domenica 24 marzo 2013

Salvate il soldato Ryan (Bersani, non Berlusconi...)


"Salvate il soldato Ryan" verrebbe da dire a sentire tutte queste campane a morto che incombono sul temerario Bersani, solo contro tutti , o, per essere esatti, con tutti contro di lui; a cominciare dall'indistruttibile e sempre agguerrito Berlusconi con folte truppe fedeli al seguito, per continuare con il sopravvissuto ma tenace Monti, a capo di una piccola pattuglia, per finire con l'implacabile sterminator Grillo, che tiene le sue truppe con pugno di ferro e sotto minaccia di scomunica ed espulsione se aprono bocca o mettono un piede fuori dal recinto in cui li ha chiusi, nel caso qualcuno volesse accorrere, appunto, in soccorso del soldato Ryan sotto assedio.
Se poi ci mettiamo il monito quotidiano alla "coesione" del Capo dello Stato Napolitano, gli editorialisti del Corriere della sera sempre nostalgici del grande inciucio PD-PDL, e alcuni del FQ (uno a caso, Travaglio) che farebbero carte false per vederlo fallire, e certi renziani o dalemiani pronti a dargli la spallata finale, bisogna dire che se Bersani resiste è un eroe a cui bisognerebbe dare la medaglia per la resistenza e la coerenza, comunque vadano le cose.
Peccato che nessuno lo apprezzi e preferiscano tutti  accorrere in soccorso del soldato Berlusconi per sottrarlo alla giustizia  e farlo governare a vita.
Questa è l'Italia dei troppo furbi.

martedì 19 marzo 2013

Al lavoro o di nuovo al voto? Questo è il dilemma dei neoparlamentari


Tanto per cominciare, non chiamatelo più "gargamella" o "fallito" o "morto che cammina", "faccia di c..." e con simili epiteti spregiativi. Bersani ha dato una bella prova di coerenza con quello che aveva promesso, facendo una scelta intelligente e di rinnovamento vero e autorevole, presentando e portando alla vittoria Laura Boldrini e Piero Grasso alle Presidenze di Camera e Senato. Quindi, complimenti a Bersani e a tutto il Pd che si è mostrato finalmente compatto nel sostenere la sua scelta, nonostante i tanti mugugni precedenti e le probabili resistenze interne di alcuni gruppi. E complimenti anche a quegli ormai non più sconosciuti senatori del M5S che hanno mostrato dove sta la vera coerenza e il senso di responsabilità, che viene prima di tutto verso la propria coscienza e verso il bene del Paese, prima dell'obbedienza verso una strategia di partito, in una scelta decisiva per le sorti della legislatura. Credo che anche tanti elettori del M5S, se avessero dovuto scegliere tra un ex Procuratore antimafia e uno Schifani ex difensore di collusi e lui stesso inquisito per fatti affini, avrebbero scelto il primo. E lo hanno anche dichiarato in centinaia di messaggi inviati ai giornali, nei blog e nello stesso blog di Grillo, nonostante le censure li abbiano taglieggiati. Ma adesso, vinta questa prima battaglia per chi crede nella democrazia e auspica un rinnovamento, ne vengono altre due ancor più difficili: l'affidamento dell'incarico per formare il nuovo governo e l'elezione del Presidente della Repubblica. Domani cominceranno le consultazioni del Presidente Napolitano, che entra nell'ultimo mese della sua carica con i gruppi parlamentari e i loro leader per sentire le loro proposte e disponibilità. E qui sta il grande rebus. Quali maggioranze si possono ipotizzare per formare e sostenere poi un nuovo governo con un Parlamento diviso in tre grandi gruppi quasi equivalenti, PD-SEL, PDL-Lega e M5S, l'un contro l'altro armati??  Posto che il centrosinistra sembra fermamente intenzionato a non acconsentire a "governissimi" o accordi con il PDL, viste le disastrose conseguenze delle deboli opposizioni ai governi Berlusconi e le forzate condivisioni delle scelte del governo "tecnico" di Monti; posto che dasolo il centrosinistra, pur avendo la maggioranza alla Camera non ha i numeri sufficienti per una maggioranza al Senato, l'unica possibilità accettabile potrebbe essere quella di un accordo tra  il centrosinistra e il M5S. Possibilità che Bersani sta inseguendo, ma che finora ha cozzato contro il muro alzato da Grillo e Casaleggio, leader-non leader, fuori dal Parlamento, ma proprietari del marchio del M5S, i cui eletti sono subordinati da una firma preventivamente apposta sotto un "Codice di comportamento" imposto dal capo, che li costringerebbe a votare compatti secondo le regole quivi fissate. E qui vengono fuori le due grandi anomalie su cui si regge questo nuovo Movimento: la non democrazia interna e la proprietà del marchio e della linea politica.
Per venire al punto: potrebbe ripetersi la spaccatura all'interno di questo Movimento, che ha permesso l'elezione di Grasso e che potrebbe consentire ad un governo proposto dal centrosinistra, capeggiato da Bersani o altra personalità non espressione di partito, di ottenere una maggioranza in grado di realizzare subito un programma costituito almeno da pochi punti condivisi per dare le risposte urgenti di cui il Paese ha bisogno? Sarà difficilissmo, ma potrebbero essere possibile se gli eletti del M5S riflettessero su questi aspetti:
  • Sgombrare il campo da definizioni come "franchi tiratori", "traditori", "inciucisti", "voltagabbana" o "Scilipoti" di turno. Questi sono epiteti che si possono attribuire a chi non rispetta le indicazioni del partito di appartenenza per un interesse personale, voto di scambio, denaro o altra utilità. Non valgono per chi fa una scelta personale  per convinzione  in quello che ritiene sia nell'interesse del Paese.
  • Nessun "contratto" o "Codice di comportamente" sottoscritto  nei confronti di un capo di partito, interno o esterno al Parlamento, ha valore se è in contrasto con un articolo della Costituzione. E l'art. 67 in proposito è chiaro e tassativo nel prevedere la libertà del parlamentare nell'esercizio del suo mandato.
  • Lo stesso "Codice di comportamento" del M5S nella sua premessa  prevede questa autonomia e libertà dell'eletto che viene come base e prima delle regole successive e afferma:

