martedì 27 aprile 2010

Chi deve fare autocritica: i magistrati, i delinquenti o i politici con alte cariche?

Ancora una volta mi devo chiedere se sogno o se son desta. Nello stesso giorno in cui a Reggio Calabria una piccola folla inferocita inveisce contro poliziotti e magistrati che hanno appena arrestato Tegano, un boss dell'andragheta ricercato da 17 anni, il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, parlando ad un incontro con i giovani magistrati appena nominati , col tono pontificale che lo contraddistingue, se nè uscito con una lectio magistralis in cui ha bacchettato sonoramente ed esplicitamente la magistratura.
Sgridata forse per la lentezza e i ritardi delle procedure o la lunghezza dei processi? No. Parlando a nuora perchè suocera intenda, Napolitano ha invitato i magistrati a "fare autocritica" se vogliono riconquistare la fiducia dei cittadini e ha invitato i giovani a non macchiarsi mai di "protagonismo mediatico" e, orrore!, a non sentirsi mai "impropriamente" investiti della missione salvifica di fare giustizia per il bene del paese!!!!
A chi si riferisse Napolitano lo capiscono ormai anche i sassi, perchè sono le stesse accuse e la stessa teoria giudiziaria che il premier Berlusconi ci infligge da 15 anni: sono i magistrati che hanno indagato su di lui e su altri esponenti politici a lui vicini.

Non una parola contro i magistrati che si sono macchiati di corruzioni, collusioni con la mafia, omissioni e compiacenze. Non una parola di riconoscimento o di incoraggiamento a prendere esempio da quei magistrati valorosi ed eroici che hanno dato la vita per fare giustizia e liberare il paese dalla criminalità. Quelli evidentemente per lui sono stati pessimi esempi di protagonismo mediatico e della insana idea di essere investiti di una missione salvifica.
Prima o poi, edotti da questa lezione, i magistrati allievi di Napolitano arriveranno a dirci che Falcone e Borsellino, Chinnici e Livatino si son fatti ammazzare per avere un titolone sulle prime pagine dei giornali.

Quale invece il retto comportamento per un magistrato secondo il nostro capo dello Stato, presidente del Consiglio superiore della magistratura? Collaborare con i politici , questo è il punto fondamentale. E non farsi prendere dalla insana idea di indagare su di loro, se per caso capitasse di avere notizia o sospetto di un qualche reato da essi compiuto; e meno che mai di intercettare le loro telefonate per verificare.
Gli esempi di questi magistrati collaboratori dei politici, o collaborazionisti, ci sono. Napolitano non li ha citati, ma alcuni si possono citare: Squillante e Metta ad esempio; o Achille Toro , cortese informatore sull'andamento di certe indagini; di altri non si può dire il nome, ma sono quelli che resero famosa la Procura di Roma come "porto delle nebbie".

giovedì 22 aprile 2010

Corsi e ricorsi storici

Sarà forse un paragone esagerato o improprio, ma una affinità io ce la trovo. I tifosi del "caimano" esultano e si compiacciono ora perchè "solo 11" dei 170 componenti la Direzionale nazionale del PDL hanno votato oggi contro il documento di sostegno a Berlusconi.

La storia ci ricorda che nel 1932 solo 15 su 1250 professori universitari si rifiutarono di firmare il giuramento di fedeltà al fascismo.

Si riconoscerà, col senno di poi, il coraggio, il merito e la lungimiranza di quei solitari 15, che ovviamente persero la cattedra, mentre gli altri 1235 la conservarono felicemente, contribuendo però a regalare all'Italia altri 13 anni di regime.

Non so se i nostri 11 ex AN perderanno, ora o fra un po', la poltrona. Di certo la conserveranno i 159 che si sono schierati in difesa del "benefattore" a cui la devono, come ha ben ricordato il fido Bondi.

Chissà a chi saranno grati i nostri posteri.

