domenica 27 ottobre 2019

Goethe e l'Islam. La "sottomissione" corre su Rai3


Non posso esimermi dal commentare la puntata di Quante storie ( ore 12,30 del 24 ott. 2019) intitolata Goethe e l'Islam, perché troppo scopertamente indicativa di un atteggiamento di compiacenza  e disponibilità all’accettazione acritica e supina da parte di giornalisti e “pensatori” attivi sul servizio di “ informazione “ (e disinformazione) pubblico, di fronte alla penetrazione culturale di esponenti islamici che pretendono di appropriarsi di simboli della cultura europea, mettendoci addirittura sopra il “cappello” coranico.
Significativa a questo proposito è pure la “ scheda di programma”, della puntata sul sito di Rai-Play su cui è scritto pari pari:
In punto di morte, nel 1832, Goethe compì un cenno misterioso, muovendo l'indice dal basso verso l'alto. Da questo piccolo gesto, riconducibile a una devozione musulmana, Pierangelo Buttafuoco e Francesca Bocca-Aldaqre, ospiti di Quante Storie, ricostruiscono in un libro il percorso di avvicinamento e conversione alla religione islamica di uno dei più grandi scrittori d'ogni epoca. Un enigma spirituale che ancora oggi sorprende, ma del quale è possibile ritrovare l'influenza in ogni opera poetica, teatrale e saggistica di Goethe.”
Controllare per credere, sul sito sottoindicato.
Ora, parlare e scrivere di “avvicinamento e conversione” di Goethe alla religione islamica e di “influenza “ di questa religione in ogni opera poetica, teatrale e saggistica di Goethe è una forzatura grande come un palazzo di 100 piani, un castello di carte che addirittura pretende di basarsi su un invisibile e inesistente cenno della mano di Goethe morente, raffigurato in un quadro di autore tedesco del 1900 (70 anni dopo la sua morte...)!
Infatti il servizio in TV comincia proprio con la presentazione di questo quadro sullo sfondo, che raffigura un Goethe sul letto di morte, e dalla posizione della sua mano, che tiene semplicemente stretto un fazzoletto, con braccio abbandonato a lato, come può essere plausibile per una persona sofferente in fin di vita, e si pretende di vedervi un indice alzato come gesto rituale che un musulmano compie prima di morire per affermare la sua sottomissione e fedeltà all’unico Dio/Allah.
E da qui si parte con la fantasiosa interpretazione di questo presunto e immaginario gesto che sarebbe la conferma della sua “conversione” all’Islam. E si procede poi con tutta una serie di opinioni personali dei due ospiti autori del libro al centro della puntata, intitolato “Sotto il suo passo nascono i fiori. Goethe e l’Islam”. Autori che per tutta la puntata si arrampicano sugli specchi, scambiando spesso lucciole per lanterne, per riferire di affermazioni, dette e scritte , pescate in mezzo all’immensa mole di scritti di Goethe, che dimostrerebbero un suo percorso spirituale verso una sua piena condivisione della religione islamica.

In realtà Goethe nella sua lunga e intensa attività culturale, letteraria e di studio anche scientifico si occupò di tutto e di tutte le culture; di lui si è scritto che fu “...uno dei più grandi letterati tedeschi e l'ultimo uomo universale a camminare sulla terra», e viene solitamente reputato uno dei casi più rappresentativi nel panorama culturale europeo. La sua attività fu rivolta alla poesia, al dramma, alla letteratura, alla teologia, alla filosofia, all'umanesimo e alle scienze, ma fu prolifico anche nella pittura, nella musica e nelle altre arti…. Studiò mineralogia, anatomia, osteologia, geologia e botanica… il minerale goethite prende nome da lui.
Fu inventore del concetto di Weltliteratur (letteratura mondiale), derivato dalla sua approfondita conoscenza e ammirazione per molti capisaldi di diverse realtà culturali nazionali (inglese, francese, italiana, greca, persiana e araba).
Ebbe grande influenza anche sul pensiero filosofico del tempo, in particolare sulla speculazione di Hegel, Schelling, Nietzsche….Goethe fu iniziato in massoneria nella loggia «Amalia» nel 1780…. nel 782 ricevette il quarto grado scozzese della «Stretta Osservanza» e nel 1783 aderì agli “Illuminati”. …..Come filosofo e scrittore fu una delle figure chiave della transizione dall'Illuminismo al Romanticismo, andando poi oltre. …

