Ci risiamo. Di nuovo in campagna elettorale con una situazione e un'offerta politica che più confusa di così non si può.
Credevamo di esserci liberati di Berlusconi, e invece no. Rieccolo più agitato che mai, terrorizzato dalla prospettiva dell'oblio e di una eventuale condanna per le sue pendenze giudiziarie, salta da una televisione all'altra, pubblica e privata, ogni santo giorno, convinto di avere ancora il carisma e il potere di affascinare le folle di telespettatori. Finto e ritinto e ripetitivo come un disco rotto ha ritrovato il sostegno delle sue amazzoni portate in Parlamento, ma il suo Pdl lo segue solo in parte e si è già diviso in vari pezzi.
Pdl diviso e osteggiato anche dalla Lega, ex alleata pure essa dilaniata e dimezzata dagli scandali, tra un Bossi ormai privo di ogni credibilità e un Maroni che si fa fatica a vedere come leader.
Credevamo di poterci liberare di Monti, presunto Cincinnato che avrebbe dovuto tornarsene alla Bocconi dopo aver assolto il suo compito di tecnico "salvatore dell'Italia" (strizzando gli italiani), e invece si è improvvisamente scoperto una vocazione per la politica, dopo vari tentennamenti, e si presenta a capo di una lista, o "Agenda" di Centro, aggregato a quel dinosauro ex Dc di Casini che da una vita ritenta, senza finora riuscirci, di rifondare la DC. E a Monti è spuntata l'idea di poter essere un nuovo De Gasperi, ringalluzzito dal plateale appoggio di alcuni leader europei e dello Stato del Vaticano, attraverso l'Osservatore Romano, organo del Papa.
Evidentemente anche per lui è scattata la "sindrome da attaccamento alla poltrona" che colpisce tutti gli italiani con qualche incarico di potere; e così anche il sobrio professore non se ne vuole più staccare, convinto di essere solo lui in grado di finire l'opera di salvatore dell'Italia, anche se finora è riuscito solo a salvare la propria immagine all'estero, senza risolvere alcuno dei gravi problemi economici dell'Italia (a parte, per ora, il famigerato spread), anzi, per qualche aspetto anche aggravandoli.
Che la Chiesa lo appoggi non stupisce, la Chiesa ha sempre gradito "gli uomini della Provvidenza" dagli antichi re e imperatori, a Mussolini, a Berlusconi, cui ha perdonato tutte le porcherie, pur di conservare privilegi e possibilità di intervento a gamba tesa sulla legislazione italiana, a scapito della laicità. Non potendo più sostenere Berlusconi, ormai indifendibile anche per i misericordiosi alti prelati, eccoli attaccarsi a Monti e Casini sperando di poter continuare a mantenere con loro lo stesso rapporto di favore. Il fatto che il programma di Monti preveda sacrifici più per le classi medio basse che per quelle alte, va benissimo; i sacrifici sono sempre stati il pane, anzi un dono divino per il popolo, per guadagnarsi il Paradiso. E poi con tanti poveri si può sempre far bella figura elargendo un po' di beneficenza (con il denaro ricevuto da privati e Stato).
Stando ai sondaggi, non sembra però che questo nuovo Centro, pieno di facce vecchie e con idee vecchie spacciate per moderne e innovative, possa avere molti consensi.
- Se guardiamo a sinistra, la situazione è ancora molto complicata e pure divisa.
Intanto c'è l'incognita del Movimento 5 Stelle dell'istrionico e funambolico Beppe Grillo, dato fino a poco fa in grande ascesa, ma un po' in frenata ora, dopo alcune performances del capo che hanno suscitato molti dubbi anche tra i suoi fan. Rappresenta una protesta allo stato puro, indistinta, in parte motivata e in parte rozza, senza porsi problemi di governabilità futura; guai a parlare di alleanze o assumersi responsabilità di scelte, puntando ad una comoda opposizione dura, non importa chi governerà; tanto peggio tanto meglio per il blog e i blogger perditempo.
A complicare le cose adesso si è aggiunto anche il neonato partito del magistrato Antonio Ingroia, che vuol rappresentare una "Rivoluzione civile" di sinistra antagonista, in concorrenza col PD, col quale si è già messo in polemica; anche perchè il Pd ha arruolato un altro magistrato importante, Pietro Grasso, col quale non corre buon sangue.
E adesso il povero Bersani leader riconosciuto e certificato del centrosinistra, col timbro autorevole della vittoria alle primarie, si trova come Amleto di fronte ad un dilemma esistenziale di portata storica.
Poichè anche vincendo, come pare probabile, le prossime elezioni del 24-25 febbraio 2013, difficilmente potrebbe raggiungere da solo la maggioranza in Parlamento, per assurgere al governo dovrebbe allearsi con qualche altra forza politica.
Col Centro o con la sinistra?
Se Grillo e Ingroia terranno le porte chiuse in sdegnoso isolamento e pregiudiziale ostilità, magari anche reciproca, resta solo praticabile l'alleanza con il Centro di Monti-Casini-cardinal Bertone.
Ma potrebbe essere questo per il centrosinistra di Bersani-Vendola, PD e SEl, un abbraccio mortale, che costringerebbe Bersani a vestire il loden, e a rinunce programmatiche e ideali sul piano delle politiche sociali, della laicità e delle riforme vere necessarie per la giustizia e contro la corruzione e i privilegi della varie e potenti caste che si stanno già aggrappando a Monti .
A meno che, a fronte di uno scarso successo elettorale, non sia Monti a mettersi il giaccone sportivo e a recitare la parte del "progressista". Pare stia facendo le prove. La scuola politica del trasformismo italiano non manca mai di allievi bravissimi a imparare in fretta.
Comunque sarà, auguri a Bersani perchè sappia fare la scelta giusto, e auguri all'Italia perchè riesca a risollevarsi da questa crisi economica, politica e morale.
lunedì 31 dicembre 2012
mercoledì 5 dicembre 2012
Napolitano ha vinto. Io, cittadino che voleva sapere la verità, ho perso
Napolitano ha vinto e si dichiara "sereno". Io, cittadino che voleva una giustizia uguale per tutti, ho perso. Grazie Consulta.
La sentenza era già scritta e scontata, dati i protagonisti ai più alti livelli dello Stato, che hanno tutto l'interesse nel sostenersi a vicenda. Il nostro presidente della Repubblica in questa brutta storia ha dunque vinto la sua puntigliosa battaglia per la difesa delle sue sacre "prerogative" di intangibilità e inascoltabilità da sovrano, e ne sarà orgoglioso e soddisfatto. Lui e i suoi fortunati successori, già così garantiti, da questo "chiarimento" che in realtà è una forzatura e una contraddizione rispetto all'art. 3 e allo stesso art. 90 della Costituzione.
Anche la signora ministro dell'Interno Cancellieri si dichiara felice e contenta della "bella sentenza". Capirai che bellezza (o che sollievo?)! Le tanto temute 4 telefonate intercettate saranno cancellate e sepolte per i posteri. La Procura di Palermo è stata umiliata e ostacolata. La mafia del passato e del presente (con annessi amici e collusi) gongola..
Io però come cittadino che avrebbe voluto conoscere la verità, tutta la verità, sui rapporti telefonici del Presidente della Repubblica Napolitano con l'ex ministro dell'interno Mancino (che cercava il suo appoggio per evitare di essere interrogato sulla trattativa Stato-mafia del '92-94!!), non sono per nulla soddisfatta. Per me è una sconfitta. L'ennesima...
E mi dispiace assai che in questa brutta storia tanta parte della stampa e tanti politici di ogni schieramento si siano tanto prodigati per sostenere Napolitano in una causa che io ritengo eticamente e politicamente sbagliata e inopportuna e giuridicamente opinabile, per arrivare a questo triste risultato che non onora la Costituzione ma aggiunge un privilegio e una immunità a chi ha più potere (invece di chiedergli più trasparenza).
E la "soddisfazione" subito espressa dall'attuale ministro dell'Interno mi conferma sempre più che questi "tecnici" che Napolitano ci ha imposto "per salvare l'Italia", sono tanto lontani dai bisogni di giustizia, verità e uguaglianza dei cittadini e salvano soprattutto se stessi, le proprie "prerogative" e quelle degli amici potenti.
La sentenza era già scritta e scontata, dati i protagonisti ai più alti livelli dello Stato, che hanno tutto l'interesse nel sostenersi a vicenda. Il nostro presidente della Repubblica in questa brutta storia ha dunque vinto la sua puntigliosa battaglia per la difesa delle sue sacre "prerogative" di intangibilità e inascoltabilità da sovrano, e ne sarà orgoglioso e soddisfatto. Lui e i suoi fortunati successori, già così garantiti, da questo "chiarimento" che in realtà è una forzatura e una contraddizione rispetto all'art. 3 e allo stesso art. 90 della Costituzione.
Anche la signora ministro dell'Interno Cancellieri si dichiara felice e contenta della "bella sentenza". Capirai che bellezza (o che sollievo?)! Le tanto temute 4 telefonate intercettate saranno cancellate e sepolte per i posteri. La Procura di Palermo è stata umiliata e ostacolata. La mafia del passato e del presente (con annessi amici e collusi) gongola..
Io però come cittadino che avrebbe voluto conoscere la verità, tutta la verità, sui rapporti telefonici del Presidente della Repubblica Napolitano con l'ex ministro dell'interno Mancino (che cercava il suo appoggio per evitare di essere interrogato sulla trattativa Stato-mafia del '92-94!!), non sono per nulla soddisfatta. Per me è una sconfitta. L'ennesima...
E mi dispiace assai che in questa brutta storia tanta parte della stampa e tanti politici di ogni schieramento si siano tanto prodigati per sostenere Napolitano in una causa che io ritengo eticamente e politicamente sbagliata e inopportuna e giuridicamente opinabile, per arrivare a questo triste risultato che non onora la Costituzione ma aggiunge un privilegio e una immunità a chi ha più potere (invece di chiedergli più trasparenza).
E la "soddisfazione" subito espressa dall'attuale ministro dell'Interno mi conferma sempre più che questi "tecnici" che Napolitano ci ha imposto "per salvare l'Italia", sono tanto lontani dai bisogni di giustizia, verità e uguaglianza dei cittadini e salvano soprattutto se stessi, le proprie "prerogative" e quelle degli amici potenti.
sabato 24 novembre 2012
Quale Centrosinistra con Renzi vincente?
Sul candidato Matteo Renzi si stanno puntando le speranze di tanti giovani, che vedono in lui l'uomo nuovo che dovrebbe avere la forza e la capacità di rinnovare il PD e il Parlamento mandando a casa tutti i "veterani", bravi o meno bravi che siano, onesti o disonesti, se hanno già una esperienza che superi i 3 mandati; e comunque ne vuole dimezzare il numero, gli stipendi e i privilegi, abolire vitalizi e finanziamento pubblico dei partiti.
Con un grido di battaglia così, e all'insegna della "rottamazione" dei vecchi esponenti di partito presenti e attivi da decenni, è facile conquistare consensi oggi, vista la generale sfiducia e ostilità che si sono meritati i parlamentari e i partiti soprattutto in questi ultimi anni, tra scandali, ruberie, corruzione e incapacità a risolvere i problemi.
Ma c'è un ma; non è tutto oro quello che luccica anche nell'uomo nuovo che sfida e contende il primato nel PD al segretario Bersani esponente esemplare della "vecchia scuola" del partito, nel bene e nel male.
Certo Matteo Renzi è abile, se alla giovane età di 37 anni è riuscito a percorrere una così rapida carriera che, da presidente della Provincia di Firenze, l'ha portato a diventare sindaco della città e ora aspira addirittura a diventare capo del governo italiano se vincesse le primarie e se il centrosinistra dovesse vincere le elezioni politiche nazionali del 2013.
Ma è questa sua fretta di salire i gradini della scala politica e istituzionale che mi lascia molto dubbiosa, perchè mi sembra che non abbia la maturità e la saggezza necessarie per ricoprire tale carica. Ma soprattutto non mi convince il suo modo di far politica che lo fa somigliare ad un Berlusconi in miniatura, più identificabile nel centrodestra che nel centrosinistra.
Non basta proclamarsi paladini del nuovo per garantire che il nuovo sia poi migliore del vecchio; troppe volte innovatori e rivoluzionari che promettevano di rivoltare tutto e di affossare la "vecchia" politica, hanno tradito le aspettative degli elettori e arrecato gravi danni al Paese. Basti pensare agli ultimi casi di Bossi e Berlusconi, presentatisi anche loro come rottamatori della partitocrazia e abbiamo visto cosa hanno combinato.
Certo è bravo a parlare, e parla così in fretta che ti può convincere di tutto e del contrario di tutto senza che ti accorgi della differenza.
E anche questo mi fa paura e mi fa temere incoerenza e superficialità, così come l'eccessivo ricorso ai mezzi di comunicazione per apparire sempre e dovunque attaccando gli altri per attirare su di sè l'attenzione. Non è un caso che il suo primo successo sia stato in TV vincendo alla Ruota della fortuna. Come non può essere un caso che la stampa quotidiana e periodica di varie padronanze gli dedichi articoli e interviste, facendogli tanta pubblicità.
Il suo protagonismo e presenzialismo, più che il suo operato concreto,
è stato incoraggiato ed elogiato fin dal suo apparire da quella stampa di destra e finto- indipendente che ha difeso Berlusconi fino all'ultimo ma che, nel frattempo, consapevole che il crollo del centrodestra sarebbe presto arrivato, si è voluta premunire dalla possibile futura vittoria del centrosinistra, incoraggiando la scalata al suo interno di un personaggio ambizioso e bramoso di emergere che più si mostrava affine ai loro interessi.
Ricordo citazioni elogiative e commenti di lettori ai relativi articoli in favore di Renzi, in particolare su QN, il quotidiano online del Gruppo Monti-Rifferser che comprende Il resto del Carlino, Il Giorno e La Nazione; poi ho saputo che Renzi curava il servizio vendite de La Nazione nel territorio fiorentino.
