martedì 25 settembre 2012

Religioni e tabù

In questi ultimi giorni  le religioni sono ritornate argomento da prima pagina  sulla stampa nazionale e internazionale. La notizia più recente  è di oggi ed è una dichiarazione  del Ministro  della istruzione Profumo che ha affermato, parola più, parola meno:  "bisogna rivedere i programmi della scuola  e togliere l'ora di religione...il paese è cambiato,   la scuola è multietnica..." .
Oddio, è la prima volta (dopo oltre un secolo, dopo le  diatribe sull'ora di religione  registrate all'inizio del '900) che un ministro  osa fare una proposta del genere in Italia, dove l'ora di religione nella scuola pubblica  è stata finora un tabù intoccabile, obbligatoriamente garantito dal Concordato mussoliniano del 1929  e da una facoltatività pochissimo rispettata con la revisione craxiana del 1984.
Proposta a mio parere giusta, sia pur tardiva, ma giustificata dal ministro con una motivazione solo parzialmente  pertinente. L'ora di religione va tolta non solo perchè si è accorto adesso che la popolazione scolastica è ormai multietnica, al 30 o al 50%, ma perchè la scuola pubblica deve essere aconfessionale, o laica che dir si voglia, anche se la popolazione scolastica fosse solo di italiani doc e di famiglia cattolica. Nessuna religione deve essere favorita, o imposta in una scuola pubblica di un paese democratico.
Catechismi e proselitismi si facciano nelle Chiese, nelle parrocchie o nelle "madrasse" o altro luogo di culto.
La scuola pubblica deve educare alla conoscenza più ampia possibile della storia di tutti i popoli, a cominciare dal nostro ovviamente, deve dare almeno nozioni generali della storia delle religioni (mitologie, fatti e misfatti compresi), e soprattutto recuperare l'educazione civica, intesa come preparazione del cittadino rispettoso delle leggi e partecipe della vita del proprio paese, con spirito di collaborazione, solidarietà e integrazione, contro ogni fanatismo o pretesa di verità assolute derivanti da un "credo", con spirito critico e disponibilità al dialogo, al confronto e alla discussione civile.
Ma temo che quello del ministro Profumo sia il solito annuncio di buone intenzioni, che domani si rimangerà a seguito delle proteste vaticane e di tutti i baciatori di mani e anelli pontifici che albergano in questo governo presunto "tecnico" e nei partiti fintamente laici che lo sostengono.
Mi conforta comunque che la maggioranza degli italiani  sia  favorevole all'abolizione dell'ora di religione, almeno stando a questo:


SONDAGGIO del Corriere attivato nel pomeriggio del 25 settembre 2012
Il ministro Profumo propone di rivedere l’ora di religione: sei d’accordo?
Sì 67.9% No 32.1% Numero votanti: 2843 alle ore 17,25 del 25 sett. /
COMMENTI 499 nella stessa proporzione tra favorevoli e contrari (in nome della nostra cultura, tradizione, esigenza di spiritualità, Concordato ecc...)

AGGIORNAMENTO DELLE ORE 17,30 DEL 26 
Come previsto, il ministro Profumo, dopo le proteste di qualche cardinale e della solita Binetti, si è già rimangiato la proposta di abolizione dell'ora di religione,   accusando i giornalisti di averlo frainteso. Ma noi cittadini abbiamo capito benissimo: in Italia non si muove foglia che il Vaticano non voglia.

 ** L'altra notizia  di argomento religioso-politico ha scatenato furiose polemiche  che si sono trascinate dall'11 settembre (guarda caso anniversario della distruzione e della strage delle torri gemelle a New York) ad oggi, con pesanti ripercussioni internazionali. Da quella data  sono scoppiate e si sono susseguite manifestazioni di gruppi islamici contro ambasciate americane, e di altri paesi occidentali, in tante capitali del nord-Africa e del medio Oriente con gravi episodi di violenza, morti e feriti. A Bengasi, in Libia, sono stati uccisi l'ambasciatore americano Chris Stevens e altri tre funzionari USA. Altre vittime si sono registrate in  varie località nel corso di altri assalti a  sedi diplomatiche.
Il pretesto ufficiale dichiarato  dai manifestanti  è stato  un filmetto di infima qualità che irride a Maometto, prodotto e messo in circolazione su internet mesi fa  e di cui nessuno finora si era accorto e che  probilmente nessuno dei manifestanti aveva visto, ma che improvvisamente ha fatto scattare  in contemporanea  in varie località la molla della protesta contro l'offesa arrecata al profeta dell'Islam.
Per  difendere il principio della libertà di stampa è seguita poi la pubblicazione in Francia  di vignette che raffiguravano Maometto sul periodico satirico Charlie Hebdo. Quindi, altre manifestazioni  di protesta islamiche, tra le quali una a Milano, pacifica  ma molto determinata a difendere l'intoccabilità del santo profeta Maometto.

