Mi scoraggia invece constatare come ancora oggi, agli inizi del terzo millennio dopo Cristo, si manifestino atti di barbarie che si sperava fossero retaggio di un passato lontano, frutto di ignoranza, isolamento e lontananza dal mondo civile. Mi riferisco al caso della povera fanciulla quindicenne strangolata dallo zio e addirittura pure violentata dopo la sua morte. Ed è di ieri anche la denuncia di un caso di pedofilia compiuto da un giovanotto con fidanzata, che si è accanito contro una bambina di due anni, sorellina della fidanzata stessa. Non sto a ripetere, se non per citazione sintetica, le migliaia di casi di pedofilia compiuti da religiosi e da gente comune di ogni classe sociale, i frequentissimi casi di violenza su donne che sfociano spesso anche in omicidio.
E tutto questo non avviene tra primitivi uomini delle caverne, ancora a mezza strada tra l'ominide e l'homo sapiens, ma in mezzo ad una società culturalmente evoluta, sviluppata e organizzata, dotata di mezzi tecnologici moderni per la conoscenza e la comunicazione.
Bisognerà pur chiedersi perché. E le risposte che si possono dare forse variano da un caso all'altro. Ma mi pare ci sia un denominatore comune, per il passato come per il presente e per tutta la variegata casistica che compare sulle cronache: la sessualità maschile che in tanti, troppi casi è vissuta in modo violento, perverso, frutto di una concupiscenza irrefrenabile che non ammette rifiuto o resistenza, unita ad una volontà di imposizione e dominio sulla bambina, o fanciulla, o donna, o bambino; oggetti del desiderio scelti spesso , oltre che per qualche loro attrattiva, anche perché appaiono deboli e indifesi. Perché in genere è evidente che i violentatori sono dei vigliacchi, uomini che non sono capaci di accettare un rapporto con una donna alla pari, che non sono capaci di vedere e accettare una donna, o una bambina, come persona, ma la vedono solo come preda su cui sfogare le loro pulsioni sessuali e di possesso, non importa come.
Questi barbari del secondo e del terzo millennio, dotati di telefonino, auto e magari computer, all'apparenza sono in genere considerate persone per bene , "normali", e invece nascondono la bestia, il mostro che è dentro di loro.
Come individuarli prima che facciano del male? Domanda da un milione di dollari.
Adesso tutti si scatenano a invocare la pena di morte, ma non credo che questo serva da deterrente o sia la giusta punizione a tragedia avvenuta.
Come non giova quell'invasione a dosi massicce di scene di sessualità violenta che debordano da televisioni e cinema, quella spettacolarizzazione del dolore di famigliari e amici, quei processi in Tv dove spesso sono proprio i carnefici a trovare più spazio, udienza e pubblicità per autoassolversi e suscitare magari pietà e chiedere insinceri perdoni, sbandierando la recita di rosari, avemarie e "atti di contrizione".
Nè mi convince la "giustificazione" dei difensori di questo abominevole individuo che adombrano una ipotetica violenza da lui subita quand'era bambino, oppure il ricorso alla seminfermità mentale, con eventuale proposta di assoluzione perchè "non in grado di intendere e di volere".
Certo a tutti viene da pensare che uno che si comporta come questo Michele Misseri qualche rotella fuori posto nel cervello la deve avere. Ma è pur vero che ha avuto anche una notevole capacità di dissimulazione, una volontà e abilità luciferina nel cercare di depistare e nascondere cadavere e prove, quindi dove gli fa comodo è capacissimo di intendere e di volere.
Se devo proprio dire tutto quello che penso, su questo e altri casi simili, dico che non mi piacciono gli applausi ai funerali, specie se di giovani vittime innocenti di omicidi con stupro. Silenzio e lacrime sarebbero più appropriati. Non mi piacciono i talk show sui delitti, da RAI 1 a Canale 5, dal mattino al pomeriggio alla sera; mi sembra facciano un lavoro da sciacalli, o quantomeno una impietosa strumentalizzazione a soli fini di audience, che può anche arrecare danno alle indagini vere della polizia, solleticare il guardonismo e la curiosità morbosa, esaltare le menti deboli o condizionarle, favorire l' esibizionismo di parenti, amici , nemici, pseudo-esperti tuttologi (a pagamento?) della chiacchiera televisiva, con pareri fuorvianti e quasi sempre fasulli.
Quanto alla specifica trasmissione della Sciarrelli sul caso di Sarah Scazzi, riconosco alla conduttrice un certo garbo e la richiesta alla madre di sospendere la trasmissione. Poi però l'ha tirata troppo per le lunghe, ovviamente a fini di audience. Ma non mi è piaciuto nemmeno l'atteggiamento di molti famigliari della povera ragazzina, troppo inclini all'intervista in diretta, troppo inclini ad autodifendersi e proteggersi a vicenda, dopo aver rivolto appelli pubblici al capo dello Stato per avere aerei e tante forze dell'ordine per le ricerche; mentre il padre se ne stava in Germania e la madre si faceva intervistare in Tv proprio dalla casa dell'assassino, rimanendo impassibile all'annuncio del ritrovamento della figlia morta, come se già sapesse. Troppe contraddizioni, troppe ombre in questa storia. La povera Sarah, oltre che vittima dello zio-mostro è stata anche vittima di un contesto familiare e sociale che forse non l'ha aiutata abbastanza a crescere e maturare in vita e poi ha mal gestito la sua morte.
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