Che Matteo Renzi fosse il candidato del centrosinistra più amato dalla destra lo si è capito da almeno un paio d'anni, da quando, nel 2010 appena eletto sindaco di Firenze ha indetto quella prima convention dei rottamatatori alla Leopolda
Poi il suo misterioso pranzo ad Arcore in casa Berlusconi, e la furbata di Berlusconi che dichiarò "Renzi porta avanti le nostre idee sotto le insegne del PD". Furbata confermata col titolo de Il Giornale di oggi "Il PD ha un senso solo se vince Renzi"
Provocazione? Tentativo di spaccare il PD? Outing sfacciato? Ai posteri l'ardua sentenza
Poi la scelta di Giorgio Gori, uomo di punta di Mediaset , che improvvisamente abbandonò per diventare spin doctor di Renzi. Poi la cena , a porte chiuse, coi finanzieri arruolati dal Davide Serra specialista in società con sede alle Cayman e beneficiario di una compartecipazione societaria del Comune di Firenze.
E stupisce il fatto che uno che dichiara uno stipendio di 4.000 euro possa permettersi una lunghissima e dispendiosa campagna elettorale, cominciata praticamente due anni fa, prima ancora di avere la certezza che le primarie si facessero.
Insomma, saranno solo indizi, ma con quello che abbiamo visto finora, a pensar male si farà peccato ma spesso ci si indovina...
La sua difesa di Marchionne, solo tardivamente ritirata, la scelta di consiglieri economici come Ichino e altri più sensibili alle ragioni di un neoliberalismo che a quelli delle classi più deboli.
La sua vicinanza al mondo della gerarchia cattolica che lo ha portato finora a compiacerla sui temi etici: vedi il rifiuto della cittadinanza onoraria a Peppino Englaro e la proposta di istituzionalizzare la sepoltura dei feti abortiti -->
https://www.facebook.com/notes/la-rete-delle-reti-femminili/renzi-laborto-e-il-cimitero-dei-non-nati/381099908640184
Renzi è convinto di poter vincere le future elezioni portando a votare per il centrosinistra, se da lui guidato, almeno un 10% di elettori in più provenienti dal centrodestra. Detto in sintesi: con Bersani si arriverebbe al 30%, con Renzi al 40% e oltre, quindi....
Ammesso e non concesso che questo si avverasse, a che prezzo? è lecito chiedersi. Intanto un centrosinistra guidato da Renzi potrebbe allontanare tanti elettori di sinistra (e forse lo stesso Vendola, a lui incompatibile): e poi è tutto da dimostrare che elettori che hanno sempre votato per il centro o la destra, o Berlusconi, sarebbero disposti a trovarsi in compagnia degli aborriti "sinistrati" disprezzati fino a ieri.
Infine, conviene al centrosinistra cambiare identità fino al punto di assomigliare ad una nuova"Forza Italia", misto liberal-social-democristiana? O non corre il rischio di implodere per l'impossibilità di conciliare le due anime, quella ex diessina e quella renziana?
Insomma, la vittoria del nuovo, non rottamerebbe solo il vecchio, ma rischia di far franare l'impianto di un centrosinistra che, pur con tante colpe ed errori commessi, ha retto e mantenuto una base elettorale che in questo momento è la più forte; ed è quindi un pilastro necessario e utile per la sopravvivenza della democrazia, a fronte della disaffezione generale, del montante ma ancora indistinto "grillismo", lo sfacelo del centrodestra e il moltiplicarsi dei "centrini". Con l'ombra incombente di un Monti-bis sine die. .
E Renzi, consapevole o no, potrebbe rivelarsi un "cavallo di Troia".
Spero ovviamente di sbagliarmi. Ma in questo momento mi sento abbastanza vicina alla Cassandra della mitologia greca.
Con un grido di battaglia così, e all'insegna della "rottamazione" dei vecchi esponenti di partito presenti e attivi da decenni, è facile conquistare consensi oggi, vista la generale sfiducia e ostilità che si sono meritati i parlamentari e i partiti soprattutto in questi ultimi anni, tra scandali, ruberie, corruzione e incapacità a risolvere i problemi.
Ma c'è un ma; non è tutto oro quello che luccica anche nell'uomo nuovo che sfida e contende il primato nel PD al segretario Bersani esponente esemplare della "vecchia scuola" del partito, nel bene e nel male.
Certo Matteo Renzi è abile, se alla giovane età di 37 anni è riuscito a percorrere una così rapida carriera che, da presidente della Provincia di Firenze, l'ha portato a diventare sindaco della città e ora aspira addirittura a diventare capo del governo italiano se vincesse le primarie e se il centrosinistra dovesse vincere le elezioni politiche nazionali del 2013.
Ma è questa sua fretta di salire i gradini della scala politica e istituzionale che mi lascia molto dubbiosa, perchè mi sembra che non abbia la maturità e la saggezza necessarie per ricoprire tale carica. Ma soprattutto non mi convince il suo modo di far politica che lo fa somigliare ad un Berlusconi in miniatura, più identificabile nel centrodestra che nel centrosinistra.
Non basta proclamarsi paladini del nuovo per garantire che il nuovo sia poi migliore del vecchio; troppe volte innovatori e rivoluzionari che promettevano di rivoltare tutto e di affossare la "vecchia" politica, hanno tradito le aspettative degli elettori e arrecato gravi danni al Paese. Basti pensare agli ultimi casi di Bossi e Berlusconi, presentatisi anche loro come rottamatori della partitocrazia e abbiamo visto cosa hanno combinato.
Certo è bravo a parlare, e parla così in fretta che ti può convincere di tutto e del contrario di tutto senza che ti accorgi della differenza.
E anche questo mi fa paura e mi fa temere incoerenza e superficialità, così come l'eccessivo ricorso ai mezzi di comunicazione per apparire sempre e dovunque attaccando gli altri per attirare su di sè l'attenzione. Non è un caso che il suo primo successo sia stato in TV vincendo alla Ruota della fortuna. Come non può essere un caso che la stampa quotidiana e periodica di varie padronanze gli dedichi articoli e interviste, facendogli tanta pubblicità.
Il suo protagonismo e presenzialismo, più che il suo operato concreto,
è stato incoraggiato ed elogiato fin dal suo apparire da quella stampa di destra e finto- indipendente che ha difeso Berlusconi fino all'ultimo ma che, nel frattempo, consapevole che il crollo del centrodestra sarebbe presto arrivato, si è voluta premunire dalla possibile futura vittoria del centrosinistra, incoraggiando la scalata al suo interno di un personaggio ambizioso e bramoso di emergere che più si mostrava affine ai loro interessi.
Ricordo citazioni elogiative e commenti di lettori ai relativi articoli in favore di Renzi, in particolare su QN, il quotidiano online del Gruppo Monti-Rifferser che comprende Il resto del Carlino, Il Giorno e La Nazione; poi ho saputo che Renzi curava il servizio vendite de La Nazione nel territorio fiorentino.
Che Matteo Renzi fosse il candidato del centrosinistra più amato dalla destra lo si è capito da almeno un paio d'anni, da quando, nel 2010 appena eletto sindaco di Firenze ha indetto quella prima convention dei rottamatatori alla Leopolda
Poi il suo misterioso pranzo ad Arcore in casa Berlusconi, e la furbata di Berlusconi che dichiarò "Renzi porta avanti le nostre idee sotto le insegne del PD". Furbata confermata col titolo de Il Giornale di oggi "Il PD ha un senso solo se vince Renzi"
Provocazione? Tentativo di spaccare il PD? Outing sfacciato? Ai posteri l'ardua sentenza
Poi la scelta di Giorgio Gori, uomo di punta di Mediaset , che improvvisamente abbandonò per diventare spin doctor di Renzi. Poi la cena , a porte chiuse, coi finanzieri arruolati dal Davide Serra specialista in società con sede alle Cayman e beneficiario di una compartecipazione societaria del Comune di Firenze.
E stupisce il fatto che uno che dichiara uno stipendio di 4.000 euro possa permettersi una lunghissima e dispendiosa campagna elettorale, cominciata praticamente due anni fa, prima ancora di avere la certezza che le primarie si facessero.
Insomma, saranno solo indizi, ma con quello che abbiamo visto finora, a pensar male si farà peccato ma spesso ci si indovina...
La sua difesa di Marchionne, solo tardivamente ritirata, la scelta di consiglieri economici come Ichino e altri più sensibili alle ragioni di un neoliberalismo che a quelli delle classi più deboli.
La sua vicinanza al mondo della gerarchia cattolica che lo ha portato finora a compiacerla sui temi etici: vedi il rifiuto della cittadinanza onoraria a Peppino Englaro e la proposta di istituzionalizzare la sepoltura dei feti abortiti -->
https://www.facebook.com/notes/la-rete-delle-reti-femminili/renzi-laborto-e-il-cimitero-dei-non-nati/381099908640184
Renzi è convinto di poter vincere le future elezioni portando a votare per il centrosinistra, se da lui guidato, almeno un 10% di elettori in più provenienti dal centrodestra. Detto in sintesi: con Bersani si arriverebbe al 30%, con Renzi al 40% e oltre, quindi....
Ammesso e non concesso che questo si avverasse, a che prezzo? è lecito chiedersi. Intanto un centrosinistra guidato da Renzi potrebbe allontanare tanti elettori di sinistra (e forse lo stesso Vendola, a lui incompatibile): e poi è tutto da dimostrare che elettori che hanno sempre votato per il centro o la destra, o Berlusconi, sarebbero disposti a trovarsi in compagnia degli aborriti "sinistrati" disprezzati fino a ieri.
Infine, conviene al centrosinistra cambiare identità fino al punto di assomigliare ad una nuova"Forza Italia", misto liberal-social-democristiana? O non corre il rischio di implodere per l'impossibilità di conciliare le due anime, quella ex diessina e quella renziana?
Insomma, la vittoria del nuovo, non rottamerebbe solo il vecchio, ma rischia di far franare l'impianto di un centrosinistra che, pur con tante colpe ed errori commessi, ha retto e mantenuto una base elettorale che in questo momento è la più forte; ed è quindi un pilastro necessario e utile per la sopravvivenza della democrazia, a fronte della disaffezione generale, del montante ma ancora indistinto "grillismo", lo sfacelo del centrodestra e il moltiplicarsi dei "centrini". Con l'ombra incombente di un Monti-bis sine die. .
E Renzi, consapevole o no, potrebbe rivelarsi un "cavallo di Troia".
Spero ovviamente di sbagliarmi. Ma in questo momento mi sento abbastanza vicina alla Cassandra della mitologia greca.
mercoledì 14 novembre 2012
Le 5 "stelle " del centrosinistra.
Non avevo nessuna voglia e intenzione quest'anno di andare a votare per le primarie del centrosinistra. Troppo deludente era stato l'esito delle consultazioni precedenti, non tanto perchè il mio candidato preferito in passato (es. Prodi o Marino) avesse perso o vinto, ma perchè poi le esperienze di governo che ne erano scaturite, prima la coalizione dell'Ulivo e poi il PD, sono implosi per i contrasti interni e i comportamenti contraddittori, incerti, autolesionisti di certi leader che hanno deluso ogni aspettativa.
Ma poichè la speranza è sempre l'ultima a morire, e per tutta la vita ho coltivato la convinzione che gli assenti hanno sempre torto, e la partecipazione è doverosa e indispensabile per la sopravvivenza della democrazia, ci sono ricascata. Ed eccomi quindi a spulciare tra i curriculum dei candidati. Finchè sembrava che a "correre" fossero solo Bersani e Renzi, il mio interesse alla partecipazione era pari a zero; infatti vedo Bersani come un "usato sicuro", sicuro che nulla cambierà perchè da sempre ostaggio di D'Alema , e lo sfidante rampante Renzi, come ho già scritto, è troppo bramoso di salire su poltrone sempre più alte, senza avere peraltro l'autorevolezza, lo spessore morale e la coerenza necessari per ricoprire la carica di Presidente del Consiglio.
Vendola è un abile affabulatore e promotore dei suoi sogni ma non mi convince e Tabacci è persona valida ma non può rappresentare il centrosinistra.
Poi ho scoperto l'esistenza di una nuova candidata, Laura Puppato, e mi sono tirata un po' su il morale. Vista la sua figura di donna seria, determinata e capace, con un curriculum politico non troppo importante ma sufficiente per poter esibire una buona esperienza, come sindaco e consigliere regionale del Veneto, mi sono detta: perchè non appoggiare proprio lei?
Naturalmente, la prima obiezione che mi è venuta in mente, e che altri mi hanno fatto osservare, è che questa outsider è praticamente sconosciuta e non ha alcuna possibilità di vincere, a fronte di concorrenti noti da decenni attraverso stampa e Tv, con migliaia di sostenitori organizzati ed esperti.
Ma poichè la speranza è sempre l'ultima a morire, e per tutta la vita ho coltivato la convinzione che gli assenti hanno sempre torto, e la partecipazione è doverosa e indispensabile per la sopravvivenza della democrazia, ci sono ricascata. Ed eccomi quindi a spulciare tra i curriculum dei candidati. Finchè sembrava che a "correre" fossero solo Bersani e Renzi, il mio interesse alla partecipazione era pari a zero; infatti vedo Bersani come un "usato sicuro", sicuro che nulla cambierà perchè da sempre ostaggio di D'Alema , e lo sfidante rampante Renzi, come ho già scritto, è troppo bramoso di salire su poltrone sempre più alte, senza avere peraltro l'autorevolezza, lo spessore morale e la coerenza necessari per ricoprire la carica di Presidente del Consiglio.
Vendola è un abile affabulatore e promotore dei suoi sogni ma non mi convince e Tabacci è persona valida ma non può rappresentare il centrosinistra.