Io di norma rispetto le manifestazioni pacifiche di chiunque, ma condanno quelle violente. Rispetto le persone ma rivendico il diritto mio e altrui di criticare o dissentire da tutte le idee e convinzioni che non condivido, su temi laici, politici o religiosi, anche con la satira, se fossi un vignettista di mestiere. Quello che non accetto è che si consideri ancora le religioni un Tabù intoccabile. 
Perchè si possono confutare tutte le teorie filosofiche e scientifiche ma non quelle religiose, che si basano su misteri e presunte verità "rivelate"  e trascritte millenni fa, valide solo per chi ci crede? 

Personalmente mi preoccupa assai vedere donne velate e uomini barbuti che in nome della loro religione islamica rivendicano il diritto perfino di uccidere chi critica le loro convinzioni religiose o non riconosce qualifica di "sacralità" al loro "profeta"  e al loro "libro". Liberi loro di crederci, ma devono essere liberi tutti gli altri di non crederci e confutarne  contenuti e prescrizioni.
Mi preoccupa ancora di più vedere che a Milano a manifestare ci fossero tanti giovani islamici che, pur pacificamente, ripetevano però gli stessi slogan dei loro vecchi maestri. Sono venuti qui, e in molti casi vi sono nati e cresciuti, nei paesi occidentali evidentemente perchè non trovavano nei loro paesi soddisfacenti condizioni di vita sul piano economico e politico. Perchè allora vogliono portarsi dietro e instaurare anche qui quei limiti alla libertà di pensiero, parola e stampa che hanno soffocato e mantenuto arretrati tanti dei loro paesi originari?
Le reazioni scatenate  dal filmetto sono evidentemente il frutto di una strategia di gruppi fondamentalisti che, in nome della fratellanza islamica e della intoccabilità del loro profeta, l'hanno usato come pretesto per mettere in difficoltà gli islamici più moderati  delle "primavere arabe" e l'odiato Occidente. Ma trovo grave che molti  occidentali, specie di una certa sinistra, o cattolici troppo ingenui (?) o politici zelanti o opportunisti, chi per antiamericanismo pregiudiziale e chi per semplice paura di chi grida più forte,  giustifichino manifestazioni violente e invochino la censura contro la satira a soggetto religioso, per un malinteso "rispetto delle religioni" che dovrebbe costituire un limite invalicabile alla libertà.  

Sapessero costoro  quante volte io mi sento offesa nella mia sensibilità e nella mia intelligenza dalle valanghe di bugie, oscenità, violenze gratuite che i mezzi di comunicazione diffondono.... Ma non vado ad assaltare sedi di giornale o TV e non ammazzo  giornalisti, politici o editori; giro pagina o cambio canale, o non
compro il giornale e non vado a vedere il film che  ritengo volgare o stupido.
 Per quanto io sia sempre critica contro le invadenze vaticane passate e presenti e non sia d'accordo con la politica USA di "esportazione della democrazia", noto  una eccessiva acquiescenza alla invadenza e alle pretese islamiche, tra l'altro spesso ispirate da gruppi terroristici che vorrebbero "esportare la teocrazia" e imporre, col ricatto della paura suscitata da azioni violente e stragi, la sharia come legge dello Stato nei paesi a maggioranza islamica che ancora non l'hanno adottata, e istigare tutti gli islamici  residenti nei paesi occidentali a pretendere di  influenzare i relativi governi e ottenere sempre maggiori spazi  e poteri e  l'instaurazione di usi e costumi e idee che ci riporterebbero al Medioevo e alla limitazione di libertà e diritti umani faticosamente conquistati.

sabato 4 agosto 2012

Sua Maestà non si tocca

Avevamo, anzi, abbiamo, un Papa-Re, infallibile, intoccabile, "irresponsabile", immune  da qualsiasi controllo, critica e (orrore!) intercettazione telefonica, e non lo sapevamo.
Per la verità qualcuno se n'era già accorto che Giorgio Napolitano aveva un alto concetto di sè e della sua funzione di Capo dello Stato che lo faceva apparire come un  "grande Timoniere" (ricordate Mao e il suo libretto rosso  di massime eterne?), padre e padrino, guida spirituale, morale  e politica  degli italiani sempre un po' nostalgici di "uomini della Provvidenza", re e regine e santi protettori.
Certo, in mancanza di veri leader  politici che sapessero  convincere o affascinare, e  a fronte del degrado berlusconiano,  la figura  di Napolitano, un po' monarchica e un po' cardinalizia, dispensatrice di moniti, prediche e auspici quotidiani su tutto lo scibile umano, presente ogni giorno sugli schermi televisivi per ogni inaugurazione, commemorazione, visita di Stato o di circostanza, all'inizio poteva anche risultare autorevole, rassicurante  e consolatoria.
Nonostante il suo passato politico di comunista "migliorista", capace di giustificare dittature e carri armati sovietici a Budapest senza rimorsi o sensi di colpa, una volta salito al Quirinale si poteva  credere ad una sua sincera conversione alla democrazia, e alla conclamata fedeltà alla Costituzione  repubblicana. Come si diceva una volta, in fondo, "nel mondo dei ciechi gli orbi sono re".

