venerdì 18 settembre 2009

Non è uno sfizio da intellettuali di sinistra


Per rispondere alle osservazioni di un lettore che ha commentato il mio precedente post e anche ad altri interventi che ho letto su blog e giornali , vorrei aggiungere sull'argomento alcune mie precisazioni e valutazioni. La mia adesione di cittadino-lettore alla manifestazione indetta (e rinviata) dalla FNSI col sostegno di alcuni partiti e associazioni, non deriva tanto (o non solo)dal voler esprimere solidarietà e appoggio a questo o quel giornale più o meno obiettivo e indipendente, o a questo o quel giornalista più o meno bravo e simpatico, ma deriva da una mia forte convinzione: la limitazione della libertà di informazione è sempre il primo passo verso la limitazione della democrazia, cui seguono sempre altre limitazioni e privazioni di libertà in ogni campo della vita sociale.
E' caratteristica di ogni forma di totalitarismo e di dittatura ideologica o personale impedire ai cittadini la conoscenza dei fatti che potrebbero far perdere fiducia e consenso a chi detiene il potere e che ha tutto l'interesse a diffondere solo quanto lo fa ben apparire, sia vero o no. Lo si è visto nel passato e lo si constata tuttora, nei regimi fascisti, nazisti, comunisti, di colonnelli e generali di varie nazionalità, descamisados o barbudos, e negli stati teocratici con legislazioni basate su una religione.
Negli stati dove non c'era, o non c'è, libertà di stampa e di informazione in genere, non c'è nemmeno progresso culturale, civile, sociale ed economico. Non s'è mai vista una dittatura , di qualsiasi colore e tipo, che riesca , o voglia, garantire il benessere economico a tutti i suoi cittadini (anzi, sudditi). Chi ha il potere e vuole conservarlo punta sempre sull'ignoranza e l'obbedienza, più facili da ottenere se il popolo ha pochi mezzi economici e dipende in tutto e per tutto da chi comanda. La ricchezza e i privilegi sono quindi concentrati e riservati ad una ristretta casta di "colonnelli" e "maggiordomi", fedeli ai capi e disposti a tutto per sostenerne il potere.
E il denaro e il potere sono come la droga, non bastano mai, danno assuefazione e bisogna sempre aumentare la dose quotidiana.

Difendere la libertà di stampa non è quindi uno sfizio da intellettuali di sinistra fannulloni o addirittura vogliosi di colpi di Stato (come dice Brunetta) o di giornalisti stipendiati e asserviti a questo o quell'imprenditore che finanzia i giornali; ma è la difesa di un principio e una necessità, nell'interesse di tutta la società; anche se e quando una parte della stampa non svolge un ruolo corretto e realmente indipendente. L'essenziale è che ci sia pluralità dell'informazione e la possibilità per tutti di esprimere le proprie convinzioni. La possibilità di esprimere critiche, fossero anche sguaiate o infondate, è essenziale per il mantenimento di una democrazia. Tocca poi ai cittadini soppesare e valutare se ha più ragioni chi critica o chi loda i governanti.
E' vero che bavagli e condizionamenti sulla stampa ci sono sempre stati anche in tempi di democrazia più "normale" (ma sempre imperfetta come si sa). Ma se ora si è sentita la necessità di fare questa manifestazione e si è paventato il pericolo della perdita di libertà, è perché in Italia con la ascesa al governo di Berlusconi si è verificata una concentrazione nelle mani sue di poteri istituzionali, economici e di mezzi di comunicazione abnorme, aggravata dall'uso e dall'abuso che di questo potere Berlusconi ha fatto finora con leggi ad personam che gli garantiscono l'immunità presente e futura , mentre assume iniziative di intimidazione personale, anche con mezzi subdoli e scorretti, contro chiunque esprima critiche al suo operato.
E questa è un'alterazione della "bilancia" democratica che di per sè costituisce un vulnus rispetto a quanto stabilito dalla nostra Costituzione, che si fonda sulla suddivisione e l'equilibrio tra poteri e organi dello Stato.

Ci si lamenta ora , soprattutto da parte dei sostenitori di Berlusconi, ma anche da parte di altri, che la stampa degli ultimi 6 mesi si sia occupata solo del cosiddetto gossip, cioè delle vicende private poco edificanti del nostro capo di governo, trascurando l'informazione sui problemi reali della gente. Mi sembra una argomentazione pretestuosa e fuorviante. Infatti , per chi voleva essere informato, di articoli sui problemi economici degli italiani, sulla crisi nazionale e internazionale, sulle banche, sulla disoccupazione e sui discutibili provvedimenti , decreti e proposte di legge del governo, in materia di scuola , pubblica amministrazione, giustizia e terremoto d'Abruzzo, se ne trovavano, e tanti, e proprio su quella stampa di "sinistra" o non dipendente e non condizionata da Berlusconi e dal suo entourage .

Certo faceva "più notizia" per giornalisti e lettori, scoprire e riferire che il capo del governo, che aveva basato il suo successo sull'immagine del buon marito e padre di famiglia, amico e protettore della Chiesa, pronto ad accogliere ogni suo volere, patrocinando pure il "famili day", frequentava minorenni adoranti, figlie di strani "amici", e si faceva procurare da altri strani "amici" belle signorine disponibili a tutto. E ne ha combinate tante che la moglie ha chiesto il divorzio.
Ma non è stata la stampa di informazione a scadere al livello dei giornaletti da parrucchiera. E' stato il presidente del Consiglio che è scaduto al livello dei personaggi protagonisti abituali di tali giornaletti (di cui lui è tra l'altro proprietario quasi esclusivo).

Certo, se già le sue note "amicizie" e relazioni con personaggi come Mangano, dell'Utri, Previti e l'avvocato Mills, con relative implicazioni, avrebbero dovuto bastare in qualsiasi altro paese di democrazia seria a far dimettere un capo di governo, l'ulteriore scoperta della sua frequentazione e amicizia con figure come il padre di Noemi Letizia ( cui sono state fortunosamente prescritte accuse per 24 denunce di estorsione) e come il Tarantini , che per sua stessa ammissione forniva donnine di facili costumi e coca ad amministratori pubblici per corromperli e alle feste dello stesso presidente.... beh , una rivolta delle coscienze anche della sua parte politica ci starebbe. E se non si dimette lui , fargli il vuoto intorno. Checché ne dica Brunetta, il quale sbraita tanto perché evidentemente , se cadesse Berlusconi potrebbe perdere il posto da ministro in cui si sta divertendo tanto....

Il fatto che in quest'ultima vicenda di Tarantini e della sanità barese siano coinvolti , o quantomeno accusati, anche amministratori locali di sinistra, non sminuisce per nulla le responsabilità morali e politiche personali del capo del governo. Qui il mal comune non fa mezzo gaudio , ma totale tristezza. E tutti quanti i personaggi politici coinvolti vanno condannati moralmente e politicamente (e, se accertati , anche penalmente), e allontanati comunque da qualsiasi incarico pubblico.
E bisognerebbe fare il vuoto intorno anche al signor D'Alema, che, guarda caso, ha lo zampino anche qui; a Bari e tra i discutibili politici locali è di casa. Queste commistioni sono state la rovina della politica nazionale e della amministrazione pubblica.

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