Poi ho scoperto l'esistenza di una nuova candidata, Laura Puppato, e mi sono tirata un po' su il morale. Vista la sua figura di donna seria, determinata e capace, con un curriculum politico non troppo importante ma sufficiente per poter esibire una buona esperienza, come sindaco e consigliere regionale del Veneto, mi sono detta: perchè non appoggiare proprio lei?
Naturalmente, la prima obiezione che mi è venuta in mente, e che altri mi hanno fatto osservare, è che questa outsider è praticamente sconosciuta e non ha alcuna possibilità di vincere, a fronte di concorrenti noti da decenni attraverso stampa e Tv, con migliaia di sostenitori organizzati ed esperti.
Ma questo non mi ferma, perchè un voto non è mai
inutile, anche se è per una persona o una parte che prevedibilmente
potrà essere in minoranza; perchè è sempre l'espressione di una
volontà, di un indirizzo, di una testimonianza, e può servire ad aprirsi
a nuove idee e contributi. Non è buona politica ritirare fuori il
refrain del "voto inutile" o "sprecato", che
viene regolarmente usato come argomento dai 2 candidati più forti,
conosciuti e organizzati, perchè ognuno teme che si "portino
via" i voti a lui.
Se le primarie devono essere solo una corsa a
due, tra Coppi e Bartali, guelfi e ghibellini, o Milan-Inter, lo si
metta come regola e si accettino solo due candidati (scelti dalla gerarchia del partito?) con
turno unico. Ma così si snatura il senso e lo spirito delle primarie
aperte a doppio turno, e soprattutto non si dà la possibilità di
mettersi in gioco e farsi conoscere a forze nuove e diverse.
E intanto siamo arrivati alla prima esibizione pubblica di tutti e 5 i candidati con un confronto sulla TV di Sky , e tutti gli spettatori hanno potuto così conoscere dal vivo anche la Puppato,"donna invisibile" tenuta finora in quarantena e ignorata dagli organi di stampa e dallo stesso Pd di cui pure è esponente a livello di direzione nazionale.
Adesso imperversano su tutti i maggiori giornali le pagelle e le classifiche dei "vincitori" del confronto, in cui la mia candiadta occupa naturalmente il penultimo posto, con percentuali che vanno da un minimo di 3 ad un massimo di 12. In cima alle classifiche ci stanno ovviamente i più noti: Bersani (per l'Unità), Renzi (per il Corriere), Vendola (per Il Fatto), con posizioni e percentuali diverse.
Ma io credo sia più
corretto dire che non ha"vinto" nessuno, ma ognuno dei
candidati ha mostrato una sua ottica e un diverso aspetto della
galassia del centrosinistra. A suo modo anche il centrosinistra si è
dimostrato un "movimento a 5 stelle", con "stelle"
più o meno brillanti, nuove o meno nuove, ma comunque in grado di
fornire una dignitosa prospettiva politica. Non darei troppo peso
alle classifiche compilate da vari giornali. E' evidente
che ognuno dei lettori ha votato per il candidato che gli era già più
congeniale o vicino alle sue idee, a prescindere dalla prestazione
televisiva.
Io tifavo, e tifo, per la Puppato e nonostante la
difficoltà di un dibattito rigido e ingessato a colpi di domande e
risposte ingabbiate in tempi stretti, mi sembra abbia superato bene
l'esame e sia risultata convincente e possa ben rappresentare una
figura nuova di donna in politica capace e autorevole. Parte
svantaggiatissima a fronte della popolarità degli altri candidati. Ma proprio per questo andrebbe incoraggiata e
sostenuta da chi aspira a realizzare un'idea diversa e migliore di
Paese.
Non
so se anche i fan del rottamatore Renzi siano teleguidati (come pare sia lui , via sms...), ma è
evidente che sono già tutti mobilitati e all'opera per rottamare da
subito per prima l'outsider Laura Puppato. Non sia mai che questa,
sconosciuta fino a ieri, si sia guadagnata qualche consenso con la
sua prima prova di confronto televisivo e porti via qualche voto che
potrebbe servire per la marcia trionfale del rottamatore verso la
vittoria!
Dunque all'opera "compagni" renziani e prendiamo
il primo pretesto che ci capita; è bastata una osservazione della Puppato nel
dopopartita di critica contro il nuovo idolo (appunto per l'uso del telefonino in trasmissione), enfatizzata dalla stampa, e da subito è partita la macchina del fango da scagliare
addosso alla malcapitata, in perfetto stile veteroberlusconiano.
Rilevati ieri sera sul Corriere sotto l'articolo a lei dedicato, questi complimenti :
"pupo", "bambocciona che dice bischerate", "vada
a far torte","figura miserabile", "banalità da
comare", "ignorante tecnologica", "vecchia
dentro", "ritirati", cercatrice di poltrone... e via
dicendo. E guarda caso il sondaggio del Corriere vede una grande
prevalenza di voti per Renzi.
Sul sito della stessa Puppato altra
tattica, ci si presenta come un quasi simpatizzante, poi si tira la
frecciata, magari più soft ma sempre nella stessa direzione. Già
Renzi non mi piaceva da prima, adesso che vedo all'opera i suoi fan,
o il suo tecnologico staff, stravedo per la Puppato.
Se questi sono i
"moderati" i cui voti Renzi si porterebbe dietro da destra al
centrosinistra, quelli che tacevano o approvavano Minetti, Carfagna, Brambilla e Santanchè e
ora insultano una candidata come la Puppato, la prospettiva per la futura "identità" del centrosinistra e del PD la vedo
buia.
giovedì 18 ottobre 2012
Attenti a questi due
-->
"Attenti a questi due"
viene da dire guardando la foto e parafrasando il titolo di una
vecchia serie di filmetti - commediola americana. Il guaio è che qui
non si dovrebbe giocare con le parole e non è una commedia, ma si
tratta di un problema serio.
In teoria, molto superficialmente, parrebbero rappresentare il "vecchio" e il "nuovo" nel PD. Ma forse sono solo due facce della stessa medaglia, animate dallo stesso protagonismo personale e da un ego supportato da grande presunzione e dalla convinzione di essere insostituibili e unici portatori del "verbo". Uno dovrebbe essere "rottamato" in quanto "vecchio", secondo la vulgata del "rottamatore" che gli vorrebbe subentrare in quanto "giovane".
"Rottamare" è verbo ora di moda, ma estremamente infelice e improprio.
Si rottamano le auto sfasciate e gli oggetti che non servono
più, non le persone, ancorchè anziane. Si devono invece "rinnovare"
i contenuti, gli organismi del partito e i candidati alle cariche, scegliendo le
persone in base alle attitudini e ai meriti conseguiti e dimostrati
nel corso della vita.
L'età e l'esperienza professionale e nel
partito sono requisiti che vanno pesati e dosati a seconda della
carica che si va a ricoprire. In certi casi va premiata la giovane
età, in altri l'esperienza. Sempre si deve richiedere l'onestà
materiale e intellettuale e la coerenza, e pure l'aderenza personale ai valori che un
partito vuol rappresentare e agli obiettivi che vuol realizzare.
A
mio parere nè D'Alema nè Renzi possono "incarnare" il PD
che vorrei, per mancata aderenza ai succitati requisiti.
D'Alema dovrebbe ritirarsi dalla politica non tanto, o non solo, perchè è vecchio, ma perchè ha già dimostrato ampiamente di aver dato più danni
che risorse, a cominciare dall'infausta congiura di Catilina,
del 1998, complici Cossiga, Marini, e Bertinotti, che fece cadere il governo Prodi, che pur stava operando seriamente e bene, per salire poi lui stesso a capo di un governo che durò appena un anno, avendo perso le elezioni amministrative su cui aveva giocato tutto il suo "peso"; si dimise e segnò la fine dell'Ulivo e con
esso affossò la credibilità e la speranza di riportare e mantenere una sinistra democratica al governo.
E cito appena la sua infelice bicamerale e tutte le volte che "salvò" Berlusconi in crisi con interventi intempestivi e inopportuni che falsavano e mettevano in difficoltà e contraddizione la linea del PD. Merita pure un cenno l'altra infelice operazione che lo vide intrallazzare con Fassino e l'Unipol di Consorte per mettere le mani sulla famosa banca BNL. Per non parlare delle sue amicizie baresi e con il giro del Tarantini fornitore di escort per Berlusconi e altri personaggi assortiti.
L'ultima sua trovata di farsi scrivere una lettera appello di 700 suoi fan (ma qualcuno si è dissociato) pubblicata sull'Unità, per chiedere la sua ricandidatura, rivela la sua natura di notabile, o padrino, del Sud attaccato al suo potere a cui non vuol rinunciare mai.
Di Renzi vedo solo la smania e il protagonismo personale di
salire sempre più in alto, saltando da una carica all'altra senza aver dimostrato particolari meriti e risultati nel ricoprirle; troppe parole e troppe contraddizioni
rispetto ai valori che vorrei veder rappresentati nelle sue prese di posizione pubbliche degli anni passati, a cominciare della sua ambigua cena privata con Berlusconi, per continuare con la scelta di Giorgio Gori, uomo Mediaset fino a ieri, come personal trainer della sua comunicazione.
Renzi sembra trovarsi più a suo agio con i costosi jet privati, con i Marchionne e con gli imprenditori che scuciono centinaia o migliaia di euro per finanziare le sue private cene di campagna elettorale per le primarie. Insomma, sembra assommare il vecchio modo di far politica di Berlusconi e quello di D'Alema insieme. O, ancor più, sembra un furbetto della vecchia scuola democristiana, riverniciato con una pennellata di berlusconismo.
Il che mi pare il massimo della perversione e non dovrebbe azzeccarci nulla col PD.
Il che mi pare il massimo della perversione e non dovrebbe azzeccarci nulla col PD.
martedì 25 settembre 2012
Religioni e tabù
In questi ultimi giorni le religioni sono ritornate argomento da prima pagina sulla stampa nazionale e internazionale. La notizia più recente è di oggi ed è una dichiarazione del Ministro della istruzione Profumo che ha affermato, parola più, parola meno: "bisogna rivedere i programmi della scuola e togliere l'ora di religione...il paese è cambiato, la scuola è multietnica..." .
Oddio, è la prima volta (dopo oltre un secolo, dopo le diatribe sull'ora di religione registrate all'inizio del '900) che un ministro osa fare una proposta del genere in Italia, dove l'ora di religione nella scuola pubblica è stata finora un tabù intoccabile, obbligatoriamente garantito dal Concordato mussoliniano del 1929 e da una facoltatività pochissimo rispettata con la revisione craxiana del 1984.
SONDAGGIO del Corriere attivato nel pomeriggio del 25 settembre 2012
Il ministro Profumo propone di rivedere l’ora di religione: sei d’accordo?
Sì 67.9% No 32.1% Numero votanti: 2843 alle ore 17,25 del 25 sett. /
COMMENTI 499 nella stessa proporzione tra favorevoli e contrari (in nome della nostra cultura, tradizione, esigenza di spiritualità, Concordato ecc...)
Le
reazioni scatenate dal filmetto sono evidentemente il frutto di una
strategia di gruppi fondamentalisti che, in nome della
fratellanza islamica e della intoccabilità del loro profeta, l'hanno usato come pretesto per mettere in
difficoltà gli islamici più moderati delle "primavere arabe" e l'odiato Occidente. Ma trovo grave che molti occidentali, specie di una certa sinistra, o cattolici troppo ingenui (?) o politici zelanti o opportunisti, chi per antiamericanismo pregiudiziale e chi per semplice paura di chi grida più forte,
giustifichino manifestazioni violente e invochino la censura contro la satira a soggetto religioso, per un malinteso "rispetto delle religioni" che dovrebbe costituire un limite invalicabile alla libertà.
Sapessero costoro quante volte io mi sento offesa nella mia sensibilità e nella mia intelligenza dalle valanghe di bugie, oscenità, violenze gratuite che i mezzi di comunicazione diffondono.... Ma non vado ad assaltare sedi di giornale o TV e non ammazzo giornalisti, politici o editori; giro pagina o cambio canale, o non
compro il giornale e non vado a vedere il film che ritengo volgare o stupido.
Per quanto io sia sempre critica contro le invadenze vaticane passate e presenti e non sia d'accordo con la politica USA di "esportazione della democrazia", noto una eccessiva acquiescenza alla invadenza e alle pretese islamiche, tra l'altro spesso ispirate da gruppi terroristici che vorrebbero "esportare la teocrazia" e imporre, col ricatto della paura suscitata da azioni violente e stragi, la sharia come legge dello Stato nei paesi a maggioranza islamica che ancora non l'hanno adottata, e istigare tutti gli islamici residenti nei paesi occidentali a pretendere di influenzare i relativi governi e ottenere sempre maggiori spazi e poteri e l'instaurazione di usi e costumi e idee che ci riporterebbero al Medioevo e alla limitazione di libertà e diritti umani faticosamente conquistati.
Oddio, è la prima volta (dopo oltre un secolo, dopo le diatribe sull'ora di religione registrate all'inizio del '900) che un ministro osa fare una proposta del genere in Italia, dove l'ora di religione nella scuola pubblica è stata finora un tabù intoccabile, obbligatoriamente garantito dal Concordato mussoliniano del 1929 e da una facoltatività pochissimo rispettata con la revisione craxiana del 1984.
Proposta a mio parere giusta, sia pur tardiva, ma giustificata dal ministro con una motivazione solo parzialmente pertinente. L'ora di religione va tolta non solo perchè si è accorto adesso che la popolazione scolastica è ormai multietnica, al 30 o al 50%, ma perchè la scuola pubblica deve
essere aconfessionale, o laica che dir si voglia, anche se la popolazione scolastica fosse solo di italiani doc e di famiglia cattolica. Nessuna religione
deve essere favorita, o imposta in una scuola pubblica di un paese
democratico.
Catechismi e proselitismi si facciano nelle Chiese,
nelle parrocchie o nelle "madrasse" o altro luogo di culto.