Ma poi via via, anno dopo anno, monito dopo monito, è apparsa chiaramente anche una linea politica presidenziale ben precisa, improntata ad una realpolitik  molto attenta a difendere l'establishment, i poteri costituiti, le scelte e le leggi volute dal Governo Berlusconi fino all'estremo (lodo Alfano compreso, con immunità per  i magnifici 4, massime cariche dello Stato...), ma anche e soprattutto a difendere le proprie prerogative, aggiungendovene magari qualcuna,  pure lui "ad personam".

Da anni, pur dichiarandosi ogni giorno al di sopra delle parti, e votato alla "condivisione" e alla "coesione", mostrava il suo fastidio e la sua ostilità con severi rimbrotti per alcune opposizioni (Di Pietro, Grillo...) e per alcuni magistrati che si occupavano dei processi berlusconiani o che rilasciavano  pareri sui giornali contro progetti di legge -bavaglio; magistrati  da lui spesso accusati di protagonismo e invitati ad "abbassare i toni", o meglio a tacere, e a non credersi "missionari" della giustizia.
Ma non dimostrava lo stesso zelo nel  condannare i ricorrenti insulti, volgarità  e accuse esorbitanti contro la Magistratura espressi da Berlusconi, da Bossi e  da tanti esponenti PDL e della Lega.
 
Ora è decisamente uscito allo scoperto, con le ultime prese di posizione contro i magistrati di Palermo  che indagano sulle trattative Stato-mafia del 1992-93, arrivando al ricorso presso la Corte Costituzionale per conflitto di attribuzione.
Ma quello che lascia sconcertati è l'atteggiamento di certi giornali e giornalisti  di sinistra che si comportano nei confronti di Napolitano con lo stesso servile ossequio e  roboante difesa d'ufficio dei giornalisti di regime ai tempi di Mussolini.

E mi riferisco in particolare a Repubblica, e a Scalfari. Lo stesso giornale che ha pubblicato per mesi un ex-post simbolico contro le leggi bavaglio berlusconiane battendosi per la libertà di stampa e di intercettazione, che ha pubblicato per mesi le "dieci domande" a Berlusconi chiedendogli di chiarire le sue vicende, non tanto per gli aspetti penali, ma per il suo dovere di  uomo pubblico con responsabilità di governo; lo stesso giornale che da giorni pubblica la stessa domanda all'indagato Formigoni perchè  fornisca  le ricevute  di pagamento delle sue vacanze, ritiene scandaloso che si richieda la stessa trasparenza e sincerità al Capo dello Stato che permetterebbe di far luce su un fatto ben più grave della nostra storia.
Il giornale di ieri  dedicava una pagina intera alla versione difensiva  dell'Avvocatura di Stato  mobilitata in difesa  di Napolitano (ma tale documento non dovrebbe essere al momento riservato?), intitolando l'articolo principale "Quei pm sono scorretti è contro la Costituzione intercettare il Quirinale".
 E nei vari sommarietti e occhielli evidenziate le accuse chiave: "Grave vulnus alle prerogative del Colle", "Le telefonate del Presidente, anche se indirette, sono assolutamente vietate",  "Gli ascolti del Presidente non possono in alcun modo essere valutati, utilizzati, trascritti", "Fino a quando è in carica il Capo dello Stato non può essere  limitato nelle sue comunicazioni".
Mamma mia che impressione!
Sta forse per scoppiare la terza guerra mondiale   e bisogna difendere  segreti di Stato e il nostro Capo dal nemico che sta per invaderci?
Macchè.... si tratta solo di non far sapere cosa ha detto il presidente della Repubblica ad un invadente senatore suo amico, ex capo del CSM e del Senato stesso che non voleva essere interrogato dai giudici circa il suo  eventuale coinvolgimento o consapevolezza di una trattativa tra organi dello Stato e mafiosi.
Se Napolitano ha tanto terrore che si sappia quel che si sono detti con Mancino, dobbiamo aggiungerlo alla black list degli ambigui: Andreotti, Cossiga, Berlusconi, Dell'Utri .....
E che il  grande giornalista ottuagenario Scalfari, simbolo della sinistra, si scaldi tanto nel difenderlo a spada tratta, mi insospettisce assai sulle compromissioni del passato tra DC-PCI e ...mafia.

sabato 28 luglio 2012

Chi ha "ucciso" D'Ambrosio? A chi fa comodo la sua morte?

