martedì 23 gennaio 2018

Nuovo Stato Pontificio ... multietico e multireligioso

Da mesi non scrivevo un  commento sui  miei blog, per stanchezza e per mancanza di ispirazione, posto che c’è ben poco da dire di nuovo o di utile alla riflessione nel desolante panorama politico nazionale e internazionale. Ma stamattina, 23 gennaio 2018, l’ispirazione m’è venuta improvvisamente, dopo aver letto i titoli più grossi dei maggiori quotidiani nazionali.
Comincio dal Corriere della sera che spara  a caratteri cubitali “VOTO, LE CRITICHE DEI VESCOVI“, e nel sottotitolo, “Il Cardinale Bassetti: Immorali le promesse impossibili...” Segue a ruota La Stampa che titola in alto “Il Papa: i robot siano al servizio dell’uomo” e aggiunge “Francesco scrive ai Grandi riuniti a Davos…”. Più esplicita La Repubblica che traduce in termini politici il tutto : “RAZZISMO, VESCOVI CONTRO LA LEGA“, e aggiunge “Bassetti rievoca il fascismo, no a cultura della paura. Parole dure sul solco del Quirinale…“. E tralascio i titoli simili de Il Secolo XIX e della Gazzetta del Mezzogiorno.
Ovvio e scontato infine  il titolo dell‘Avvenire, giornale  della CEI, ovvero dei Vescovi italiani, che impartisce la predica quotidiana, più politica che religiosa, titolando “Ricostruire, ricucire e pacificare l’Italia. Bassetti: i politici difendano gli ultimi e la vita. Fermo no alla cultura  della paura e del razzismo...”.
Intendiamoci, non è che oggi sia una giornata eccezionale per la stampa italiana; anzi è quasi ordinaria amministrazione ed è solo l’ennesima goccia che fa traboccare il vaso della pazienza di una come me  che avrebbe voluto uno Stato laico, libero dalle ingerenze e influenze, palesi e occulte, di una religione e di  istituzioni  ecclesiastiche, Chiesa cattolica e Stato del Vaticano, in particolare, che la rappresentano.
Critichiamo tanto le teocrazie islamiche  in cui l’ordinamento dello Stato  coincide o è subordinato comunque ai dettami religiosi dell’Islam; temiamo l’influenza di imam e califfi che pretendono di imprigionare le coscienze e le vite private e pubbliche di milioni di fedeli secondo la loro rigida interpretazione  di una “morale” dettata da un profeta di 1400 anni fa.  Temiamo pure l’influenza divisiva e aggressiva dei rabbini  e dei partiti  ultraortodossi  dello Stato di Israele, che   di fatto ostacolano ogni tentativo di pacificazione con i palestinesi (altrettanto integralisti e divisivi).
Ma stiamo sorvolando con troppa leggerezza sul fatto che  ancora oggi, e forse più di ieri,  le gerarchie ecclesiastiche cattoliche stanno esercitando una influenza e una pressione quotidiane sulle scelte politiche  dei nostri legittimi governi, oltre che sull’intera popolazione, fedele, atea o agnostica che sia, attraverso non solo la stampa e i mezzi di comunicazione di loro proprietà, ma anche e  soprattutto attraverso la stampa nazionale cosiddetta indipendente, e sempre meno laica, e tutte le reti televisive pubbliche e  private.
E’ secondario il fatto che spesso si tratti di prediche generiche, o ammonimenti moralistici anche in parte condivisibili e giustificabili, come gli appelli, facili e scontati (ma ahimè inutili) alla pace, alla solidarietà, alla misericordia, alla preghiera che dovrebbe risolvere tutti i problemi del mondo, ecc. Quello che dovrebbe preoccupare è che la stampa nazionale consideri utile e determinante riportare e amplificare ogni giorno queste prediche, anche perchè spesso nascondono  o si mescolano a messaggi di indirizzo chiaramente politico, pro o contro questa o quella parte politica di opposizione o proposta di legge o provvedimento del Governo. Ed è qui che “casca l’asino”. Mi chiedo se la stampa fa così perchè “nel mondo dei ciechi gli orbi sono re”, nel senso che in mancanza di altri argomenti ritenuti rilevanti e  in presenza di politici senza idee e coraggio, ci si accoda a  chi di idee e scopi precisi ne ha ( e papi e cardinali ce li hanno, eccome). O lo fa per l'eterno uso politico della religione, nel senso che si usano e strumentalizzano le esternazioni di papi e cardinali, se e quando si esprimono direttamente o indirettamente in favore o contro un certo partito o schieramento politico prediletto o osteggiato.