La scuola pubblica deve educare alla conoscenza più ampia possibile
della storia di tutti i popoli, a cominciare dal nostro ovviamente,
deve dare almeno nozioni generali della storia delle religioni (mitologie, fatti
e misfatti compresi), e soprattutto recuperare l'educazione civica,
intesa come preparazione del cittadino rispettoso delle leggi e
partecipe della vita del proprio paese, con spirito di
collaborazione, solidarietà e integrazione, contro ogni fanatismo o
pretesa di verità assolute derivanti da un "credo", con
spirito critico e disponibilità al dialogo, al confronto e alla
discussione civile.
Ma temo che quello
del ministro Profumo sia il solito annuncio di buone intenzioni, che
domani si rimangerà a seguito delle proteste vaticane e di tutti i
baciatori di mani e anelli pontifici che albergano in questo
governo presunto "tecnico" e nei partiti fintamente laici che lo sostengono.
Mi conforta comunque che la maggioranza degli italiani sia favorevole all'abolizione dell'ora di religione, almeno stando a questo:
Mi conforta comunque che la maggioranza degli italiani sia favorevole all'abolizione dell'ora di religione, almeno stando a questo:
SONDAGGIO del Corriere attivato nel pomeriggio del 25 settembre 2012
Il ministro Profumo propone di rivedere l’ora di religione: sei d’accordo?
Sì 67.9% No 32.1% Numero votanti: 2843 alle ore 17,25 del 25 sett. /
COMMENTI 499 nella stessa proporzione tra favorevoli e contrari (in nome della nostra cultura, tradizione, esigenza di spiritualità, Concordato ecc...)
AGGIORNAMENTO DELLE ORE 17,30 DEL 26
Come previsto, il ministro Profumo, dopo le proteste di qualche cardinale e della solita Binetti, si è già rimangiato la proposta di abolizione dell'ora di religione, accusando i giornalisti di averlo frainteso. Ma noi cittadini abbiamo capito benissimo: in Italia non si muove foglia che il Vaticano non voglia.
** L'altra notizia di argomento religioso-politico ha scatenato furiose polemiche che si sono trascinate dall'11 settembre (guarda caso anniversario della distruzione e della strage delle torri gemelle a New York) ad oggi, con pesanti ripercussioni internazionali. Da quella data sono scoppiate e si sono susseguite manifestazioni di gruppi islamici contro ambasciate americane, e di altri paesi occidentali, in tante capitali del nord-Africa e del medio Oriente con gravi episodi di violenza, morti e feriti. A Bengasi, in Libia, sono stati uccisi l'ambasciatore americano Chris Stevens e altri tre funzionari USA. Altre vittime si sono registrate in varie località nel corso di altri assalti a sedi diplomatiche.
Il pretesto ufficiale dichiarato dai manifestanti è stato un filmetto di infima qualità che irride a Maometto, prodotto e messo in circolazione su internet mesi fa e di cui nessuno finora si era accorto e che probilmente nessuno dei manifestanti aveva visto, ma che improvvisamente ha fatto scattare in contemporanea in varie località la molla della protesta contro l'offesa arrecata al profeta dell'Islam.
Il pretesto ufficiale dichiarato dai manifestanti è stato un filmetto di infima qualità che irride a Maometto, prodotto e messo in circolazione su internet mesi fa e di cui nessuno finora si era accorto e che probilmente nessuno dei manifestanti aveva visto, ma che improvvisamente ha fatto scattare in contemporanea in varie località la molla della protesta contro l'offesa arrecata al profeta dell'Islam.
Per difendere il principio della libertà di stampa è seguita poi la pubblicazione in Francia di vignette che raffiguravano Maometto sul periodico satirico Charlie Hebdo. Quindi, altre manifestazioni di protesta islamiche, tra le quali una a Milano, pacifica ma molto determinata a difendere l'intoccabilità del santo profeta Maometto.
Io di norma rispetto le manifestazioni pacifiche di
chiunque, ma condanno quelle violente. Rispetto le persone ma
rivendico il diritto mio e altrui di criticare o dissentire da
tutte le idee e convinzioni che non condivido, su temi laici,
politici o religiosi, anche con la satira, se fossi un vignettista
di mestiere. Quello che non accetto è che si consideri ancora le
religioni un Tabù intoccabile.
Perchè si possono confutare tutte le
teorie filosofiche e scientifiche ma non quelle religiose, che si
basano su misteri e presunte verità "rivelate" e trascritte millenni fa, valide solo per chi
ci crede?
Personalmente mi preoccupa assai vedere donne velate e uomini barbuti
che in nome della loro religione islamica rivendicano il diritto perfino di
uccidere chi critica le loro convinzioni religiose o non riconosce
qualifica di "sacralità" al loro "profeta" e al loro "libro". Liberi loro di crederci, ma devono essere liberi tutti gli altri di non crederci e confutarne contenuti e prescrizioni.
Mi
preoccupa ancora di più vedere che a Milano a manifestare ci
fossero tanti giovani islamici che, pur pacificamente, ripetevano
però gli stessi slogan dei loro vecchi maestri. Sono venuti qui, e in molti casi vi sono nati e cresciuti, nei
paesi occidentali evidentemente perchè non trovavano nei loro paesi
soddisfacenti condizioni di vita sul piano economico e politico.
Perchè allora vogliono portarsi dietro e instaurare anche qui quei limiti alla libertà di pensiero, parola e stampa che hanno soffocato e mantenuto
arretrati tanti dei loro paesi originari?
Sapessero costoro quante volte io mi sento offesa nella mia sensibilità e nella mia intelligenza dalle valanghe di bugie, oscenità, violenze gratuite che i mezzi di comunicazione diffondono.... Ma non vado ad assaltare sedi di giornale o TV e non ammazzo giornalisti, politici o editori; giro pagina o cambio canale, o non
compro il giornale e non vado a vedere il film che ritengo volgare o stupido.
Per quanto io sia sempre critica contro le invadenze vaticane passate e presenti e non sia d'accordo con la politica USA di "esportazione della democrazia", noto una eccessiva acquiescenza alla invadenza e alle pretese islamiche, tra l'altro spesso ispirate da gruppi terroristici che vorrebbero "esportare la teocrazia" e imporre, col ricatto della paura suscitata da azioni violente e stragi, la sharia come legge dello Stato nei paesi a maggioranza islamica che ancora non l'hanno adottata, e istigare tutti gli islamici residenti nei paesi occidentali a pretendere di influenzare i relativi governi e ottenere sempre maggiori spazi e poteri e l'instaurazione di usi e costumi e idee che ci riporterebbero al Medioevo e alla limitazione di libertà e diritti umani faticosamente conquistati.
sabato 4 agosto 2012
Sua Maestà non si tocca
Avevamo, anzi, abbiamo, un Papa-Re, infallibile, intoccabile, "irresponsabile", immune da qualsiasi controllo, critica e (orrore!) intercettazione telefonica, e non lo sapevamo.
Per la verità qualcuno se n'era già accorto che Giorgio Napolitano aveva un alto concetto di sè e della sua funzione di Capo dello Stato che lo faceva apparire come un "grande Timoniere" (ricordate Mao e il suo libretto rosso di massime eterne?), padre e padrino, guida spirituale, morale e politica degli italiani sempre un po' nostalgici di "uomini della Provvidenza", re e regine e santi protettori.
Certo, in mancanza di veri leader politici che sapessero convincere o affascinare, e a fronte del degrado berlusconiano, la figura di Napolitano, un po' monarchica e un po' cardinalizia, dispensatrice di moniti, prediche e auspici quotidiani su tutto lo scibile umano, presente ogni giorno sugli schermi televisivi per ogni inaugurazione, commemorazione, visita di Stato o di circostanza, all'inizio poteva anche risultare autorevole, rassicurante e consolatoria.
Nonostante il suo passato politico di comunista "migliorista", capace di giustificare dittature e carri armati sovietici a Budapest senza rimorsi o sensi di colpa, una volta salito al Quirinale si poteva credere ad una sua sincera conversione alla democrazia, e alla conclamata fedeltà alla Costituzione repubblicana. Come si diceva una volta, in fondo, "nel mondo dei ciechi gli orbi sono re".
Ma poi via via, anno dopo anno, monito dopo monito, è apparsa chiaramente anche una linea politica presidenziale ben precisa, improntata ad una realpolitik molto attenta a difendere l'establishment, i poteri costituiti, le scelte e le leggi volute dal Governo Berlusconi fino all'estremo (lodo Alfano compreso, con immunità per i magnifici 4, massime cariche dello Stato...), ma anche e soprattutto a difendere le proprie prerogative, aggiungendovene magari qualcuna, pure lui "ad personam".
Da anni, pur dichiarandosi ogni giorno al di sopra delle parti, e votato alla "condivisione" e alla "coesione", mostrava il suo fastidio e la sua ostilità con severi rimbrotti per alcune opposizioni (Di Pietro, Grillo...) e per alcuni magistrati che si occupavano dei processi berlusconiani o che rilasciavano pareri sui giornali contro progetti di legge -bavaglio; magistrati da lui spesso accusati di protagonismo e invitati ad "abbassare i toni", o meglio a tacere, e a non credersi "missionari" della giustizia.
Ma non dimostrava lo stesso zelo nel condannare i ricorrenti insulti, volgarità e accuse esorbitanti contro la Magistratura espressi da Berlusconi, da Bossi e da tanti esponenti PDL e della Lega.
Ora è decisamente uscito allo scoperto, con le ultime prese di posizione contro i magistrati di Palermo che indagano sulle trattative Stato-mafia del 1992-93, arrivando al ricorso presso la Corte Costituzionale per conflitto di attribuzione.
Ma quello che lascia sconcertati è l'atteggiamento di certi giornali e giornalisti di sinistra che si comportano nei confronti di Napolitano con lo stesso servile ossequio e roboante difesa d'ufficio dei giornalisti di regime ai tempi di Mussolini.
E mi riferisco in particolare a Repubblica, e a Scalfari. Lo stesso giornale che ha pubblicato per mesi un ex-post simbolico contro le leggi bavaglio berlusconiane battendosi per la libertà di stampa e di intercettazione, che ha pubblicato per mesi le "dieci domande" a Berlusconi chiedendogli di chiarire le sue vicende, non tanto per gli aspetti penali, ma per il suo dovere di uomo pubblico con responsabilità di governo; lo stesso giornale che da giorni pubblica la stessa domanda all'indagato Formigoni perchè fornisca le ricevute di pagamento delle sue vacanze, ritiene scandaloso che si richieda la stessa trasparenza e sincerità al Capo dello Stato che permetterebbe di far luce su un fatto ben più grave della nostra storia.
Il giornale di ieri dedicava una pagina intera alla versione difensiva dell'Avvocatura di Stato mobilitata in difesa di Napolitano (ma tale documento non dovrebbe essere al momento riservato?), intitolando l'articolo principale "Quei pm sono scorretti è contro la Costituzione intercettare il Quirinale".
E nei vari sommarietti e occhielli evidenziate le accuse chiave: "Grave vulnus alle prerogative del Colle", "Le telefonate del Presidente, anche se indirette, sono assolutamente vietate", "Gli ascolti del Presidente non possono in alcun modo essere valutati, utilizzati, trascritti", "Fino a quando è in carica il Capo dello Stato non può essere limitato nelle sue comunicazioni".
Mamma mia che impressione!
Sta forse per scoppiare la terza guerra mondiale e bisogna difendere segreti di Stato e il nostro Capo dal nemico che sta per invaderci?
Macchè.... si tratta solo di non far sapere cosa ha detto il presidente della Repubblica ad un invadente senatore suo amico, ex capo del CSM e del Senato stesso che non voleva essere interrogato dai giudici circa il suo eventuale coinvolgimento o consapevolezza di una trattativa tra organi dello Stato e mafiosi.
Se Napolitano ha tanto terrore che si sappia quel che si sono detti con Mancino, dobbiamo aggiungerlo alla black list degli ambigui: Andreotti, Cossiga, Berlusconi, Dell'Utri .....
E che il grande giornalista ottuagenario Scalfari, simbolo della sinistra, si scaldi tanto nel difenderlo a spada tratta, mi insospettisce assai sulle compromissioni del passato tra DC-PCI e ...mafia.
Per la verità qualcuno se n'era già accorto che Giorgio Napolitano aveva un alto concetto di sè e della sua funzione di Capo dello Stato che lo faceva apparire come un "grande Timoniere" (ricordate Mao e il suo libretto rosso di massime eterne?), padre e padrino, guida spirituale, morale e politica degli italiani sempre un po' nostalgici di "uomini della Provvidenza", re e regine e santi protettori.
Certo, in mancanza di veri leader politici che sapessero convincere o affascinare, e a fronte del degrado berlusconiano, la figura di Napolitano, un po' monarchica e un po' cardinalizia, dispensatrice di moniti, prediche e auspici quotidiani su tutto lo scibile umano, presente ogni giorno sugli schermi televisivi per ogni inaugurazione, commemorazione, visita di Stato o di circostanza, all'inizio poteva anche risultare autorevole, rassicurante e consolatoria.
Nonostante il suo passato politico di comunista "migliorista", capace di giustificare dittature e carri armati sovietici a Budapest senza rimorsi o sensi di colpa, una volta salito al Quirinale si poteva credere ad una sua sincera conversione alla democrazia, e alla conclamata fedeltà alla Costituzione repubblicana. Come si diceva una volta, in fondo, "nel mondo dei ciechi gli orbi sono re".
Ma poi via via, anno dopo anno, monito dopo monito, è apparsa chiaramente anche una linea politica presidenziale ben precisa, improntata ad una realpolitik molto attenta a difendere l'establishment, i poteri costituiti, le scelte e le leggi volute dal Governo Berlusconi fino all'estremo (lodo Alfano compreso, con immunità per i magnifici 4, massime cariche dello Stato...), ma anche e soprattutto a difendere le proprie prerogative, aggiungendovene magari qualcuna, pure lui "ad personam".