C'è infarto e infarto, e non tutti gli infarti sono uguali. Ci sono infarti "naturali" soprattutto quelli dei comuni mortali, per i quali c'è poco da arzigogolare: o  si tratta di un cuore apparentemente sano che cede, o di un cuore  notoriamente debole o malato che a un certo punto ha deciso di fermarsi; e il perchè in genere non lo sa nessuno, o nessuno se lo chiede.

Ma la morte per infarto del consigliere giuridico del Presidente della Repubblica, Loris D'Ambrosio, è diventato un caso nazionale, e subito, senza consultare alcun medico o fare l'autopsia, si è trovata la causa  e soprattutto i colpevoli, anzi "gli assassini": i pubblici ministeri che  stanno conducendo le indagini sulla trattativa Stato - mafia del 1992 - 1993 e i giornalisti de Il Fatto quotidiano e i pochi altri che hanno dato notizia  dei recenti tentativi dell'ex ministro Nicola Mancino di ottenere un qualche appoggio dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano, trovandosi indiziato e accusato di falsa testimonianza  per il ruolo  da lui a suo tempo avuto nella conoscenza della trattativa, e mai chiarito.

Essendo stato D'Ambrosio il tramite  dei contatti Mancino-Quirinale e delle telefonate intercettate e rese note, questo ex magistrato e collaboratore di Napolitano si è trovato indubbiamente in una situazione difficile, esposto a critiche e a indagini. Essendo notoriamente cardiopatico (almeno così si  legge), è probabile che lo stress  di questi ultimi mesi e le circostanze in cui suo malgrado si è trovato, a  causa della sua posizione di collaboratore del Presidente della Repubblica, abbiano indebolito ulteriormente il suo cuore e provocato la "ferita" fatale.

Ma davvero è lecito  e giusto scagliarsi contro  i magistrati che stanno conducendo una legittima e doverosa indagine su vicende oscure che portarono alla morte dei giudici Falcone e Borsellino, delle loro scorte, a successive stragi e infine a una pax mafiosa favorita dalla sospensione del regime carcerario duro, il 41 bis, per centinaia di  detenuti mafiosi?
E' lecito e giusto scagliarsi  e accusare  addirittura di "assassinio" quei giornalisti che hanno puntualmente riferito di questi contatti e telefonate anomali ai massimi vertici volte ad orientare, o disorientare, le indagini?
O non ha, per esempio, qualche responsabiltà chi telefonò a D'Ambrosio otto volte in quattro mesi per chiedergli di intercedere presso Capo dello Stato  affinchè dall'alto della sua carica lo difendesse dai magistrati di Palermo, il senatore intercettato Nicola Mancino?

Dispiace veramente che in questa   feroce campagna accusatoria sul bersaglio sbagliato si siano distinti non solo politici (v. il piduista Cicchitto) e giornalisti di testate berlusconiane e affini, Libero e il Giornale in prima fila, pur notoriamente dedite allo sciacallaggio e alle campagne antimagistratura per i soliti fini interessati.
Ma dispiace che si siano accodati giornalisti di testate nazionali cosiddette "indipendenti" e soprattutto si sia distinto il Capo dello Stato, che, dimenticando i suoi quotidiani moniti ad "abbassare i toni"  altrui, se ne è uscito con un comunicato ufficiale e addirittura un lunghissimo necrologio sui giornali, accusando "la campagna violenta e irresponsabile di insinuazioni e di escogitazioni ingiuriose" cui  D'Ambrosio " era stato di recente pubblicamente esposto....".
Se l'esimio Presidente della Repubblica si fosse fermato alle prime parole del necrologio in cui elogiava il suo prezioso collaboratore e ne elencava la storia professionale meritoria, avrebbe fatto un'opera santa. Ma questa coda velenosa di oscure accuse che ha voluto aggiungervi non trova giustificazione, se non in un maldestro tentativo di allontanare da se stesso l'ombra di una responsabilità personale nell'aver indotto o permesso al suo consigliere  di svolgere un ruolo di intermediazione  e aiuto all'amico  ex ministro Mancino in colloqui telefonici sui quali si pretende di imporre il segreto.

