mercoledì 14 ottobre 2009

Dove vuole andare a parare Tony Blair?

Dal sito di UAAR (Unione Atei, Agnostici, Razionalisti), leggo:

Tony Blair contro i laicisti: “sono uguali ai fondamentalisti”
Intervenendo a una conferenza presso l’Università di Georgetown, davanti a una platea di cristiani e islamici, l’ex capo del governo britannico Tony Blair ha tessuto un convinto elogio della religione. Secondo quanto riporta il sito del Times, Blair ha anzi proposto che le due più diffuse religioni del pianeta si uniscano per combattere due minacce convergenti: quella dei fondamentalisti religiosi e quella rappresentata dai laicisti “che disprezzano Dio”........
.............

Al che mi viene da osservare che l’atteggiamento di Blair è quello tipico del neofita, fedele neoconvertito e ultimo arrivato che diventa più realista del re, anzi, nel caso, più papista del papa (e non ne avevamo proprio bisogno). Non so se lo faccia per sincera convinzione o per opportunistica e sottintesa aspirazione a conquistarsi il consenso dei Popolari europei (gli è già arrivato il plauso del laico devoto Giuliano Ferrara e dell'altrettanto sincero devoto Silvio Berlusconi, che è tutto dire) mirando alla Presidenza UE, o quantomeno a riacquistare un ruolo internazionale attraverso la sua “Faith Fundation”.

In ogni caso dimostra poca obiettività, mettendo sullo stesso piano i danni che provoca nel mondo il fondamentalismo religioso, tanto diffuso e potente, con quello del cosiddetto “laicismo”, che non è un pensiero unico nè una forza di potere, ma un libero atteggiamento di pensiero che non impone nulla a nessuno e non pretende di far passare alcuna umana convinzione per volontà di Dio.

Di quale Dio poi si parli (sia chi lo disprezza che chi pretende di conoscerlo) è un mistero, visto che ogni popolo, o religione, ne adora uno suo, che non ha dettato le stesse regole e la stessa morale che ha dettato agli altri.

Sono rimasta anche molto stupita di un suo intervento, a mio parere molto contraddittorio, pubblicato su La Repubblica l’11 settembre scorso sotto il titolo “Un patto tra le religioni contro la povertà”. Se lo scopo del suo nuovo zelo religioso fosse questo, si potrebbe anche apprezzarlo; ma se non parte dalla consapevolezza che povertà, degrado sociale e privazione di diritti umani sono stati e sono tuttora più diffusi negli stati teocratici o dove le religioni sono fortemente influenti e collegate con il potere politico, non credo possa risolvere i problemi, affidandosi per la cura proprio a chi è tra le cause delle malattie.

Andrebbe bene anche il suo proclamato intento di stimolare il dialogo interreligioso e interculturale, per favorire la pace e lo sviluppo dei paesi più arretrati , anche attraverso le ONG e le organizzazioni assistenziali religiose. Ma per far questo occorre che tutte le religioni, ma soprattutto i capi religiosi, rinuncino alle loro pretese di possedere la verità assoluta e accettino in sostanza il relativismo e la opinabilità di ogni fede, credenza o tradizione culturale, per rispettarsi e convivere pacificamente (e laicamente). Il che, visti i comportamenti mostrati finora da papi, imam e rabbini capi, mi sembra operazione alquanto ardua.

Nessun commento:

Posta un commento