Infatti non avevo mai visto tanto livore, tanta sprezzante ironia, oltre che da parte di politici e commentatori di blog e forum, da parte di tanti giornalisti contro un collega di fama e di successo. Temo che la più o meno sottintesa invidia, o gelosia, abbia giocato un ruolo forte. Tutti, o quasi, a sogghignare sulla entità consolatoria della "buonuscita" e nessuno, o quasi, a sforzarsi di capire le cause e gli effetti che avrebbe avuto sulla libertà e sulla completezza di informazione questa buonuscita milionaria ad un collega scomodo a tanti potenti e inviso al capo del governo.
Tra i tanti modi che un regime può usare per togliersi dai piedi un oppositore, non volendo ricorrere ai più cruenti e controproducenti mezzi dell'eliminazione fisica e del licenziamento in tronco, quello di intaccarne moralmente la credibilità, e quindi isolarlo, è il più efficace. E Santoro ha dato l'impressione di cascarci, fermandosi in tempo - pare - sull'orlo del precipizio. Il suo lungo monologo in diretta, contro tutto e contro tutti, pur appassionato, motivato ed efficace, ha dato però anche il pretesto per aggiungere benzina al fuoco acceso dai suoi detrattori. Credo che le reazioni negative ricevute abbiano fatto capire a Santoro, che in questa Italia così congegnata, meglio non tirare troppo la corda.
Santoro è Santoro, con i suoi pregi professionali e anche con i suoi difetti caratteriali; talvolta esagera, o gigioneggia, è egocentrico e fors'anche antipatico, ma "buca lo schermo" e se non fosse così probabilmente non riuscirebbe tanto efficace e pungente nel condurre trasmissioni di denuncia, informazione e inchiesta sui problemi più gravi del paese; problemi che l'informazione, o la disinformazione, ufficiale, edulcorata alla Minzolini e Vespa, nasconde o travisa.
I Santoro, Travaglio, Gabanelli, Iacona , i loro staff e pochi altri, con le loro personalità, i loro caratteri e stili diversi, ma bravi e indipendenti, sono una componente indispensabile per mantenere in equilibrio la bilancia dell'informazione, già purtroppo così squilibrata a favore del berlusconismo dominante nei mezzi e nei canali televisivi principali e più seguiti della comunicazione.
Peccato che tanti lettori e telespettatori (e giornalisti) non se ne rendano conto.
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