mercoledì 23 novembre 2011

Habemus Papam. Da non confondere con San Gennaro o San Pio

Ebbene sì, un miracolo è avvenuto: Berlusconi, il Presidente del Consiglio più incollato alla poltrona della storia italiana ed europea, si è dimesso, e al suo posto, finalmente,  si trova una persona seria  e competente, Mario Monti, nominato dal Capo dello Stato e approvato dal Parlamento  con una inedita maggioranza "bulgara" costituita dai voti di  PD, PDL, Terzo Polo, IDV e altri, e con la sola opposizione della Lega.
Prendendo a prestito i termini  dagli usi pontifici, possiamo dire con "gaudium magnum": "habemus Papam", abbiamo un papa,  eletto con il Conclave più veloce della storia, e con  il tasso di fiducia parlamentare e popolare più elevato che si sia mai registrato.
Ma durerà?
La domanda e il dubbio sono d'obbligo, visti  i vizi del nostro passato, duri a morire. Dubbio che evidentemente impera anche tra gli implacabili  mercati internazionali e agenzie di rating connesse, che continuano  a massacrarci con lo spread sui nostri titoli nazionali e con micidiali  ribassi di Borsa.
Come stupirsi?
Monti e il suo governo godono fiducia e sono credibili; ma ad ogni provvedimento che prenderanno, per essere approvati  dovranno passare sotto le "forche caudine"  del Parlamento e quindi di quei partiti che finora hanno dato pessima prova di sè e sono stati  in gran parte responsabili della grave crisi economica e morale in cui ci troviamo.

In primo luogo sarà determinante l'atteggiamento del PDL, dei suoi uomini e delle sue donne, distintesi finora per smodato servilismo nei confronti  del premier decaduto e dei suoi interessi (sicuramente ancora molto influenti dietro le quinte). Manterranno la fiducia "condizionata" ora concessa a Monti, quando  dovrà assumere provvedimenti che non piacciono perchè ledono interessi personali o di casta?
Questa è la spada di Damocle che pende sul capo del nuovo governo, per quanto capace  e volenteroso di ben operare esso sia.

Pertanto noi cittadini dovremo avere ancora molta pazienza prima di poter vedere qualche risultato positivo, oltre ai sacrifici che dovremo sopportare. Senza aspettarci miracoli. Mario Monti non è San Gennaro, nè Padre Pio (ammesso e non concesso che anche questi venerati "santi"  di miracoli ne abbiano fatti davvero...); non ha e non può avere nessuna bacchetta magica per risolvere  problemi e deficit  enormi e radicati da decenni.
Leggendo giornali e sentendo commenti, pur nel clima di prevalente fiducia e speranza, serpeggiano malumori e ostilità, taluni con qualche motivazione seria, ma anche con molti preconcetti, di natura ideologica.

Tra giovani indignados o desperados, e arrabbiati neri a vario titolo, adesso i bersagli degli sfoghi  sono i "bocconiani", la Goldman&Sachs, la Merkel, Sarkozy, l'Europa, l'euro; come ieri erano i comunisti, i magistrati, gli zingari, gli extracomunitari, e prima ancora gli ebrei, le demoplutocrazie ... 
C'è il rischio che tra estrema sinistra, studenti sfiduciati, giovani precari senza speranza e leghisti e berlusconiani delusi si crei una pericolosa confusione e commistione di rivendicazioni che  associa aspirazioni  legittime a  bersagli sbagliati (ad esempio prendersela con l'Euro).
Se è legittimo protestare contro lo strapotere di un certo mondo finanziario internazionale, contro i privilegi della "casta" e le degenerazioni dei partiti e della politica, bisognerebbe non  troncare sul nascere  il tentativo di questo governo che si spera possa cominciare a correggere alcune storture.
Diamo tempo al tempo.

Come cambiare dall'oggi al domani la "cultura" e il costume di un paese in cui si verificano episodi  come quelli registrati nei giorni scorsi? A Caviano, nel napoletano, una scuola non trova insegnanti disposti a lavorare qui, esposti come sono ad ogni genere di ostilità e  disagio;  il tribunale di Velletri ieri è stato devastato e i giudici minacciati di linciaggio da una ventina di  parenti di 3 giovani che erano stati appena condannati per lo stupro di una ragazzina; l'ex Prefetto di Napoli, Ferrigno, è stato condannato per aver indotto a prostituirsi alcune giovani anche minorenni in cambio della promessa di lavoro; le indagini sull'ENAV stanno rivelando l'ennesimo intreccio di corruttele ai più alti livelli; per non parlare dei processi che riguardano Berlusconi e tutte le cricche di amici e soci.

Consoliamoci col fatto che almeno ora, guardando i nuovi ministri e ministre, potremo dire ai nostri figli, figlie e nipoti : "studia ( possibilmente alla Bocconi, se tuo padre ha i soldi) se vuoi fare carriera e diventare ministro"
Fino a ieri, visti gli esempi offerti, avremmo dovuto consigliare  (alle femmine... ) di fare le escort, le veline, le ragazze immagine, e/o di passare per il letto di qualche vecchio libidinoso per fare carriera.

domenica 13 novembre 2011

Ei fu...?

