Mi si rafforza sempre di più il sospetto che il presidente Napolitano abbia effettivamente un "debito" con Berlusconi, e gli abbia promesso di fare di tutto per tenerlo al governo, qualunque cosa succeda. Del resto l'ha detto lo stesso Berlusconi quando, inviperito per la bocciatura del lodo Alfano, gli ha rinfacciato subito di non averlo salvato come - secondo lui- avrebbe dovuto fare perchè glielo aveva promesso. Non si spiegano diversamente questi interventi ad orologeria di Napolitano, e questi ripetitivi messaggi, con invito finto-bipartisan a "moderare i toni", che sono in realtà rimproveri ai magistrati. Questa volta, dopo il generico invito a politici e magistrati, si è spinto oltre, arrivando a dire chiaro e tondo che nessuno può far cadere un governo democraticamente eletto, che ha ottenuto la fiducia del Parlamento.
Ragionamento che non farebbe una grinza, se si fosse palesato qualcuno che vuol far cadere il governo con altri mezzi che non siano la sfiducia del Parlamento. Poichè non risulta vi siano "attentati" o "golpe" di questo genere, ma solo legittime critiche dell'opposizione, è evidente che il Presidente Napolitano considera le critiche e le indagini in corso da parte di alcuni tribunali su vicende che sfiorano o toccano la presenza del premier, non legittime, ma motivate da scopi politici sovversivi, sposando così la tesi difensiva da sempre sbandierata da Berlusconi.
Ma è giusto e corretto tutto questo? Il Presidente della Repubblica deve essere il garante della Costituzione e dei diritti di tutti i cittadini italiani che vogliono giustizia e uguaglianza, non il garante del capo del governo qualunque cosa faccia o abbia fatto.
Dove sta scritto che uno Stato democratico debba tenersi un capo di governo anche quando fosse accertato che ha commesso illeciti, solo perché è stato eletto? Si stanno stravolgendo principi fondamentali, con una pesante corresponsabilità ora anche del Capo dello Stato, il quale, invece di difendere la magistratura che fa il suo dovere, cerca con richiami pubblici di frenarla per evitare che si accerti se il premier è un delinquente oppure no.
Così facendo, il capo dello Stato fa propria la tesi che se un magistrato indaga su un politico lo fa per motivazioni politiche , o per farsi pubblicità, e non prende in considerazione l'ipotesi che possano esserci invece fondati motivi per indagare.
Chi è che non risponde e non paga mai per i propri errori o colpe in Italia? I magistrati o i politici che pretendono di essere intoccabili a prescindere, se no gridano al complotto e alla persecuzione?
E se il nostro premier fosse davvero colpevole dei reati di cui lo si accusa, è bene per l'Italia essere ancora governata da lui per anni?
Dal momento che non se ne può proprio più di questa guerra continua di Berlusconi contro la magistratura, si sta facendo strada nella testa di molti l'idea che sia meglio dare un salvacondotto al premier e non se parli più, pensando o sperando che così poi la faccia finita di parlar male dei giudici e di cercare di far leggi che per salvare lui, sfasciano il sistema giudiziario (che già sta maluccio di suo...).
Idea perniciosa, che darebbe il colpo di grazia al principio della giustizia e della legge uguale per tutti, e che darebbe legittimazione ufficiale all'idea che chi raggiunge il potere tramite la politica poi ha diritto all'impunità. Si creerebbe un precedente che darebbe la spinta ad ogni delinquente a mettersi in politica, invece di difendersi in tribunale. Si riempirà il futuro Parlamento di delinquenti e nessuna persona onesta riuscirà più a farsi eleggere.
Già ora c'è una belle fetta di condannati e indagati e di loro avvocati, cosa che in nessun altro paese democratico si tollererebbe. Se si legittima la pretesa di impunità di Berlusconi sarebbe la fine della democrazia.
Possibile che sia questo che Napolitano vuole?
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