lunedì 24 agosto 2009

Nichilismo, illuminismo, umanesimo ateo = nazismo?

Mentre il corpo e la mente dei comuni mortali erano fiaccati dal caldo agostano, sono piovute dal cielo, o, per la precisione, dalle bocche del Papa e di alcuni cardinali e monsignori (seguiti da dotte e controverse interpretazioni di filosofi e teologi sulla stampa) severi anatemi contro il “nichilismo”, il “bieco illuminismo”, il "relativismo etico" dell'”umanesimo ateo”, il razionalismo, accostati indiscriminatamente al nazismo, sfoderando termini di cui temiamo che la maggior parte dei suddetti comuni mortali non conosca il significato.

Infatti , soprattutto in Italia, a tutti i bambini e ai ragazzi si insegna il catechismo cattolico, nelle parrocchie e a scuola con l'ora di religione; ma non viene data loro la stessa opportunità di studiare, o almeno di conoscere altre religioni e il significato delle sopra citate definizioni filosofiche e della storia dei relativi movimenti di pensiero. Conoscenza riservata, e quasi sempre in modo superficiale, a chi frequenta le scuole superiori , ma soprattutto solo ai pochi che fanno studi specialistici specifici di filosofia e teologia.

Con le sopra citate affermazioni di condanna da parte del Papa , è ovvio che la maggior parte degli italiani, “cattolici” per battesimo, sacramenti e catechismo ricevuti nell'infanzia, anche se adulti tiepidamente fedeli e poco praticanti, saranno indotti a considerare tali idee negativamente, come “brutte cose”, senza nemmeno fare lo sforzo di cercare di sapere in proprio di che si tratti.

Proviamo qui a fornire “lumi”, o almeno alcuni rudimenti in proposito, per “par condicio”, colmare le lacune cognitive di tanti e dar loro una opportunità di conoscenza , da approfondire con altre letture, ovviamente, per chi ha tempo e voglia.

Cominciamo dal termine più noto e lontano nel tempo, riprendendo la spiegazione che ne dà il Dizionario enciclopedico della Zanichelli (Edigeo 1995), e tralasciando la citazione dei concetti più complessi e dei filosofi e scrittori di non comune conoscenza.

- “Umanesimo: movimento culturale che dalla metà del secolo XIV alla metà del secolo XV, con la riscoperta o la rilettura o la reinterpretazione dei testi della classicità greca e latina, pose le premesse della civiltà del Rinascimento e ne costituì la base ideologica. In senso lato indica un atteggiamento culturale, riscontrabile in epoche diverse, caratterizzato dalla fedeltà alla lezione del mondo classico....... Questo concetto di humanitas esprime la convinzione che gli uomini sono accomunati , al di là delle differenze etniche, dalla capacità di padroneggiare un linguaggio che sia specchio della razionalità ..... consapevolezza della comune appartenenza alla condizione umana .... privilegio che implica anche una profonda solidarietà .....

L'humanitas ciceroniana concorre a determinare , direttamente ed esplicitamente, l'ideologia di Francesco Petrarca (1304-1374) , primo umanista moderno .....

Da allora, umanesimo è l'esaltazione di quelle attività intellettuali che, opponendosi sia alla subordinazione dell'umano al divino, sia al primato delle scienze “esatte”, indicano nell'uomo il fine irrinunciabile di ogni sapere .......

Più tardi, nel secolo 1400, verrà affermato il principio chel'uomo è libero artefice e costruttore di se stesso”

E del Petrarca va ricordato, con breve inciso, che fu figura complessa, di uomo e di letterato, ammiratore e divulgatore della cultura classica latina e grande poeta in lingua allora detta “volgare” (come Dante e Boccaccio); sempre dibattuto tra la ricerca di sincera spiritualità e il fascino dei piaceri terreni; cappellano al servizio di un cardinale Colonna e poi di un arcivescovo Visconti, e padre di due figli avuti da effimere relazioni.

Passiamo all'illuminismo , tanto osteggiato dalle gerarchie ecclesiastiche, oggi come nell'Ottocento, sempre riferendo la definizione del Dizionario Zanichelli

- “Illuminismo: (o filosofia dei lumi). Orientamento culturale sviluppatosi in Europa nel secolo XVIII (1700, n.d.r.). Muovendo dal pensiero filosofico degli empiristi inglesi .... esso ebbe una vasta diffusione soprattutto in Francia, improntando l'opera e il pensiero di Montesquieu, Voltaire, J. J. Rousseau e dettando i criteri ispiratori della compilazione dell'Encyclopédie di Diderot e D'Alembert ; grande influenza esso esercitò anche in Germania (G.E. Lessing ....) e in Italia, in particolare nell'ambiente napoletano (A. Genovesi, F. Galiani, F. M. Pagano) e milanese (P. e A. Verri e C. Beccaria).