No sig. Presidente, così non va. Già era  stata una forzatura  la sua recentissima lettera al CSM per denunciare un ipotetico conflitto di attribuzione di competenza  contro  le   modalità di indagine dei  pubblici ministeri di Palermo. Ora la grande stampa e i politici di destra e di sinistra si genuflettono  e si sbracciano nella sua difesa, ma a me come cittadino resta l'amaro in bocca e la convinzione che lei in questa vicenda si sia spinto oltre  i doveri  connessi alla sua carica. E per difendere se stesso e non  le vantate "prerogative del Capo dello Stato"  a futura memoria.
Sembra quasi voglia ripercorrere la strada del presidente Cossiga che  si divertiva a "togliersi i sassolini" dalle scarpe, soprattutto negli ultimi anni  del settennato,  sparando accuse  contro  ex compagni di partito per fatti di cui lui stesso era stato corresponsabile.
Io sto con Travaglio e Padellaro e con la loro posizione di liberi operatori dell' informazione e con la puntuale ricostruzione che della vicenda hanno fatto,  vedi http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/28/infarto-di-stato/309055

Ora che D'Ambrosio è morto, è venuto a mancare un importante testimone della vicenda Mancino-Quirinale, e questo  porrà seri limiti al raggiungimento della verità. Stavolta un infarto naturale ha involontariamente svolto il compito di silenziatore un tempo svolto dai caffè dell'Ucciardone  o da certi "suicidi" assistiti provvidenziali per qualcuno.
Se poi ci aggiungiamo la "fuga" in Guatemala per un incarico annuale, volontaria o meno che sia, del magistrato Antonio Ingroia che ha condotto, con altri, le indagini sulla vicenda della trattativa Stato - mafia, conclusa in questa prima fase con un rinvio a giudizio di mafiosi  ed ex "servitori dello Stato"  tra cui gli ex Ministri Mancino e Conso con accuse di reticenze e false testimonianze, il quadro  appare sempre più preoccupante e indicativo delle passate commistioni e compromissioni tra politici di alto livello e criminalità organizzata e potente.

E prende ora più forza il potente  partito  trasversale che vuole una legge che limiti l'uso delle intercettazioni, così  tenacemente voluta da politici di ogni colore... e delinquenti.

giovedì 14 giugno 2012

Chi è stato "strangolato"? Cicchitto, Monti, o noi?

La nuda cronaca parlamentare del Corriere della sera online di ieri  ci riferisce che
"Il ddl anticorruzione è passato con una maggioranza risicata di 354 sì e con un alto numero di astenuti: 102. Tra questi, oltre alla Lega, hanno deciso di astenersi anche 38 esponenti del Pdl.
Il sì definitivo è arrivato dopo che mercoledì alla Camera erano passate le tre fiducie sugli articoli «caldi» del ddl. Dunque maggioranza che si sbriciola sul voto finale al ddl sulla corruzione. Mancano più di cento voti, infatti, a quelli che sostengono il governo Monti. Assenti al voto anche il leader del Pdl, Angelino Alfano e il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani anche se, viene chiarito, solo perchè impegnato in altri appuntamenti. Tra i leader dunque solo Pier Ferdinando Casini era presente e ha votato a favore. Hanno votato contro Idv, i pidiellini Luca D'Alessandro e Lucio Barani, Santo Versace, due deputati di Popolo e Territorio, due di Nps. Si sono astenuti invece tra le opposizioni la Lega Nord, i restanti deputati del gruppo Pt, mentre nella maggioranza 38 del Pdl tra i quali Renato Brunetta, Guido Crosetto, Alfredo Mantovano, Mario Landolfi, Gaetano Pecorella, Giorgio Stracquadanio, Aldo Brancher. Astenuti anche i 6 deputati Radicali eletti nelle liste del Pd. Assenti al momento del voto oltre a Bersani altri 11 deputati del Pd e oltre ad Alfano altri 59 deputati del Pdl, 4 gli assenti dell'Udc.

L'AVVERTIMENTO DI CICCHITTO - «Al Senato sosterremo la responsabilità civile dei giudici e le diamo, signor Ministro, un elemento di riflessione: non ci venga a proporre emendamenti con l'esercizio da parte del governo di quello che è avvenuto qua, perché noi in questo caso non voteremo la fiducia su questo punto, perché non vorremmo essere ulteriormente strangolati» avverte il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, concludendo la dichiarazione finale di voto al Ddl anticorruzione, riferendosi in particolare alla norma prevista dal Ddl comunitario 2011 al'esame di Palazzo Madama. E avverte: «Come dice il proverbio: uomo o donna avvisata è mezzo salvata». Cicchitto ribadisce, inoltre, l'intenzione del Pdl di modificare il disegno di legge contro la corruzione, nella terza lettura al Senato, nelle parti relative al reato di concussione e alla nuova fattispecie «traffico di influenze».