Da anni, pur dichiarandosi ogni giorno al di sopra delle parti, e votato alla "condivisione" e alla "coesione", mostrava il suo fastidio e la sua ostilità con severi rimbrotti per alcune opposizioni (Di Pietro, Grillo...) e per alcuni magistrati che si occupavano dei processi berlusconiani o che rilasciavano pareri sui giornali contro progetti di legge -bavaglio; magistrati da lui spesso accusati di protagonismo e invitati ad "abbassare i toni", o meglio a tacere, e a non credersi "missionari" della giustizia.
Ma non dimostrava lo stesso zelo nel condannare i ricorrenti insulti, volgarità e accuse esorbitanti contro la Magistratura espressi da Berlusconi, da Bossi e da tanti esponenti PDL e della Lega.
Ora è decisamente uscito allo scoperto, con le ultime prese di posizione contro i magistrati di Palermo che indagano sulle trattative Stato-mafia del 1992-93, arrivando al ricorso presso la Corte Costituzionale per conflitto di attribuzione.
Ma quello che lascia sconcertati è l'atteggiamento di certi giornali e giornalisti di sinistra che si comportano nei confronti di Napolitano con lo stesso servile ossequio e roboante difesa d'ufficio dei giornalisti di regime ai tempi di Mussolini.
E mi riferisco in particolare a Repubblica, e a Scalfari. Lo stesso giornale che ha pubblicato per mesi un ex-post simbolico contro le leggi bavaglio berlusconiane battendosi per la libertà di stampa e di intercettazione, che ha pubblicato per mesi le "dieci domande" a Berlusconi chiedendogli di chiarire le sue vicende, non tanto per gli aspetti penali, ma per il suo dovere di uomo pubblico con responsabilità di governo; lo stesso giornale che da giorni pubblica la stessa domanda all'indagato Formigoni perchè fornisca le ricevute di pagamento delle sue vacanze, ritiene scandaloso che si richieda la stessa trasparenza e sincerità al Capo dello Stato che permetterebbe di far luce su un fatto ben più grave della nostra storia.
Il giornale di ieri dedicava una pagina intera alla versione difensiva dell'Avvocatura di Stato mobilitata in difesa di Napolitano (ma tale documento non dovrebbe essere al momento riservato?), intitolando l'articolo principale "Quei pm sono scorretti è contro la Costituzione intercettare il Quirinale".
E nei vari sommarietti e occhielli evidenziate le accuse chiave: "Grave vulnus alle prerogative del Colle", "Le telefonate del Presidente, anche se indirette, sono assolutamente vietate", "Gli ascolti del Presidente non possono in alcun modo essere valutati, utilizzati, trascritti", "Fino a quando è in carica il Capo dello Stato non può essere limitato nelle sue comunicazioni".
Mamma mia che impressione!
Sta forse per scoppiare la terza guerra mondiale e bisogna difendere segreti di Stato e il nostro Capo dal nemico che sta per invaderci?
Macchè.... si tratta solo di non far sapere cosa ha detto il presidente della Repubblica ad un invadente senatore suo amico, ex capo del CSM e del Senato stesso che non voleva essere interrogato dai giudici circa il suo eventuale coinvolgimento o consapevolezza di una trattativa tra organi dello Stato e mafiosi.
Se Napolitano ha tanto terrore che si sappia quel che si sono detti con Mancino, dobbiamo aggiungerlo alla black list degli ambigui: Andreotti, Cossiga, Berlusconi, Dell'Utri .....
E che il grande giornalista ottuagenario Scalfari, simbolo della sinistra, si scaldi tanto nel difenderlo a spada tratta, mi insospettisce assai sulle compromissioni del passato tra DC-PCI e ...mafia.
sabato 28 luglio 2012
Chi ha "ucciso" D'Ambrosio? A chi fa comodo la sua morte?
Ma la morte per infarto del consigliere giuridico del Presidente della Repubblica, Loris D'Ambrosio, è diventato un caso nazionale, e subito, senza consultare alcun medico o fare l'autopsia, si è trovata la causa e soprattutto i colpevoli, anzi "gli assassini": i pubblici ministeri che stanno conducendo le indagini sulla trattativa Stato - mafia del 1992 - 1993 e i giornalisti de Il Fatto quotidiano e i pochi altri che hanno dato notizia dei recenti tentativi dell'ex ministro Nicola Mancino di ottenere un qualche appoggio dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano, trovandosi indiziato e accusato di falsa testimonianza per il ruolo da lui a suo tempo avuto nella conoscenza della trattativa, e mai chiarito.
Essendo stato D'Ambrosio il tramite dei contatti Mancino-Quirinale e delle telefonate intercettate e rese note, questo ex magistrato e collaboratore di Napolitano si è trovato indubbiamente in una situazione difficile, esposto a critiche e a indagini. Essendo notoriamente cardiopatico (almeno così si legge), è probabile che lo stress di questi ultimi mesi e le circostanze in cui suo malgrado si è trovato, a causa della sua posizione di collaboratore del Presidente della Repubblica, abbiano indebolito ulteriormente il suo cuore e provocato la "ferita" fatale.
Ma davvero è lecito e giusto scagliarsi contro i magistrati che stanno conducendo una legittima e doverosa indagine su vicende oscure che portarono alla morte dei giudici Falcone e Borsellino, delle loro scorte, a successive stragi e infine a una pax mafiosa favorita dalla sospensione del regime carcerario duro, il 41 bis, per centinaia di detenuti mafiosi?
E' lecito e giusto scagliarsi e accusare addirittura di "assassinio" quei giornalisti che hanno puntualmente riferito di questi contatti e telefonate anomali ai massimi vertici volte ad orientare, o disorientare, le indagini?
O non ha, per esempio, qualche responsabiltà chi telefonò a D'Ambrosio otto volte in quattro mesi per chiedergli di intercedere presso Capo dello Stato affinchè dall'alto della sua carica lo difendesse dai magistrati di Palermo, il senatore intercettato Nicola Mancino?
Dispiace veramente che in questa feroce campagna accusatoria sul bersaglio sbagliato si siano distinti non solo politici (v. il piduista Cicchitto) e giornalisti di testate berlusconiane e affini, Libero e il Giornale in prima fila, pur notoriamente dedite allo sciacallaggio e alle campagne antimagistratura per i soliti fini interessati.
Ma dispiace che si siano accodati giornalisti di testate nazionali cosiddette "indipendenti" e soprattutto si sia distinto il Capo dello Stato, che, dimenticando i suoi quotidiani moniti ad "abbassare i toni" altrui, se ne è uscito con un comunicato ufficiale e addirittura un lunghissimo necrologio sui giornali, accusando "la campagna violenta e irresponsabile di insinuazioni e di escogitazioni ingiuriose" cui D'Ambrosio " era stato di recente pubblicamente esposto....".
Se l'esimio Presidente della Repubblica si fosse fermato alle prime parole del necrologio in cui elogiava il suo prezioso collaboratore e ne elencava la storia professionale meritoria, avrebbe fatto un'opera santa. Ma questa coda velenosa di oscure accuse che ha voluto aggiungervi non trova giustificazione, se non in un maldestro tentativo di allontanare da se stesso l'ombra di una responsabilità personale nell'aver indotto o permesso al suo consigliere di svolgere un ruolo di intermediazione e aiuto all'amico ex ministro Mancino in colloqui telefonici sui quali si pretende di imporre il segreto.
No sig. Presidente, così non va. Già era stata una forzatura la sua recentissima lettera al CSM per denunciare un ipotetico conflitto di attribuzione di competenza contro le modalità di indagine dei pubblici ministeri di Palermo. Ora la grande stampa e i politici di destra e di sinistra si genuflettono e si sbracciano nella sua difesa, ma a me come cittadino resta l'amaro in bocca e la convinzione che lei in questa vicenda si sia spinto oltre i doveri connessi alla sua carica. E per difendere se stesso e non le vantate "prerogative del Capo dello Stato" a futura memoria.
Sembra quasi voglia ripercorrere la strada del presidente Cossiga che si divertiva a "togliersi i sassolini" dalle scarpe, soprattutto negli ultimi anni del settennato, sparando accuse contro ex compagni di partito per fatti di cui lui stesso era stato corresponsabile.
Io sto con Travaglio e Padellaro e con la loro posizione di liberi operatori dell' informazione e con la puntuale ricostruzione che della vicenda hanno fatto, vedi http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/28/infarto-di-stato/309055
Ora che D'Ambrosio è morto, è venuto a mancare un importante testimone della vicenda Mancino-Quirinale, e questo porrà seri limiti al raggiungimento della verità. Stavolta un infarto naturale ha involontariamente svolto il compito di silenziatore un tempo svolto dai caffè dell'Ucciardone o da certi "suicidi" assistiti provvidenziali per qualcuno.
Se poi ci aggiungiamo la "fuga" in Guatemala per un incarico annuale, volontaria o meno che sia, del magistrato Antonio Ingroia che ha condotto, con altri, le indagini sulla vicenda della trattativa Stato - mafia, conclusa in questa prima fase con un rinvio a giudizio di mafiosi ed ex "servitori dello Stato" tra cui gli ex Ministri Mancino e Conso con accuse di reticenze e false testimonianze, il quadro appare sempre più preoccupante e indicativo delle passate commistioni e compromissioni tra politici di alto livello e criminalità organizzata e potente.
E prende ora più forza il potente partito trasversale che vuole una legge che limiti l'uso delle intercettazioni, così tenacemente voluta da politici di ogni colore... e delinquenti.
giovedì 14 giugno 2012
Chi è stato "strangolato"? Cicchitto, Monti, o noi?
La nuda cronaca parlamentare del Corriere della sera online di ieri ci riferisce che
"Il ddl anticorruzione è passato con una maggioranza risicata di 354 sì e con un alto numero di astenuti: 102. Tra questi, oltre alla Lega, hanno deciso di astenersi anche 38 esponenti del Pdl.
Il sì definitivo è arrivato dopo che mercoledì alla Camera erano passate le tre fiducie sugli articoli «caldi» del ddl. Dunque maggioranza che si sbriciola sul voto finale al ddl sulla corruzione. Mancano più di cento voti, infatti, a quelli che sostengono il governo Monti. Assenti al voto anche il leader del Pdl, Angelino Alfano e il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani anche se, viene chiarito, solo perchè impegnato in altri appuntamenti. Tra i leader dunque solo Pier Ferdinando Casini era presente e ha votato a favore. Hanno votato contro Idv, i pidiellini Luca D'Alessandro e Lucio Barani, Santo Versace, due deputati di Popolo e Territorio, due di Nps. Si sono astenuti invece tra le opposizioni la Lega Nord, i restanti deputati del gruppo Pt, mentre nella maggioranza 38 del Pdl tra i quali Renato Brunetta, Guido Crosetto, Alfredo Mantovano, Mario Landolfi, Gaetano Pecorella, Giorgio Stracquadanio, Aldo Brancher. Astenuti anche i 6 deputati Radicali eletti nelle liste del Pd. Assenti al momento del voto oltre a Bersani altri 11 deputati del Pd e oltre ad Alfano altri 59 deputati del Pdl, 4 gli assenti dell'Udc.
L'AVVERTIMENTO DI CICCHITTO - «Al Senato sosterremo la responsabilità civile dei giudici e le diamo, signor Ministro, un elemento di riflessione: non ci venga a proporre emendamenti con l'esercizio da parte del governo di quello che è avvenuto qua, perché noi in questo caso non voteremo la fiducia su questo punto, perché non vorremmo essere ulteriormente strangolati» avverte il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, concludendo la dichiarazione finale di voto al Ddl anticorruzione, riferendosi in particolare alla norma prevista dal Ddl comunitario 2011 al'esame di Palazzo Madama. E avverte: «Come dice il proverbio: uomo o donna avvisata è mezzo salvata». Cicchitto ribadisce, inoltre, l'intenzione del Pdl di modificare il disegno di legge contro la corruzione, nella terza lettura al Senato, nelle parti relative al reato di concussione e alla nuova fattispecie «traffico di influenze».
E con questo chiarissimo e duro "avvertimento" il governo Monti è servito.
Chi avesse coltivato ancora qualche ingenua illusione che Monti e il suo governo di "tecnici" più o meno bravi e coraggiosi, fossero liberi e autonomi nelle loro scelte, credo debba svegliarsi e prendere atto della realtà.
Non è Cicchitto ad essere stato "strangolato" o "ammanettato", come il piduista ex socialista cane da guardia di Berlusconi ha affermato con toni perentori e drammatici.
Ammanettato e strangolato è Monti che deve fare i conti con questa parte di maggioranza che lo sostiene: il PDL (ma anche certi settori del PD...), che pretende una riforma della giustizia e un decreto anticorruzione che innanzitutto garantisca l'impunità reale e sostanziale del suo padre-padrone e poi anche di tutti i corrotti grandi e piccoli che militano nelle sue fila o che lo sostengono.
E per proteggere le pendenze pregresse e anche quelle eventuali future delle bande di delinquenti che ci opprimono si pretende una norma detta eufemisticamente della "responsabilità civile dei giudici", ma che di fatto vuole ammanettare i giudici, collocandoli sotto una spada di Damocle di penalizzazioni personali e ritorsioni milionarie nel caso si azzardino ad inquisire e condannare i delinquenti danarosi e potenti.
Tutto questo mentre il Paese si trova in una situazione economica disastrosa, per di più aggravata dalle conseguenze di un terremoto altrettanto disastroso che ha messo in ginocchio una delle Regioni, l'Emilia Romagna, finora più floride e produttive.
Invece di spremersi le meningi e impegnarsi per tentare di affrontare e risolvere questi enormi problemi, questi figuri che tengono Parlamento e Governo in ostaggio si preoccupano di perpetuare le corruzione, salvare i corrotti e punire i giudici scomodi.
