BANCHIERI: IL
MEGLIO DELLA SOCIETÀ?
Intanto mi pare singolare (e sospetto) che tutte le volte
che l'Italia si è trovata nei guai per crisi politiche e/o economiche che
sembravano insanabili, a "salvarla " siano sempre stati chiamati dei banchieri,
gente che come minimo è stata presidente della Banca d'Italia o tra i dirigenti
della Goldman&Sachs e simili. Pare dunque che le uniche persone autorevoli e
degne di governare da noi, siano sempre e solo dei banchieri. All'antico detto
"Italia popolo di eroi, santi e navigatori" dovremo quindi aggiungere i
banchieri che, a quanto pare, sembra sia rimasta l'unica categoria che ci
garantisce credibilità agli occhi del mondo intero e dell'Europa in particolare,
subito pronta a farci le congratulazioni appena annunciato il nome di Draghi,
come fossimo già guariti.
E sì che negli ultimi decenni i banchieri italiani,
anche quelli a più alti livelli, di problemi ne hanno creati più che risolti,
con fallimenti, omissioni di controllo e intrighi di cui molti risparmiatori
hanno pagato caro prezzo (dal Banco Ambrosiano al MPS per citare i casi più
noti, con una Banca d'Italia un po' distratta). Ma evidentemente chi ha
maneggiato montagne di denaro ha un fascino e un potere di aggregazione e
consenso che sconfina nella adorazione fideistica, quando non cieca, perchè - si
pensa- loro sanno fare i conti (i conti di chi e per conto e a beneficio di chi
non è ben chiaro, ma non importa).
E poi noi siamo un popolo che ancora
manifesta una forte simpatia per le monarchie e i reali (quelli stranieri, dopo
la caduta misera dei Savoia), e un persistente sentimento religioso (nonostante
la diffusa laicizzazione dei comportamenti); aspetta sempre i miracoli, e
confida in angeli, santi, madonne, e soprattutto "Messia"; quindi trasferisce la
sua fede anche sul piano materialistico e profano, e ripone grande fiducia in
questi "messia" del nostro tempo, ministri e rappresentanti in terra del Dio
Denaro, che si presume sappiano "salvare", oltre all'Italia, anche la nostra
busta paga e la pensione.
E' un fatto noto comunque che ci abbiamo già provato
tante volte, anni fa, ad utilizzare come "salvatori della patria" illustri e
stimati banchieri: Ciampi (aprile 1993- maggio 1994), Dini (gennaio 1995 –
maggio 1996), Monti ( nov. 2011- aprile 2013), e i risultati non è che siano
stati proprio esaltanti o risolutivi. Per non parlare del più recente tentativo
del presidente Mattarella, che, tra marzo e maggio 2018, a fronte di un
risultato elettorale imprevisto che sembrava rendere impossibile costruire
maggioranze politiche tra partiti incompatibili, tentò di affidare l'incarico ad
un altro tecnico super partes, esperto economista con esperienze in Banca
d'Italia e Fondo Monetario Internazionale, Carlo Cottarelli. Il malcapitato
esperto, dopo 3 giorni di infruttuose consultazioni, gettò la spugna e scappò,
rinunciando all'impresa.
Impresa che riuscì poi invece miracolosamente ad un
inesperto neofita della politica, tale avvocato Giuseppe Conte, che tenne
insieme per un anno prima il M5S con la Lega, e poi il M5S col PD per un altro
anno e mezzo; e avrebbe potuto continuare ancora, se non fosse stato per
l'intervento fatale dell'immancabile Renzi, "rottamatore" per vocazione e
provocatore seriale di scissioni nel Pd e di cadute di governi di cui il Pd era
parte.
Ma anche i più riputati e coraggiosi banchieri sopra citati, che
riuscirono ad aver la fiducia del Parlamento e la simpatia iniziale del popolo,
sono stati poi in carica sì e no un anno, o poco più, hanno governato più o meno
bene, con provvedimenti tampone di effetto immediato necessario ma di scarsa
portata, quando non controproducenti o penalizzanti, e poi se ne sono andati:
chi verso la più alta carica dello Stato, come Ciampi, chi è ritornato a godersi
i benefit del proprio prestigio in altre cariche; chi ha tentato anche di farsi
un partito personale (Dini e Monti), ma con scarso seguito.