Un italiano su tre non ha votato alle ultime elezioni regionali probabilmente perchè non abbiamo più nè una destra nè una sinistra che parlino chiaro e siano coerenti nel fare, e nel dimostrare di avere un sia pur minimo interesse per il bene del paese.
Non sono finiana perchè non sono di destra (almeno nel senso comune che si dà a questo termine). Ma riconosco che Fini, sia pur con notevole ritardo (ma è sempre meglio tardi che mai), sta dando una lezione di coraggio e dignità politica che, comunque vadano le cose, dovrebbe servire - si spera - a porre un freno allo strapotere personale berlusconiano; anche se i rapporti di forza sono estremamente sbilanciati.

E Berlusconi le sue prove di forza le sta conducendo all'ultimo sangue e le sta vincendo tutte: contro la Magistratura e contro la stampa ( grazie anche all'ultima legge che limita le intercettazioni), contro il Capo dello Stato (che umilia in continuazione facendogli firmare tutto), contro la Chiesa e le sue regole di cui si fa beffe (vedi il caso della comunione) "comprandone" il consenso con favori elargiti a spese pubbliche , contro la tardiva opposizione di Fini, e così via.
Spero che questo serva di lezione e di incitamento al debole e addormentato Pd e ai frammenti sparsi della sinistra, per ritrovare anch’essi coraggio e dignità politica, per darsi un’identità, democratica, laica, legalitaria e solidaristica, e difenderla a viso aperto.

Non per mettersi a fantasticare ora di improbabili alleanze con Fini, Casini, Rutelli & C, ma per riconquistare innanzitutto la fiducia degli elettori , quelli mantenuti e quelli persi, puntando sulle forze e i meriti propri (se ne sono capaci…) e non solo sui demeriti altrui.

A Fini spetta l'arduo compito di riconquistare gli elettori delusi e astenuti di centrodestra (che pure sono stati tanti, pochi lo ricordano). Impresa difficile perchè avrà contro tutta la stampa e le TV di proprietà o di influenza di Berlusconi e pure questa Chiesa cardinalizia da potere temporale.

L'unica speranza: un risveglio delle coscienze di politici, giornalisti e cittadini che amino in primo luogo la democrazia e rialzino la testa e la schiena.

Ma ci credo poco, visti i precedenti corsi e ricorsi storici


martedì 20 aprile 2010

Sfida alla Chiesa: questa comunione a me s'ha da fare

Non è un fatterello da gossip, o un atto di devozione privato, l'ultimo gesto del nostro premier, ripreso da fotografi e telecamere mentre riceve la comunione in chiesa durante il funerale di Raimondo Vianello. E' stata chiaramente una sfida, una sfida alla Chiesa e alle sue regole, plateale e voluta, una dimostrazione di forza di chi sa di poterselo permettere, perché sa di poter contare sul silenzio delle alte gerarchie ecclesiastiche, compiacenti e riconoscenti per i benefici che da lui riceve: finanziamenti , agevolazioni, legislazione che impone a tutti (i comuni mortali, non a lui) le indicazioni della Chiesa in materie di etica personale e famigliare.
E' solo l'ultima delle sfide di Berlusconi, dopo quelle annose e quotidiane contro la Magistratura, quelle ricorrenti a colpi di bastone e carota contro il presidente della Repubblica Napolitano, e dopo la sfida all'ultimo sangue contro il presidente della Camera Fini, cofondatore del "suo" partito, che ha osato dissentire e chiedere diritto di parola.
Io non ce l'ho con il povero don Abbondio che non ha avuto il coraggio di negare l'ostia al Berlusconi divorziato, ricco Epulone non pentito, dalla vita palesemente libertina, la cui compagna abortì volontariamente un figlio suo, ecc. ecc.; se l'avesse fatto i suoi superiori l'avrebbero trasferito in Sudan (dove notoriamente i preti cristiani hanno molte probabilità di fare una brutta fine), sensibili come sono alle pretese dei forti e implacabili con i deboli.
Io ce l'ho con quanti non capiscono la gravità di tutte queste sfide e non fanno nulla per fargliele perdere, ma anzi corrono in suo soccorso per fargliele vincere.

