Non
posso esimermi dal commentare la puntata
di
Quante storie ( ore 12,30 del 24 ott. 2019) intitolata
“ Goethe e
l'Islam”, perché
troppo scopertamente indicativa di un
atteggiamento di compiacenza e disponibilità all’accettazione
acritica e supina da parte di giornalisti e “pensatori” attivi sul
servizio di “ informazione “ (e disinformazione) pubblico, di
fronte alla penetrazione culturale di esponenti islamici che
pretendono di appropriarsi di simboli della cultura europea,
mettendoci addirittura sopra il “cappello” coranico.
Significativa
a questo proposito è pure la “ scheda
di programma”,
della puntata sul sito di Rai-Play
su
cui è scritto
pari
pari:
“In
punto di morte, nel 1832, Goethe compì un cenno misterioso, muovendo
l'indice dal basso verso l'alto. Da questo piccolo gesto,
riconducibile a una devozione musulmana, Pierangelo Buttafuoco e
Francesca Bocca-Aldaqre, ospiti di Quante Storie, ricostruiscono in
un libro il percorso di avvicinamento e conversione alla religione
islamica di uno dei più grandi scrittori d'ogni epoca. Un enigma
spirituale che ancora oggi sorprende, ma del quale è possibile
ritrovare l'influenza in ogni opera poetica, teatrale e saggistica di
Goethe.”
Controllare
per credere, sul sito sottoindicato.
Ora,
parlare
e scrivere di “avvicinamento e conversione” di Goethe alla
religione islamica e di “influenza “ di questa
religione in ogni opera poetica, teatrale e saggistica di Goethe”
è una forzatura grande come un palazzo di 100 piani, un castello di
carte che addirittura pretende di basarsi su un invisibile e
inesistente cenno della mano di Goethe morente, raffigurato in un
quadro di autore tedesco del 1900 (70
anni dopo la sua morte...)!
Infatti
il servizio in TV comincia proprio con la presentazione di questo
quadro sullo sfondo, che raffigura un Goethe sul letto di morte, e
dalla posizione della sua mano, che tiene semplicemente stretto un
fazzoletto, con braccio abbandonato a lato, come può essere
plausibile per una persona sofferente in fin di vita, e si pretende
di vedervi un indice alzato come gesto rituale che un musulmano
compie prima di morire per affermare la sua sottomissione e fedeltà
all’unico Dio/Allah.
E da
qui si parte con la fantasiosa interpretazione di questo presunto e
immaginario gesto che sarebbe la conferma della sua “conversione”
all’Islam. E si procede poi con tutta una serie di opinioni
personali dei due ospiti autori del libro al centro della puntata,
intitolato “Sotto il suo passo nascono i fiori. Goethe e
l’Islam”. Autori che per tutta la puntata si arrampicano
sugli specchi, scambiando spesso lucciole per lanterne, per riferire
di affermazioni, dette e scritte , pescate in mezzo all’immensa
mole di scritti di Goethe, che dimostrerebbero un suo percorso
spirituale verso una sua piena condivisione della religione
islamica.
In
realtà Goethe nella sua lunga e intensa attività culturale,
letteraria e di studio anche scientifico si occupò di tutto e di
tutte le culture; di lui si è scritto che fu “...uno
dei più grandi letterati tedeschi e l'ultimo uomo universale a
camminare sulla terra», e viene solitamente reputato uno dei
casi più rappresentativi nel panorama culturale europeo. La sua
attività fu rivolta alla poesia, al dramma, alla letteratura,
alla teologia, alla filosofia, all'umanesimo e alle scienze, ma fu
prolifico anche nella pittura, nella musica e nelle altre arti….
Studiò mineralogia, anatomia, osteologia, geologia e botanica…
il minerale goethite prende nome da lui.
Fu
inventore del concetto di Weltliteratur (letteratura mondiale),
derivato dalla sua approfondita conoscenza e ammirazione per
molti capisaldi di diverse realtà culturali nazionali (inglese,
francese, italiana, greca, persiana e araba).