Missione compiuta? "Italia salvata"? Non mi pare, perchè i problemi grossi dell'Italia (e degli italiani), economici e sociali (debito pubblico, mondo del lavoro e disoccupazione, giustizia ingiusta, criminalità spicciola e organizzata, mafie, corruzione, disuguaglianze sociali, ecc. ) sono rimasti irrisolti come prima di loro, e si è ricominciato ogni volta con successivi governi di coalizioni instabili e litigiose e con conseguenti ricorrenti crisi; anche quando ci si è affidati ad altri due "salvatori" politici di segno opposto (Berlusconi e Prodi, bersagliati pure loro da fuoco amico). E a tutt'oggi, dopo 66 governi in 75 anni, siamo in disperata attesa di quelle magiche "riforme strutturali" sempre promesse e mai attuate ( o attuate male), e in ginocchio davanti ad un nuovo Messia
BANDERUOLE IN MOVIMENTO
Naturalmente queste giravolte si fanno – si dice – per rispetto delle indicazioni del Capo dello Stato e per il bene dell’Italia tutta. Tutti certi che sarà un governo “dei migliori” che ci tirerà fuori dalla crisi economica e ci libererà dal covid in men che non si dica; e poi lo spread è già sceso sotto quota 100… cosa vuoi di più.
Non importa se intanto perderemo qualche altro mese perché il pur capacissimo Draghi e i suoi ministri “di alto profilo” e di nuova nomina dovranno pur avere il tempo di insediarsi, conoscere lo stato di fatto dei vari ministeri e le pratiche in atto o avviate, e predisporre nuovi programmi e atti diversi o rielaborati dai precedenti, magari riorganizzando gli uffici e le relative burocrazie.
Neanche avessero la bacchetta magica i “migliori” tecnici del mondo potranno fare tutto questo presto e bene.
Quanto ai ministri “politici” del precedente governo Conte ( ben 9 su 23, più 3 dei passati governi Berlusconi, più qualcuno di Letta, senza contare la pletora di sottosegretari ripescati ) si può presumere agiscano su una linea di continuità con quanto fatto finora; ma è proprio quello che chi ha fatto cadere il governo Pd-M5S diceva di non volere; e adesso per giustificare e far accettare agli uni e agli altri il riciclaggio di oltre la metà del governo Conte da una parte, e la riesumazione di Berlusconi e delle sue cariatidi dall’altra, nonché uomini della Lega che si vedono come cane e gatto con quelli del M5S, ci si assicura che ci sarà “un cambio di passo”.
Ma appare sempre più insinuante la filosofia del Gattopardo: che tutto cambi... per non cambiare niente
A parte il fatto che a gestire i miliardi del Recovery plan saranno Draghi e il suo cerchio magico, e che sono stati fatti fuori, oltre all’ormai troppo popolare e sgradito Conte, guarda caso, il ministro Bonafede e la sua riforma della giustizia: che evidentemente erano i principali obiettivi di chi ha voluto questa intempestiva crisi di governo.
Senza contare che questo governo “istituzionale”/ misto tecnico-politico, di fatto è percepibile come una nuova “ammucchiata”, come si diceva una volta, con presenze da “inciucio”, o, detto più nobilmente “compromesso storico”, che snatura o annulla il contenuto politico-ideologico di ogni partito che vi partecipa, e li allontana dai loro elettori che si aspettavano altro quando li hanno votati. E’ di fatto una sospensione del rapporto democratico e di rappresentatività che somiglia tanto ad un commissariamento o all’istituzione di un Podestà nazionale, come si faceva al tempo dei Comuni medievali, quando le città più importanti si affidavano ad un Podestà venuto da fuori perché le lotte tra fazioni locali erano diventate insanabili e sanguinose.
E’ vero che Draghi, per assicurarsi il voto di fiducia favorevole in Parlamento ha usato con precisione da bancario il bilancino del manuale Cencelli; ma non so se questo sia un punto di forza e di equilibrio, o una debolezza intrinseca che prima poi potrebbe generare una frana.