Lo possiamo scrivere, finalmente. Lui, Berlusconi, il capo di governo più longevo della nostra storia (dopo Mussolini), quello che si riteneva insostituibile e  aveva giurato di non dimettersi mai, infine ha dato le dimissioni.
Lo ha fatto ieri sera, costretto da una pesantissima situazione di crisi e di sfiducia  nazionale e internazionale, e da un Capo dello Stato finalmente deciso a levarlo di torno, pena la bancarotta dell'Italia.
"Ei fu" era il verso d'apertura della celebre ode del Manzoni "Il 5 maggio", dedicata alla morte di Napoleone nel 1821. L'accostamento forse è improprio e immeritato. Ma, ricordando alcuni versi di quell'ode, qualche analogia la si può trovare,  per lo meno nella constatazione  che anche gli uomini più potenti della terra prima o poi vengono sconfitti, ora sugli altari, ora nella polvere. Possono per una volta risorgere, ma per poi ricadere e finire nella solitudine dell'esilio.

Questa certamente è una giornata storica per l'Italia, perchè pone la parola fine, almeno sul piano istituzionale, ad una anomalia tutta italiana,  basata su un accumulo di interessi e poteri su una persona sola,  che non si sarebbe mai dovuto permettere, in un Paese che avesse voluto conservare i fondamentali della democrazia.
Ma lo si è permesso, per colpe e opportunismi di tanti, alleati e avversari, con risultati disastrosi, al punto di aver sconvolto gli equilibri democratici  e creato una situazione tale per cui  sembrava non si potesse più togliergli il suo potere, ormai esteso e radicato  in parlamento, in enti e istituzioni, nel mondo economico e soprattutto nel settore radiotelevisivo  da cui  gestiva la comunicazione e orientava buona parte dell'opinione pubblica.

Ora è giusto  brindare e tirare un sospiro di sollievo, ma non c'è molto da gioire.

Perchè Berlusconi non è morto, si è solo dimesso; e comunque resta la malattia sociale del berlusconismo e restano i berlusconiani, quelli  che ingenuamente avevano  sul serio creduto nelle sue vantate virtù taumaturgiche, e soprattutto  quelli che più avevano beneficiato del suo potere: ministri, parlamentari, direttori di giornale e giornalisti, nonchè tutto il sottobosco di faccendieri e cricche, noti e nascosti, che col berlusconismo hanno mangiato e fatto carriera.
Questi ultimi saranno i più pericolosi,  arrabbiati e incattiviti per il potere perduto, animati da spirito di rivalsa e vendetta. Questi faranno di tutto per rendere impossibile la vita a Monti, con ricatti e tentativi brutali di condizionamento. Se Monti avrà, come si spera, l'incarico a formare il nuovo governo, c'è da scommetterci che sul Giornale e su Libero, e pure sul Foglio,  cominceranno a sparargli contro  strali avvelenati e schizzi di fango, foss'anche solo per la scoperta di una multa per divieto di sosta di 20 anni fa o  per qualche incidente capitato a qualche zia o cugino. E se non trovassero nemmeno questo, qualcosina la si può sempre inventare...
Costoro non rinunceranno mai a tentare di riconquistare il potere perduto, con ogni mezzo, costi quel che costi, anche a rischio di affossare con Monti, o chi per lui, l'Italia intera. 
"Possiamo farlo cadere in qualsiasi momento" ha  sentenziato  Berlusconi ieri .


Viste le facce, buie e feroci, e sentiti gli argomenti di Berlusconi, Bossi, Giuliano Ferrara,  Vittorio Feltri,  Sallusti, La Russa e Gasparri,  addirittura il dito medio alzato da Formigoni (solitamente  più compassato) all'indirizzo della folla, vista la chiusura totale  e compatta della Lega, di nuovo stretta intorno a quel rudere di "capo" che è Bossi, c'è da aspettarsi il peggio.

Auguri professore!!!

lunedì 7 novembre 2011

Ultima prova di forza

"Non mi dimetto". E' ancora la parola d'ordine ripetuta fino all'ossessione dal nostro capo del governo, nonostante gli inviti e le pressioni che gli vengono  da ogni categoria sociale, mondo economico italiano ed estero, stampa internazionale, avversari politici e anche parecchi ex sostenitori e alleati.
Ostinato fino all'irragionevolezza, incollato alla poltrona di comando come un re medievale,  gioca l'ultima carta e ingaggia l'ultima sfida a testa bassa, fosse pur solo contro tutti. 
E la chiama pure "battaglia di civiltà"!!!! La sua spudoratezza, non ha limiti. E' una suprema dimostrazione di arroganza e disprezzo per il popolo italiano, dei cui problemi non si interessa e non si cura, anzi li ignora. Vede solo i ristoranti pieni e ignora le 9.000 aziende che hanno chiuso i battenti nel 2010.  Disposto a mandare in bancarotta l'Italia, già ridotta al livello zero di credibilità in gran parte per causa sua, ha evidentemente nostalgia del suo modello ideale, il Duce, imitato in tante circostanze, che diceva "Chi si ferma è perduto"; infatti non si fermò in tempo e finì come finì, dopo aver mandato l'Italia in rovina.


