mercoledì 12 gennaio 2011

L'Italia sono io

Chiedo scusa ai miei 4 lettori (nazionali e internazionali), se la mia può sembrare un fissazione  antiberlusconiana,  ma il "nostro signore e padrone" tutti i giorni ne dice o ne fa una che suscita la mia  indignazione o repulsione, e io non posso fare a meno di registrarla.
L'ultima è di ieri, quando ha cominciato a circolare sulla stampa ( prima fonte, pare, l'Agenzia Dire) online e cartacea, la proposta del nuovo simbolo che dovrebbe subentrare  per indicare il partito  di Berlusconi, dal momento che il PDL, Popolo delle  (troppe) Libertà (per il capo e i suoi cortigiani), nato su un predellino e vissuto poco più di un anno, ora è da considerarsi defunto dopo l'uscita del cofondatore Fini e del suo  gruppo denominato "Futuro e Libertà".

Ebbene, che non ti va a pensare questo genio della politica-immagine e dei messaggi sopra e sub-liminali? Poichè a lui la parola "partito" sta stretta, perchè indica l'apparteneza di una sola parte, ha pensato bene di  appropriarsi del tutto, cioè l'Italia intera, mettendo  chiaro e netto e nudo il nome ITALIA  associato al  vecchio slogan-invito BERLUSCONI  PRESIDENTE.
Alla faccia della modestia.
Come non pensare, per analogia, al famoso detto del Re Sole "l'Etat c'è moi" (lo Stato sono io)?
Il nostro reuccio, nel perdurare della sua  megalomania  e bramosia di potere personale assoluto e all'infinito,  lancia quindi un ulteriore  e definitivo   messaggio totalizzante "L'Italia sono io", presidente a vita natural durante.
Che sia legittimo appropriarsi del nome di una nazione per   rappresentare un partito, è da discutere. Ma della legittimità delle sue azioni il "nostro" non si è mai preoccupato più di tanto.

- Intanto il CSM è riunito per decidere se la legge del "legittimo impedimento" varata dal governo Berlusconi sia o meno costituzionale; e domani renderà pubblico il suo verdetto.
Sia nell'ambito della maggioranza che  tra gli esponenti dell'opposizione la febbre e la tensione sono alte e tutti  sono mobilitati per "salvare il soldato Ryan". Solo che invece di un bravo soldato  i cui fratelli sono morti in guerra, ci si sta preoccupando di  salvare un personaggio che da 17 anni tiene inchiodata la vita pubblica italiana per salvare se stesso, da processi a cui meritatamente dovrebbe sottoporsi come ogni normale cittadino italiano.
Uno che si è dato alla politica proprio per sfuggire alla giustizia per sua stessa ammissione, che non ha fatto nulla di positivo per il paese, che ha pure danneggiato l'immagine dell'istituzione da lui presieduta (e dell'intera ITALIA) con comportamenti privati e pubblici di cui ci sarebbe da  vergognarsi, che ha offeso ogni giorno la magistratura tutta, la stampa e chiunque abbia osato criticarlo, usando tutti i mezzi di comunicazione pubblici e privati di cui può disporre, ecc. ecc.
Ma secondo alcuni (o tanti?) "bisogna salvarlo", se no pare che dopo di lui, o senza di lui, se dovesse essere processato e condannato, l'Italia debba essere travolta dal diluvio universale (o forse c'è una gran paura che si debba andare a votare, con buona probabilità di perdere il seggio e relativi emolumenti e privilegi). 
E quindi ecco fior di teste giornalistiche e spalle togate e politici sopraffini tutti intenti ad affannarsi per trovare una mediazione, un compromesso, un altro pasticcetto, un mezzo scudo, un lodino, qualsiasi azzeccagarbuglio possa consentire al " nostro" premier di non presentarsi in tribunale e continuare a far finta di governare l'Italia, magari con "appoggi esterni" vagamente mascherati,  saltellanti deputati "responsabili" per gli uni e "traditori" per gli altri.
La Germania è sopravvissuta alla perdita o al ritiro di statisti come Adenauer o Kohl, o Willy Brandt; la Francia  è sopravvissuta al ritiro di De Gaulle, Mitterand e altri forse un po' meno illustri e capaci; l'Italia è sopravvissuta, e cresciuta, pur cambiando governanti  (buoni e cattivi) anche due volte all'anno. 
Ma sembra che solo Berlusconi sia insostituibile, pur non avendo alcun merito e tante colpe. Questa idea, nefasta per la democrazia (che si basa sull'alternanza e sulla possibilità di cambiamento dei governanti)  è stata abilmente inculcata nelle menti italiche grazie a pluriennali  campagne mediatiche,  e grazie anche all'incapacità, o alla paura,  di presentare leader nuovi  alternativi, sia nell'ambito della destra, che del centro, che della sinistra.
Se anche il CSM acconsentirà a questa deriva, siamo proprio un paese senza speranza, di giustizia e di una corretta e normale vita politica.
* Aggiornamento del 13 gennaio, ore 17.
Il CSM   ha bocciato a metà  la legge sul "legittimo impedimento", con una maggioranza di 13 voti   e solo 3 contrari, dichiarandone l'incostituzionalità di alcuni commi. Rimane dunque a Berlusconi solo un "mezzo scudo" per evitare si presentarsi in tribunale, dal momento che  ora sarà di nuovo nel potere dei PM valutare se  le giustificazioni da lui addotte per non presentarsi siano accettabili o no.
Il "popolo viola", che  sostava  presso la sede del CSM, ha  festeggiato questa sentenza come una vittoria della Costituzione. Io credo sia una vittoria a metà. comunque è sempre meglio di niente o di una sconfitta netta. In alternativa c'è poi sullo sfondo il referendum abrogativo che è stato ieri dichiarato ammissibile da altra commissione del CSM.
Berlusconi aveva detto sprezzantemente già ieri di non essere preoccupato della eventuale bocciatura del legittimo impedimento, "che  lui non ha chiesto" (!!!), e perchè tanto i processi contro di lui sono "ridicoli"
** Altra annotazione a margine sul reale gradimento della ultima pensata berlusconiana viene da un sondaggio  attivato su Quotidiano net due giorni fa, col quesito :
Ti piace il nome ''Italia'' scelto da Berlusconi per il nuovo Pdl?
Ebbene, su 1308 lettori che hanno risposto finora, il 64 % ha risposto NO, il 34% ha risposto  SI,  e il  resto NON SO.

*** C'è ancora una parte di italiani che non si lascia incantare da Berlusconi; peccato non trovi una degna ed efficace rappresentanza. Non potendo contare sugli ondivaghi leader del centrodestra , Fini e Casini, nè sulla sinistra, ancora  travagliata da nuove divisioni.




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