venerdì 30 luglio 2010

Chi non beve con lui, peste lo colga!


Non so se anche questo ultimo fatto scivolerà sull'Italia di ferragosto come la pioggia che scorre sull'impermeabile di indifferenza e fastidio per la politica in cui si sono ormai riparati tanti italiani. Ma il fatto è grosso e potrebbe portare a conseguenze molto serie per la tenuta di questo governo, che sembrava invincibile fino a poco tempo fa. Il braccio di ferro che da tempo si combatteva dietro e davanti le quinte tra Berlusconi, presidente del Consiglio, e Fini, presidente della Camera, è arrivato ad un punto di rottura che pare definitivo. Il braccio vincente appare quello di Berlusconi, che ha letteralmente cacciato dal PDL, di cui era stato cofondatore, Fini e alcuni dei suoi sostenitori, accusandoli di essere "incompatibili". E così il partito che, nel momento della rifondazione su un predellino di auto blu due anni fa, era stato battezzato pomposamente come "Popolo delle libertà", è diventato partito che nega ogni libertà di dissenso rispetto al capo, e quello che nel dicembre scorso era stato ribattezzato "partito dell'amore" è diventato "partito del divorzio".
Una bella rivoluzione, o involuzione, non c'è che dire. Ma non così imprevedibile.

In fondo tutti sapevano, sia chi l'ha votato che chi l'ha contrastato, che il PDL è nato come un partito personale, senza idee e senza ideologia, mettendo insieme gente della più disparata e contraddittoria provenienza, destinato a scivolare sempre più nella dittatura personale del capo. Lo scopo originario era quello di assicurare la difesa degli interessi economici e giudiziari di Berlusconi , dando a intendere al popolo che si sarebbe lavorato per diminuire le tasse, garantire la sicurezza e una giustizia più giusta, sconfiggere la "sinistra" incapace e colpevole di tutto, ecc. ecc... Insomma, le solite balle populiste e promesse da marinaio che però fanno sempre presa su una bella fetta di elettori.

Se in fatto di difesa dei propri interessi economici a Berlusconi è andata più che bene, mentre alla maggior parte dei cittadini è andata piuttosto male, in campo giudiziario al Berlusca la ciambella non è ancora riuscita col buco perchè ha incontrato qualche opposizione proprio all'interno del suo partito, in quanto Fini e i suoi non sono stati disposti ad assecondare il capo fino al punto di fare leggi che per salvare lui andrebbero a grave discapito del Paese. Tra l'altro, la famigerata legge - bavaglio che porrebbe limiti alla libertà di stampa e alle intercettazioni disposte dalla magistratura. Questo fatto Berlusconi non potrà mai tollerarlo perchè farebbe crollare il castello da lui così tenacemente costruito per garantirsi l'impunità presente e futura, ed ha quindi tirato la corda fino al punto di rottura, portando alle estreme conseguenze la sua prova di forza.

Inutile sperare in un PDL democratico, o "delle libertà". Questo è il partito di Berlusconi, prendere o lasciare. E "chi non beve con lui peste lo colga".

Agli italiani va bene così? Si rendono conto a cosa andiamo incontro e a che gente abbiamo affidato il governo, con un partito di maggioranza e un capo che si tiene ben stretti e difende inquisiti e condannati, i Dell'Utri, i Cosentino, Scajola e Verdini , corrotti e corruttori, e caccia come traditori chi ha tentato di porre un freno a questa deriva autoritaria e poco legalitaria?

Molti a sinistra apprezzano le prese di posizione di Fini, Fabio Granata, Giulia Bongiorno e altri "cacciati" o fuorusciti dal PDL che ora stanno costituendo gruppi parlamentari autonomi in Camera e Senato. Ma li rimproverano anche duramente per essersi accorti solo ora dei guasti del berlusconismo. A questo punto io dico: meglio tardi che mai. Sono anche nella mia testa le domande che tanti altri hanno posto sul perchè non si siano accorti prima del suicidio morale e politico che stavano compiendo alleandosi (anzi, sottomettendosi) a Berlusconi. Ma mi contento e compiaccio che infine ci siano arrivati a capire.

Anche Dino Grandi ebbe enormi responsabilità nella costruzione del fascismo, ma è ricordato nella storia positivamente per l’ordine del giorno del 25 luglio che ne decretò la fine e l’esautoramento di Mussolini.

Adesso non ho che da augurarmi, per il bene dell’Italia, che questi "ribelli" condannati dal tribunale berlusconiano del 28 luglio, abbiano la forza di ricostruire una destra civile, democratica, moderna e di stampo europeo.

E che il PD, maggior partito di minoranza (e debole opposizione finora), sappia cogliere l'occasione di questa lacerazione per ricostruirsi finalmente la sua identità, forza e volontà di costituire un'alternativa, mostrandosi unito e capace di offrire modelli diversi e migliori.

Ma fin che a comparire in Tv sono sempre le solite vecchie facce di leader o mezzi leader stanchi, ripetitivi e autoreferenziali, non c'è speranza. Certo che una volta che si fosse stabilito in casa PD "chi siamo e cosa vogliamo", si dovrebbero costruire rapporti di alleanza con chi è più vicino o vuole le stesse cose. In questa fase, si può anche impostare una strategia comune con forze diverse come l'UDC o i Finiani, oltre che con l'IDV, se l'obiettivo è quello di impedire che in Parlamento vengano approvate leggi bavaglio o Lodi ad personam, e riuscire a mandare a casa finalmente Berlusconi.

Ma questa può essere solo un'alleanza temporanea e di scopo. Ottenuto il quale, se davvero si vuol mantenere il bipolarismo, ognuno dovrà lavorare per il suo "polo".





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