Chi è lo strangolatore, e chi lo strangolato, signor Cicchitto?
"Il ddl anticorruzione è passato con una maggioranza risicata di 354 sì e con un alto numero di astenuti: 102. Tra questi, oltre alla Lega, hanno deciso di astenersi anche 38 esponenti del Pdl.
Il sì definitivo è arrivato dopo che mercoledì alla Camera erano passate le tre fiducie sugli articoli «caldi» del ddl. Dunque maggioranza che si sbriciola sul voto finale al ddl sulla corruzione. Mancano più di cento voti, infatti, a quelli che sostengono il governo Monti. Assenti al voto anche il leader del Pdl, Angelino Alfano e il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani anche se, viene chiarito, solo perchè impegnato in altri appuntamenti. Tra i leader dunque solo Pier Ferdinando Casini era presente e ha votato a favore. Hanno votato contro Idv, i pidiellini Luca D'Alessandro e Lucio Barani, Santo Versace, due deputati di Popolo e Territorio, due di Nps. Si sono astenuti invece tra le opposizioni la Lega Nord, i restanti deputati del gruppo Pt, mentre nella maggioranza 38 del Pdl tra i quali Renato Brunetta, Guido Crosetto, Alfredo Mantovano, Mario Landolfi, Gaetano Pecorella, Giorgio Stracquadanio, Aldo Brancher. Astenuti anche i 6 deputati Radicali eletti nelle liste del Pd. Assenti al momento del voto oltre a Bersani altri 11 deputati del Pd e oltre ad Alfano altri 59 deputati del Pdl, 4 gli assenti dell'Udc.
L'AVVERTIMENTO DI CICCHITTO - «Al Senato sosterremo la responsabilità civile dei giudici e le diamo, signor Ministro, un elemento di riflessione: non ci venga a proporre emendamenti con l'esercizio da parte del governo di quello che è avvenuto qua, perché noi in questo caso non voteremo la fiducia su questo punto, perché non vorremmo essere ulteriormente strangolati» avverte il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, concludendo la dichiarazione finale di voto al Ddl anticorruzione, riferendosi in particolare alla norma prevista dal Ddl comunitario 2011 al'esame di Palazzo Madama. E avverte: «Come dice il proverbio: uomo o donna avvisata è mezzo salvata». Cicchitto ribadisce, inoltre, l'intenzione del Pdl di modificare il disegno di legge contro la corruzione, nella terza lettura al Senato, nelle parti relative al reato di concussione e alla nuova fattispecie «traffico di influenze».
E con questo chiarissimo e duro "avvertimento" il governo Monti è servito.
Chi avesse coltivato ancora qualche ingenua illusione che Monti e il suo governo di "tecnici" più o meno bravi e coraggiosi, fossero liberi e autonomi nelle loro scelte, credo debba svegliarsi e prendere atto della realtà.
Non è Cicchitto ad essere stato "strangolato" o "ammanettato", come il piduista ex socialista cane da guardia di Berlusconi ha affermato con toni perentori e drammatici.
Ammanettato e strangolato è Monti che deve fare i conti con questa parte di maggioranza che lo sostiene: il PDL (ma anche certi settori del PD...), che pretende una riforma della giustizia e un decreto anticorruzione che innanzitutto garantisca l'impunità reale e sostanziale del suo padre-padrone e poi anche di tutti i corrotti grandi e piccoli che militano nelle sue fila o che lo sostengono.
E per proteggere le pendenze pregresse e anche quelle eventuali future delle bande di delinquenti che ci opprimono si pretende una norma detta eufemisticamente della "responsabilità civile dei giudici", ma che di fatto vuole ammanettare i giudici, collocandoli sotto una spada di Damocle di penalizzazioni personali e ritorsioni milionarie nel caso si azzardino ad inquisire e condannare i delinquenti danarosi e potenti.
Tutto questo mentre il Paese si trova in una situazione economica disastrosa, per di più aggravata dalle conseguenze di un terremoto altrettanto disastroso che ha messo in ginocchio una delle Regioni, l'Emilia Romagna, finora più floride e produttive.
Invece di spremersi le meningi e impegnarsi per tentare di affrontare e risolvere questi enormi problemi, questi figuri che tengono Parlamento e Governo in ostaggio si preoccupano di perpetuare le corruzione, salvare i corrotti e punire i giudici scomodi.
Chi è lo strangolatore, e chi lo strangolato, signor Cicchitto?
martedì 15 maggio 2012
Le parole che non sopporto più
Fazio e Saviano hanno dedicato la loro nuova trasmissione "Quello che (non) ho" su la7 alle "parole", quelle ricche di significati e contenuti, e anche quelle da evitare, perchè abusate o insignificanti. Ebbene a questa seconda categoria io ne avrei altre da aggiungere, perchè, sinceramente, non me posso più di sentirle ripetere.
Comincio subito con l'inflazionato "vaffancu..." che è diventato il motto o il grido di battaglia del comico-guru politico Beppe Grillo e del suo Movimento che ha avuto gran successo alle ultime elezioni amministrative.
Ora, riconosciamo pure che è sempre meglio del "Dio lo vuole" di medioevale memoria che incitò i crociati a far stragi per portarsi a casa un po' di reliquie (fasulle). E sicuramente meglio è del "Dio è con noi" sulle insegne dei soldati nazisti che arrivarono al genocidio.
Ma mi auguro che adesso chi è stato eletto nelle liste del succitato "vaffa.." a "5 stelle" si occupi d'altro, sappia dire anche altre parole e sappia dare ai cittadini le risposte adeguate ai loro problemi, dimenticando gli assalti al didietro altrui e incitando a fare tante altre cose utili e interessanti.
Opportuno anche evitare di "dire caz..." e di infilare il nome "caz.." ogni tre parole, di qualsiasi argomento si parli serenamente o si discuta. Passi lo sfogo in un momento d'ira, che scappò al responsabile della Capitaneria di Porto De Falco contro il capitano Schettino che aveva vilmente abbandonato la sua nave e i passeggeri.
Ma che lo si tiri fuori come intercalare abituale in ogni conversazione mi pare un po' troppo e denota una fissazione eccessiva e quasi ossessiva verso una parte del corpo che ha pure le sue buone funzioni, ma che come livello di importanza e valore dovrebbe stare un po' più in basso e in subordine alla testa, visto che l'evoluzione della specie umana ha portato l'uomo in posizione eretta. E quando si diceva di uno che era una "testa di c..." non gli si faceva un complimento.
Una volta si diceva anche che l'Italia è "un popolo di eroi, santi, poeti e navigatori"; ed era certamente un'esagerazione o un luogo comune. Adesso siamo per molti , a cominciare da un noto ex capo di governo e dal suo sodale, "un paese di mer..". E anche questa mi pare una definizione da evitare, perchè diventata il simbolo di chi nella m... ci sguazza, usa la bandiera per pulirsi il c... e per salutare alza il dito medio, sempre fissato allo stesso indirizzo.
Se poi siamo arrabbiati e vogliamo insultare qualcuno che disprezziamo o ci ha fatto un torto, non ricorrerei al maleodorante "str..."; credo ci siano tanto altri vocaboli nella lingua italiana che possono esprimere i nostri sentimenti o risentimenti.
In conclusione, un invito: cari italiani, un po' di fantasia e di creatività espressiva; la nostra lingua è ricchissima e il nostro corpo è fatto di tanti organi; alziamo gli occhi dalle parti basse e guardiamo un po' più in alto. Si può fare, e si può dare, di più e comunicare meglio il nostro pensiero.
Da sempre si sa che per far ridere bisogna raccontare barzellette "sporche", con i classici riferimenti a organi genitali e pratiche sessuali.
Ma nel linguaggio comune quotidiano credo che questo insistere sulla coprolalia e sugli organi del lato A e del lato B, faccia piangere, o almeno sia una segno della decadenza di stile e buon gusto che si accompagna alla decadenza della società in tanti altri aspetti.
.
Comincio subito con l'inflazionato "vaffancu..." che è diventato il motto o il grido di battaglia del comico-guru politico Beppe Grillo e del suo Movimento che ha avuto gran successo alle ultime elezioni amministrative.
Ora, riconosciamo pure che è sempre meglio del "Dio lo vuole" di medioevale memoria che incitò i crociati a far stragi per portarsi a casa un po' di reliquie (fasulle). E sicuramente meglio è del "Dio è con noi" sulle insegne dei soldati nazisti che arrivarono al genocidio.
Ma mi auguro che adesso chi è stato eletto nelle liste del succitato "vaffa.." a "5 stelle" si occupi d'altro, sappia dire anche altre parole e sappia dare ai cittadini le risposte adeguate ai loro problemi, dimenticando gli assalti al didietro altrui e incitando a fare tante altre cose utili e interessanti.
Opportuno anche evitare di "dire caz..." e di infilare il nome "caz.." ogni tre parole, di qualsiasi argomento si parli serenamente o si discuta. Passi lo sfogo in un momento d'ira, che scappò al responsabile della Capitaneria di Porto De Falco contro il capitano Schettino che aveva vilmente abbandonato la sua nave e i passeggeri.
Ma che lo si tiri fuori come intercalare abituale in ogni conversazione mi pare un po' troppo e denota una fissazione eccessiva e quasi ossessiva verso una parte del corpo che ha pure le sue buone funzioni, ma che come livello di importanza e valore dovrebbe stare un po' più in basso e in subordine alla testa, visto che l'evoluzione della specie umana ha portato l'uomo in posizione eretta. E quando si diceva di uno che era una "testa di c..." non gli si faceva un complimento.
Una volta si diceva anche che l'Italia è "un popolo di eroi, santi, poeti e navigatori"; ed era certamente un'esagerazione o un luogo comune. Adesso siamo per molti , a cominciare da un noto ex capo di governo e dal suo sodale, "un paese di mer..". E anche questa mi pare una definizione da evitare, perchè diventata il simbolo di chi nella m... ci sguazza, usa la bandiera per pulirsi il c... e per salutare alza il dito medio, sempre fissato allo stesso indirizzo.
Se poi siamo arrabbiati e vogliamo insultare qualcuno che disprezziamo o ci ha fatto un torto, non ricorrerei al maleodorante "str..."; credo ci siano tanto altri vocaboli nella lingua italiana che possono esprimere i nostri sentimenti o risentimenti.
In conclusione, un invito: cari italiani, un po' di fantasia e di creatività espressiva; la nostra lingua è ricchissima e il nostro corpo è fatto di tanti organi; alziamo gli occhi dalle parti basse e guardiamo un po' più in alto. Si può fare, e si può dare, di più e comunicare meglio il nostro pensiero.
PS. Manco a farlo apposta, questa sera, nella seconda puntata della trasmissione, Luciana Litizzetto ha dedicato buona parte del suo intervento alla esaltazione delle succitate parole che io vorrei invece fossero messe in ombra. Evidentemente non abbiamo gli stessi gusti o partiamo da punti di vista diversi.
Lei deve far ridere e per una che di mestiere fa l'attrice comico-satirica, ci può stare. Da sempre si sa che per far ridere bisogna raccontare barzellette "sporche", con i classici riferimenti a organi genitali e pratiche sessuali.
Ma nel linguaggio comune quotidiano credo che questo insistere sulla coprolalia e sugli organi del lato A e del lato B, faccia piangere, o almeno sia una segno della decadenza di stile e buon gusto che si accompagna alla decadenza della società in tanti altri aspetti.
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domenica 13 maggio 2012
La lezione del voto che nessuno sa o vuole capire
Non ho voluto finora scrivere un commento sulle elezioni amministrative del 6-7 maggio scorso, perchè tanto di articoli e di commenti i giornali e i blog vari erano pieni; il mio sarebbe stato comunque superfluo e assolutamente inutile. E poi volevo vedere come reagivano politici, giornalisti e cittadini.
Ma è già passata una settimana e mi sembra che i risultati delle elezioni, pur eclatanti, non abbiano smosso più di tanto la palude della politica italiana. Alle urne ha vinto l'astensionismo e il partito del "vaffa" che vuol rovesciare l'establishment dei partiti e mandare a casa l'attuale inamovibile casta, ma tra i palazzi del potere aleggia ancora lo spirito del sempiterno Andreotti.
A cominciare dalla serafica reazione del presidente della Repubblica che ha ritenuto opportuno sminuire e liquidare con una battuta il boom del successo elettorale delle liste del "Movimento 5 stelle", meglio noti come "grillini" (anche perchè riesce linguisticamente difficile definirli altrimenti: "movimentisti", o, forse, "cinquestellati"?).
In stato confusionale il povero Alfano, che subito ha ammesso la sonora sconfitta del PDL e il giorno dopo è stato costretto da Berlusconi (dalla Russia con amore) a correggersi e a inventarsi un inesistente buon risultato, anzi quasi una vittoria. Tanto per continuare a mistificare e nascondere la realtà.
Ma è già passata una settimana e mi sembra che i risultati delle elezioni, pur eclatanti, non abbiano smosso più di tanto la palude della politica italiana. Alle urne ha vinto l'astensionismo e il partito del "vaffa" che vuol rovesciare l'establishment dei partiti e mandare a casa l'attuale inamovibile casta, ma tra i palazzi del potere aleggia ancora lo spirito del sempiterno Andreotti.
A cominciare dalla serafica reazione del presidente della Repubblica che ha ritenuto opportuno sminuire e liquidare con una battuta il boom del successo elettorale delle liste del "Movimento 5 stelle", meglio noti come "grillini" (anche perchè riesce linguisticamente difficile definirli altrimenti: "movimentisti", o, forse, "cinquestellati"?).
In stato confusionale il povero Alfano, che subito ha ammesso la sonora sconfitta del PDL e il giorno dopo è stato costretto da Berlusconi (dalla Russia con amore) a correggersi e a inventarsi un inesistente buon risultato, anzi quasi una vittoria. Tanto per continuare a mistificare e nascondere la realtà.