Ebbe
grande influenza anche sul pensiero filosofico del tempo, in
particolare sulla speculazione di Hegel, Schelling, Nietzsche….Goethe
fu iniziato in massoneria nella loggia «Amalia» nel
1780…. nel 782 ricevette il quarto grado scozzese della
«Stretta Osservanza» e nel 1783 aderì agli “Illuminati”.
…..Come filosofo e scrittore fu una delle figure chiave della
transizione dall'Illuminismo al Romanticismo, andando poi oltre. …
Goethe
si formò una sua visione filosofica del mondo, che però non
tradusse mai in un sistema compiuto di pensiero, ma
lo spinse a ricercare nei filosofi del suo tempo, o a lui precedenti,
quei concetti in grado di esprimere ciò che sentiva: egli li trovò
dapprima in Giordano Bruno,
per il quale la ragione universale è l'«artista
interiore»
che plasma e permea l'universo in ogni sua parte. In seguito si
rivolse a Spinoza e
alla sua concezione della divinità
immanente al mondo,
da ricercare all'interno di questo.
E’
vero che nella sua sempre aperta ricerca spirituale senza limiti
Goethe si soffermò per un certo periodo giovanile di tormentata
inquietudine esistenziale anche sul Corano e sull’Islam e ne
apprezzò taluni aspetti, studiò sure e hadith e
progettò anche di scriverne un dramma intitolato
Mahomet . Quel
suo progetto sarebbe dovuto diventare la grande tragedia di chi parte
per convertire i propri simili; nel corso dei suoi studi però Goethe
scoprì che chi si proclama portatore di salvezza deve ricorrere
inesorabilmente alla violenza
(vedi lo studio di Katharina
Mommsen,
Goethe e il mondo
arabo).
Alla fine Goethe non realizzò mai quel progetto (scrisse solo il
frammento poetico Il
canto di Maometto). Il “poeta
delle donne”
(così definito per la sua grande sensibilità e apprezzamento per
le donne), Goethe, ammonì quindi come il
paradiso musulmano fosse riservato esclusivamente agli uomini, visto
che le donne celestiali dovevano servire solo come dispensatrici di
piacere: nel “paradiso degli uomini” non c’era posto per le
donne terrene.
L’“evidente
penalizzazione delle donne” e il divieto di bere vino
, per lui erano un segno del “cupo velo della
religione” che il profeta ha imposto ai suoi adepti.
E’
vero anche che nel suo “Divano
occidentale- orientale”
un libro di poesie scritto tra il 1814 e il 1819, ispirato ai versi
del poeta persiano
Hafez. sosteneva
che “oriente e
occidente non sono più separabili”; e secondo
alcuni interpreti queste righe varrebbero come professione di fede di
Goethe nell’islam, o come “dichiarazione
d’amore per l’Oriente”.
Ma questo non ne fa un fedele musulmano.
Si può solo dire che Goethe ha incontrato
l’Islam con rispetto, ma non in maniera acritica , anzi vi ha
rivolto battute pungenti.
Per lui Maometto è
“l’autore del libro”,
e il Corano dunque non rappresentava una rivelazione divina e doveva
essere sottoposto alla critica storica. Solo così si sarebbe reso
possibile il dialogo.
Nella
immensa produzione letteraria, poetica,
drammaturgica,
di Goethe si trovano poi altri inni a sfondo
cosmico-panteistico,
che sono testimonianze d'un sentimento aperto alle più svariate
esperienze. La religiosità da cui era
profondamente pervaso non coincideva nemmeno col cristianesimo
protestante in cui era stato educato, pur rispettando i riti di
qualsiasi credo. Fece battezzare i suoi figli e non si pose mai in
aperta ostilità con la Chiesa.
Nel
Faust mostra di conoscere la Bibbia e di essere esperto in questioni
teologiche. Attribuiva a Gesù Cristo una
grandezza “di natura così divina come mai più il divino è
apparso su questa terra”.
Nel suo viaggio in Italia, Goethe provò una
spontanea simpatia per la religione cattolica.
