Vale la pena commentare la vicenda del Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri che ha mostrato il suo vero volto di appartenente alla Casta arrogante e intoccabile, pronta e "a disposizione" della potente famiglia di inquisiti Ligresti, vecchi amici con intreccio di interessi famigliari in comune?
Serve a qualcosa dolersi per la nuova calata di braghe del PD che, dopo aver salvato e sostenuto Alfano Ministro dell'interno al servizio dell'Azerbaijan, salva, sostiene e applaude la ministra della giustizia disuguale per tutti?
E tutto ciò per mantenere la scolorita bandierina del democratico Enrico Letta a capo del governo che non governa nulla, perennemente sotto il ricatto berlusconiano, per non disturbare o dispiacere al manovratore sul Colle, e per mantenere in Parlamento uno stuolo di persone di ogni colore che tirano a campare attaccate alle poltrone che temono di perdere se si andasse presto alle elezioni.
Vale la pena commentare lo squallore morale e l'irresponsabile spreco di denaro pubblico emerso dalle indagini della Guardia di finanza sui milionari rimborsi spese per pranzi, cene e regali dei consiglieri regionali della tanto decantata Emilia Romagna, con tutti i capigruppo indagati, compreso il Marco Monari del PD?
Non che la cosa mi sorprenda più di tanto, avendo sempre avuto una molto scarsa opinione del detto Monari, che ricordo come una sorta di body gard e portatore del fascio di giornali sempre accanto ad Antonio La Forgia, dai tempi dello strano passaggio dell'allora Presidente della Giunta della Regione dai DS (e prima PCI) al nascente movimento dei "I Democratici" intorno a Prodi nel 1999.
Non ho mai capito il senso e
le vere motivazioni di questa apparente “conversione” incassata
con molto fair play dai DS bolognesi. Se non che imperscrutabili
disegni divini fecero sì che fosse proprio La Forgia a diventare la
figura più influente e di spicco tra gli sparsi e poco organizzati
Democratici
bolognesi, tanto da essere subito candidato alle elezioni europee e, non eletto, a ritornare sui banchi delle Regione come Presidente del Consiglio nel 2000.
E, sempre accanto a lui il fido Monari, seguendo il percorso successivo nella Margherita e poi nel PD, ma sempre in posizione altolocata, ora a fianco della troppo buona Albertina Soliani alla quale subentrò "provvisoriamente", poi stabilmente come unico candidato alla carica, come responsabile regionale; autonominandosi sempre fedelissimo "prodiano", come fosse una guardia scelta, e come se gli altri ulivisti non fossero altrettanto "prodiani"; quando era solo uno che cercava di brillare della luce riflessa e dei meriti del leader sulla cui scia si metteva.
Pur avendo io partecipato parecchio in quegli anni dal 1995 al 2006 alla via Crucis politica dell'Ulivo bolognese, non ho mai sentito da Monari un intervento politicamente significativo, una presa di posizione chiara, non ho mai visto un merito o capacità particolari che giustificassero il fatto che a lui venivano affidati gli incarichi di rilievo, senza esserne eletto, preferendolo ad altri giovani che mi parevano più motivati e sinceri.
In ultimo, la sua carriera ben costruita a tavolino all'ombra di quelli che contavano, è culminata con la nomina a consigliere regionale nel "listino" di Errani. assurgendo addirittura al ruolo di capogruppo del PD.
In ultimo, la sua carriera ben costruita a tavolino all'ombra di quelli che contavano, è culminata con la nomina a consigliere regionale nel "listino" di Errani. assurgendo addirittura al ruolo di capogruppo del PD.
Errani, che ieri si prodigava a difendere la baracca, lamentandosi del fatto che la sua Regione fosse finita nel "tritacarne " mediatico, si chieda perchè nel PD fanno carriera certi disinvolti personaggi che lui stesso ha gratificato e che, comunque vadano le cose sul piano giudiziario, hanno mostrato quali sono le loro autentiche doti di frequentatori di ristoranti stellati a spese nostre.
L'indecoroso spettacolo delle primarie, anche queste giocate preventivamente a tavolino, ci mostra tesseramenti gonfiati e campagne mediatiche volte ad accentrare l'attenzione solo su Renzi e Cuperlo, grazie anche ai rispettivi "padrini", palesi e occulti, e la compiacenza della stampa, con il sempiterno D'Alema che ha messo in campo la sua creatura, Cuperlo, fredda come lui, e ha già messo comunque alle calcagna di Renzi uomini suoi come Latorre e altri dinosauri. Tutto ciò non fa ben sperare in un reale rinnovamento e in una scelta democratica, consapevole e informata che esprima un nuovo segretario con idee valide e capacità autentiche per rappresentare un nuovo PD credibile e vincente.
Se mai andrò a votare, e se non troveranno il modo di escluderlo dalle primarie, ritengo doveroso sostenere Pippo Civati che almeno qualche volta ha avuto il coraggio di distinguersi dal gregge delle larghe intese e di votare contro.
L'indecoroso spettacolo delle primarie, anche queste giocate preventivamente a tavolino, ci mostra tesseramenti gonfiati e campagne mediatiche volte ad accentrare l'attenzione solo su Renzi e Cuperlo, grazie anche ai rispettivi "padrini", palesi e occulti, e la compiacenza della stampa, con il sempiterno D'Alema che ha messo in campo la sua creatura, Cuperlo, fredda come lui, e ha già messo comunque alle calcagna di Renzi uomini suoi come Latorre e altri dinosauri. Tutto ciò non fa ben sperare in un reale rinnovamento e in una scelta democratica, consapevole e informata che esprima un nuovo segretario con idee valide e capacità autentiche per rappresentare un nuovo PD credibile e vincente.
Se mai andrò a votare, e se non troveranno il modo di escluderlo dalle primarie, ritengo doveroso sostenere Pippo Civati che almeno qualche volta ha avuto il coraggio di distinguersi dal gregge delle larghe intese e di votare contro.
Non sto infine a ripetere le mie considerazioni sul PDL/Forza Italia, prigioniero volontario del pregiudicato Berlusconi fin che morte non li separi; e sulla indefinibile e confusa galassia dei "cittadini" eletti con il M5S, altrettanto prigionieri volontari per contratto degli umori mutevoli e imperscrutabili di Grillo e Casaleggio.
Per concludere, gli italiani hanno davanti 3 strade, tutte e 3, per motivi diversi, praticamente senza uscita.
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