Tanto per cominciare, non chiamatelo più "gargamella" o "fallito" o "morto che cammina", "faccia di c..." e con simili epiteti spregiativi. Bersani ha dato una bella prova di coerenza con quello che
aveva promesso, facendo una scelta intelligente e di
rinnovamento vero e autorevole, presentando e portando alla
vittoria Laura Boldrini e Piero Grasso alle Presidenze di
Camera e Senato.
Quindi, complimenti a Bersani e a tutto il Pd che si è mostrato
finalmente compatto nel sostenere la sua scelta, nonostante i tanti mugugni precedenti e le probabili
resistenze interne di alcuni gruppi.
E complimenti anche a quegli ormai non più sconosciuti senatori del M5S che hanno mostrato dove
sta la vera coerenza e il senso di responsabilità, che viene prima di tutto verso la propria coscienza e verso il bene
del Paese, prima dell'obbedienza verso una strategia di partito, in una scelta decisiva per le sorti della
legislatura.
Credo che anche tanti elettori del M5S, se avessero dovuto scegliere tra un ex Procuratore antimafia e uno
Schifani ex difensore di collusi e lui stesso inquisito per fatti affini, avrebbero scelto il primo. E lo hanno
anche dichiarato in centinaia di messaggi inviati ai giornali, nei blog e nello stesso blog di Grillo,
nonostante le censure li abbiano taglieggiati.
Ma adesso, vinta questa prima battaglia per chi crede nella democrazia e auspica un rinnovamento, ne
vengono altre due ancor più difficili: l'affidamento dell'incarico per formare il nuovo governo e l'elezione
del Presidente della Repubblica.
Domani cominceranno le consultazioni del Presidente Napolitano, che entra nell'ultimo mese della sua
carica con i gruppi parlamentari e i loro leader per sentire le loro proposte e disponibilità. E qui sta il
grande rebus.
Quali maggioranze si possono ipotizzare per formare e sostenere poi un nuovo governo con un
Parlamento diviso in tre grandi gruppi quasi equivalenti, PD-SEL, PDL-Lega e M5S, l'un contro
l'altro armati?? Posto che il centrosinistra sembra fermamente intenzionato a non acconsentire a "governissimi" o accordi con il PDL, viste le disastrose conseguenze delle deboli opposizioni ai governi Berlusconi e le forzate condivisioni delle scelte del governo "tecnico" di Monti; posto che dasolo il centrosinistra, pur avendo la maggioranza alla Camera non ha i numeri sufficienti per una maggioranza al Senato, l'unica possibilità accettabile potrebbe essere quella di un accordo tra il centrosinistra e il M5S.
Possibilità che Bersani sta inseguendo, ma che finora ha cozzato contro il muro alzato da Grillo e
Casaleggio, leader-non leader, fuori dal Parlamento, ma proprietari del marchio del M5S,
i cui eletti sono subordinati da una firma preventivamente apposta sotto un "Codice di comportamento"
imposto dal capo, che li costringerebbe a votare compatti secondo le regole quivi fissate. E qui vengono fuori le due grandi anomalie su cui si regge questo nuovo Movimento: la non democrazia interna e la proprietà del marchio e della linea politica.
Per venire al punto: potrebbe ripetersi la spaccatura all'interno di questo Movimento, che ha
permesso l'elezione di Grasso e che potrebbe consentire ad un governo proposto dal
centrosinistra, capeggiato da Bersani o altra personalità non espressione di partito, di
ottenere una maggioranza in grado di realizzare subito un programma costituito almeno
da pochi punti condivisi per dare le risposte urgenti di cui il Paese ha bisogno?
Sarà difficilissmo, ma potrebbero essere possibile se gli eletti del M5S riflettessero su questi
aspetti:
- Sgombrare il campo da definizioni come "franchi tiratori", "traditori", "inciucisti", "voltagabbana" o "Scilipoti" di turno. Questi sono epiteti che si possono attribuire a chi non rispetta le indicazioni del partito di appartenenza per un interesse personale, voto di scambio, denaro o altra utilità. Non valgono per chi fa una scelta personale per convinzione in quello che ritiene sia nell'interesse del Paese.
- Nessun "contratto" o "Codice di comportamente" sottoscritto nei confronti di un capo di partito, interno o esterno al Parlamento, ha valore se è in contrasto con un articolo della Costituzione. E l'art. 67 in proposito è chiaro e tassativo nel prevedere la libertà del parlamentare nell'esercizio del suo mandato.
- Lo stesso "Codice di comportamento" del M5S nella sua premessa prevede questa autonomia e libertà dell'eletto che viene come base e prima delle regole successive e afferma:
"Il MoVimento 5 Stelle è una libera
associazione di cittadini. Non è un partito politico nè si intende
che lo diventi in futuro. Non ideologie di sinistra o di destra, ma
idee. Vuole realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni
e confronto democratico al di fuori di legami associativi e partitici
e senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi,
riconoscendo alla totalità dei cittadini il ruolo di governo ed
indirizzo normalmente attribuito a pochi."
"I possibili eletti del M5S
formeranno un Non-gruppo-parlamentare in cui ognuno conterà uno. Ci
sarà un Non-portavoce, perché gli eletti si alterneranno nel ruolo.
Ogni eletto si impegnerà a interagire quotidianamente attraverso la
Rete per informare i cittadini e interagire con gli iscritti al M5S.
La libertà di ogni candidato di potersi esprimere liberamente in
Parlamento senza chiedere il permesso a nessun capo bastone sarà la
sua vera forza. Il M5S
vuole che i cittadini si facciano Stato, non che si sostituiscano ai
partiti con un altro partito. I partiti sono
morti,organizzazioni del passato, i movimenti sono vivi. Oggi i
parlamentari sono soltanto dei peones che schiacciano un pulsante se
il capo, che li ha nominati, lo chiede. Non sono nulla, solo pulsante
e distintivo. Il M5S vuole far entrare degli uomini e delle donne
alla Camera e al Senato che rispondano solo alla Nazione e al proprio
mandato. Potranno essere
operai, precari, disoccupati, casalinghe, commercianti, piccoli
industriali, insegnanti, camionisti, impiegati. Gente comune
incensurata e senza scopo di lucro. Ognuno conta uno e il Parlamento
ci aspetta....."
- Ecco un altro punto centrale. Gli eletti del M5S sono entrati in Parlamento e quindi si devono sottomettere alle sue regole. In Parlamento si fanno le leggi e le riforme, non la rivoluzione. In Parlamento si può e si deve lavorare per migliorare il sistema, non per scardinarlo come sembrano volere Grillo e una parte dei suoi fan. Come lo stesso Grillo ha affermato più volte, i parlamentari sono dipendenti dei cittadini, pagati dai cittadini, e devono servire gli interessi dei cittadini tutti, non giocare al tanto peggio tanto meglio per perseguire rivoluzioni o interessi elettorali di una parte sola, per di più se ha il suo capo-padrone fuori dal Parlamento.
Quindi se gli eletti del M5S vogliono possono votare senza timori un eventuale governo che corrisponda in buona parte ai loro programmi e desideri. - NB Peccato che il proprietario del marchio e autore di tanta confusione, Grillo, abbia pensato ieri di mandare a coordinare o sorvegliare o "indirizzare" gli eletti due nuovi referenti extraparlamentari di nomina sua, che somigliano tanto ai "commissari politici" di staliniana memoria
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