Ma
in quell'occasione si accrebbe anche la sua avversione per le
reliquie e la venerazione dei santi.
Goethe
provò interesse anche per la religiosità pagana dell'antichità
greca e romana, attratto
dalla sua esperienza del divino nelle forme della natura tradotte in
sembianze antropomorfiche; nel gennaio del 1813 scrisse “Come
poeta, io sono politeista; come naturalista, io sono panteista; come
essere morale, io sono teista; e ho bisogno, per esprimere il mio
sentimento, di tutte queste forme.” (Goethe,
in Nuova antologia di lettere, scienze ed arti, vol. 188, p. 113,
Direzione della Nuova Antologia, 1903).
Inoltre
su Goethe è
unanime il giudizio che lo riconosce campione geniale della libertà
di pensiero e dell'autonomia individuale (principio
e valore non propriamente conciliabile con la religione islamica e le
sue pretese di sottomissione...).
Tutto
ciò considerando, appiccicare una etichetta islamica o di altro
credo a Goethe è operazione quanto mai scorretta e arbitraria,
perchè in tutta la sua vita e in tutte le sue opere fu
sempre anticonfessionale, anzi
si definì “un
eretico che i cristiani avrebbero volentieri messo al rogo” (
e i musulmani fondamentalisti
avrebbero colpito da fatwa, ndr...) .
E
invece, tornando alla trasmissione di Rai3 ci
siamo dovuti sorbire, oltre alla fantasiosa interpretazione di un
quadro, una poetica ode a Maometto, con un iniziale filmato
che ci ha raccontato di un Maometto quarantenne ritiratosi in
tormento interiore in una grotta, cui appare in sogno un angelo in
forma umana come messaggero divino, che lo investe di una missione
profetica che lo spingerà a voler convertire il suo popolo
e il mondo intero diffondendo i suoi messaggi. Missione
supportata qui da una “teologa -neuroscienziata”
islamica col capo rigorosamente coperto da abbondante fasciatura, la
giovane signora piacentina Francesca Bocca-Aldaqre,
Professore di Teologia all’Istituto Italiano di Studi Islamici e di
Cultura Araba alla Società Umanitaria di Milano, direttrice
dell’Istituto di Studi Islamici Averroè di Piacenza e Professore
di Neuroscienze presso l’Università Islamica del Qatar* , che,
da fervente cattolica che era, si è convertita all'Islam circa 9 anni fa, e ha scritto anche, oltre al libro presentato in trasmissione,
“Un Corano che cammina” (2018), quindi
una docente - educatrice religiosa (o
influencer,
per dirla con linguaggio di moda)
di mestiere, molto attiva.
A
darle manforte in questa surreale lezione di proselitismo islamico
televisivo (con notevole stravolgimento della storia, oltre che della
opera di Goethe), Pietrangelo Buttafuoco, giornalista e
scrittore di originaria formazione politica di destra missina, e
cristiana, da anni convertito all’Islam col nuovo nome di Giafar
al Siqilli (o Giafar il siciliano, in onore di un
antico califfo), che, come tutti i neoconvertiti è diventato più
realista del re e più convinto del profeta, fino a spingersi a
profetizzare per il futuro una “Europa islamica, di un Islam
mitigato dalla luce del Mediterraneo”, definizione che
attribuisce a Goethe, vagheggiando pure di un “islam persiano
“ così aperto e liberale che avrebbe addirittura permesso
all’Occidente (bontà sua) di avere i suoi filosofi e scienziati…E
poi, omaggio alla “Universalità come ideale dell’Islam”
( ma l’universalità non era prerogativa del cattolicesimo? ndr),
con citazione di una abitudine di Goethe di intestare le proprie
pagine manoscritte con un richiamo a Dio a imitazione delle sure
del Corano che iniziano con la frase “in nome di Dio
clemente e misericordioso”, sorvolando sul fatto che per quasi
due millenni anche tutti i documenti ecclesiastici cattolici e gli
atti pubblici dello Stato Pontificio iniziavano con la frase “In
Christi nomine Amen.”