martedì 13 aprile 2010

Presidenzialismo + federalismo? No, grazie. Meglio l'attuale Costituzione

Puntuale come il vento di marzo e la pioggia d'aprile, si riapre il dibattito su presidenzialismo e federalismo come fossero le "riforme" più urgenti da fare per salvare la patria. Da anni se ne parla, e da anni politici e giornalisti fanno a gara a snocciolare esempi in auge in altri Stati, additandoli a modello da copiare. Modello tedesco, francese, turco, israeliano, svizzero, USA o sudamericano, Putin, Gheddafi o altri, c'è solo l'imbarazzo della scelta. Naturalmente, per propagandare il proprio "modello" ognuno si ingegna a illustrarne gli aspetti positivi, spesso dimenticando però di riferirne anche degli aspetti negativi. E soprattutto dimenticando che ogni paese si è costruito il suo presidenzialismo (e/o il federalismo) a seconda della sua storia, dei presupposti da cui partiva e degli obiettivi che si prefiggeva , secondo le esigenze ritenute prevalenti da quel popolo.
Solo Fini ha provato a dire: basta copiare dagli altri, perchè non facciamo un presidenzialismo all'italiana? Frase che si presta a duplice interpretazione: positiva, se riferita all'invito a pensare con la nostra testa, ad un presidenzialismo che nasca dalla storia e dalle esigenze reali della società italiana; negativa, perchè le cose fatte "all'italiana" non godono certo di buona reputazione.
Io, per non saper nè leggere nè scrivere, sono invece ancor più drastica: lasciamo perdere.
Proprio ieri un articolo del Corriere riferiva che la stragrande maggioranza degli italiani, secondo tanti sondaggi, è contraria al presidenzialismo, perchè ancora memore della nefasta esperienza del fascismo, esemplare caso di dittatura personale basato sul culto della personalità di un capo carismatico e senza scrupoli democratici.
Pure io quindi sono d'accordo con chi ha scritto che in Italia il presidenzialismo non potrebbe che tradursi in anticamera della dittatura. Soprattutto se gestito da chi ha in mano potere economico e mezzi di comunicazione (come Berlusconi, ma non solo, potrebbe farsi avanti anche qualcun altro) e se anche, per seconda disgrazia, fosse coniugato con un federalismo pasticcione e disgregatore dell'unità nazionale come quello che vorrebbe la Lega. Sarebbe il trionfo del "divide et impera". Dio ci scampi da questo genere di "riforme"!

Un cenno quindi anche al cosiddetto federalismo nella ristrutturazione dell'impianto istituzionale del PD, caldeggiato in questi giorni con interviste sui giornali da Prodi e Chiamparino.

Pur rispettando e stimando Prodi e Chiamparino come buoni e onesti amministratori, l'uno di livello europeo e l'altro cittadino, non condivido queste loro ultime prese di posizione come teorici politici. L'accentuazione di una struttura federalista del partito non credo sia la risposta giusta ai problemi del PD e del Paese. Credo invece che ne aumenterebbe la frammentazione, la divisione e la rivalità tra "governatori" locali, con la conseguente impossibilità di costruire una linea unitaria e condivisa, almeno a maggioranza, necessaria per dare quell'identità culturale e politica che finora è mancata al PD e quindi ne ha frenato il ruolo di opposizione .

Del resto lo stesso Chiamparino cita i contenuti su cui il PD deve dare risposte qualificanti e caratterizzanti: bioetica, laicità, infrastrutture e giustizia. E sono tutti temi di valenza nazionale, sui quali gli italiani di centrosinistra, dalla Sicilia alle Alpi, si aspettano delle risposte chiare, convincenti, forti e alternative a quelle date dal centrodestra.


