domenica 13 maggio 2012

La lezione del voto che nessuno sa o vuole capire

Non ho voluto finora  scrivere un commento sulle elezioni amministrative del 6-7 maggio scorso, perchè tanto  di articoli e di commenti i giornali e i blog vari erano pieni; il mio sarebbe stato comunque superfluo e assolutamente inutile. E poi volevo vedere come  reagivano politici, giornalisti e cittadini. 
Ma è già passata una settimana e mi sembra che  i risultati delle elezioni, pur eclatanti, non abbiano  smosso più di tanto la palude della politica italiana. Alle urne ha vinto l'astensionismo e il partito  del "vaffa" che vuol  rovesciare l'establishment dei partiti e mandare a casa l'attuale inamovibile casta, ma tra i palazzi del potere aleggia ancora lo spirito del sempiterno Andreotti.
A cominciare dalla serafica reazione del presidente della Repubblica che ha ritenuto opportuno sminuire e liquidare con una battuta  il boom del successo elettorale delle  liste  del "Movimento 5 stelle", meglio noti come "grillini" (anche perchè  riesce linguisticamente  difficile definirli altrimenti: "movimentisti", o, forse, "cinquestellati"?).
In stato confusionale il povero Alfano, che subito ha ammesso la sonora sconfitta del PDL e il giorno dopo è stato costretto  da Berlusconi (dalla Russia con amore)  a correggersi e a  inventarsi  un inesistente buon risultato, anzi quasi una vittoria. Tanto per continuare a mistificare e nascondere la realtà.

E' evidente che la responsabilità del crollo del Pdl, e della Lega, non va attribuita ad altri che ai leader, Berlusconi e Bossi, agli scandali di cui sono stati protagonisti, e ai gerarchetti servili, famelici, opportunisti e incapaci di cui si sono circondati.
 Il Pdl come partito in realtà non è mai esistito; è nato su un predellino ed è finito in un "casino" (mi si perdoni l'espressione volgare, ma fa rima ed è realistico) o in un "burlesque", se si preferisce; privo come è sempre stato di un contenuto di valori ideali e politici e tenuto insieme solo dalla sudditanza al padrone e ai suoi interessi. Costretto a ritirarsi lui, il pseudo- partito si è inevitabilmente squagliato. Che Alfano fosse un re travicello messo lì solo per far da controfigura al padrone era chiaro a tutti.
E' ridicolo che adesso si voglia scaricare la colpa del crollo al sostegno dato al governo Monti, che è il prodotto, o l'effetto, proprio della crisi causata dai governanti precedenti, in carica fino a 5 mesi fa. 
Mi colpisce il fatto che anche in questa circostanza certi militanti o simpatizzanti di centrodestra  si siano rivelati incapaci di fare autocritica e di avere il coraggio di fare una seria analisi e pulizia in casa propria, indispensabile per tentare almeno di creare le condizioni per risorgere e darsi un'identità nuova e seria per il futuro, dopo una tale batosta. E invece c'è chi  si ostina ancora a dare la colpa della sconfitta alla Magistratura, al "bailamme mediatico-giudiziario", e ad agitare lo spauracchio della "sinistra".
E c'è addirittura chi ripropone Berlusconi come candidato leader di una "nuova" formazione politica  che possa ricompattare  le truppe del centro e della destra, ora in ordine sparso intente a leccarsi le ferite e a beccarsi tra loro o a riposizionarsi alla disperata.

C'è  chi avanza anche l'ipotesi che possa essere la Cei a promuovere il radicale rinnovamento del Pdl; il che mi fa pensare che ci si aggrappi ancora alla sempre ricorrente speranza di ricreare la Dc. Speranza finora sempre delusa, nonostante gli sforzi di Casini e altri orfani, e che non fa altro che dar fiato e forza al "grillismo", e comunque indica che si continua a guardare all'indietro e si è senza idee e senza leader credibili e autorevoli, e nuovi, per la società del presente e del futuro.
 
E veniamo al PD, che ha sostenuto e sostiene il governo Monti con scelte politiche che rasentano il suicidio, ma non ha pagato lo stesso prezzo, conservando un minimo di credibilità, grazie al suo zoccolo duro e alla sua presenza capillare sul territorio. Di fronte alla  sconfitta del centrodestra, pur avendo perso moltissimi elettori, tenta ora di farsi accreditare quasi come un vincitore. E manda in Tv e sui giornali a pontificare il "giovane" D'Alema, che è l'Andreotti del PD.
Ma non canti vittoria. Astensionismo e grillismo stanno insidiando parecchio anche il suo zoccolo e se non si affretta a rinnovarsi davvero, a trovare una linea precisa, a liberarsi dei suoi scheletri nell'armadio e a mettere in pensione i suoi dinosauri, il prossimo crollo, alle elezioni politiche, potrebbe essere il suo.

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