martedì 5 aprile 2011

Processo Mediatrade? L'imputato è il PM De Pasquale, secondo Giuliano Ferrara.


I pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro hanno confermato davanti al Gup del tribunale di Milano, Maria Vicidomini, la richiesta di rinvio a giudizio per Silvio Berlusconi, accusato di frode fiscale e appropriazione indebita. Nell'ambito del procedimento "Mediatrade", sulle presunte irregolarità nella compravendita dei diritti tv del gruppo Mediaset, l'accusa ha mosso analoghe richieste anche per gli altri 11 imputati, tra i quali figurano anche Piersilvio Berlusconi e Fedele Confalonieri.
Nel corso della discussione all'udienza preliminare, De Pasquale ha sostenuto che Berlusconi sarebbe stato socio occulto del produttore americano di origine egiziana, Frank Farouk Agrama, anche quando svolgeva le funzioni di presidente del Consiglio. Il Cavaliere, infatti, è accusato di appropriazione indebita fino al 2006 e di frode fiscale fino al 2008. Secondo la ricostruzione dell'accusa, dalla fine degli Anni Ottanta sarebbe stato utilizzato un sistema di frode per gonfiare i prezzi dei diritti televisivi: il denaro che transitava poi su società di comodo riconducibili ad Agrama, considerato dalla procura socio occulto di Berlusconi. «Per quanto possa saperne io, la frode fiscale potrebbe ancora essere in corso» ha detto De Pasquale. La frase del pm si riferisce ad una presunta evasione fiscale di 8 milioni contestata fino al 2009 al premier, al figlio Piersilvio, a Fedele Confalonieri e a altri imputati. Non solo. I pm De Pasquale e Spadaro sono convinti che per acquistare i diritti televisivi in sovrapprezzo sarebbero stati usati soldi di Publitalia. Nel suo intervento, il pubblico ministero De Pasquale ha lamentato, inoltre, di essere stato ostacolato dalle difficoltà nelle rogatorie all'estero («aspetto ancora risposte da Irlanda, Stati Uniti e Hong Kong»).
Questo è il fatto, così come lo racconta un giornale “neutrale” su internet (il Corriere.it del 4 aprile).
Come l'ha raccontato la nostra Tv nazionale subito dopo il TG 1 che ne ha dato appena un cenno velocissimo?
Con Giuliano Ferrara che dalla trasmissione dal titolo scandalosamente usurpato di “Radio Londra”, è comparso con un sacchetto di plastica in testa per mimare il suicidio di Gabriele Cagliari, il 20 luglio 1993, in carcere preventivo da 5 mesi per disposizione del GIP  e su richiesta dei PM Fabio De Pasquale e Antonio Di Pietro. Cagliari, ex presidente Eni, era stato accusato di corruzione per tangenti da lui e da Craxi  ricevute  da Ligresti nell'ambito dell'inchiesta ENI-_SAI, collegata anche alla maxitangente di 150 miliardi erogata a vari partiti, e in particolare a PSI e DC; tangente da cui scaturì il processo Enimont, che dal 1995 al 2000, nei tre gradi di giudizio, portò poi alla condanna di vari esponenti politici (tra cui Craxi; vedere i particolari su wikipedia).
Tre giorni dopo il suicidio di Cagliari si suicidò anche Raul Gardini, che in carcere non era, ma sotto inchiesta per lo stesso giro di tangenti.
La vedova di Cagliari restituì poi 10 miliardi di fondi neri accumulati in Svizzera.

Al di là delle valutazioni che si possono fare sulla vicenda personale di Cagliari, va rilevato che per tutti i suoi 5 minuti Ferrara non ha parlato del caso Mediatrade, e delle imputazioni di Berlusconi, ma ha girato il coltello su quella vecchia vicenda  per insinuare che la responsabilità del suicidio di Cagliari era del PM De Pasquale.
PM che è stato quindi presentato al pubblico televisivo come il brutto e cattivo, colpevole  di quel “delitto”. Ergo, qualunque accusa lui possa formulare contro Berlusconi è sicuramente infondata e dettata da insana volontà persecutoria e giustizialismo giacobino.

Per soprammercato,  Ferrara  aggiunge sempre la citazione del caso Tortora e il gioco è fatto. Il nostro presidente del Consiglio, per la Tv di Stato, non è un plurimputato presumibilmente colpevole di gravi reati (non spiegati), ma una vittima sacrificale del succitato pessimo magistrato, voglioso di sangue umano.

3.000 euro di gratificazione quotidiana quindi all'ennesimo avvocato difensore del nostro capo del Governo, che si è aggiunto alla legione di avvocati-parlamentari, pagati con denaro pubblico e impegnati esclusivamente a risolvere i suoi casi giudiziari e fabbricare leggi  che eliminino, affossino, prescrivano ogni genere di reato di cui è accusato.