Goethe si formò una sua visione filosofica del mondo, che però non tradusse mai in un sistema compiuto di pensiero, ma lo spinse a ricercare nei filosofi del suo tempo, o a lui precedenti, quei concetti in grado di esprimere ciò che sentiva: egli li trovò dapprima in Giordano Bruno, per il quale la ragione universale è l'«artista interiore» che plasma e permea l'universo in ogni sua parte. In seguito si rivolse a Spinoza e alla sua concezione della divinità immanente al mondo, da ricercare all'interno di questo.

E’ vero che nella sua sempre aperta ricerca spirituale senza limiti Goethe si soffermò per un certo periodo giovanile di tormentata inquietudine esistenziale anche sul Corano e sull’Islam e ne apprezzò taluni aspetti, studiò sure e hadith e progettò anche di scriverne un dramma intitolato Mahomet . Quel suo progetto sarebbe dovuto diventare la grande tragedia di chi parte per convertire i propri simili; nel corso dei suoi studi però Goethe scoprì che chi si proclama portatore di salvezza deve ricorrere inesorabilmente alla violenza (vedi lo studio di Katharina Mommsen, Goethe e il mondo arabo). Alla fine Goethe non realizzò mai quel progetto (scrisse solo il frammento poetico Il canto di Maometto). Il poeta delle donne” (così definito per la sua grande sensibilità e apprezzamento per le donne), Goethe, ammonì quindi come il paradiso musulmano fosse riservato esclusivamente agli uomini, visto che le donne celestiali dovevano servire solo come dispensatrici di piacere: nel “paradiso degli uomini” non c’era posto per le donne terrene. L’evidente penalizzazione delle donne” e il divieto di bere vino , per lui erano un segno del “cupo velo della religione” che il profeta ha imposto ai suoi adepti.
E’ vero anche che nel suo “Divano occidentale- orientale un libro di poesie scritto tra il 1814 e il 1819, ispirato ai versi del poeta persiano Hafez. sosteneva che “oriente e occidente non sono più separabili”; e secondo alcuni interpreti queste righe varrebbero come professione di fede di Goethe nell’islam, o come “dichiarazione d’amore per l’Oriente”. Ma questo non ne fa un fedele musulmano. Si può solo dire che Goethe ha incontrato l’Islam con rispetto, ma non in maniera acritica , anzi vi ha rivolto battute pungenti. Per lui Maometto è “l’autore del libro”, e il Corano dunque non rappresentava una rivelazione divina e doveva essere sottoposto alla critica storica. Solo così si sarebbe reso possibile il dialogo.