E i partiti che hanno accettato di partecipare a questo terzo tentativo di rocambolesca e strumentale alleanza per sfuggire a nuove elezioni, potrebbero ritrovarsi a pezzi, senza argomenti, senza una linea, senza bussola. E i cittadini senza capire per chi e per cosa votare.
STAMPA E “CORTIGIANI, VIL RAZZA DANNATA”
Altra figura penosa la sta facendo la stampa tutta, o quasi, che si è profusa nelle ultime due settimane in articolesse adoranti, per fare santo subito il nuovo premier, già Super Mario con superpoteri, prima ancora di sapere se avrebbe accettato l’incarico, con che programma e con quali ministri. Si è tratteggiata di lui una biografia esemplare, partendo dall’infanzia e dai genitori persi prematuramente, poi “studente modello dai Gesuiti” (marchio di garanzia che gli è valsa la subitanea benedizione del Direttore di Civiltà cattolica), le sue partitelle di calcio, amici, parenti, parroci e suore del paese natio a dipingere quadretti deamicisiani e a pregare per lui. E poi subito pronto qualche aneddoto sulla moglie, la signora Serena, detta Serenella, sobria e riservata pure lei, e già beatificata.
Ma l’argomento principe che aleggia su tutti gli altri meriti è il sicuro gradimento per Draghi manifestato dai capi di Stato e dalla stampa estera. Come se la scelta del governo italiano fosse subordinata al gradimento del Financial Times, Washington Post, CNN , Le Monde, Wall Street Journal, ecc.….
Ancora è viva la memoria di simili sviolinate che furono suonate anni fa al comparire di Mario Monti, di cui è passata alla storia la foto con il “sobrio loden” indossato mentre andava a Messa con la moglie, anch’essa pia e austera signora. Fu un trionfo di fiducia e apertura di credito che gli fu tributato da parte della stampa tutta, italiana ed estera. Fiducia che poi via via fu ampiamente ridimensionata e delusa.
Ma da tempo la stampa funziona così: un giorno sbatte il “mostro” in prima pagina, un altro sparge incenso per il salvatore di turno, e viceversa. Dalle stalle alle stelle, dalle stelle alle stalle.
Vedi la sorte dell’ormai ex premier Conte, sostenuto e benevolmente trattato finora coi guanti da gran parte della stampa “che conta”, e oggi quasi ignorato e visto con sufficienza dall’alto in basso; tanto che lui si è mostrato nell’ultima conferenza stampa da premier con un banchetto in mezzo alla strada, davanti a Palazzo Chigi, per dare dimostrazione plastica evidente del fatto che è stato cacciato fuori, sulla strada, appunto. E si può prevedere che comincerà il linciaggio e lo sciacallaggio con articoli dispregiativi contro di lui per impedire che rialzi la testa e tenti di riavere un ruolo politico, se Draghi dovesse cominciare a deludere, e tra la gente cominciasse a serpeggiare il malumore e la convinzione che forse era meglio lasciare Conte al suo posto, almeno fino a nuove elezioni.
E’ sempre più evidente che i giornali, anche i più importanti e di maggior tiratura non sono organi di informazione obiettiva e super partes, ma portavoce di un partito o un leader o una linea politica gradita all’editore e/o alle lobby economiche che li finanziano, e a seconda della convenienza del momento esaltano o denigrano ferocemente ora questo ora quello tra i personaggi politici alla ribalta
La Tv, pubblica e privata, non è da meno, anche perché vi imperversano gli stessi giornalisti della carta stampata. Abbiamo assistito (su la7 e su Rai 3 in particolare) a talk show irritanti in cui si istituivano veri propri processi contro il malcapitato di turno con 4 o 5 giornalisti agit- prop (di prevalente orientamento “di sinistra”) tutti contro 1, l’intervistato (soprattutto se del M5S e della Lega), più il conduttore, o la conduttrice (le donne erano sempre le più aggressive a contrastare e interrompere l’intervistato…) nel ruolo del pubblico ministero invece che del moderatore super partes.
Tanto che anche chi come me, pur non essendo elettore o simpatizzante del M5S o della Lega, cambiava canale, perché non sopporto la faziosità partigiana, da qualunque parte venga. Difficile anche spostarsi sui talk di Rete4, di proprietà berlusconiana, perché qui è evidente l’influenza della voce del padrone, anche se talvolta era addirittura più facile trovarci voci diverse e contrapposte, che però finivano spesso in fastidiosa rissa.
