Il vecchio "comune senso del pudore" è ormai morto e sepolto , e un capo del governo può impunemente difendere se stesso autoassolvendosi senza comparire davanti ai giudici, e gridare al complotto se uno dei suoi ministri è scoperto come evasore fiscale, se anche uno dei tre coordinatori del suo partito, Denis Verdini, è inquisito per corruzione e se un altro dei deputati del detto partito dell'amore di cui è capo indiscusso, Giuseppe Ciarrapico, è pure inquisito per truffa aggravata ai danni dello Stato. E cito solo i fatti degli ultimi giorni.
Ma quel che mi ha più colpito dei giorni scorsi, facendomi pure sorridere, ovviamente di un riso amaro, è stato lo spettacolo di Massimo D'Alema che ha perso le staffe a Ballarò , accalorandosi e mandando il vicedirettore de il Giornale , Alessandro Sallusti, "a farsi fottere", oltre che essere "bugiardo e mascalzone" .
Non che costui non se lo meritasse, visto lo squallido ruolo di pseudo giornalista che si è assunto, pagato dai Berlusconi per disinformare e mandato nei dibattiti televisivi solo per difendere l'editore-padrone-capo del governo, aggredire verbalmente, interrompere gli interventi altrui, spesso anche a insultare o attaccare sul piano personale con insinuazioni su fatti che non c'entrano nulla col tema trattato, quanti si permettono di far legittima critica politica al premier sui giornali, in Parlamento o in TV. Ruolo in cui si alterna con grande zelo, quasi facendo a gara in perfidia con Belpietro e Feltri altri "giornalisti" da cartellino rosso.
Ma vedere D'Alema perdere le staffe è stata una novità assoluta, lui sempre così compassato , stile gentleman all'inglese, che di solito replica con sorrisetto beffardo agli interlocutori anche scomodi, senza scomporsi, con la sicurezza di chi è convinto della propria superiorità, e lo fa vedere. E di solito è anche abbastanza preparato da saper ribattere alle argomentazioni altrui.
Perchè stavolta è uscito dal seminato rivoltandosi come una vipera calpestata? Perchè il perfido Sallusti, per giustificare Scajola, e metterlo sullo stesso piano, gli ha rinfacciato il privilegio dell'affitto ad equo canone goduto anni fa da D'Alema.
Accostamento improprio, d'accordo, che D'Alema poteva rintuzzare e spiegare benissimo con l'aplomb che lo contraddistingue. E invece, con quella reazione spropositata ha dato l'impressione di essere stato toccato su un nervo scoperto, su un punto dolente non del tutto giustificabile, sul quale pretende il silenzio. Se poi ci aggiungiamo il battibecco per l'offerta dalemiana di una escort in premio per Sallusti e il rilancio di costui sulle escort che Tarantini forniva agli amici baresi di D'Alema (oltre che a Berlusconi), il quadretto che ne è uscito è da rissa in osteria dei bassifondi.
Ma un politico di lungo corso come lui, uno con la sua esperienza, doveva pur sapere quali potevano essere i punti su cui poteva essere prevedibilmente attaccato e prepararsi a rispondere con più serenità. Così ci ha fatto una pessima figura lui, tanto da dover chiedere scusa, e non ha servito bene il PD. Meglio quindi se stava a casa; ormai fa solo danni; è attaccabile, non è credibile per i passati inciuci e ha stufato. Con quest'ultima prestazione Bersani dovrebbe pur decidersi a smettere di mandarlo a rappresentare il PD in TV.
Giacchè sono in argomento, mi viene da fare una osservazione anche sull'intervento a Ballarò del giovane rampante Matteo Renzi, pur bravino, di lingua veloce e forse buon sindaco, ma che, a mio parere, non si è dimostrato buon politico. E' già la seconda volta che in queste trasmissioni si perde ad elencare le contraddizioni e gli errori del passato di Fini con accanimento inopportuno ora, facendo così un gran regalo ai Lupi presenti e ai berluscones a casa, e mettendo in difficoltà il buon Granata, attaccato da destra e da sinistra. Non era politicamente più conveniente mostrare apprezzamento per la svolta di Fini, magari puntando l'accento sul "meglio tardi che mai" (senza per questo ipotizzare improbabili alleanze alla D'Alema)? Credo che abbia ancora molto da studiare e imparare.
Ha detto bene Crozza: il PD ha mandato a rappresentarlo il "passato" (D'Alema) e il "futuro" (Renzi); ma mancava il "presente", un presente preparato, autorevole, immacolato e credibile.
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