mercoledì 22 luglio 2009

La Costituzione e "l'infallibilità" del Presidente Napolitano

Avevo già scritto un paio di commenti per esprimere le mie forti perplessità sui comportamenti del presidente delle Repubblica Giorgio Napolitano e sul vicepresidente del CSM Nicola Mancino, così formulati.

L'enigma Mancino e l'enigma Napolitano
E' veramente singolare e dà da pensare il fatto che siano arrivati alle massime cariche dello Stato due figure come Napolitano e Mancino, con un curriculum vitae da politici di lungo corso, tutto costruito abilmente e pazientemente in salita, l'uno dentro al vecchio PCI e l'altro dentro la vecchia DC. Apparentemente uomini dell'area di centrosinistra, che di fatto sembrano stati messi lì, negli alti scranni, al posto giusto perchè intervengano al momento giusto per "salvare" questo governo , il suo capo e i suoi discutibili provvedimenti, ogni volta che si affaccia all'orizzonte il pericolo di una seria contestazione. Neutralità dovuta alla carica istituzionale e necessaria autonomia dai partiti di origine? Sarebbe bello se così fosse! Dopotutto anche il presidente della Camera Fini si smarca spesso dalle posizioni del suo partito. Purtroppo io, da cittadino sospettoso, vedo anche in quest'ultima uscita del vicepresidente Mancino
la volontà di bacchettare e frenare i colleghi del CSM che hanno espresso un legittimo e motivato parere contro il ddl sulla giustizia, per favorire l'approvazione di una legge Alfano-Berlusconi che evidentemente a lui sta bene.
E l'altrettanto enigmatico Napolitano intanto firma il decreto sicurezza, scrivendo che però è una schifezza, giusto per tirare un colpo al cerchio e uno alla botte. E' interesse dell'Italia che questo avvenga?
E' così che si difendono verità e giustizia? O si difendono interessi particolari dei potenti? (16 luglio)

A quando il dogma dell'infallibilità del Presidente?

Dopo aver firmato seduta stante il lodo Alfano, che rende immuni da qualsiasi imputazione i "magnifici 4" che ricoprono le più alte cariche dello Stato (compreso lui), ci manca solo che proponga un'altra "riforma condivisa" per aggiungere una postilla alla Costituzione che stabilisca il dogma dell'infallibilità del Presidente della Repubblica. Mica può essere da meno del papa, diamine. E criticare Napolitano, per cittadini, politici (Di Pietro in particolare) e giornalisti, diventerà reato. Aveva ragione Andreotti a dire che il potere logora chi non ce l'ha; e io aggiungo che quasi sempre, in Italia, monta un po' la testa di chi ce l'ha e finisce per credersi infallibile, onnipotente e intoccabile. (21 luglio)

Volevo aggiungere altre considerazioni sull'argomento, ma poi ho letto l'ultimo intervento (21 luglio) di Marco Travaglio sul suo blog Voglio scendere e ho pensato che meglio di così non si poteva esprimere ciò che anch'io penso .
Ne riporto una parte, invitando ovviamente a leggere l'intero pezzo sul sito originale.

La mosca tzè tzè - da L'Antefatto.it

Giorgio Ponzio Napolitano

"Noi che, poveri ignoranti, non conosciamo la Costituzione, pensavamo che i poteri e i doveri del Presidente della Repubblica fossero quelli indicati dalla Costituzione. E cioè:
- rappresentare l'unità nazionale
- inviare messaggi alle Camere

..............

"Noi che, poveri ignoranti, non conosciamo la Costituzione non riusciamo a trovare un solo rigo nella medesima che autorizzi il capo dello Stato a chiedere notizie di un’indagine che non gli garba (come fece Napolitano nel dicembre scorso con quella della Procura di Salerno sui magistrati corrotti di Catanzaro); o a promulgare una legge facendo sapere per lettera che non gli piace per niente (come ha appena fatto col pacchetto sicurezza); o ad anticipare al governo che non firmerà un decreto (come ha fatto col decreto Englaro) o che non promulgherà una legge se non sarà modificata (come ha fatto con la legge-bavaglio sulle intercettazioni).

