domenica 12 luglio 2009

Scherzi da premier 2

O tempora, o mores! Declamò in Senato Cicerone, famoso oratore e fustigatore di pessimi costumi pubblici e privati al tempo dei Romani. Ma si può ripetere tristemente anche oggi , sicuri che la definizione è giustificata.
E' bastato un po' di fotografie dei cosiddetti "grandi della terra", sorridenti e ben allineati , compiaciuti di poter poi dire, appena rientrati a casa, a figli e nipoti ed elettori "io c'ero"; è bastato che si facessero un po' di annunci e di promesse di governare meglio il mondo e mandare un po' di aiuti per riedificare qualche monumento storico in Abruzzo, e il vertice de L'Aquila è diventato un successo , un fatto storico da celebrare 10 volte al giorno e per giorni su ogni telegiornale pubblico e privato e su ogni trasmissione televisiva accessoria dove ogni conduttore o velina avesse spazio per infilare un elogio al presidente del Consiglio.
E pure la stampa nazionale ed estera, che fino al giorno prima aveva rovesciato critiche e ironie sul nostro premier, colpita da repentina folgore come S. Paolo sulla via di Damasco, si è convertita all'elogio del "rinato", incipriato ex libertino sessuomane pericoloso per la democrazia, diventato "statista" in 3 giorni per aver degnamente organizzato il summit nella città terremotata 4 mesi fa.
Persino " La Repubblica", quotidiano considerato dal premier nemico numero 1, insultato e strapazzato pubblicamente anche in conferenza stampa ufficiale , gli ha dedicato un titolo benevolo, "Il meritato successo di un abile Anfitrione" anche se poi nel contesto dell'articolo Eugenio Scalfari spiega che il successo non trasforma l' "anfitrione" in uno statista. E il giornale continua con la riproposizione delle 10 domande al premier rimaste senza risposta e con gli articoli che narrano le notti libertine del capo del governo.

Naturalmente "passata la festa, gabbato lo santo". Tutti i problemi nazionali e internazionali, enormi, sono ancora lì, aperti, e in perenne attesa di soluzione. La terra a L'Aquila, che aveva generosamente sospeso i suoi sussulti nei giorni del summit, ha ripreso a tremare, e la gente che vive sotto le tende continua a soffrire, tenuta in vita col sondino nasogastrico della speranza e delle promesse che il 15 settembre i primi aquilani potranno entrare nella nuove case che si stanno costruendo - a tempo di record - dice "lui". Un "lui" redento che passerà le prossime vacanze in una villa nei pressi della città terremotata, invece che nella peccaminosa Villa Certosa, perchè "l'occhio del padrone" (significativa la definizione di se stesso come "padrone") sicuramente servirà a far procedere i lavori più celermente.
Pienamente assolto quindi per aver fatto il bravo per tre giorni, e per meriti mediatici, favorito dagli elogi degli illustri ospiti, a cominciare da Obama, vuoi per la cortesia che si deve al padrone di casa , vuoi per le necessità della realpolitik, vuoi per sincera gratitudine per l'interessante esperienza fatta e per l'occasione propagandistica da spendere poi a casa propria. Favorito immensamente dall'atteggiamento del nostro presidente della Repubblica che sta facendo di tutto per salvarlo, il nostro premier si è fatto, ancora una volta, gioco di tutti noi.

Infatti, intanto, passavano quasi sotto silenzio alcuni fatti che per un paese democratico sarebbero di una gravità estrema: la cena, insieme al ministro Alfano, in casa del giudice costituzionale che dovrà decidere sulla costituzionalità del Lodo Alfano; la concessione della prescrizione a Elio Letizia , carissimo amico del premier e padre della carissima Noemi, per l'accusa di ben 24 episodi di concussione, compiuti nei primi anni '90 e dimenticati in un cassetto del tribunale di Napoli per 16 anni; la pubblicazione (anche questa con ritardo di anni dalla reale scoperta) di una lettera della mafia diretta a Berlusconi, tramite Dell'Utri, scritta anche questa agli inizi della sua discesa in campo, lettera che getta ombre inquietanti sui rapporti di reciproco condizionamento innescati a quel tempo.
Intanto procedono gli iter per la approvazione delle leggi sulle intercettazioni e sul fasullo testamento biologico, i discutibilissimi provvedimenti sulla sicurezza, sulla stampa, sulla scuola, su tanti aspetti della gestione della giustizia.

E non bastasse la protervia e la determinazione dei governanti, decisi a imporre queste leggi con la forza dei numeri che li sostengono in Parlamento, il capo dello Stato tende a sopire e addormentare ogni contestazione. Trovo questa situazione estremamente preoccupante.

Se poi volgiamo l'occhio sulla preparazione del futuro congresso (o si dice convenzione?) del PD, viene da piangere. Candidati, e loro supporter, alla segreteria si stanno scannando tra loro, con denti avvelenati come vipere, prendendo a pretesto una frase ora dell'uno ora dell'altro.

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