"Il MoVimento 5 Stelle è una libera associazione di cittadini. Non è un partito politico nè si intende che lo diventi in futuro. Non ideologie di sinistra o di destra, ma idee. Vuole realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di legami associativi e partitici e senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi, riconoscendo alla totalità dei cittadini il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi."
 

  •  Lo Statuto del M5S registrato da Grillo nel novembre 2012 riconosce la validità e la accettazione dell'art. 67 della Costituzione. Documenti precedenti come il comunicato n. 45  dell'agosto 2011 pubblicato dallo stesso Grillo  spiegavano che


  • "I possibili eletti del M5S formeranno un Non-gruppo-parlamentare in cui ognuno conterà uno. Ci sarà un Non-portavoce, perché gli eletti si alterneranno nel ruolo. Ogni eletto si impegnerà a interagire quotidianamente attraverso la Rete per informare i cittadini e interagire con gli iscritti al M5S. La libertà di ogni candidato di potersi esprimere liberamente in Parlamento senza chiedere il permesso a nessun capo bastone sarà la sua vera forza. Il M5S vuole che i cittadini si facciano Stato, non che si sostituiscano ai partiti con un altro partito. I partiti sono morti,organizzazioni del passato, i movimenti sono vivi. Oggi i parlamentari sono soltanto dei peones che schiacciano un pulsante se il capo, che li ha nominati, lo chiede. Non sono nulla, solo pulsante e distintivo. Il M5S vuole far entrare degli uomini e delle donne alla Camera e al Senato che rispondano solo alla Nazione e al proprio mandato. Potranno essere operai, precari, disoccupati, casalinghe, commercianti, piccoli industriali, insegnanti, camionisti, impiegati. Gente comune incensurata e senza scopo di lucro. Ognuno conta uno e il Parlamento ci aspetta....." 

    • Ecco un  altro punto centrale. Gli eletti del M5S sono entrati in Parlamento e quindi si devono sottomettere alle sue regole. In Parlamento si fanno le leggi e le riforme, non la rivoluzione. In Parlamento si può e si deve  lavorare per migliorare il sistema, non per scardinarlo come sembrano volere Grillo e una parte dei suoi fan. Come lo stesso Grillo ha affermato più volte, i parlamentari sono dipendenti dei cittadini, pagati dai cittadini, e devono servire gli interessi dei cittadini tutti, non  giocare al tanto peggio tanto meglio per  perseguire  rivoluzioni o interessi elettorali di una parte sola, per di più se ha il suo capo-padrone  fuori dal Parlamento.
      Quindi se gli eletti del M5S vogliono possono votare senza timori un eventuale governo che corrisponda in buona parte ai loro programmi e desideri.
    • NB Peccato che il proprietario del marchio e autore di tanta confusione, Grillo, abbia pensato ieri di mandare a coordinare o sorvegliare o "indirizzare" gli eletti due nuovi referenti extraparlamentari di nomina sua, che somigliano tanto ai "commissari politici" di staliniana memoria