martedì 20 aprile 2010

Sfida alla Chiesa: questa comunione a me s'ha da fare

Non è un fatterello da gossip, o un atto di devozione privato, l'ultimo gesto del nostro premier, ripreso da fotografi e telecamere mentre riceve la comunione in chiesa durante il funerale di Raimondo Vianello. E' stata chiaramente una sfida, una sfida alla Chiesa e alle sue regole, plateale e voluta, una dimostrazione di forza di chi sa di poterselo permettere, perché sa di poter contare sul silenzio delle alte gerarchie ecclesiastiche, compiacenti e riconoscenti per i benefici che da lui riceve: finanziamenti , agevolazioni, legislazione che impone a tutti (i comuni mortali, non a lui) le indicazioni della Chiesa in materie di etica personale e famigliare.
E' solo l'ultima delle sfide di Berlusconi, dopo quelle annose e quotidiane contro la Magistratura, quelle ricorrenti a colpi di bastone e carota contro il presidente della Repubblica Napolitano, e dopo la sfida all'ultimo sangue contro il presidente della Camera Fini, cofondatore del "suo" partito, che ha osato dissentire e chiedere diritto di parola.
Io non ce l'ho con il povero don Abbondio che non ha avuto il coraggio di negare l'ostia al Berlusconi divorziato, ricco Epulone non pentito, dalla vita palesemente libertina, la cui compagna abortì volontariamente un figlio suo, ecc. ecc.; se l'avesse fatto i suoi superiori l'avrebbero trasferito in Sudan (dove notoriamente i preti cristiani hanno molte probabilità di fare una brutta fine), sensibili come sono alle pretese dei forti e implacabili con i deboli.
Io ce l'ho con quanti non capiscono la gravità di tutte queste sfide e non fanno nulla per fargliele perdere, ma anzi corrono in suo soccorso per fargliele vincere.

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