Nella immensa produzione letteraria, poetica, drammaturgica, di Goethe si trovano poi altri inni a sfondo cosmico-panteistico, che sono testimonianze d'un sentimento aperto alle più svariate esperienze. La religiosità da cui era profondamente pervaso non coincideva nemmeno col cristianesimo protestante in cui era stato educato, pur rispettando i riti di qualsiasi credo. Fece battezzare i suoi figli e non si pose mai in aperta ostilità con la Chiesa.
Nel Faust mostra di conoscere la Bibbia e di essere esperto in questioni teologiche. Attribuiva a Gesù Cristo una grandezza “di natura così divina come mai più il divino è apparso su questa terra”. Nel suo viaggio in Italia, Goethe provò una spontanea simpatia per la religione cattolica. Ma in quell'occasione si accrebbe anche la sua avversione per le reliquie e la venerazione dei santi.
Goethe provò interesse anche per la religiosità pagana dell'antichità greca e romana, attratto dalla sua esperienza del divino nelle forme della natura tradotte in sembianze antropomorfiche; nel gennaio del 1813 scrisse Come poeta, io sono politeista; come naturalista, io sono panteista; come essere morale, io sono teista; e ho bisogno, per esprimere il mio sentimento, di tutte queste forme.” (Goethe, in Nuova antologia di lettere, scienze ed arti, vol. 188, p. 113, Direzione della Nuova Antologia, 1903).
Inoltre su Goethe è unanime il giudizio che lo riconosce campione geniale della libertà di pensiero e dell'autonomia individuale (principio e valore non propriamente conciliabile con la religione islamica e le sue pretese di sottomissione...).

Tutto ciò considerando, appiccicare una etichetta islamica o di altro credo a Goethe è operazione quanto mai scorretta e arbitraria, perchè in tutta la sua vita e in tutte le sue opere fu sempre anticonfessionale, anzi si definìun eretico che i cristiani avrebbero volentieri messo al rogo( e i musulmani fondamentalisti avrebbero colpito da fatwa, ndr...) .

E invece, tornando alla trasmissione di Rai3 ci siamo dovuti sorbire, oltre alla fantasiosa interpretazione di un quadro, una poetica ode a Maometto, con un iniziale filmato che ci ha raccontato di un Maometto quarantenne ritiratosi in tormento interiore in una grotta, cui appare in sogno un angelo in forma umana come messaggero divino, che lo investe di una missione profetica che lo spingerà a voler convertire il suo popolo e il mondo intero diffondendo i suoi messaggi. Missione supportata qui da una “teologa -neuroscienziata islamica col capo rigorosamente coperto da abbondante fasciatura, la giovane signora piacentina Francesca Bocca-Aldaqre, Professore di Teologia all’Istituto Italiano di Studi Islamici e di Cultura Araba alla Società Umanitaria di Milano, direttrice dell’Istituto di Studi Islamici Averroè di Piacenza e Professore di Neuroscienze presso l’Università Islamica del Qatar* , che, da fervente cattolica che era, si è convertita all'Islam circa 9 anni fa, e ha scritto anche, oltre al libro presentato in trasmissione, “Un Corano che cammina” (2018), quindi una docente - educatrice religiosa (o influencer, per dirla con linguaggio di moda) di mestiere, molto attiva.
A darle manforte in questa surreale lezione di proselitismo islamico televisivo (con notevole stravolgimento della storia, oltre che della opera di Goethe), Pietrangelo Buttafuoco, giornalista e scrittore di originaria formazione politica di destra missina, e cristiana, da anni convertito all’Islam col nuovo nome di Giafar al Siqilli (o Giafar il siciliano, in onore di un antico califfo), che, come tutti i neoconvertiti è diventato più realista del re e più convinto del profeta, fino a spingersi a profetizzare per il futuro una “Europa islamica, di un Islam mitigato dalla luce del Mediterraneo”, definizione che attribuisce a Goethe, vagheggiando pure di un “islam persiano “ così aperto e liberale che avrebbe addirittura permesso all’Occidente (bontà sua) di avere i suoi filosofi e scienziati…E poi, omaggio alla “Universalità come ideale dell’Islam” ( ma l’universalità non era prerogativa del cattolicesimo? ndr), con citazione di una abitudine di Goethe di intestare le proprie pagine manoscritte con un richiamo a Dio a imitazione delle sure del Corano che iniziano con la frase “in nome di Dio clemente e misericordioso”, sorvolando sul fatto che per quasi due millenni anche tutti i documenti ecclesiastici cattolici e gli atti pubblici dello Stato Pontificio iniziavano con la frase “In Christi nomine Amen.”