Purtroppo quest'uomo è stato abituato male, a procedere sempre a colpi di prove di forza che vinceva grazie all'arrendevolezza, alla paura, agli opportunismi, alle incertezze e alle divisioni degli altri, amici e avversari. 
Perciò è ancora convinto di potercela fare anche stavolta, tirando una corda ormai logora, sfoderando le solite armi per intimorire e condizionare gli altri.
"Voglio  guardare in faccia i Giuda, i traditori", grida ancora minaccioso; perchè sa che i suoi sostenitori sono di fatto suoi dipendenti, parlamentari che devono candidatura ed elezione a lui e devono quindi sentirsi in obbligo di fedeltà a lui, non al popolo italiano  che pure paga loro lo stipendio e i cui interessi dovrebbero  difendere in primo luogo e come primo dovere.
Adesso però tocca agli altri non lasciarsi intimorire, spezzare la corda che li lega e portarlo finalmente ad una meritata sconfitta.

Ne saranno capaci le opposizioni, il capo dello Stato, gli scontenti che l'hanno sostenuto finora e  si stanno defilando? In queste giornate cruciali, decisive, io nutro ancora forti timori che ancora una volta  non si abbia il coraggio di staccare la spina  a questo governo di incapaci, guidato da un capo indegno.
La cosiddetta "seconda Repubblica" si è trasformata di fatto in una monarchia inchiodata  e condannata ai voleri di un sovrano  sempre più fuori di testa.
Gli appelli stile Oliver Cromwell "In nome di Dio se ne vada" non funzionano con il nostro reuccio. Anche perchè oltre agli appelli verbali, per seguire l'esempio di Cromwell, bisognerebbe  essere disposti a guidare una guerra civile e arrivare a imprigionare e  decapitare il sovrano, come si faceva nel 1600.
Ma oggi non c'è bisogno di arrivare a tanto. Così come  gli eventuali "traditori", berlusconiani   pentiti, non rischiano la fucilazione che dovettero subire  i firmatari dell'ordine del giorno Grandi che esautorava Mussolini il 25 luglio 1943.
O gli tolgono sostegno e fiducia in Parlamento o lui spontanemente non se ne andrà mai; anzi farà nuove leggi ad personam che gli consentano  di ricandidarsi  o comunque continuare ad occupare posizioni di potere.

Ma è proprio così difficile una semplice, democratica  e opportuna operazione di sfiducia parlamentare, seguita da nuove elezioni, con o senza intermezzo di un governo di tecnici seri e onesti per gestire e magari fare una nuova legge elettorale meno "porcata" della attuale?
Si ha paura del dopo Berlusconi , ed è vero che non sarà facile gestire questa straordinaria situazione di crisi. Eppure bisogna provarci. 

Sappiamo bene tutti che questa crisi non è attribuibile alle sole responsabilità di Berlusconi e che le "malattie" dell'Italia vengono anche da altri e da lontano. Ma quando uno è ammalato e deve prendere una medicina amara, pesante e anche con implicazioni dolorose, vorrebbe che a prescriverla fosse un medico serio, lucido, competente, affidabile, equo e coerente nelle sue scelte; perchè penso che i sacrifici li accetterebbe più volentieri, con la consapevolezza della necessità, la fiducia e una speranza di guarigione. E' molto difficile accettare prescrizioni amare da un medico incompetente, poco lucido, poco serio, che oltre ad essersi occupato solo dei suoi casi giudiziari e personali, si è reso ridicolo agli occhi del mondo. 
Oltre ai problemi gravi di tutti gli altri Stati, noi ne abbiamo uno in più e grosso: Berlusconi (più Bossi), che ci impedisce di scegliere un altro medico e affrontare la cura.
**AGGIORNAMENTO DEL 9 NOVEMBRE
Udite udite!! Ieri, dopo aver constatato che in Parlamento non ha più la maggioranza necessaria, Berlusconi ha promesso al Capo dello Stato che si dimetterà. Ma non subito; lo farà dopo che il Parlamento avrà approvato il maxi-emendamento o legge di stabilità che dir si voglia. E' dura da mollare la sedia, non si vuol staccare. 
Prevedibile il prolungamento dell'agonia del governo per 2/4 settimane, con possibili  trucchetti e sorprese sgradevoli nel contenuto dell'emendamento da approvare. Mentre il famigerato spread ci fa perdere ancora una montagna di soldi.