martedì 1 giugno 2010

Non c'è pace tra gli ulivi

Ho preso a prestito il titolo da un film - melodramma del neorealismo del 1950, perchè mi pare adatto a definire una realtà attuale in un altro Paese, ricco di ulivi, entrato nella storia dai tempi biblici, che sembra destinato a non avere mai pace: la Palestina, ora Stato di Israele.
L'ultimo tragico evento che l'ha riportato sulla prima pagina di tutti i giornali e TV del mondo è stato l'assalto da parte di un commando dell'esercito israeliano ad un convoglio di navi "da crociera", che portavano aiuti umanitari e centinaia di pacifisti ed esponenti di organizzazioni filopalestinesi, agli abitanti della "striscia di Gaza", enclave palestinese tra il mare e lo Stato di Israele, resa inaccessibile a causa dell'embargo imposto da quest'ultimo con conseguente isolamento della popolazione della "striscia", aggravato anche dalla costruzione di un muro sul confine.
Assalto, compiuto in acque internazionali, per impedire l'accesso al territorio interdetto da Israele, e concluso con la morte di 10 dei pacifisti che si trovavano su una delle navi e con centinaia di feriti.

Se c'è un problema di fronte al quale mi sento assolutamente incapace di dar consigli o pareri e di azzardarmi a dire chi ha più torti e chi ha più ragioni, è proprio questo della questione israelo-palestinese. E' una questione maledetta, nata male e proseguita peggio, dove ogni popolo reclama giustamente i propri diritti all'esistenza, alla residenza, al costituirsi in Stato autonomo, ma nel contempo con la pretesa di distruggere, annientare l'altro. Non sono un'esperta in materia, ma da cittadino modestamente informato ho avuto l'impressione che siano stati compiuti tanti errori da parte di tutti i contendenti e dei loro sostenitori esterni:
dagli stessi ebrei nei confronti degli arabi palestinesi di religione islamica che risiedevano nel nuovo Stato di Israele (istituito nel 1948), che sono stati messi in condizioni di disagevole sudditanza, quando non cacciati;
dagli arabi-palestinesi espulsi o fuggiti negli anni successivi, che si sono accampati in Libano e in Giordania, animati solo dal desiderio di ritornare nella “loro” “Palestina”, cancellando lo Stato di Israele;
dai paesi arabi o comunque musulmani, che, in nome della “fratellanza islamica”, li hanno sostenuti in questa rivendicazione alimentando odio e terrorismo, locale e internazionale, con finanziamenti per armarli più che per aiutarli a trovare una sistemazione legittima e dignitosa.

E la stessa comunità internazionale, ONU e vari Stati occidentali in particolare, non hanno saputo o voluto trovare una soluzione equilibrata per il problema palestinese, barcamenandosi tra indifferenze, ambiguità e furbizie diplomatiche, ora con alleanze interessate con Israele, ora con i paesi arabi. Col risultato di una situazione ingovernabile e con il prevalere di una radicalizzazione dei sentimenti di odio reciproco da parte dei rispettivi popoli (ebrei e musulmani) e con l'intento dichiarato di distruggersi a vicenda.

Che risultato si prefiggessero gli israeliani con questo atto di guerra con licenza di uccidere pacifisti in missione umanitaria internazionale, non lo so; come non so se da parte di questi pacifisti ci fosse anche una intenzione provocatoria, quantomeno imprudente dato lo stato di fatto. Io dico solo che mi fanno paura sia l'estremismo degli israeliani nel pur legittimo intento di difendere il loro Stato, sia l'estremismo degli islamici modello Iran nello strumentalizzare la questione palestinese e usarla come arma contro l'occidente.

Questa è una miccia sempre accesa che ci mantiene sull'orlo di nuove guerre che possono coinvolgere altri Stati.
E i contendenti, invece di sforzarsi di gettare acqua sul fuoco, sembra facciano di tutto per gettarvi sempre nuova benzina.

PS. In alto ho messo una foto (tratta da Wikipedia) del "Muro del Pianto", simbolo della Gerusalemme ebraica e delle sue radici bibliche, in quanto resto archeologico del suo antico Tempio distrutto. Spero di non essere accusata di antisemitismo o di vilipendio della religione o della cultura religiosa ebraica, se osservo che Gerusalemme, città sacra per tre religioni ( ebraismo, cristianesimo, islam), che pure si richiamano ad un unico Dio "rivelato" nella Bibbia, è la più martoriata della storia. Il "popolo eletto" è stato il più perseguitato per oltre 2 millenni. E ora questo Stato laico di Israele, che porta un nome biblico, è in condizione di perenne guerra.
Questo a me fa dire quanto sia pericoloso per i popoli fondare Stati, leggi e comportamenti, su simboli e credi religiosi, e prenderli a giustificazioni di guerre sante, crociate, o jiad, o comunque le si chiami.

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