"Avanti o popolo alla riscossa, bandiera rossa trionferà". Era il canto di incitamento e di lotta pensato e scritto per animare il popolo che credeva nell'ideologia comunista. Oggi c'è un capo di governo e di partito che chiama alla mobilitazione il "popolo sovrano" che l'ha eletto perchè continui a sostenerlo e sia pronto a rieleggerlo, nonostante le sue molte colpe, omissioni e prevaricazioni contro tutti gli altri organi dello Stato e chiunque lo abbia criticato o espresso dissenso.
Per dovere di cronaca va ricordato che c'è anche un partito di opposizione ( piuttosto deboluccia), erede ormai lontano e scolorito di quello con bandiera rossa, che a sua volta sta tentando di rianimare la sua parte di popolo con una mobilitazione, s'è detto, "porta a porta", per cercare di detronizzarlo, dopo anni di incertezze, compromessi e omissioni.
Insomma, dal governo e dall'opposizione, tutti vogliono eccitare e usare il popolo per restare (o conquistare) al potere, per poter poi dire, domani come oggi e come ieri, che quel che si fa lo si fa in nome del "popolo sovrano" che li ha eletti e quindi legittimati (anche a delinquere...). Anche se per il popolo non hanno fatto nulla di concreto e utile, ma hanno solo difeso i propri interessi personali e aziendali, o carriere politiche, non hanno mantenuto quanto promesso ai rispettivi elettori, anzi spesso hanno fatto tutto il contrario (sia chi era, ed è, al governo, che chi stava, e sta, all'opposizione).
Nei secoli passati re e imperatori, come i dittatori insediati dopo rivoluzioni e colpi di Stato, governavano "in nome di Dio e del popolo", senza che nè Dio nè il popolo li avessero mai palesemente o regolarmente autorizzati.
Adesso, che pure siamo ancora in democrazia, e il popolo i suoi capi li elegge , il popolo è "sovrano" solo per modo di dire, perchè viene usato come fosse costituito da sudditi che devono "credere, obbedire e combattere" per sostenere il capo, o il partito, e secondo quanto ordina chi ha il potere reale in mano.
Mai come in questi giorni ci si richiama al "popolo sovrano", e mai come in questi giorni ci si rende conto che quella del popolo è una sovranità limitata, limitatissima, virtuale; insomma non conta proprio nulla, se non per far numero al servizio di qualcuno.
Una legge elettorale definita "porcata" dal suo stesso ideatore, e un metodo di gestione dei partiti che non lascia nessuno spazio ad una democrazia interna reale, fanno sì che ai singoli cittadini non sia data nessuna o ben scarsa possibilità di scelta dei propri rappresentanti nelle cariche pubbliche.
Se poi osserviamo in quante e quali mani sono concentrati i mezzi di informazione più importanti e diffusi, quotidiani e settimanali di ogni genere, editoria libraria (Mondadori) e soprattutto le Tv che entrano in tutte le case, possiamo anche toccare con mano quanta influenza hanno sul "popolo" dei teleutenti che diventano in molti casi teledipendenti e quindi sostanzialmente sudditi di chi gestisce la comunicazione e l'informazione su questi mezzi.
Le opposte mobilitazioni proposte da maggioranza e minoranze partono dunque molto sbilanciate ai blocchi di partenza, con un grosso vantaggio per la prima e molti handicap per le seconde, tanto più che sono divise, e non credo che troveranno molti militanti disposti a fare propaganda "porta a porta" se non si rinnovano nei metodi, nei contenuti e soprattutto nei dirigenti. Quella sintonia ideale e quella fiducia tra base e vertici che ci fu ai tempi del PCI e poi dell'Ulivo, ora non c'è più.
Va detto anche che bisognerebbe stare molto attenti ad usare il termine "popolo", espressione generica che comprende in realtà una moltitudine di individui molto diversi tra loro per cultura, intelletto, educazione, senso civico, qualità morali, attitudini personali.
C'è il popolo che va a messa e alle processioni dietro immagini e quello che non ci va; chi pende dalle labbra di papi e cardinali e chi non li sopporta più.
C'è il popolo che frequenta le curve degli stadi per vedere la partita e quello che ci va per bastonare i tifosi avversari. C'è il popolo dei giovani che vanno nelle discoteche, chi per ballare, chi per stordirsi senza un perchè, chi per drogarsi ( e sono purtroppo tanti).
C'è il popolo degli onesti che pagano le tasse e rispettano le leggi e c'è il popolo altrettanto folto dei disonesti e degli evasori, per non parlare dei mafiosi o collusi con essi, dei camorristi e di sigle varie della criminalità organizzata, oltre a quella spicciola.
C'è il popolo dei professori di università e di altre scuole e dei medici bravi, e quello dei "baroni" e dei loro raccomandati. C'è il popolo degli studenti che studiano davvero e vogliono crearsi un posto dignitoso nella società e contribuire al progresso della società stessa, e c'è il popolo di quelli che passano il tempo a bivaccare senza una meta e a imbrattare strade e muri.
C'è il popolo dei "lavoratori" in fabbriche e uffici, preda ambita da sindacati e partiti, ma molto complessa e multiforme e sempre meno classificabile e inquadrabile. Ma c'è pure, ora più che mai, il popolo dei disoccupati e dei cassintegrati, che attendono risposte e provvedimenti, finora assolutamente carenti.
C'è il popolo dei piccoli e medi imprenditori, degli artigiani, dei bottegai e dei professionisti sempre in lotta continua con partite IVA, tasse e regolamenti comunali, che voterebbero anche per il diavolo se promette loro meno tasse.
Si sta ingrossando sempre più anche il popolo degli immigrati, regolari e clandestini, che, pur senza diritto di voto, hanno già un grosso peso nel determinare le scelte politiche, pro e contro la difesa dei loro diritti e doveri.
Insomma una miriade di "popoli", categorie e "caste" diverse, dagli interessi spesso in contrasto tra loro, difficili da conciliare. E il voto del disinformato o del disonesto, conta quanto quello dell'informato e dell'onesto.
Infine, va ricordato il "popolo della Lega" di Bossi, prodotto di una frangia della società senza cultura e senza idee, che si è lasciata convincere ad indossare una camicia verde, o a calzare un elmo celtico, a brandire bandiere crociate e partecipare a battesimi con le acque del Dio Po, nutrita da infarinature pseudostoriche su Carrocci e battaglie di Legnano. Un'incredibile armata Brancaleone partita come forza di rottura del sistema di potere dei precedenti partiti e di "Roma ladrona", che poi si è abbarbicata al potere romano grazie ad una alleanza privilegiata con Berlusconi (un tempo definito mafioso) per sostenere il quale chiude gli occhi su tutto quello che ha fatto e fa. Grazie ad un 10% di voti a livello nazionale ( con punte molto più elevate al nord), tiene sotto ricatto il Berlusconi stesso e detta legge ormai in Italia, per imporre elezioni subito perchè ritiene di avere il vento in poppa, e un federalismo che nessuno sa cosa sia o quanto costerà in termini economici e di disgregazione dello Stato.
Avanti o popolo, dunque. Ma verso dove? E quale "popolo" avrà la meglio se si ritornerà alle urne? A chi garantirà la "sovranità" reale (e la continuazione della propria sudditanza)?
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