E' evidente che la
responsabilità del crollo del Pdl, e della Lega, non va attribuita
ad altri che ai leader, Berlusconi e Bossi, agli scandali di cui sono stati protagonisti, e ai gerarchetti
servili, famelici, opportunisti e incapaci di cui si sono circondati.
Il Pdl
come partito in realtà non è mai esistito; è nato su un predellino
ed è finito in un "casino" (mi si perdoni l'espressione
volgare, ma fa rima ed è realistico) o in un "burlesque",
se si preferisce; privo come è sempre stato di un contenuto di
valori ideali e politici e tenuto insieme solo dalla sudditanza al
padrone e ai suoi interessi. Costretto a ritirarsi lui, il pseudo-
partito si è inevitabilmente squagliato. Che Alfano fosse un re
travicello messo lì solo per far da controfigura al padrone era
chiaro a tutti.
E' ridicolo che adesso si voglia scaricare la colpa
del crollo al sostegno dato al governo Monti, che è il prodotto, o
l'effetto, proprio della crisi causata dai governanti precedenti, in
carica fino a 5 mesi fa.
Mi colpisce il fatto che anche in questa circostanza certi
militanti o simpatizzanti di centrodestra si siano rivelati incapaci di fare autocritica e di avere il coraggio di fare una seria analisi e pulizia in casa
propria, indispensabile per tentare almeno di creare le condizioni
per risorgere e darsi un'identità nuova e seria per il futuro, dopo una tale
batosta. E invece c'è chi si ostina ancora a dare la colpa della sconfitta alla
Magistratura, al "bailamme mediatico-giudiziario", e ad
agitare lo spauracchio della "sinistra".
E c'è addirittura chi ripropone Berlusconi come candidato leader di una "nuova" formazione politica che possa ricompattare le truppe del centro e della destra, ora in ordine sparso intente a leccarsi le ferite e a beccarsi tra loro o a riposizionarsi alla disperata.
C'è chi avanza anche l'ipotesi che possa essere la Cei a promuovere il radicale
rinnovamento del Pdl; il che mi fa pensare che ci si aggrappi ancora alla sempre
ricorrente speranza di ricreare la Dc. Speranza finora sempre delusa, nonostante gli sforzi di Casini e altri orfani, e che
non fa altro che dar fiato e forza al "grillismo", e
comunque indica che si continua a guardare all'indietro e si è senza
idee e senza leader credibili e autorevoli, e nuovi, per la società del presente e del futuro.
E veniamo al PD, che ha sostenuto e sostiene il governo Monti con scelte
politiche che rasentano il suicidio, ma non ha pagato lo stesso
prezzo, conservando un minimo di credibilità, grazie al suo zoccolo
duro e alla sua presenza capillare sul territorio. Di fronte alla sconfitta del centrodestra, pur avendo perso moltissimi elettori, tenta ora di farsi accreditare quasi come un vincitore. E manda in Tv e sui giornali a pontificare il "giovane" D'Alema, che è l'Andreotti del PD.
Ma non canti
vittoria. Astensionismo e grillismo stanno insidiando parecchio anche
il suo zoccolo e se non si affretta a rinnovarsi davvero, a trovare
una linea precisa, a liberarsi dei suoi scheletri nell'armadio e a
mettere in pensione i suoi dinosauri, il prossimo crollo, alle elezioni politiche, potrebbe
essere il suo.
sabato 21 aprile 2012
Siamo tutti su "Scherzi a parte"
E' proprio vero che la realtà supera la fantasia. Lo si sa da un pezzo, ma quello che si è visto e sentito negli ultimi giorni non lo si sarebbe potuto immaginare, tanto appare strampalato e offensivo per chi sia ancora in grado di intendere e di volere e non voglia farsi prendere in giro.
Tanto per cominciare, prendiamo spunto dalla lettera inviata al Corriere da una signora "bene" milanese, ciellina della prima ora, moglie di un ex assessore di una precedente Giunta Formigoni, il ciellino doc Antonio Simone, ora in carcere insieme a tal Pierangelo Daccò, altro ciellino doc amico del cuore dello stesso Formigoni e superbeneficiato dalla Regione Lombardia, pluriindagato anche per gli affari fallimentari di don Verzè.
Tanto per cominciare, prendiamo spunto dalla lettera inviata al Corriere da una signora "bene" milanese, ciellina della prima ora, moglie di un ex assessore di una precedente Giunta Formigoni, il ciellino doc Antonio Simone, ora in carcere insieme a tal Pierangelo Daccò, altro ciellino doc amico del cuore dello stesso Formigoni e superbeneficiato dalla Regione Lombardia, pluriindagato anche per gli affari fallimentari di don Verzè.
Ebbene, la signora in questa lettera ha tracciato un bel quadretto, che sarà anche uno sfogo dettato da motivazioni un po' rancorose e vendicative, ma offre comunque un esemplare ritratto dei comportamenti e dei
sentimenti di questi supponenti e onnipotenti ciellini, strenui difensori a parole dei "valori cristiani", e pescati a trafficare a piene mani con "valori" molto pagani.
La lettera va ad
aggiungersi ad un'altra notizia, uscita l'altro ieri, di una cena a margine
di un convegno al mitico meeting di Rimini del 2009, costata 15.000
euro. Cena che spero Formigoni adesso non voglia paragonare a
quell'ultima cena di Gesù con gli apostoli a base di pane e vino; visto che già si è modestamente paragonato a Gesù che sbagliò a fidarsi di Giuda, per giustificare il fatto che lui si è circondato da una decina di "apostoli" che ora sono sotto indagine giudiziaria per corruzioni e malversazioni varie.
L'autodifesa apparsa oggi sui giornali è di tipica vecchia scuola democristiana: dall'arroganza
dell'onnipotente intoccabile fino a ieri è passato alla farsa della falsa modestia e della finta umiltà del
peccatore che ammette solo qualche piccolo peccatuccio ( perchè
ormai noto e innegabile), certo dell'assoluzione umana e divina.
Glissando o negando i peccati più grossi, anche se ugualmente evidenti.
Quello
che mi disgusta di più in queste vicende di ruberie e sprechi è
l'ipocrisia, la sfrontatezza e la doppiezza dei protagonisti,
che ostentano e proclamano alte idealità con arrogante sicurezza,
per nascondere la miseria e la bassezza delle loro azioni. Il clan
Formigoni- CL - don Verzè , e la Lega, sono stati esemplari in
questa scandalosa specialità: si sono riempiti la bocca per anni di paroloni
in difesa dei crocefissi collocati dappertutto e dei "valori
cristiani" da sbandierare ogni giorno contro il vituperato
"laicismo", e intanto si riempivano le tasche e le pance di
valori pagani, con cene e vacanze di lusso, ville, auto e diamanti. E
con denaro di provenienza pubblica che doveva essere destinato ad altri usi.
Ebbene, dopo aver sentito l'autodifesa dell'ex immacolato Formigoni;
dopo aver sentito anche le giustificazioni dei leghisti ex implacabili censori di "Roma ladrona" che ora si mostrano con la scopa in mano per
spazzare i diamanti e i lingotti d'oro acquistati con denaro pubblico;
e dopo aver sentito l'autodifesa di Berlusconi che ha
definito i suoi festini "gare di burlesque", ho capito:
noi
italiani, consapevoli e inconsapevoli, siamo tutti su "Scherzi a
parte", la trasmissione Tv di maggior successo del gruppo
Mediaset, sponsorizzata da CL.
Quindi, possiamo ridere.
lunedì 9 aprile 2012
B&B. Smascherata la Banda Bassotti che ha rapinato e ingannato l'Italia per 20 anni.
E' finita (si spera...) come doveva finire la resistibile ascesa di Umberto Bossi, giunto immeritatamente alle più alte vette del potere e del governo in Italia e ora costretto alle umilianti dimissioni da "capo" della Lega, travolto da una valanga di scandalose accuse che mostrano la vera natura del castello di balle su cui aveva costruito la sua fama e il suo successo. Finito dunque ingloriosamente, come il suo socio e complice Berlusconi, e pochi mesi dopo di lui; e come quella specie di pseudogiornalista-maggiordomo di Emilio Fede, che reggeva loro il bordone con servile e interessata piaggeria dalla sua tribuna televisiva.
Fine di un'epoca, o almeno di un ventennio infelice della storia politica italiana? Magari fosse così. Certo, per chi come me questi due personaggi li ha sempre visti come il fumo negli occhi, come un pericolo pubblico portatore di malcostume e degrado morale e sociale, è già una buona soddisfazione vedere la loro uscita dai piani alti delle istituzioni; e mi regala un piccolo compiacimento nel poter dire che avevo visto giusto e che la mia diffidenza e ostilità erano più che giustificate.
Ma la mia soddisfazione finisce qui e si ferma davanti al triste spettacolo offerto dagli orfani del "caro leader" nostrano, del capo carismatico a cui tutto si perdona, attribuendo sempre le colpe dei misfatti agli altri, ai familiari e ai capetti opportunisti e interessati che l'hanno circondato e sostenuto facendo finta di non vedere incapacità, pasticci e illeciti, per trarne vantaggio. Così come giustificarono tutto gli innamorati di Mussolini che, anche dopo aver subito i danni immani da lui provocati all'Italia, lo assolvevano dando la colpa di tutto ai "gerarchi". Così come hanno pianto affranti sincere lacrime quei poveri sudditi dei regimi alla morte dei dittatori che li avevano sfruttati e ingannati senza che loro se ne rendessero conto.
Ma la mia tristezza non viene solo dallo spettacolo offerto dal piccolo popolo di fan leghisti della base, male informati e nutriti di slogan sempliciotti e assurdi; viene anche dallo spettacolo offerto da politici e giornalisti dei piani alti che ancora non hanno il coraggio di chiamare le cose col loro nome e galleggiano su una marmellata ambigua e ipocrita, arrivando quasi a rendere onore a Bossi perchè ha compiuto il gran gesto, raro in Italia, delle dimissioni. Facendo finta di non capire che si è dimesso per forza delle cose che sono venute alla luce e solo di fronte a contestazioni della magistratura grandi come una casa (anzi come una villa ristrutturata con denaro pubblico destinato ad altri usi...).
E' bene dunque che sia stata smascherata questa specie di Banda Bassotti della politica italiana. Ma rimane il tanto male in un tessuto sociale italiano che ha permesso, voluto e sostenuto questa Banda. Perchè senza un largo consenso di cittadini volutamente ciechi o miopi tutto questo non avrebbe potuto accadere. E quindi potrebbe accadere di nuovo.
Un Paese che si è lasciato governare per tanto tempo da questa gente è un paese molto malato e non vedo al momento i "dottori" giusti che lo possano guarire. Non lo vedo in un centrodestra ex maggioranza, già complice e ancora succube dei suoi squalificati leader; non lo vedo in un centrosinistra o in una sinistra divisi, incapaci di fornire un modello alternativo, impastoiati tra eterne tentazioni all'inciucio e al compromesso su valori e questioni ideali e sostanziali; con frange di opposizione fine a se stessa ad uso e consumo di leadership personali.
Senza dimenticare che i casi Lusi, Penati, Tarantini e dalemiani vari hanno mostrato quanto siano deboli e fragili gli ideali civici e sociali di tanta gente "di sinistra" di fronte al denaro, agli affari e alle possibilità di carriera.
Nè c'è da illudersi che il risanamento morale, ed economico, possa venire da "larghe intese" costituite dalle attuali forze politiche che sostengono il governo Monti e che pensino di poter continuare ancora negli anni prossimi a nascondersi dietro di lui, facendogli fare il "lavoro sporco" taglieggiando le classi più deboli e sfornando riforme capestro o fasulle. Chi ha provocato il disastro difficilmente saprà o vorrà porvi rimedio.
Con buona pace del nostro autorevole dispensatore di alti, e inutili, moniti bipartisan. Piaccia o no quel po' di "pulizia" che si è riusciti a fare finora lo si è dovuto all'azione della Magistratura. Quella Magistratura che il Capo dello Stato ha così spesso bacchettato e accusato di protagonismo, mentre dilagavano mafie e corruzione, con notevoli collusioni e favoreggiamenti di politici e amministratori pubblici.
Fine di un'epoca, o almeno di un ventennio infelice della storia politica italiana? Magari fosse così. Certo, per chi come me questi due personaggi li ha sempre visti come il fumo negli occhi, come un pericolo pubblico portatore di malcostume e degrado morale e sociale, è già una buona soddisfazione vedere la loro uscita dai piani alti delle istituzioni; e mi regala un piccolo compiacimento nel poter dire che avevo visto giusto e che la mia diffidenza e ostilità erano più che giustificate.
Ma la mia soddisfazione finisce qui e si ferma davanti al triste spettacolo offerto dagli orfani del "caro leader" nostrano, del capo carismatico a cui tutto si perdona, attribuendo sempre le colpe dei misfatti agli altri, ai familiari e ai capetti opportunisti e interessati che l'hanno circondato e sostenuto facendo finta di non vedere incapacità, pasticci e illeciti, per trarne vantaggio. Così come giustificarono tutto gli innamorati di Mussolini che, anche dopo aver subito i danni immani da lui provocati all'Italia, lo assolvevano dando la colpa di tutto ai "gerarchi". Così come hanno pianto affranti sincere lacrime quei poveri sudditi dei regimi alla morte dei dittatori che li avevano sfruttati e ingannati senza che loro se ne rendessero conto.
Ma la mia tristezza non viene solo dallo spettacolo offerto dal piccolo popolo di fan leghisti della base, male informati e nutriti di slogan sempliciotti e assurdi; viene anche dallo spettacolo offerto da politici e giornalisti dei piani alti che ancora non hanno il coraggio di chiamare le cose col loro nome e galleggiano su una marmellata ambigua e ipocrita, arrivando quasi a rendere onore a Bossi perchè ha compiuto il gran gesto, raro in Italia, delle dimissioni. Facendo finta di non capire che si è dimesso per forza delle cose che sono venute alla luce e solo di fronte a contestazioni della magistratura grandi come una casa (anzi come una villa ristrutturata con denaro pubblico destinato ad altri usi...).