Ed era, ed è, curioso vedere come sulle Tv berlusconiane fossero (e siano) sempre invitati esponenti di quella sinistra estrema, ex o attuale, o comunque sempre disponibili a criticare Pd e 5 Stellati, specie sui temi della giustizia “giustizialista”, guarda caso. Esemplare il caso di Piero Sansonetti, direttore del Riformista, il commentatore "di sinistra" più amato da Berlusconi.
Perciò
disturba e imbarazza molto oggi il caso di Salvini, il “mostro” contro cui si
era scatenata da un paio d’anni tutta la stampa di sinistra e di presunta
informazione liberal (da non confondere con Libero), sbeffeggiato e
ridicolizzato, fotografato seminudo, descritto con i peggiori epiteti (fascista,
razzista, assassino di migranti, trafugatore di 49 milioni nostri, crapulone
bevitore di mojito, nonché sovranista e antieuropeista), che dalla sera alla
mattina si è dichiarato estimatore di Draghi e disponibile a sostenere il suo
governo e l’Unione Europea tutta.
E adesso che si fa? Colpo di spugna sulle sue
“colpe” (vere e presunte, o un po’ gonfiate) e si riconoscerà che anche lui “ha
fatto cose buone”? Già , comunque si sta facendo rilevare che è diventato più
moderato e si sta spostando “verso il centro”, su consiglio di Giorgetti, neo
ministro dello Sviluppo in quota Grande industria del nord; e poi la Lega di
oggi non è quella di ieri... Il rospo, se non in un principe, si è trasformato
in una innocua e graziosa raganella di ruscello.
Insomma l’operazione “volemose
bene”, tutti insieme appassionatamente, è già iniziata. Vedremo quanto dura. Da
ieri la stampa di destra e di sinistra è già al lavoro per lucidare gli specchi
del nuovo governo. Tutti buoni e bravi o sulla via della redenzione quelli che
sono entrati nel governo “dei competenti” (anche se 15 di loro erano definiti
fino a ieri dagli oppositori degli incapaci cialtroni che hanno portato alla
rovina l’Italia).
Esaltati fuori di testa vengono presentati quei grillini che
meditano di votare contro in Parlamento e provocare una scissione per protestare
contro la partecipazione del M5S a entrare in una maggioranza insieme a
Berlusconi e Salvini
Restano poche le voci fuori dal coro, relegate e
asserragliate nei giornali minori, diretti da giornalisti border line
tradizionalmente più arrabbiati e fuori dal grande giro dei poteri forti.
Ma
qualche timida riflessione ed esplorazione retroattiva sta emergendo però anche
nel campo di chi ha tanto contribuito alla confusione di idee che ha favorito la
crisi. Vedi l’articolo di Carlo Tecce su l’Espresso di ieri che spiega come e
perché e da chi il messia Draghi non sia stato pescato per caso e
improvvisamente una settimana fa da Mattarella; ma che il disegno di portarlo a
Palazzo Chigi al posto di Conte era stato tracciato e confezionato da molto
prima. Renzi ha solo fatto da detonatore teleguidato per far esplodere la
miccia.
RENZI
E l'aver portato Draghi al posto di Conte non è mica detto sia poi un gran guadagno per l'Italia. Staremo a vedere. Di certo Renzi ha messo subito il suo cappello sul nuovo governo come fosse opera sua (anche se il suo "peso" ora è piuttosto irrilevante e non determinante) e si è attaccato a Draghi come un paguro all’attinia, o come una sanguisuga, o quanto meno per appropriarsi dei suoi meriti e godere di luce riflessa nel caso il suo governo dovesse brillare. Ora pende dalla sua bocca e approva preventivamente a scatola chiusa qualunque sua decisione ( mentre a Conte faceva le pulci ogni giorno, alzando sempre il prezzo del suo sostegno). Ma se le cose non dovessero andar bene...Draghi stai sereno, che finisci anche tu come Letta e Conte a far altro
Nessun commento:
Posta un commento