“Il
leader del Movimento interviene sul suo blog e redarguisce la
consigliera comunale di Bologna presente al programma di Floris:
“Il solito quarto d'ora di celebrità descritto da Warhol che dà
l'orgasmo ai parenti che guardano da casa..... A casa gli
amici, i parenti applaudono commossi nel condividere l’emozione di
un’effimera celebrità, sorridenti, beati della tua giusta e
finalmente raggiunta visibilità”. Poi
i toni si fanno più duri: “Seduto in poltroncine a
schiera, accomunato ai falsari della verità, agli imbonitori di
partito, ai diffamatori di professione, devastato dagli applausi a
comando di claque prezzolate. Soggetto, bersaglio consapevole ben
pettinato alla bisogna che porge il lato migliore del proprio profilo
alla morbosa attenzione di cameraman che ti inquadrano implacabili se
annuisci quando enuncia le sue soluzioni un qualunquemente stronzo”.
Questo
ed altro riferiva il servizievole Fatto quotidiano il
31 ottobre 2012 sotto il titolo Grillo attacca Federica
Salsi: “La tv è il vostro punto G”
riferendosi alla giovane consigliera bolognese che fu
cacciata dal M5S per
quella sua pur dignitosa e rispettosa apparizione in TV.
Ma
l'altro ieri il futuro capo del Tribunale del popolo
grillino, contravvenendo
al divieto inizialmente imposto ai “suoi “
eletti, si è voluto godere il suo punto G e
far godere il suo popolo di beati fan, partecipando, con gran
strombazzamento di preparazione mediatica dell'evento, alla
trasmissione Porta a Porta,
gran salotto politico televisivo gestito da Bruno
Vespa, che, per fare
audience e compiacere i potenti di turno, ospiterebbe anche il
diavolo con il plastico dell'inferno.
Del
resto si sa, la regole di ogni capo-popolo che si rispetti è sempre
stata quella del “fate quel che dico ma non quel che
faccio”; “perchè
io sono io e voi non siete un c...”
, come diceva, guarda il caso dell'omonimia, il marchese
del Grillo.
Su
questa plateale contraddizione e inversione di
rotta per convenienza propagandistica,
non sto a ripetere quanto tanti hanno scritto. Aggiungo solo un paio
di annotazioni che mi sono venute in mente osservando la campagna
elettorale di Grillo per il M5S, tutta concentrata su se stesso che
non è candidato né candidabile, con l'aggiunta, in questi ultimi
tempi di alcuni parlamentari grillini evidentemente promossi e
graditi al capo, che si sono mostrati più abili e capaci nel
ripetere le sue parole d'ordine con un movimento che sta diventando sempre
più simile ai partiti della vecchia scuola.
Ma i candidati grillini per
andare in Europa a rappresentare il M5S chi li ha visti e sentiti?
Nessuno, a
quel che mi risulta dalle pur frequenti letture di stampa, TV e blog
vari.
La
tanto reclamizzata democrazia dal basso,
partorita da una fantomatica e striminzita Rete
che
li ha scelti (!?) con qualche veloce
clic,
porta dunque a questo risultato?
Che
la linea politica la detta, anzi la urla, Beppe
Grillo,
con il supporto di un paio di funeree
interviste del socio Casaleggio.
Loro, i futuri eletti, non contano e non
conteranno niente,
come persone e come parlamentari.
Si preparino solo a decurtarsi lo
stipendio per far fare bella figura al loro capo-padrone
che si farà fotografare sventolando il mega- assegno, frutto del
loro “spontaneo” sacrificio ( e quello degli italiani che
comunque li mantengono), per devolverlo a qualche iniziativa
benefica di facciata. Metodo simile a quello della Chiesa della
pubblicità televisiva, che sbandiera la
beneficenza fatta dalle caritas, dai volontari e dai fedeli
attribuendo il merito dei
loro sacrifici alla Chiesa del cardinal Bertone,
che sta in un appartamento di 700 metri quadri ristrutturato a
spese di chi non è chiaro... come non è chiaro da dove vengono i
soldi IOR che finanziano la società produttrice di ricorrenti
polpettoni televisivi agiografici, tra il dolciastro e il
miracolistico, quando non di smaccato proselitismo religioso
cattolico.
Nel
suo piccolo, anche il blog di Grillo ha i suoi lati oscuri, sia sul
piano finanziario che ideologico. Ma basta avere
fede in lui e
nella sua onestà e trasparenza e il consenso è assicurato. Poi chi
vivrà vedrà.