Il conduttore della trasmissione, Giorgio Zanchini, quasi genuflesso per rispettosa compiacenza di fronte a cotanto zelo fideistico, ha appena accennato alla possibile forzatura compiuta dagli autori per reinventarsi un Goethe musulmano, quando è evidente la complessità dell’esperienza culturale di Goethe; ma i due ospiti non hanno fatto una piega, anzi Giafar al Siqilli -Buttafuoco si è avventurato in una rivisitazione del Faust e della sua lotta interiore tra Dio e Diavolo- Mefistofele che dimostrerebbe la misericordia di Dio che supera il libero arbitrio” e questa “misericordia divinasarebbe prerogativa insita nell’Islam. La teologa neuroscienziata, più prudente, si è accontentata di riconoscere la complessità goethiana , ma ha sottolineato felice che “in Germania si accetta l’idea che Goethe fosse affascinato dall’ Islam”.
Ma si è parlato solo di un Islam tutto spirituale, “patto d’amore” che esiste evidentemente nella sua testa e in quella di Buttafuoco- Giafar, ma che chi guarda ai fatti e ai comportamenti di tanti islamici nell’Oriente e nell’Occidente, nel passato remoto e prossimo e nel presente, fa un po’ fatica a riconoscere...
Come se non bastasse la testimonianza di fede sottomessa dei due italiani-musulmani autori del libro, e lo zelo compiacente del conduttore, nel servizio si è voluto aggiungere anche un filmato- intervista a un imam esponente del Co.re.is, Yahyâ Sergio Yahe Pallavicini, “cittadino italiano nato musulmano, da madre giapponese e padre italiano”. È l'imam della Moschea al-Wahid di Milano in via Meda, che ha parlato di una disponibilità e apertura al dialogo tra religioni diverse, di una moschea aperta a tutti e via predicando di una possibile collaborazione tra religioni che vedrebbe tutti felici e contenti nonostante problemi e difficoltà emerse . Chi abita nei pressi di questa e altre moschee non sembra aver mostrato finora grande collaborazione e amore, dell’una e dell’altra fede...Ma si può sempre sperare...

Alla domandina arrivata da una ascoltatrice via social sul perché la teologa indossasse il “velo” e se non se ne sentisse “sottomessa”, la teologa, ovviamente preparata e pronta, ha risposto col permanente sorriso compiaciuto delle proprie certezze : “il velo è simbolo di riconoscimento, si capisce da che parte sto, voglio che sia chiaro, felice del suo “abbandono all’Islam..”. E Buttafuoco-Giafar, solidale, ha aggiunto un aneddoto scherzoso di un film di Checco Zalone in cui si auspicava che un sacerdote portasse il collettino di riconoscimento, per legittimare la scelta di indossare un simbolo visibile della propria appartenenza religiosa.
Nessuno che abbia obiettato che, a parte la legittimità di un abito distintivo per i religiosi di professione, preti, imam, rabbini e bonzi, se tutti i fedeli delle altre religioni facessero altrettanto con vistose indicative croci, tuniche e bandiere simboliche del proprio credo religioso o ideologico, indossati ogni giorno e in ogni circostanza per far capire “da che parte stanno”, sarebbe un bel carnevale e forse questa ostentazione  di simboli diversi non aiuterebbe tanto la convivenza pacifica nei luoghi di lavoro e pubblici; e siccome nessun’altra religione lo pretende dai propri fedeli e solo l’islam lo impone, e solo alle donne, questo velo è un chiarissimo strumento di propaganda islamica e discriminazione che non favorisce certo la piena libertà, emancipazione, uguaglianza di diritti e integrazione delle donne musulmane nelle società occidentali ( e meno che mai in quelle orientali islamiche...).
Senza contare, per analogia, che anche la “stella di David” imposta sugli abiti come chiaro segno di riconoscimento degli ebrei nella Germania nazista ( e prima ancora nei ghetti dei paesi cattolici in secoli passati), non era una buona idea…
A un altro ascoltatore che ha citato Dante affermando che anche lui conosceva l’Islam, nessuno ha ricordato che Dante , per quel poco o tanto che potesse conoscere dell’Islam, aveva una pessima opinione dei Saraceni musulmani e aveva collocato Maometto (e Alì) nel suo Inferno, nella nona fossa di Malebolge (If XXVIII 22-63), tra “i seminator di scandalo e di scisma”, col corpo  straziato, per avere diviso,  fondando l'Islam,  i popoli e i fedeli della Bibbia e del suo Dio unico; e il capitolo della Divina Commedia che ne riferisce viene censurato o il libro proibito in alcuni paesi islamici. Il quadro  che raffigura Maometto all'Inferno, presente nella Chiesa di S. Petronio a Bologna, è sotto sorveglianza per  timore di attentati...