Fondato sulla piena fiducia nella capacità della ragione di spiegare il mondo e di risolvere i problemi di natura sociale e politica, promosse una severa analisi critica di ogni forma di autoritarismo, scagliandosi in particolare contro l'assolutismo monarchico, l'aristocrazia feudale e la chiesa, caratterizzandosi in senso progressista.

Favorì inoltre lo sviluppo di nuovi indirizzi in ogni campo del sapere, da quello degli studi storici, in cui cercò di liberare il campo da ogni ipotesi provvidenzialistica di stampo religioso e di combattere la visione della storia come frutto della sola attività di sovrani ed eserciti; alle discipline economiche, da quelle biologiche a quellle più strettamente filosofiche .

Espressione, dal punto di vista sociale, dell'emancipazione culturale della nuova classe borghese, ormai protagonista del mondo economico e commerciale e ansiosa di conquistarsi nuovi spazi anche politici, rappresentò il principale fattore che , dopo i ripetuti fallimenti dei tentativi di riforma dell'”Ancien Regime”, ne determinerà la caduta violenta con la rivoluzione francese”.

Kant (1724-1804) fu espressione tra le più mature dell'illuminismo e al tempo stesso il primo a tentarne il superamento, o comunque a fare passi avanti nella ricerca filosofica con le sue opere “Critica della ragion pura” e “Critica della ragion pratica” e con altre, di non facile lettura ma indicative di un metodo di analisi razionale che non si pone limiti nel cercare di conoscere e spiegare i fenomeni tangibili , ma che arriva a proporre l'imperativo categorico della legge del dovere per il dovere, come guida morale per l'uomo.

Insomma, riassunto in parole povere, l'illuminismo è alla base della cultura moderna (filosofica, economica, politica, letteraria) progredita dalla metà del 1700 in poi; ispirando letterati e patrioti portò alla caduta dei regimi assolutistici in Europa e in Italia (compreso lo Stato della Chiesa), alla formazione in alcuni casi dapprima di monarchie “illuminate” e poi di democrazie liberali; portò all'affermazione di principi come la libertà di pensiero, di parola, di stampa, di religione, e allo sviluppo della scienza.

Che si possa definirlo “bieco” è affermazione personale, libera, ma ampiamente discutibile e confutabile.

E veniamo al nichilismo, sempre basandoci sulla definizione del Dizionario Zanichelli.

- “Nichilismo: ( o nihilismo, dal latino nihil = nulla). Atteggiamento di pensiero che caratterizza ogni dottrina filosofica che si propone la negazione radicale di un sistema di valori. Introdotto in filosofia al termine del secolo XVIII all'interno delle polemiche contro il criticismo kantiano e l'idealismo, il termine fu genericamente esteso a indicare le filosofie che tendono a negare la possibilità della conoscenza della realtà e a sostenere l'infondatezza dell'etica tradizionale. Sulla scorta dell'opera di L. S. Turghenev “Padri e figli”(1862), nella quale sono indicati come nichilisti gli studenti piccolo-borghesi, critici verso ogni forma della cultura tradizionale, ma contemporaneamente animati da una profonda fiducia nel sapere scientifico, il nichilismo improntò di sé buona parte della cultura progressista e rivoluzionaria della Russia del secondo ' 800, arrivando anche ad incoraggiare iniziative terroristiche.

F. Nietsche (1844-1900) attribuisce al termine una valenza positiva, indicandolo come strumento fondamentale per lo smascheramento della falsità dei valori della cultura, primo passo sulla via della piena affermazione dell'umanità”.

Teoria non del tutto chiara, discutibile, come tutte le teorie filosofiche (e religiose); nota genericamente per l'impronta fortemente pessimistica , da leggere e interpretare nel contesto culturale e sociale della seconda metà del 1800 e nella vicenda personale di Nietsche; parzialmente e impropriamente utilizzata poi da Hitler nella formulazione dell'ideologia nazista, che si appropriò pure di principi del nazionalismo e del socialismo, mescolandoli con farneticazioni sulla purezza e la supremazia della razza ariana e pangermanica, in un coacervo tutto suo ( “Mein Kampf”, 1928), illiberale, militarista, razzista , antiebraico e dispotico, con i nefasti risultati che sappiamo.

Accostare fin quasi all'identificazione il nichilismo filosofico contemporaneo al nazismo e all'umanesimo ateo come ha fatto il Papa, appare una operazione intellettuale piuttosto azzardata e sostanzialmente offensiva per tutta la cultura non religiosa europea.