Altro aspetto della politica di Beppe Grillo che mi tiene lontano dal
“suo” Movimento è il suo atteggiarsi a giustiziere di
tutti. Dopo l'anteprima negli studi di Porta a Porta,
Beppe Grillo è tornato oggi a presentare il plastico del castello di
Lerici; una versione particolare della fortezza ligure dalle cui
segrete spuntano i volti di politici e imprenditori o
giornalisti, ivi reclusi. Grillo , con toni ora aggressivi
ora falsamente bonari e paternalistici, annuncia il prossimo
processo che il M5S sottoporrà al popolo del web, per punire, "chi
ha depredato migliaia di italiani in questi anni". Il
leader M5s poi precisa: "Sarà una cosa virtuale. Se poi
magistratura o finanza vorranno intervenire, potranno farlo. Non sarà
niente di violento o aggressivo".
Ci sarebbe da inorridire, di fronte ad affermazioni di questo genere.
Ma chi gli dà il diritto a lui e ai suoi fan di ergersi a
giudici in un improvvisato “Tribunale del popolo “ sia
pur virtuale ma assolutamente fuori da ogni regola democratica e
foriero di ogni abuso e prevaricazione? Non sono bastati i
nefasti esiti di tutti i tribunali del popolo del passsato per
prendere le distanze da chiunque usi argomenti e minacce del
genere?
Ma perchè tanta parte del popolo, dimentica o inconsapevole della
storia, ogni due o tre generazioni si lascia irretire da simili
personaggi? Quanti di quelli che ricopiano o ripetono come un mantra consolatorio, o di incitamento o grido di guerra, l'hashtag "Vinciamo noi", sanno che il motto più ripetuto da Mussolini e dai fascisti era lo stesso "Vincere!" o "Vinceremo!"? E pure le parole d'ordine "boia chi molla", "non ci arrenderemo", "con noi o contro di noi" e simili?
Mi riconosco parecchio in quanto scrive oggi Angelo D'Orsi su
MicroMega sotto il titolo “Lo
smarrimento pre-elettorale di un cittadino”.
“….. Certo sarebbero e saranno volti nuovi anche quelli degli
eletti (e saranno tanti) del M5S, ma non sono volti (perlopiù) che
mi piacciono, anche se tanti militanti sono ottime persone che hanno
fatto battaglie giuste che ho condiviso, talora lottando al loro
fianco. Ma non mi piace il loro fanatismo, non mi piace la loro fede
nel capo, non mi piace l’ignoranza di troppi e la volgarità di
tutti, specie quando si aggiungono all’intolleranza e quando si
esprimono nel turpiloquio indecente, e soprattutto superfluo. O forse
no: forse il turpiloquio, come l’urlo, come il gestaccio, come le
battute a raffica, come i paragoni storici privi di fondamento ma
eclatanti, sono tutte armi funzionali alla cattura della folla: non
della massa, ma della folla, insieme di individui atomizzati, che,
per disperazione o per noia, si sono disgustati e allontanati dai
partiti, dalle convinzioni ideali, dallo stesso raziocinio
dell’analisi e della scelta, e si sono affidati, nel senso più
ampio, fideisticamente, appunto, al capo: il capo pensa, il capo sa,
il capo decide, per loro. Per tutti. Per il Paese. Per l’Europa.
Dopodomani per il mondo. E il capo, sia detto una volta per tutte, fa
paura: il suo straparlare, il suo urlo scomposto, il suo gesticolare
da forsennato, sono la forma dietro cui ci sono contenuti a volte
condivisibili, ma nell’insieme, indigeribili: la politica estera,
le politiche migratorie, la scuola, l’economia, sono terreni su cui
il dissenso verso il signor Grillo e il signor Casaleggio, per quanto
mi riguarda, è totale. E, malgrado le lodevoli battaglie in
Parlamento contro gli stravolgimenti istituzionali, non posso
accettare la pseudodemocrazia della Rete, di cui il Movimento è
portatore, sulla base, sempre, degli orientamenti del capo e del suo
ideologo: i quali, a ben vedere, interpretano bene i ruoli dello
sbirro cattivo (“Beppe”) e di quello buono (“Gianroberto”)....”
Sbirri che
già oggi, tra una intervista registrata e una successiva non
credibile smentita, si autopropongono come futuri ministri....
Non bastava
aver subito Berlusconi, Scajola &C!!!
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