Noi che, poveri ignoranti, non conosciamo la Costituzione non vi abbiamo trovato alcun articolo che consenta al capo dello Stato ad auspicare “una revisioni di regole e di comportamenti” in materia di intercettazioni e cronaca giudiziaria, a parlare di “abusi”, a invocare “soluzioni appropriate e il più possibile condivise” (come se una porcata votata da molti fosse meglio di una porcata votata da pochi). Né abbiamo trovato un solo articolo che gli permetta di invocare “tregue” nell’attività di opposizione e di informazione sul capo del governo coinvolto in scandali (sui quali il rappresentante dell’unità nazionale non ha mai proferito una sillaba). Ma forse, non volendo neppure immaginare che stia sbagliando lui, il problema è nostro: evidentemente abbiamo, della Costituzione, un testo vecchio e superato.

Ignoranti come siamo, poi, non abbiamo capito nemmeno a quali indagini egli si riferisca quando, per l’ennesima volta, invita misteriose entità a “non indulgere alla spettacolarizzazione delle vicende giudiziarie e dei processi”. Visto che le nomina il capo dello Stato, sappiamo invece che le Autorità indipendenti sono anche affar suo, e da mesi speravamo che si accorgesse di un paio di presenze inquietanti al loro interno. L’Autorità Garante della Privacy è vicepresieduta da un certo Giuseppe Chiaravalloti, plurinquisito in Calabria per gravissimi reati e sorpreso al telefono con la sua segretaria a invocare l’eliminazione fisica, a opera della “camorra”, del magistrato Luigi De Magistris. Dell’Autorità Garante delle Comunicazioni fa parte il forzista Giancarlo Innocenzi, sorpreso a trafficare con il premier Berlusconi (che lui chiama “Grande Capo”) per acquistare senatori del centrosinistra e per procacciare lucrosi contratti a un produttore berlusconiano impegnato nella compravendita dei senatori medesimi (vedi intercettazioni riportate nel nostro libro “Papi”). Purtroppo, il capo dello Stato ha citato quest’ultima Autorità per raccomandare ai giornalisti di attenersi all’«importante codice di autoregolamentazione» da essa fissato per censurare le notizie scomode al potere.

Ignoranti come siamo, pensavamo anche che gli uomini delle istituzioni fossero soggetti a critiche, tantopiù legittime quanto più alti sono i loro scranni. Invece abbiamo ieri appreso dall’Augusta Favella che “chi mi critica non conosce la Costituzione”. Insomma ogni critica alla sua Intoccabile Persona è lesa maestà, come nei regimi sovietici a lui tanto cari fino agli anni 50 (memorabile il suo elogio nel 1956, davanti al Comitato centrale del Pci, della repressione sovietica dei moti di Ungheria).

Pensavamo anche che il capo dello Stato non dovesse scendere nell’agone politico, per bacchettare questo o quello come un Capezzone o un Cicchitto o un Quagliariello qualsiasi. Invece l’ha fatto con Antonio Di Pietro, reo addirittura di avergli chiesto di non promulgare leggi palesemente incostituzionali anziché chiosarle con la piuma d’oca. Mal gliene incolse: Napolitano l’ha chiamato sarcasticamente “guerriero” accusandolo di “vano rotear di scimitarra”. Era dai tempi di Cossiga che un capo dello Stato non se la prendeva frontalmente con un leader dell’opposizione (fra l’altro isolatissimo e solitario, dinanzi a un governo strapotente e strafottente e a un’opposizione inesistente): solo che, contro Cossiga, il Pci di Napolitano chiese l’impeachment trattandolo da golpista. Sui “guerrieri” alla Berlusconi & C. che roteano scimitarre tutt’altro che vane contro i magistrati e i giornalisti liberi, mai un sospiro dal Quirinale. Sui guerrieri alla Bossi & C., che ogni due per tre minacciano di “tirar fuori i fucili e i mitra” o di “oliare i kalashnikov”, ora contro i “comunisti” ora contro i “terroni” ora contro i “negri”, mai una parola dal Quirinale: un conto sono i fucili, i mitra e i kalashnikov, un altro le scimitarre.

Ignoranti come siamo, pensavamo che non rientrasse fra i compiti del capo dello Stato giudicare l’attendibilità di testimoni d’accusa in questo o quel processo: invece, ieri, Napolitano ha deciso che le nuove rivelazioni di Spatuzza, Riina, Ciancimino jr. e altri sui mandanti esterni delle stragi di mafia & Stato “vengono da soggetti per lo meno discutibili” e comunque non bisogna parlarne: secondo Napolitano quelle rivelazioni, totalmente ignorate da gran parte dei telegiornali di regime, “sono state accolte da un clamore un po’ eccessivo”. In effetti, ne ha financo parlato qualche quotidiano. La prossima volta, per favore, silenzio. Il Presidente riposa."

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