domenica 2 agosto 2009

Obiezione di coscienza o invito alla sedizione?


Ci risiamo. Dai Vescovi italiani un invito, anzi un ordine, ai medici e ai farmacisti cattolici a non distribuire o somministrare la pillola Ru486 a donne che chiedano, legittimamente, di farne uso. Non voglio, né posso per incompetenza personale, entrare nel merito della efficacia o di eventuali controindicazioni per effetti collaterali sul piano fisico o psicologico che possono derivare dall'uso di questa pillola , che solo i medici possono valutare, caso per caso.
Ma una volta che gli organi competenti, nazionali e internazionali, ne hanno approvato la distribuzione e l'uso, sta alla libera scelta della singola donna, se si trova in difficoltà ad accettare la gravidanza, di ricorrervi. E alle farmacie, ai medici e agli ospedali, che sono servizi pubblici con dipendenti pubblici a disposizione di tutti i cittadini, religiosi o atei che siano, compete l'obbligo di fornirla e assicurarne il corretto uso, a tutela della salute della donna.
Certo si tratta di scelta delicata e dolorosa, che comporta la soppressione di una possibile vita "in fieri", ma le leggi italiane e internazionali lo consentono, entro determinate circostanze e protezioni.
Pertanto, a fronte della delicatezza e complessità dell'argomento, ciò che dà fastidio a me come cittadino comune, non è tanto che i capi della Chiesa cattolica invitino i propri fedeli a non usare questa pillola, come del resto fanno contro tutte le altre pillole anticoncezionali, i preservativi e quant'altro limiti le nascite. Ciò che dà fastidio e, a mio parere, supera la misura del lecito, è che si istighino pubblicamente medici e farmacisti a non fornire la pillola a nessuno, ricorrendo all'escamotage dell'"obiezione di coscienza", sotto minaccia di scomunica per i cattolici. Escamotage che si traduce di fatto nella privazione di un diritto per le tante donne che non intendono , legittimamente, seguire i dettami della Chiesa.
Se un diktat come quello emesso dalla CEI lo facessero i rappresentanti di qualsiasi altro Stato estero si potrebbe giustamente accusarli di ingerenza e tentativo di limitare la sovranità nazionale. Se lo facesse Di Pietro lo si accuserebbe di sedizione o di comportamento sovversivo. Quando questo tipo di intromissioni e minacce le fanno i religiosi islamici, giustamente si parla di "fatwa", inaccettabile in un paese che voglia restare libero e democratico e quindi laico.
Ma ormai il principio della laicità dello Stato è uscito dalle menti dei politici che siedono in Parlamento e che governano questo Paese, in sempre più accentuato stato di soggezione alle pretese di autorità religiose sempre più invadenti e aggressive, ma a senso unico, solo su certi temi detti chissà perchè, "eticamente sensibili".
Ma i temi eticamente sensibili sono tanti e altri, e ben più gravi, che travagliano la nostra società. E su questi la Chiesa ha taciuto e fatto finta di non vedere per troppo tempo. E anche ora fa prediche generiche che girano molto alla larga.

Avesse usato la Chiesa le sue scomuniche e i suoi anatemi contro i finti cristiani che affollavano le chiese (e elargivano offerte), ma vivevano da mafiosi, camorristi, evasori, politici e medici corrotti, religiosi pedofili, magistrati collusi con il potere, e quanti hanno in vari modi arrecato grave danno economico e morale alla società, forse oggi non ci troveremmo in questa situazione di degrado morale; si sarebbero potute salvare tante vite di innocenti, e i giovani non avrebbero tanta paura di mettere su famiglia e mettere al mondo dei figli.

Stupisce anche che tutto questo zelo per "difendere i valori della famiglia e della vita", e per impedire la limitazione di nascite indesiderate, venga da religiosi che per primi danno il cattivo esempio, avendo scelto di non avere famiglia e di non procreare, contravvenendo a uno dei più pressanti inviti divini o biblici: "crescete e moltiplicatevi". Se, come dice il Vangelo, "Dio si è fatto uomo", solo chi serve l'uomo serve Dio. E non si capisce perchè chi dice di voler servire Dio si metta una tonaca, si chiuda in una chiesa o in un convento a pregare un dio astratto che starebbe nei cieli, e rinunci ad avere figli e una famiglia, che sono proprio il primo banco di prova per cercare di mettere in pratica i precetti evangelici, vivendo di persona i problemi concreti degli uomini e delle donne, delle difficoltà della paternità e della maternità, del mantenimento e dell'educazione dei figli, del lavoro o della mancanza di un lavoro, di una gestione della sessualità che concili istinti naturali e razionalità, sentimenti, diritti e doveri verso se stessi e verso le persone amate.
Facile per gli alti prelati (anziani e maschi) predicare dal pulpito tirandosi fuori da questa mole enorme di problemi che l'uomo e la donna in età fertile devono r isolvere, mentre loro si fanno mantenere con donazioni e tasse pagate dai peccatori e dagli onesti, dai fedeli e dai non credenti, pretendendo anche di imporre a tutti come "parola di Dio" e leggi dello Stato dogmi, regole e convinzioni frutto di interpretazioni teologiche medievali (e convenienze politiche attuali).

* La vignetta in alto è di Matra, ripresa dal sito UAAR

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