Di certo le più recenti esternazioni  ecclesiastiche sono dirette contro la Lega e il M5stelle e le proposte politiche di cui si fanno promotori , in particolare sul tema della immigrazione, estremizzando spesso e volentieri ogni loro gesto o parola cui vengono  automaticamente attribuiti significati  definiti come populismo,  razzismo e fascismo e simili, usando lo stesso linguaggio accusatorio usato dai partiti di centrosinistra.
Ora che leghisti e grillini spesso facciano di tutto, a parole, per tirarsele addosso è un fatto, ma è altrettanto evidente che spesso queste accuse sono chiaramente forzate ed enfatizzate ad uso propaganda elettorale, puntando più che sui meriti propri, sulla diffamazione e sui demeriti altrui, veri e presunti. 
Che a  questo gioco un po' meschino, per non dire sporco, si prestino i partiti, tutti,  da sinistra a destra, passi, anche se è un brutto malcostume. Ma che ci si butti anche la Chiesa, mi pare un po' eccessivo.

Se continuiamo su questa strada dovremo  modificare la Costituzione, a cominciare dall’art. 1, per riformularlo così: “L’Italia è una Repubblica (poco) democratica fondata sulle dichiarazioni del Papa e dei Vescovi. La sovranità appartiene al clero che la esercita come più gli pare. E così possiamo anche abolire finalmente l’art. 7 (Lo Stato e la Chiesa cattolica sono , ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani), diventato superfluo.

Il guaio è che questo Nuovo Stato Pontificio  di marca bergogliana, non si capisce più che cosa sia, dove voglia arrivare e quale  etica e/o religione diffondere, se non quella di riempire l'Italia, e l'Europa, di  "migranti", o rifugiati, legali e illegali, soprattutto clandestini di ogni provenienza, cultura o incultura e religione, di cui noi italiani ed europei dovremmo farci carico accogliendoli  senza fiatare e accettando ogni loro  richiesta, in nome di un ecumenismo  sbilanciato che sembra voglia punire l’Occidente cristiano, lasciando inalterati i problemi  e le responsabilità dell’Oriente musulmano, aggressivo e tutt’altro che disposto alla pacificazione.

Perchè mai come ora la stessa Chiesa appare divisa e lacerata da contrasti interni; e lo stesso Papa Francesco, salutato con grande favore e speranza agli inizi  come nuovo “papa buono“, grande pacificatore e fautore di un cattolicesimo “francescano” estraneo alle politiche nazionali e internazionali, riformatore di curie decrepite e spesso corrotte, di fatto non è riuscito a riformare nulla  delle vecchie e potenti incrostazioni e responsabilità (vedi gestione  IOR e affari economici di tanti cardinali, e  macigno di una pedofilia clericale diffusissima, protetta  e ancora non debellata). Non solo,  ma sta tentando  un’operazione politica internazionale, apparentemente  di pacificazione generale e in particolare con l’Islam, ma che di fatto si sta traducendo in una autolesionistica mortificazione del cattolicesimo e una  eccessiva apertura, favoreggiamento e legittimazione dell’Islam;  il che per un capo della religione cattolica mi pare che generi una gran confusione e sconcerto tra gli stessi fedeli e un suicidio culturale, quasi un proselitismo alla rovescia.
Ne è lo specchio proprio una sua dichiarazione di alcuni giorni fa riportata a caratteri cubitali sulla prima pagina de l’Avvenire del 18 gennaio: Il papa “Non c’è una cultura superiore ad un’altra”.

Nossignore! Caro papa, questa che dici è un’eresia; è la negazione del progresso e dell’evoluzione culturale, sociale, scientifica e civile raggiunta in tante parti del pianeta e proprio quelle dove ha  prevalso per 2 millenni il cristianesimo. Il capo di una religione che creda davvero nella “verità” del credo che professa, e nei valori che i popoli a lui fedeli hanno espresso e praticato nel corso dei secoli, evolvendosi anche nelle leggi e nei costumi  verso il progresso civile ed economico e un sempre maggior riconoscimento dei diritti umani e delle libertà di pensiero e di scelta personale, non può venirci a dire, oggi,  agli inizi del 2000 dopo Cristo, che tutte le culture sono uguali.
Gli uomini e le donne come persone sono uguali, nei diritti e nei doveri. Ma le culture  diffuse nel mondo sono estremamente diverse e alcune si possono definire ” superiori alle altre” nel senso che si sono evolute, hanno prodotto migliori condizioni di vita e di convivenza civile per un sempre maggior numero di persone; mentre altre sono ferme a regole di millenni fa o di tradizioni tribali discriminanti e oppressive che schiavizzano donne e uomini e provocano  sofferenze insopportabili alle quali è quasi impossibile sottrarsi . 


Infine sembra quasi che il papa, pur a capo di una religione,  sia arrivato alle mie stesse conclusioni di agnostica qualunque: Le "verità rivelate" delle religioni sono "verità relative", e si somigliano un po' tutte, una vale l'altra e non vale la pena impegnarsi per diffondere o difendere o osteggiare l'una o l'altra; perchè nulla è più relativo delle religioni ( anche se ancora tanto influenti nel mondo).
Un bel paradosso!!

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