Purtroppo, sull'onda di questa ripresa di un revisionismo storico-religioso, si sentono spesso ecclesiastici e loro devoti che citano Hitler e Stalin come modelli prodotti dalla ragione senza fede e senza Dio, traguardo ultimo e quasi obbligato, in un rapporto di causa-effetto, delle idee propagate dal razionalismo e dall'illuminismo. E questa mi sembra proprio una eresia; anzi, un esempio di “vilipendio della ragione e della verità storica".

Hitler e Stalin sono stati proprio il prodotto massimo della negazione della ragione e del valore di ogni singolo uomo, oltre che della negazione di Dio. Nelle loro idee e nelle loro azioni non c'era traccia delle idee dell'illuminismo, né del “Trattato sulla tolleranza “ di Voltaire, né del razionalismo kantiano, che suggerivano ben altri ideali e modelli di uomo morale e di società. Se mai i due succitati dittatori ( i più spietati e recenti della storia , ma non certo i soli, tanti altri ce ne sono stati , e ce ne sono tuttora, in ogni parte del mondo), hanno incarnato l'idea di uomini dotati di una mostruosa volontà di potere personale assoluto , che si sono arrogati il diritto di vita e di morte sugli altri uomini e su interi popoli, quasi prendessero a modello il Dio biblico , o credessero di avere essi soli il potere di Dio. Non per nulla si è coniata per loro l'espressione “culto della personalità”, in quanto hanno usato e imposto il culto di se stessi e della loro ideologia, totalitaria e totalizzante, come una nuova religione. E hanno costruito il loro potere , oltre che con la forza della sopraffazione, anche col consenso raccolto approfittando della credulità dei loro popoli, che hanno riposto in loro una fede senza ragione. Nei regimi da essi dominati era proibita e condannata ogni forma di dubbio, critica, o dissenso nei confronti delle idee e delle scelte dei capi, si esigeva la sottomissione assoluta della ragione e del sentimento, così come pretendeva il Dio biblico e come si pretende, in molti casi anche oggi, dai fedeli di una religione.

In certi loro atteggiamenti non si può non cogliere quasi l'imitazione del Dio biblico che giustificava le stragi e le sconfitte inflitte ai nemici del suo “popolo eletto”, e puniva le disobbedienze anche formali con la morte, e con la ricorrente minaccia ”sia reciso dal suo popolo...”. Forse non è un caso che Hitler si sia appropriato dell'idea biblica di “popolo eletto”, trasferendola dal popolo ebreo al popolo tedesco, per la cui supremazia giustificava qualsiasi crimine, riversando principalmente proprio contro gli ebrei tutto il suo odio, in quanto nemici da annientare per consentire la grandezza e la gloria della Germania .

Si può ricordare anche che Stalin studiò per alcuni anni in un seminario cristiano ortodosso a Tiblisi, dove di illuminismo e di Kant devono avergliene insegnato poco ; e Hitler non finì le scuole medie perchè considerato inadatto allo studio, e, in età adulta , fu affascinato, più che dal razionalismo, dalle mitologie Nibelungiche e dal Parsifal e frequentava una setta esoterica-mistica; scelse come simbolo la svastica, o croce runica, simbolo magico-religioso ripreso da antiche culture indo-europee; nel suo “Mein kampf” si autodefinì “cristiano” e i suoi fedelissimi combattevano e uccidevano all'insegna del motto “Dio è con noi”.

Nazismo e stalinismo sono quindi ideologie quanto mai lontane, anzi opposte ai valori dell'umanesimo e dell'illuminismo.

Sarebbe corretto e onesto lasciar perdere, da parte della Chiesa, certi paragoni e accostamenti infamanti che squalificano ingiustamente sette secoli di cultura umanistica e illuministica, atea o agnostica che sia, senza la quale saremmo ancora sudditi di regimi assolutistici medievali.

Testo tratto da un saggio di Magda Barbieri


3 commenti:

  1. concordo e aggiungo,che tra nichilisti vi è stirner,che è quanto più lontano possibile da qualsiasi fascismo(anche se la rsi,nella sua opera di contaminazione storica,pubblicò senza eco la sua opera "l'Unico e la sua Proprietà"

    per il resto ciao.brunaccio

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  2. Ricambio il saluto a brunaccio. Aggiungo che l'argomento in oggetto è tosto e meriterebbe ovviamente altri approfondimenti e precisazioni. ma in un blog non si può fare di più. E poi di tempo da dedicare a testi, commenti e contatti, letture e scrittura non ne ho tanto e mi limito all'essenziale e ai punti più importanti.

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  3. cassandra

    ma ci mancherebbe,anzi sono io che ti ringrazio,era solo perchè proprio volevo confermare che l'equazione nichilismo e nazismo è proprio tiratissima per i capelli come tu dicevi.

    ciao.brunaccio

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