secoli da quella proclamazione e diffusione universale, ancora ci sono uomini accecati dall'odio religioso che uccidono in nome di un dio chiamato Allah.
Preferisco soffermarmi sui commenti che ho letto sui giornali, espressi da giornalisti e dai politici ma soprattutto dai cittadini comuni su "social network" e tra i lettori di giornali nei forum aperti sotto gli articoli relativi.
Ed è proprio tra questi commenti che ho rilevato un ulteriore motivo di preoccupazione.
La prima cosa che ho notato è stato il diffuso riferimento alla qualità delle vignette pubblicate dal settimale francese. Si è detto e ripetuto che quelle vignette che ironizzavano su Maometto erano volgari, offensive e irrispettose del sentimento religioso dei musulmani.
Certo che lo erano, e quindi?
Quasi si sottintendeva che in fondo quei vignettisti se la sono cercata e voluta. Nessuno ha osato dire "ben gli sta", ma lo faceva capire e forniva una bella giustificazione per i terroristi, che ovviamente ringraziano.
A parte il fatto che i terroristi nella loro folle smania assassina hanno ucciso anche persone che non c'entravano e che si sono trovate sulla loro strada, e un loro complice ha fatto strage anche in un supermercato frequentato da innocui ebrei (guarda caso...) colpevoli di fare la spesa nel momento sbagliato, mi pare sbagliato offrire questo genere di giustificazioni, che sono associate in genere ad un timoroso sentimento di riverenza, chiamato "rispetto per il sentimento religioso", ma che in realtà è rinuncia alla libertà di critica e satira nei confronti delle religioni, come fossero tabù intoccabili . Sembra valere ancora oggi il vecchio detto popolare (di sicura ispirazione clericale...) "scherza coi fanti ma lascia stare i santi".
E perchè mai?
Si può criticare e satireggiare su tutti, capi di Stato, politici, scienziati, eroi del passato e del presente, confutare le loro idee pur documentate e motivate, e non si può ironizzare sui profeti e le cosiddette "verità rivelate" in sogno da angeli e arcangeli a personaggi di millecinquecento o duemila anni fa, e imposte, senza facoltà di prova, come "parole di Dio" nel Corano e nella Bibbia?
Infatti
crediamo davvero che autocensurandoci e censurando le vignette
volgari e irrispettose delle religioni elimineremmo il terrorismo
islamico? Io credo invece che se accettiamo il ricatto di coloro che
pretendono oggi le censure alla satira, questi non si accontenterebbero
e pretenderebbero poi altre restrizioni alla nostra libertà e ai
nostri diritti di uomini e donne, come succede nei regimi governati
dalla sharia e a chi cade nelle mani di Al Qaeda o Isis. Per costoro
è blasfemo qualsiasi modo di vestire o parlare e agire che non sia
coincidente con la loro distorta idea di religione e di Islam. Perciò
va difesa, senza se e senza però, anche la libertà di satira
volgare e irrispettosa, perchè rappresenta la punta dell'iceberg delle
nostre libertà; può far ridere o disgustare, ma non uccide nessuno.
Se non piace la si ignori o critichi o, al limite, quereli il
vignettista (come fecero D'Alema e pochi altri...). Ma la condanna a morte
di un uomo, un vignettista, o giornalista o scrittore, quand'anche
pessimo, non si giustifica mai.
Anche
le vignette di Forattini, o Vauro e altri disegnatori satirici sono
talvolta volgari e irripettose dei personaggi che mettono in
caricatura. Ma non per questo gli autori meritano di essere sterminati a colpi
di kalasnikov, e non mi sognerei mai di giustificare chi lo facesse.
Il punto cruciale non sta nel fatto che la satira sia bella o brutta,
gradita o no. L'importante è che sia libera di esistere e
manifestarsi; poi ognuno deve essere altrettanto libero di
apprezzarla o criticarla o ignorarla.
Altra "giustificazione" che emergeva dai commenti di tanti lettori di area grillina o di certa sinistra era l'immancabile colpevolizzazione dell'Occidente e degli interventi di USA, Francia e altri paesi dell'Occidente in Iraq, Afghanistan, Libia, "primavere arabe" fallite, questione arabo-palestinese, ecc. E' vero che i paesi dell'Occidente di colpe ne hanno tante e di errori ne hanno commessi tanti, con conseguenze anche gravi, vittime e ingiustizie. Ma è anche vero che in tutte quelle complicatissime situazioni in cui sono intervenuti, errori e colpe sono equamente da dividersi anche con i governi e i clan e le mentalità tribali di quei popoli forzatamente tenuti nell'ignoranza o indottrinati dalle sole scuole coraniche.
Ed è anche vero che nei paesi dell'Occidente ci sono ordinamenti che garantiscono maggior libertà e benessere ai loro cittadini, tanto che sono i cittadini di tanti paesi arabi o mediorentali che fuggono dai loro paesi d'origine travagliati da regimi assolutisti, guerre intestine di clan o tra sunniti e sciiti, oppressione e povertà o fame, per trovare rifugio qui da noi.
E' dunque giusto che noi cittadini residenti nei paesi dell'Europa e dell'Occidente difendiamo "la nostra identità" a fronte delle barbarie del terrorismo islamico. Ma non nel senso ostile e divisivo in cui la difendono Salvini &C.. La nostra identità da difendere non sta tanto nei crocefissi nelle scuole (come l'identità islamica non dovrebbe stare nel terrorismo o nel velo imposto alle donne...), ma nella laicità delle istituzioni, nella democrazia e nella libertà di pensiero, di stampa, di religione e di critica delle religioni.
In ultima analisi, nella affermazione, senza se e senza ma, per tutti, credenti e non credenti, cristiani, musulmani, ebrei o induisti, dei principi universali riassunti nel motto "liberté, égalité, fraternité.
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