giovedì 8 aprile 2010

La resistibile ascesa di Silvio I

Sicuramente parrà eccessivo a molti paragonare la folgorante presa del potere da parte di Silvio Berlusconi alla "Resistibile ascesa di Arturo Ui", il dramma che Bertolt Brecht scrisse pensando alla scalata al potere compiuta da Hitler. Ascesa che secondo lo scrittore tedesco avrebbe potuto essere fermata in tempo e che invece si compì grazie al sostegno e alla complicità di tanti.
Ma pur in tempi e con personaggi diversi, io trovo che in fondo le analogie sono tante, come sono tante le analogie con i metodi di conquista del consenso popolare praticati da Mussolini per la sua resistibile ascesa, diventata irresistibile grazie al sostegno e alla complicità di tanti, dal re Vittorio Emanuele III ai camerati e gerarchetti, ai deboli partiti socialcomunisti, liberali e popolari del tempo incapaci di accordarsi, al popolo credulone affascinato dall'uomo della Provvidenza, e alla Chiesa- istituzione più sensibile ai poteri forti che alla difesa dei deboli.
Lo stile di giornali attuali come "Libero" e "Il Giornale" è tale e quale quello a suo tempo usato da "L'Assalto" di Arpinati & C per insultare, aggredire e intimidire ogni avversario politico reale o potenziale o chiunque osasse non assecondare i disegni del Capo.
Non posso ovviamente sapere quanto e come durerà il "regime di Silvio I" (così credo si possa chiamarlo, dopo 17 anni dalla sua "discesa in campo", a malapena interrotti per qualche anno dalle deboli prestazioni dei bersagliatissimi governi di centrosinistra votati alla autodistruzione). Ma quel che è certo è che un gradino dopo l'altro la scala dei poteri l'ha già conquistata tutta e può guardare dall'alto i suoi sudditi e manovrarli come vuole, grazie anche, e soprattutto, al monopolio sui mezzi di informazione pubblici e privati di cui si è appropriato.
Eppure le occasioni e i motivi per fermarlo ce ne sono stati tanti, ma nessuno ha saputo o voluto tenerne conto.
Anche con le recenti elezioni regionali, che pur hanno rivelato un calo di voti e di votanti in assoluto per il centrodestra, il parallelo calo di voti e di votanti tra gli elettori potenzialmente di centrosinistra ha fatto sì che quello che poteva e doveva essere uno stop sul trionfale percorso berlusconiano , si sia trasformato in una nuova vittoria per Lui.
E sì che negli ultimi mesi ne sono sono venuti fuori dei fattacci che avrebbero dovuto deludere chi aveva creduto in lui e nel suo potere taumaturgico di "uomo del fare" (e del malaffare). Ma non è bastato. Non sto a ripetere quanto già scritto in post precedenti e in commenti in altre sedi; ormai sono talmente stanca di questa politica che non ho più nemmeno voglia di scrivere.

L'ultima delle amarezze (non dico delusione perchè da tempo non mi illudo più sul suo comportamento) è venuta ancora una volta da Napolitano che ha firmato a gran velocità la legge sul cosiddetto "legittimo impedimento" e subito il giorno dopo è ripartito in quarta a predicare per l'ennesima volta perchè si mettano tutti d'accordo, maggioranza e opposizione, per fare le ormai famose e fantomatiche "riforme condivise" che piaceranno a Berlusconi e serviranno a spianargli la strada per diventare addirittura il prossimo presidente della Repubblica.
Ma a che gioco sta giocando quest'uomo che ricopre la più alta carica istituzionale ed esercita il suo ruolo con un tempismo, un attivismo e uno zelo degno di miglior causa? Qual'è il fine recondito che si è prefisso (o che gli è stato imposto da accordi di cui non conosciamo la natura) per il suo settennato?
Perchè un ex comunista diventato capo dello Stato sta facendo di tutto per favorire la trasformazione della Repubblica italiana, fondata sulla Costituzione del 1948, in un regime autoritario asservito ad un personaggio come Berlusconi, con tanti conti aperti con la giustizia, frutto del peggior capitalismo, sostenuto dalla destra ex fascista più aggressiva e priva di valori e da una Lega disgregatrice dell'unità nazionale?
E perchè la Chiesa dei Ratzinger, dei Sodano, dei Bagnasco e dei Ruini sta facendo altrettanto? Invece di vergognarsi per gli scandali di pedofilia clericale che stanno spuntando ovunque come funghi, e tenuti nascosti finora, costoro fanno le vittime e gridano al complotto (come l'amico Berlusconi del resto).
E il popolo, o buona parte di esso, crede loro, e per sentirsi cristiano corre a vedere un lenzuolo medievale spacciato per sudario di Cristo, mostrando così un ben misero volto di un cristianesimo che fa prevalere ancora una volta poteri forti, sfoggio di cerimonie, culto delle reliquie, idolatrie e feticismi, invece di impegnarsi nella ricerca e nella difesa della verità, della moralità autentica e della giustizia per i più deboli .