E' bene dunque che sia stata smascherata questa specie di Banda Bassotti della politica italiana. Ma rimane il tanto male in un tessuto sociale italiano che ha permesso, voluto e sostenuto questa Banda. Perchè senza un largo consenso di cittadini volutamente ciechi o miopi tutto questo non avrebbe potuto accadere. E quindi potrebbe accadere di nuovo.
Un Paese che si è lasciato governare per tanto tempo da questa gente è un paese molto malato e non vedo al momento i "dottori" giusti che lo possano guarire. Non lo vedo in un centrodestra ex maggioranza, già complice e ancora succube dei suoi squalificati leader; non lo vedo in un centrosinistra o in una sinistra divisi, incapaci di fornire un modello alternativo, impastoiati tra eterne tentazioni all'inciucio e al compromesso su valori e questioni ideali e sostanziali; con frange di opposizione fine a se stessa ad uso e consumo di leadership personali.
Senza dimenticare che i casi Lusi, Penati, Tarantini e dalemiani vari hanno mostrato quanto siano deboli e fragili gli ideali civici e sociali di tanta gente "di sinistra" di fronte al denaro, agli affari e alle possibilità di carriera.
Nè c'è da illudersi che il risanamento morale, ed economico, possa venire da "larghe intese" costituite dalle attuali forze politiche che sostengono il governo Monti e che pensino di poter continuare ancora negli anni prossimi a nascondersi dietro di lui, facendogli fare il "lavoro sporco" taglieggiando le classi più deboli e sfornando riforme capestro o fasulle. Chi ha provocato il disastro difficilmente saprà o vorrà porvi rimedio.
Con buona pace del nostro autorevole dispensatore di alti, e inutili, moniti bipartisan. Piaccia o no quel po' di "pulizia" che si è riusciti a fare finora lo si è dovuto all'azione della Magistratura. Quella Magistratura che il Capo dello Stato ha così spesso bacchettato e accusato di protagonismo, mentre dilagavano mafie e corruzione, con notevoli collusioni e favoreggiamenti di politici e amministratori pubblici.
domenica 11 marzo 2012
Falcone e Borsellino uccisi una seconda volta, dalla Cassazione
Falcone e Borsellino sono stati uccisi una seconda volta; e dalla Corte di Cassazione. Metaforicamente s'intende, ma con conseguenze anche reali e sostanziali sul presente e il futuro dei processi contro la criminalità organizzata. Con le motivazioni espresse dal Procuratore Generale di questa Corte per annullare la sentenza di appello che condannava Dell'Utri, la lotta di Falcone e Borsellino e altri giudici contro la mafia degli esecutori materiali e dei mandanti e di tutti quei signori in camicia bianca, politici e della "società civile", che direttamente o indirettamente ne determinano o favoriscono le azioni, o ne traggono vantaggio tramite rapporti di amicizia e contiguità, sembra perduta.
Prima con la loro morte fisica per mano di criminali, ora con la morte delle loro idee, per bocca di alti magistrati, chiamiamoli ipergarantisti per carità di patria, tanto premurosi nel difendere i "diritti" di uomini potenti dalle accertate e reiterate cattive frequentazioni con mafiosi di prima linea.
Se un alto magistrato della Corte di Cassazione afferma che il "concorso esterno in associazione mafiosa è diventato reato autonomo in cui nessuno crede più“, siamo a un passo dal dire, come decenni fa, che "la mafia non esiste".
Quando è vero invece, che la mafia sul "concorso esterno" ci campa e prospera e si garantisce, spesso, l'impunità. Lo testimonia il potere di condizionamento da essa raggiunto in tutti i campi e le sue ramificazioni e infiltrazioni nel mondo economico, politico e delle amministrazioni locali. Tanti altri magistrati, inquirenti e giudicanti, che hanno vissuto e lottato sul campo e studiato il fenomeno, lo hanno affermato con convinzione e anche con prove, quando è stato possibile raccoglierle. Cosa difficilissima, perchè le eminenze grigie dei favoreggiatori e dei sostenitori o beneficiati esterni stanno ben attenti a non sporcarsi direttamente le mani, le lasciano sporcare ad altri.
Che il PDL, o la destra italiana, si lasci guidare ancora da Berlusconi e Alfano, e dai tipi come dell'Utri, e gioisca di questa sconfitta della giustizia che non riesce a colpire il terreno di coltura di cui si nutre la mafia in Italia, è veramente triste.
Dopo la sentenza della Cassazione sono innumerevoli le dichiarazioni e le congratulazioni al senatore Dell'Utri tra le fila del centrodestra. Dichiarazioni da incorniciare per far capire di che pasta sono fatti i dirigenti del partito personale di Berlusconi, fondato da lui e da Dell'Utri.
«Tieni duro e continua a difenderti con grande orgoglio e straordinaria dignità come hai fatto in questi anni», afferma il segretario del Pdl Angelino Alfano rivolgendosi a Dell'Utri.
«L'annullamento del processo a carico del senatore Marcello Dell'Utri è una buona notizia, per cui non possiamo che rallegrarci, ma al tempo stesso non possiamo non ammettere amaramente che nessuno potrà mai sanare la gravità delle accuse e il peso delle sofferenze patite ingiustamente dal senatore Dell'Utri nel corso di questi anni» ha affermato il coordinatore del Pdl Sandro Bondi.
Gianfranco Rotondi, membro dell'Ufficio di Presidenza del Pdl: «Voglio esprimere la mia soddisfazione per la decisione della Corte di Cassazione in merito al processo Dell'Utri. Per il senatore Dell'Utri inizia il secondo tempo della sua vita fatta finalmente di giustizia».
Il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri: «Le parole del Pg e la decisione della Cassazione sembrano demolire l'azione di militanza politica portata avanti nel caso Dell'Utri da alcuni settori della minoranza politicizzata della magistratura ...
E tutto questo arriva pochi giorni dopo l'affossamento per prescrizione del processo contro Berlusconi per l'accusa di corruzione (accertata) dell'avvocato Mills.
Qualcuno trova una coincidenza nella liberazione di Berlusconi e del suo fedelissimo alleato da pendenze giudiziarie che avrebbero potuto portarli in galera; "liberazione" provvidenzialmente arrivata 100 giorni dopo le sue dimissioni da capo del governo. Sarebbe devastante se fosse vera l'ipotesi che questo era il prezzo (segreto, ovviamente, e inconfessabile) da pagare per convincere Berlusconi a farsi da parte e "salvare" l'Italia dal baratro economico.
Così non si salva nulla ma si perpetua una gravissima malattia che mina legalità, giustizia, principio di uguaglianza e valori etici che dovrebbero essere irrinunciabili in una democrazia sana.
giovedì 2 febbraio 2012
Attenti professori, sul ghiaccio si scivola
Ho accolto con moderata soddisfazione la chiamata al governo del professor Mario Monti e della sua squadra di "tecnici" e professori in discipline varie perchè ci liberava dal peso insostenibile del governo Berlusconi, e ci faceva sperare in una nuova amministrazione della cosa pubblica seria e competente.
Ho accolto con mesta e sobria rassegnazione le "manovre" annunciate e approvate, anche se mi penalizzano come pensionata e come cittadina con casa propria, perchè mi sono convinta che siano inevitabili e necessarie per il risanamento dei conti pubblici.
Ma sono rimasta di ghiaccio a sentire il professor Monti scherzare sul "posto fisso", ovvero un lavoro sicuro a tempo indeterminato, perchè sarebbe "noioso".
Ghiaccio che si è aggiunto a quello che sta paralizzando l'Italia dopo una nevicata di proporzioni mega come non la si vedeva da tempo. Per non parlare del freddo con brividi che mi ha colto sentendo quel tal sottosegretario Michel Martone, figlio di papà superfavorito e privilegiato, che ironizzava sugli "sfigati" 28enni non ancora laureati, senza chiedersi se erano pigri bamboccioni o volonterosi frenati dalle esigenze di una contemporanea attività di lavoro precario o da altre difficoltà.
A sentire tutte le dichiarazioni e interviste che ormai ci stanno inondando da tutti i giornali e canali televisivi, comincio a temere che questi tecnici e professori ragionino un po' troppo da tavolino o da Aula Magna, e non abbiano sufficiente percezione e contatto con la realtà della società che devono governare.
Non vorrei finissero per somigliare a quella regina Maria Antonietta che a chi le riferiva del malcontento del popolo che non aveva pane, rispondeva "che mangiassero biscotti".
Non sono in grado di valutare se tutti i provvedimenti annunciati servano davvero a ridurre il debito pubblico e a rilanciare l'economia in crisi; per forza di cose, devo aspettare gli effetti, che non saranno a breve termine.
Ma ho forti dubbi sulla utilità sociale della precarietà e della flessibilità diffusa e istituzionalizzata nel mondo del lavoro.
Il "posto fisso" sarà anche "noioso", ma dà sicurezza a chi voglia fondare una famiglia, mettere al mondo dei figli ed essere in grado di mantenerli, ottenere un mutuo da una banca per comprarsi un appartamento, fare acquisti e qualche vacanza e fare da volano per l'economia del paese.
Dopotutto è ancora in vigore la Costituzione che all'articolo n. 4 afferma "La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto...", e nei successivi 35 e 36 stabiisce ulteriori tutele.
E negli articoli del Titolo II dal n. 29 in poi riconosce i diritti della famiglia e i doveri dei genitori per il mantenimento dei figli.
Non tutti possono permettersi di saltellare da un posto divertente e interessante all'altro quando cominciano ad annoiarsi (grazie alle raccomandazioni di padri influenti), soprattutto quando l'economia è in crisi e le fabbriche chiudono.
Attenti professori, non scherzate sulle sofferenze e le difficoltà dei giovani seri, preparati e volonterosi, che non sono rappresentati dal "ribellismo" oscuro e indistinto dei Centri sociali, ma che si aspettano, o aspettavano, almeno da voi, un'attenzione e una lettura più consapevole della realtà.
Se distribuite ghiaccio, poi su quel ghiaccio potreste scivolare voi stessi, insieme a noi, e perdere il patrimonio di consenso preventivo ricevuto all'inizio.
Capisco che per restare in carica avete bisogno dell'appoggio "anche" di Berlusconi, ma se lo corteggiate troppo e fate solo la politica che piace a lui, o peggio di lui, che ci abbiamo guadagnato?
Ho accolto con mesta e sobria rassegnazione le "manovre" annunciate e approvate, anche se mi penalizzano come pensionata e come cittadina con casa propria, perchè mi sono convinta che siano inevitabili e necessarie per il risanamento dei conti pubblici.
Ma sono rimasta di ghiaccio a sentire il professor Monti scherzare sul "posto fisso", ovvero un lavoro sicuro a tempo indeterminato, perchè sarebbe "noioso".
Ghiaccio che si è aggiunto a quello che sta paralizzando l'Italia dopo una nevicata di proporzioni mega come non la si vedeva da tempo. Per non parlare del freddo con brividi che mi ha colto sentendo quel tal sottosegretario Michel Martone, figlio di papà superfavorito e privilegiato, che ironizzava sugli "sfigati" 28enni non ancora laureati, senza chiedersi se erano pigri bamboccioni o volonterosi frenati dalle esigenze di una contemporanea attività di lavoro precario o da altre difficoltà.
A sentire tutte le dichiarazioni e interviste che ormai ci stanno inondando da tutti i giornali e canali televisivi, comincio a temere che questi tecnici e professori ragionino un po' troppo da tavolino o da Aula Magna, e non abbiano sufficiente percezione e contatto con la realtà della società che devono governare.
Non vorrei finissero per somigliare a quella regina Maria Antonietta che a chi le riferiva del malcontento del popolo che non aveva pane, rispondeva "che mangiassero biscotti".
Non sono in grado di valutare se tutti i provvedimenti annunciati servano davvero a ridurre il debito pubblico e a rilanciare l'economia in crisi; per forza di cose, devo aspettare gli effetti, che non saranno a breve termine.
Ma ho forti dubbi sulla utilità sociale della precarietà e della flessibilità diffusa e istituzionalizzata nel mondo del lavoro.
Il "posto fisso" sarà anche "noioso", ma dà sicurezza a chi voglia fondare una famiglia, mettere al mondo dei figli ed essere in grado di mantenerli, ottenere un mutuo da una banca per comprarsi un appartamento, fare acquisti e qualche vacanza e fare da volano per l'economia del paese.
Dopotutto è ancora in vigore la Costituzione che all'articolo n. 4 afferma "La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto...", e nei successivi 35 e 36 stabiisce ulteriori tutele.
E negli articoli del Titolo II dal n. 29 in poi riconosce i diritti della famiglia e i doveri dei genitori per il mantenimento dei figli.
Non tutti possono permettersi di saltellare da un posto divertente e interessante all'altro quando cominciano ad annoiarsi (grazie alle raccomandazioni di padri influenti), soprattutto quando l'economia è in crisi e le fabbriche chiudono.
Attenti professori, non scherzate sulle sofferenze e le difficoltà dei giovani seri, preparati e volonterosi, che non sono rappresentati dal "ribellismo" oscuro e indistinto dei Centri sociali, ma che si aspettano, o aspettavano, almeno da voi, un'attenzione e una lettura più consapevole della realtà.
Se distribuite ghiaccio, poi su quel ghiaccio potreste scivolare voi stessi, insieme a noi, e perdere il patrimonio di consenso preventivo ricevuto all'inizio.
Capisco che per restare in carica avete bisogno dell'appoggio "anche" di Berlusconi, ma se lo corteggiate troppo e fate solo la politica che piace a lui, o peggio di lui, che ci abbiamo guadagnato?
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