Solo un vago accenno al fondamentalismo e al terrorismo islamico e a come combatterlo. Facile per Buttafuoco -Giafar che ha la ricetta : “Tutta colpa dell’ignoranza (di chi? dei terroristi islamici? o di chi li teme?). Se i cristiani conoscessero bene l’Islam non avrebbero timore e ammirerebbero l’Islam; se gli islamici conoscessero bene l’Islam ammirerebbero il cristianesimo “. E la teologa insiste su un immaginario Islam tutto letteratura, poesia e amore, rose e fiori su cui camminare e da conoscere.
Insomma, una trasmissione da indottrinamento e proselitismo, senza contraddittorio, senza nemmeno un accenno all’Islam politico reale, ai suoi conflitti e alle sue pesanti conseguenze e repressioni della libertà personale dove l’Islam, religione- politica, governa .
Come parlare del comunismo teorico del filosofo “profeta” Karl Marx e delle profezie del suo ottocentesco “Capitale” senza parlare dei misfatti del comunismo reale subiti da milioni di sudditi dei regimi in cui è stato messo in pratica nel 1900.
Sarà anche lecito in una trasmissione televisiva di servizio pubblico fare propaganda per una religione, ma bisogna chiamarla col suo nome, propaganda, appunto, non spacciarla per informazione culturale, quando è lacunosa e distorta; e anche la pubblicità di qualsiasi prodotto non deve essere ingannevole o mistificatoria. Se l’islam ha tanto patrimonio di cultura e poesia, la pubblicizzi pure, ma non si appropri della cultura occidentale mettendoci sopra un’etichetta islamica.

Alcune fonti:
https://www.raiplay.it/raiplay/video/2019/10/quante-storie-del-24102019-Pierangelo-Buttafuoco-e-Francesca-Bocca-Aldaqre-Goethe-e-l-Islam--6909cc95-ca9d-4b70-b1d9-9e42a8923624.html




* Da non confondere con il Centro Studi Averroè ( https://www.centroaverroe.org/chi-siamo / ) di cui è presidente Souad Sbai, che, tra l’altro, conduce una battaglia culturale contro l’imposizione del velo alle donne, e per la difesa dei loro diritti.


 http://www.treccani.it/enciclopedia/johann-wolfgang-von-goethe/





Foto: Di Tischbein, Johann Heinrich Wilhelm - Scansione personale, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3211188

* Francesca è Professore di Cultura Islamica presso l’Istituto Italiano di Studi Islamici, Direttore degli Studi presso l’Istituto di Studi Islamici Averroè di Piacenza e Professore di Neuroscienze presso l’Università Islamica del Qatar. Ha conseguito un dottorato di ricerca (PhD) nel 2015 presso la Ludwig-Maximilians Universität di Monaco di Baviera, e un Master in Teologia Islamica nel 2017 presso il Cambridge Islamica College. I suoi interessi sono teologia medievale, studi coranici e psicologia islamica. Traduce testi classici dall’arabo, tedesco, inglese e francese.