E con questo chiarissimo e duro "avvertimento" il governo Monti è servito.
Chi avesse coltivato ancora qualche ingenua illusione che  Monti e il suo governo di "tecnici" più o meno bravi e coraggiosi, fossero liberi e autonomi  nelle loro scelte, credo debba svegliarsi e prendere atto della realtà.
Non è Cicchitto ad essere stato "strangolato" o "ammanettato", come il piduista ex socialista cane da guardia di Berlusconi ha  affermato con toni perentori e drammatici.
Ammanettato e strangolato è Monti  che deve fare i conti con questa parte di maggioranza che lo sostiene: il PDL (ma anche certi settori del PD...), che pretende una riforma della giustizia  e un decreto anticorruzione che innanzitutto garantisca l'impunità  reale e sostanziale del suo padre-padrone e poi anche  di tutti i corrotti grandi e piccoli che militano nelle sue fila o che lo sostengono.
E per proteggere  le pendenze pregresse e anche quelle eventuali future delle bande di delinquenti che ci opprimono si pretende una norma detta eufemisticamente della "responsabilità civile dei giudici", ma che di fatto  vuole ammanettare i giudici, collocandoli sotto una spada di Damocle di penalizzazioni personali e ritorsioni milionarie nel caso si azzardino ad inquisire e condannare i delinquenti danarosi e potenti.

Tutto questo mentre  il Paese si trova in una situazione economica disastrosa, per di più aggravata dalle conseguenze  di un terremoto altrettanto disastroso che ha messo in ginocchio una delle Regioni, l'Emilia Romagna, finora più floride e produttive.
Invece di spremersi le meningi e impegnarsi per  tentare di affrontare e risolvere questi  enormi problemi, questi figuri che tengono Parlamento e Governo in ostaggio si preoccupano di  perpetuare le corruzione, salvare i corrotti e punire i giudici scomodi.
Chi è lo strangolatore, e chi lo strangolato, signor Cicchitto?

martedì 15 maggio 2012

Le parole che non sopporto più

Fazio e Saviano hanno dedicato  la loro nuova trasmissione "Quello che (non) ho" su la7 alle "parole", quelle ricche di significati e contenuti, e anche quelle da evitare, perchè abusate o insignificanti. Ebbene  a questa seconda categoria io ne avrei altre da aggiungere, perchè, sinceramente, non me posso più di sentirle ripetere.

Comincio subito con l'inflazionato "vaffancu..." che è diventato il motto o il grido di battaglia  del comico-guru politico Beppe Grillo e del suo  Movimento che ha avuto  gran successo alle ultime elezioni amministrative.
Ora, riconosciamo pure che è sempre meglio  del "Dio lo vuole" di medioevale memoria che incitò i crociati a far stragi per portarsi a casa un po' di reliquie (fasulle). E sicuramente meglio è del "Dio è con noi"  sulle insegne  dei soldati nazisti che arrivarono al genocidio.
Ma  mi auguro che adesso chi è stato eletto nelle liste del succitato "vaffa.." a "5 stelle" si occupi d'altro, sappia dire  anche altre  parole e sappia dare ai cittadini le risposte  adeguate ai loro problemi, dimenticando gli assalti al didietro altrui e incitando a fare tante altre cose utili e interessanti.

Opportuno anche evitare  di "dire caz..." e di infilare il nome "caz.." ogni tre parole, di qualsiasi argomento si parli serenamente o si discuta. Passi lo sfogo in un momento d'ira, che scappò  al responsabile della Capitaneria di Porto De Falco contro il capitano Schettino  che aveva  vilmente abbandonato la sua nave e i passeggeri.
Ma che lo si tiri fuori  come intercalare abituale in ogni conversazione mi pare un po' troppo  e denota una fissazione eccessiva e quasi ossessiva verso una parte del corpo che ha pure le sue buone funzioni, ma che come livello di importanza e valore dovrebbe stare un po' più in basso e in subordine alla testa, visto che l'evoluzione della specie umana  ha portato l'uomo in posizione eretta. E quando si diceva di uno che era una "testa di c..." non gli si faceva un complimento.

Una volta si diceva anche  che l'Italia è "un popolo di eroi, santi, poeti e navigatori"; ed era  certamente un'esagerazione o un luogo comune. Adesso siamo per molti , a cominciare da un noto ex capo di governo e dal suo sodale, "un paese di mer..". E anche questa  mi pare una definizione da evitare, perchè diventata il simbolo di chi nella m... ci sguazza,  usa la bandiera per pulirsi il c... e per salutare alza il dito medio, sempre fissato allo stesso indirizzo.

Se poi siamo arrabbiati e vogliamo insultare  qualcuno che disprezziamo o ci ha fatto un torto, non ricorrerei al maleodorante "str..."; credo ci siano tanto altri vocaboli nella lingua italiana che possono esprimere i nostri sentimenti o risentimenti.

In conclusione, un invito: cari italiani, un po' di fantasia e di creatività espressiva; la nostra lingua è ricchissima e il nostro corpo è fatto di tanti organi; alziamo gli occhi dalle parti basse  e guardiamo un po' più in alto. Si può fare, e si può dare, di più e comunicare meglio il nostro pensiero.

