Ancora una volta mi devo chiedere se sogno o se son desta. Nello stesso giorno in cui a Reggio Calabria una piccola folla inferocita inveisce contro poliziotti e magistrati che hanno appena arrestato Tegano, un boss dell'andragheta ricercato da 17 anni, il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, parlando ad un incontro con i giovani magistrati appena nominati , col tono pontificale che lo contraddistingue, se nè uscito con una lectio magistralis in cui ha bacchettato sonoramente ed esplicitamente la magistratura.
Sgridata forse per la lentezza e i ritardi delle procedure o la lunghezza dei processi? No. Parlando a nuora perchè suocera intenda, Napolitano ha invitato i magistrati a "fare autocritica" se vogliono riconquistare la fiducia dei cittadini e ha invitato i giovani a non macchiarsi mai di "protagonismo mediatico" e, orrore!, a non sentirsi mai "impropriamente" investiti della missione salvifica di fare giustizia per il bene del paese!!!!
A chi si riferisse Napolitano lo capiscono ormai anche i sassi, perchè sono le stesse accuse e la stessa teoria giudiziaria che il premier Berlusconi ci infligge da 15 anni: sono i magistrati che hanno indagato su di lui e su altri esponenti politici a lui vicini.
Non una parola contro i magistrati che si sono macchiati di corruzioni, collusioni con la mafia, omissioni e compiacenze. Non una parola di riconoscimento o di incoraggiamento a prendere esempio da quei magistrati valorosi ed eroici che hanno dato la vita per fare giustizia e liberare il paese dalla criminalità. Quelli evidentemente per lui sono stati pessimi esempi di protagonismo mediatico e della insana idea di essere investiti di una missione salvifica.
Prima o poi, edotti da questa lezione, i magistrati allievi di Napolitano arriveranno a dirci che Falcone e Borsellino, Chinnici e Livatino si son fatti ammazzare per avere un titolone sulle prime pagine dei giornali.
Quale invece il retto comportamento per un magistrato secondo il nostro capo dello Stato, presidente del Consiglio superiore della magistratura? Collaborare con i politici , questo è il punto fondamentale. E non farsi prendere dalla insana idea di indagare su di loro, se per caso capitasse di avere notizia o sospetto di un qualche reato da essi compiuto; e meno che mai di intercettare le loro telefonate per verificare.
Gli esempi di questi magistrati collaboratori dei politici, o collaborazionisti, ci sono. Napolitano non li ha citati, ma alcuni si possono citare: Squillante e Metta ad esempio; o Achille Toro , cortese informatore sull'andamento di certe indagini; di altri non si può dire il nome, ma sono quelli che resero famosa la Procura di Roma come "porto delle nebbie".
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