Il
conduttore della trasmissione, Giorgio Zanchini, quasi
genuflesso per rispettosa compiacenza di fronte a cotanto zelo
fideistico, ha appena accennato alla possibile “forzatura”
compiuta dagli autori per reinventarsi un Goethe musulmano, quando
è evidente la complessità dell’esperienza culturale di Goethe; ma
i due ospiti non hanno fatto una piega, anzi Giafar al Siqilli
-Buttafuoco si è avventurato in
una rivisitazione del Faust e della sua
lotta interiore tra Dio e Diavolo- Mefistofele che dimostrerebbe “la
misericordia di Dio che supera il libero arbitrio” e questa
“misericordia divina” sarebbe
prerogativa insita nell’Islam. La teologa
neuroscienziata, più prudente, si è accontentata di riconoscere
la complessità goethiana , ma ha sottolineato felice che “in
Germania si accetta l’idea che Goethe fosse affascinato dall’
Islam”.
Ma
si è parlato solo di un Islam tutto spirituale, “patto
d’amore” che esiste evidentemente nella sua testa e in
quella di Buttafuoco- Giafar, ma che chi guarda ai fatti e ai
comportamenti di tanti islamici nell’Oriente e nell’Occidente,
nel passato remoto e prossimo e nel presente, fa un po’ fatica a
riconoscere...
Come
se non bastasse la testimonianza di fede sottomessa dei due
italiani-musulmani autori del libro, e lo zelo compiacente del
conduttore, nel servizio si è voluto aggiungere anche un filmato-
intervista a un imam esponente del Co.re.is, Yahyâ Sergio Yahe
Pallavicini, “cittadino italiano nato musulmano, da
madre giapponese e padre italiano”. È l'imam della Moschea
al-Wahid di Milano in via Meda, che ha parlato di una
disponibilità e apertura al dialogo tra religioni diverse, di una
moschea aperta a tutti e via predicando di una possibile
collaborazione tra religioni che vedrebbe tutti felici e contenti
nonostante problemi e difficoltà emerse . Chi abita nei pressi di
questa e altre moschee non sembra aver mostrato finora grande
collaborazione e amore, dell’una e dell’altra fede...Ma si
può sempre sperare...
Alla
domandina arrivata da una ascoltatrice via social sul perché la
teologa indossasse il “velo” e se non se ne sentisse
“sottomessa”, la teologa, ovviamente preparata e pronta, ha
risposto col permanente sorriso compiaciuto delle proprie certezze :
“il velo è simbolo di riconoscimento, si capisce da che
parte sto, voglio che sia chiaro”, felice del suo
“abbandono all’Islam..”. E Buttafuoco-Giafar,
solidale, ha aggiunto un aneddoto scherzoso di un film di Checco
Zalone in cui si auspicava che un sacerdote portasse il collettino
di riconoscimento, per legittimare la scelta di indossare un simbolo
visibile della propria appartenenza religiosa.
Nessuno
che abbia obiettato che, a parte la legittimità di un abito
distintivo per i religiosi di professione, preti, imam, rabbini e
bonzi, se tutti i fedeli delle altre religioni facessero altrettanto
con vistose indicative croci, tuniche e bandiere simboliche del
proprio credo religioso o ideologico, indossati ogni giorno e in
ogni circostanza per far capire “da che parte stanno”, sarebbe un
bel carnevale e forse questa ostentazione di simboli diversi non
aiuterebbe tanto la convivenza pacifica nei luoghi di lavoro e
pubblici; e siccome nessun’altra religione lo pretende dai propri
fedeli e solo l’islam lo impone, e solo alle donne, questo velo è
un chiarissimo strumento di propaganda islamica e discriminazione che non favorisce certo
la piena libertà, emancipazione, uguaglianza di diritti e
integrazione delle donne musulmane nelle società occidentali ( e
meno che mai in quelle orientali islamiche...).