PS. Manco a farlo apposta, questa sera, nella seconda puntata della trasmissione, Luciana Litizzetto ha dedicato buona parte del suo intervento alla esaltazione   delle succitate parole che io vorrei invece fossero messe in ombra. Evidentemente non abbiamo gli stessi gusti o partiamo da punti di vista diversi.
Lei deve far ridere e per una che di mestiere fa l'attrice comico-satirica, ci può stare. 
Da sempre si sa che  per far ridere bisogna raccontare  barzellette "sporche", con i classici riferimenti a organi genitali e pratiche sessuali.
Ma nel linguaggio comune quotidiano  credo che questo insistere sulla coprolalia e sugli organi  del lato A e del lato B, faccia piangere, o almeno sia   una segno della decadenza di stile e buon gusto che si accompagna alla decadenza   della società in tanti altri aspetti.

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domenica 13 maggio 2012

La lezione del voto che nessuno sa o vuole capire

Non ho voluto finora  scrivere un commento sulle elezioni amministrative del 6-7 maggio scorso, perchè tanto  di articoli e di commenti i giornali e i blog vari erano pieni; il mio sarebbe stato comunque superfluo e assolutamente inutile. E poi volevo vedere come  reagivano politici, giornalisti e cittadini. 
Ma è già passata una settimana e mi sembra che  i risultati delle elezioni, pur eclatanti, non abbiano  smosso più di tanto la palude della politica italiana. Alle urne ha vinto l'astensionismo e il partito  del "vaffa" che vuol  rovesciare l'establishment dei partiti e mandare a casa l'attuale inamovibile casta, ma tra i palazzi del potere aleggia ancora lo spirito del sempiterno Andreotti.
A cominciare dalla serafica reazione del presidente della Repubblica che ha ritenuto opportuno sminuire e liquidare con una battuta  il boom del successo elettorale delle  liste  del "Movimento 5 stelle", meglio noti come "grillini" (anche perchè  riesce linguisticamente  difficile definirli altrimenti: "movimentisti", o, forse, "cinquestellati"?).
In stato confusionale il povero Alfano, che subito ha ammesso la sonora sconfitta del PDL e il giorno dopo è stato costretto  da Berlusconi (dalla Russia con amore)  a correggersi e a  inventarsi  un inesistente buon risultato, anzi quasi una vittoria. Tanto per continuare a mistificare e nascondere la realtà.

E' evidente che la responsabilità del crollo del Pdl, e della Lega, non va attribuita ad altri che ai leader, Berlusconi e Bossi, agli scandali di cui sono stati protagonisti, e ai gerarchetti servili, famelici, opportunisti e incapaci di cui si sono circondati.
 Il Pdl come partito in realtà non è mai esistito; è nato su un predellino ed è finito in un "casino" (mi si perdoni l'espressione volgare, ma fa rima ed è realistico) o in un "burlesque", se si preferisce; privo come è sempre stato di un contenuto di valori ideali e politici e tenuto insieme solo dalla sudditanza al padrone e ai suoi interessi. Costretto a ritirarsi lui, il pseudo- partito si è inevitabilmente squagliato. Che Alfano fosse un re travicello messo lì solo per far da controfigura al padrone era chiaro a tutti.
E' ridicolo che adesso si voglia scaricare la colpa del crollo al sostegno dato al governo Monti, che è il prodotto, o l'effetto, proprio della crisi causata dai governanti precedenti, in carica fino a 5 mesi fa. 
Mi colpisce il fatto che anche in questa circostanza certi militanti o simpatizzanti di centrodestra  si siano rivelati incapaci di fare autocritica e di avere il coraggio di fare una seria analisi e pulizia in casa propria, indispensabile per tentare almeno di creare le condizioni per risorgere e darsi un'identità nuova e seria per il futuro, dopo una tale batosta. E invece c'è chi  si ostina ancora a dare la colpa della sconfitta alla Magistratura, al "bailamme mediatico-giudiziario", e ad agitare lo spauracchio della "sinistra".
E c'è addirittura chi ripropone Berlusconi come candidato leader di una "nuova" formazione politica  che possa ricompattare  le truppe del centro e della destra, ora in ordine sparso intente a leccarsi le ferite e a beccarsi tra loro o a riposizionarsi alla disperata.

C'è  chi avanza anche l'ipotesi che possa essere la Cei a promuovere il radicale rinnovamento del Pdl; il che mi fa pensare che ci si aggrappi ancora alla sempre ricorrente speranza di ricreare la Dc. Speranza finora sempre delusa, nonostante gli sforzi di Casini e altri orfani, e che non fa altro che dar fiato e forza al "grillismo", e comunque indica che si continua a guardare all'indietro e si è senza idee e senza leader credibili e autorevoli, e nuovi, per la società del presente e del futuro.
 
