martedì 13 dicembre 2016

Governo Gentiloni o Renzi-bis?


Eureka! Abbiamo un "nuovo" Governo, costituito con la velocità di un lampo. Oddio, proprio nuovo nuovo non è , visto che 13 dei 18 ministri sono gli stessi del governo precedente. L'unica novità, se così si può chiamare, è il nome del Capo del Governo: Paolo Gentiloni, già Ministro degli Esteri, e fedele alleato di Renzi, al posto di Matteo Renzi, che resta comunque segretario del partito di maggioranza e ha tirato le fila di tutta la sceneggiata e ha ottenuto pure la conferma o la promozione di ministri che proprio non avevano brillato nell'azione del governo precedente e nei risultati delle loro riforme.
A questo punto sono consentite (si spera), tutte le battute: squadra che perde non si cambia, governo fotocopia, tanto rumore per nulla, la montagna ha partorito il topolino, o anche, il Re(nzi) ha abdicato a favore del Conte (Gentiloni), che comunque a lui ubbidirà.
Valeva la pena tenere sotto sequestro mediatico e politico un Paese per 6 mesi di campagna elettorale, spendere non so quante centinaia di milioni in propaganda per far approvare una riforma costituzionale che gli italiani hanno sonoramente bocciato, per ritrovarci con questo rimpastino di governo alla democristiana, e con un Paese ancor più incattivito e diviso tra guelfi ( orfani pro Renzi ) e ghibellini (contro Renzi) e un PD ancor più diviso e animato da opposti rancori? Non sarà facile rimediare ad un errore politico grande come un palazzo, perdipiù ora ripetuto con la perseveranza di chi non è mai sfiorato dall'ombra del dubbio di avere sbagliato, nè dalla volontà di tenere conto e cercare di capire le ragioni di una sconfitta, e quindi "cambiare", contraddicendo i proclami di "cambiamento"promessi (ma sono sempre gli altri che devono cambiare...). Anzi, già oggi in una mezza intervista telefonica concessa al direttore di QN, Renzi rovescia la frittata e dà la colpa del ritorno alla "prima Repubblica" al fatto che non è stata approvata la sua riforma. 
Come se il sostituire l'attuale Senato con il "senaticchio" striminzito composto da un misto di nominati, consiglieri regionali e sindaci,  ipotizzato dalla sua riforma, fosse  da considerare un basilare rinnovamento della politica...
Si può dire che la faccia tosta non gli manca?
Resta quindi una grande amarezza nel constatare che in questo Paese nulla cambia, che anche i rottamatori che tuonano contro l'attaccamento altrui alle poltrone sono attaccatissimi alle proprie, non mollano l'osso del potere, all'insegna della massima del marchese del Grillo "io sono io e voi non siete un c...."
Si mette in scena, la notte del 5 dicembre a scrutinio appena iniziato la performance delle dimissioni promesse e sbandierate a pieni polmoni per mesi, con la lacrima sul viso per mostrare al popolo la recita della propria coerenza con la parola data, evocando ritorni in famiglia a portare a scuola i figlioletti, senza più un lavoro e uno stipendio, si favoleggia di scatoloni per sgombrare Palazzo Chigi, e il giorno dopo si è già nello stesso palazzo (Mattarella consenziente) a gestire la successione da vincitore come se non fosse successo niente e non avesse perso una sfida assurda per cui tenuto in ostaggio l'Italia per mesi, evocando catastrofi e sfracelli nel caso l'avesse persa. E così lo tsunami è diventato fresca brezza che farà navigare col vento in poppa la navicella del nuovo governo.
Cari italiani, fatevene una ragione. Abbiamo scherzato.

Il 60% di No ad una brutta riforma costituzionale, e , in subordine ma evidente, a un governo insoddisfacente, è servito sì ad impedire che quella riforma fosse attuata (e meno male...) ma non è servito certo a cambiare il costume politico, nè le persone, nè i metodi.
Per concludere, solo due osservazioni: la ex ministra Maria Elena Boschi , intestataria della riforma costituzionale, e la  veneranda senatrice Anna Finocchiaro, relatrice  della stessa riforma bocciata a furor di popolo dal voto popolare, sono state  promosse rispettivamente a Sottosegretario  l'una e a Ministro l'altra, e questo suona come uno schiaffo  con beffa ai 19 milioni italiani, di ogni ceto, colore o convinzione politica, che hanno votato NO.
Tutta da interpretare la nuova imprevista investitura a ministro dell'Interno di Marco Minniti,  dalemiano di lungo corso, che fu il mediatore che portò Cossiga nel centrosinistra e agli accordi nelle segrete stanze (complice anche Bertinotti) che fecero cadere il governo Prodi nel 1998 e creare un nuovo Governo capeggiato da D'Alema con l'appoggio di Cossiga e di un suo partitino l'UDR, creato ad hoc. Poi Minniti ebbe sempre incarichi importanti da tutti i governi nei Servizi più o meno segreti e di Sicurezza nazionale . Questa promozione in prima fila di un personaggio come Minniti, con le sue relazioni, fa pensare  che questo governo Gentiloni/Renzi-bis non sarà un governo di transizione destinato solo per preparare una nuova legge elettorale e nuove elezioni a breve, ma  taglierà molte ali  e propositi di rivolta o dissenso all'interno del PD.