Senza contare, per analogia, che anche la “stella di David”
imposta sugli abiti come chiaro segno di riconoscimento degli
ebrei nella Germania nazista ( e prima ancora nei ghetti dei
paesi cattolici in secoli passati), non era una buona idea…
A un
altro ascoltatore che ha citato Dante affermando che anche lui
conosceva l’Islam, nessuno ha ricordato che Dante , per quel
poco o tanto che potesse conoscere dell’Islam, aveva una pessima
opinione dei Saraceni musulmani e aveva collocato Maometto (e Alì) nel suo
Inferno, nella nona fossa di Malebolge
(If XXVIII 22-63), tra “i seminator di scandalo e
di scisma”, col corpo straziato, per avere diviso, fondando l'Islam, i popoli e i fedeli della Bibbia e del suo Dio unico; e il capitolo della Divina Commedia che ne riferisce
viene censurato o il libro proibito in alcuni paesi islamici. Il quadro che raffigura Maometto all'Inferno, presente nella Chiesa di S. Petronio a Bologna, è sotto sorveglianza per timore di attentati...
Solo
un vago accenno al fondamentalismo e al
terrorismo islamico e a come combatterlo. Facile per
Buttafuoco -Giafar che ha la ricetta : “Tutta colpa
dell’ignoranza (di
chi? dei terroristi islamici? o di chi li teme?). Se
i cristiani conoscessero bene l’Islam non avrebbero timore e
ammirerebbero l’Islam; se gli islamici conoscessero bene l’Islam
ammirerebbero il cristianesimo “.
E la teologa insiste su un immaginario Islam tutto letteratura,
poesia e amore, rose e fiori su cui camminare e
da conoscere.
Insomma,
una trasmissione da indottrinamento e proselitismo, senza
contraddittorio, senza nemmeno un accenno all’Islam politico reale,
ai suoi conflitti e alle sue pesanti conseguenze e repressioni della
libertà personale dove l’Islam, religione- politica, governa .
Come
parlare del comunismo teorico del filosofo “profeta” Karl
Marx e delle profezie del suo ottocentesco “Capitale”
senza parlare dei misfatti del comunismo reale subiti da milioni
di sudditi dei regimi in cui è stato messo in pratica nel 1900.
Sarà
anche lecito in una trasmissione televisiva di servizio pubblico fare
propaganda per una religione, ma bisogna chiamarla col suo nome,
propaganda, appunto, non spacciarla per informazione culturale,
quando è lacunosa e distorta; e anche la
pubblicità di qualsiasi prodotto non deve essere ingannevole o
mistificatoria. Se l’islam ha tanto patrimonio di cultura e poesia,
la pubblicizzi pure, ma non
si appropri della cultura occidentale mettendoci sopra
un’etichetta islamica.
Alcune fonti:
https://www.raiplay.it/raiplay/video/2019/10/quante-storie-del-24102019-Pierangelo-Buttafuoco-e-Francesca-Bocca-Aldaqre-Goethe-e-l-Islam--6909cc95-ca9d-4b70-b1d9-9e42a8923624.html
http://www.treccani.it/enciclopedia/johann-wolfgang-von-goethe/
* Da non confondere con il Centro Studi Averroè (
https://www.centroaverroe.org/chi-siamo / ) di
cui è presidente Souad Sbai, che, tra l’altro,
conduce una battaglia culturale contro l’imposizione del velo alle
donne, e per la difesa dei loro diritti.
http://www.treccani.it/enciclopedia/johann-wolfgang-von-goethe/
Foto: Di
Tischbein, Johann Heinrich Wilhelm - Scansione personale, Pubblico
dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3211188
* Francesca è Professore di Cultura Islamica presso l’Istituto
Italiano di Studi Islamici, Direttore degli Studi presso l’Istituto
di Studi Islamici Averroè di Piacenza e Professore di Neuroscienze
presso l’Università Islamica del Qatar. Ha conseguito un dottorato
di ricerca (PhD) nel 2015 presso la Ludwig-Maximilians Universität
di Monaco di Baviera, e un Master in Teologia Islamica nel 2017
presso il Cambridge Islamica College. I suoi interessi sono teologia
medievale, studi coranici e psicologia islamica. Traduce testi
classici dall’arabo, tedesco, inglese e francese.