E veniamo al PD, che ha sostenuto e sostiene il governo Monti con scelte politiche che rasentano il suicidio, ma non ha pagato lo stesso prezzo, conservando un minimo di credibilità, grazie al suo zoccolo duro e alla sua presenza capillare sul territorio. Di fronte alla  sconfitta del centrodestra, pur avendo perso moltissimi elettori, tenta ora di farsi accreditare quasi come un vincitore. E manda in Tv e sui giornali a pontificare il "giovane" D'Alema, che è l'Andreotti del PD.
Ma non canti vittoria. Astensionismo e grillismo stanno insidiando parecchio anche il suo zoccolo e se non si affretta a rinnovarsi davvero, a trovare una linea precisa, a liberarsi dei suoi scheletri nell'armadio e a mettere in pensione i suoi dinosauri, il prossimo crollo, alle elezioni politiche, potrebbe essere il suo.

sabato 21 aprile 2012

Siamo tutti su "Scherzi a parte"

E' proprio vero che la realtà supera la fantasia. Lo si sa da un pezzo, ma quello che si è visto e sentito negli ultimi giorni non lo si sarebbe potuto  immaginare, tanto  appare strampalato e offensivo  per chi sia ancora in grado di intendere e di volere  e non voglia farsi prendere in giro.
Tanto per cominciare, prendiamo spunto  dalla lettera  inviata al Corriere da una signora "bene" milanese, ciellina della prima ora, moglie di un ex assessore di una precedente Giunta Formigoni, il ciellino doc Antonio Simone, ora in carcere insieme a tal Pierangelo Daccò, altro ciellino doc amico del cuore dello  stesso Formigoni e superbeneficiato dalla Regione Lombardia, pluriindagato anche per gli affari fallimentari di don Verzè.
Ebbene, la signora  in questa lettera  ha tracciato un bel quadretto, che sarà anche uno sfogo dettato da motivazioni un po' rancorose e vendicative, ma offre comunque un esemplare ritratto dei comportamenti e dei sentimenti di questi supponenti e onnipotenti ciellini, strenui difensori a parole dei "valori cristiani", e pescati  a trafficare a piene mani con "valori" molto pagani.

La lettera va ad aggiungersi ad un'altra notizia, uscita l'altro ieri, di una cena a margine di un convegno al mitico meeting di Rimini del 2009, costata 15.000 euro. Cena che spero Formigoni adesso non voglia paragonare a quell'ultima cena di Gesù con gli apostoli a base di pane e vino; visto che già si è modestamente paragonato a Gesù che sbagliò a  fidarsi di Giuda, per giustificare il fatto che  lui  si è circondato da una decina di "apostoli"  che ora sono sotto indagine giudiziaria  per corruzioni e malversazioni varie.

L'autodifesa apparsa oggi sui giornali è di tipica vecchia scuola democristiana: dall'arroganza dell'onnipotente intoccabile fino a ieri è passato alla farsa della falsa modestia e della finta umiltà  del peccatore che ammette solo qualche piccolo peccatuccio ( perchè ormai noto e innegabile), certo dell'assoluzione umana e divina. Glissando o negando i peccati più grossi, anche se ugualmente evidenti. 

Quello che mi disgusta di più in queste vicende di ruberie e sprechi è l'ipocrisia, la sfrontatezza e la doppiezza dei protagonisti, che ostentano e proclamano alte idealità con arrogante sicurezza, per nascondere la miseria e la bassezza delle loro azioni. Il clan Formigoni- CL - don Verzè , e la Lega, sono stati esemplari in questa scandalosa specialità: si sono riempiti la bocca per anni di paroloni in difesa dei crocefissi collocati dappertutto e dei "valori cristiani" da sbandierare ogni giorno contro il vituperato "laicismo", e intanto si riempivano le tasche e le pance di valori pagani, con cene e vacanze di lusso, ville, auto e diamanti. E con denaro di provenienza pubblica che doveva essere destinato ad altri usi.

Ebbene, dopo aver sentito l'autodifesa dell'ex immacolato Formigoni;
dopo aver sentito anche le giustificazioni dei leghisti ex implacabili censori di "Roma ladrona" che ora si mostrano con la scopa in mano per  spazzare i diamanti e i lingotti d'oro acquistati con denaro pubblico;
e dopo aver sentito l'autodifesa di Berlusconi che ha definito i suoi festini "gare di burlesque", ho capito:
noi italiani, consapevoli e inconsapevoli, siamo tutti su "Scherzi a parte", la trasmissione Tv di maggior successo del gruppo Mediaset, sponsorizzata da CL. 
Quindi, possiamo ridere.