A
proposito della “Risoluzione
del Parlamento europeo del 19 settembre 2019 sull'importanza della
memoria europea per il futuro dell'Europa”(*)
Premesso
che non sono mai stata comunista, nè mai lo sarò, e non mi
riconosco nè in Leu nè nel presidente del Parlamento europeo
David Sassoli (né in altri protagonisti della politica
italiana ed europea...), trovo sbagliata nel metodo e nella
sostanza, sia dal punto di vista politico che da quello storico,
questa risoluzione del Parlamento europeo approvata a
Strasburgo il 19 settembre scorso, con 535 voti di parlamentari Pd e
socialisti vari, Popolari, Lega e altri ( solo 66 contrari e 52
astenuti (M5S). Risoluzione che è frutto di un uso distorto
e lacunoso della storia per portare a conclusioni
propagandistiche di una certa linea politica di parte che si vuol
far prevalere e istituzionalizzare nel presente. E si continua a
procedere con la testa rivolta all’indietro e a rimestare sulle
colpe e le tragedie del passato di 80 e 100 anni fa (comunismo,
nazismo...), facendo opinabili conteggi dei morti provocati dagli uni e dagli altri, senza peraltro approfondirne le cause con sincerità e
onestà intellettuale (perchè allora non contare anche le stragi per guerre di religione tra cattolici e protestanti e per le guerre di successione sui troni europei?!). Mentre si trascurano i veri pericoli del
presente e che incombono sul futuro dell'Europa (che non sono nè il nazismo nè il comunismo).
E'
scorretto e inesatto equiparare nazismo e comunismo, anche
se i regimi comunisti, come sistema di potere nei rispettivi Paesi
governati, si sono macchiati delle stesse colpe di crudele e
sistematica repressione come i regimi fascista e nazista (e come tutte le dittature, militari o religiose del passato recente e lontano in tutto il mondo); perché
le loro origini e le loro storie e
motivazioni sono anche profondamente diverse.
Va
sottolineato infatti che fascismo e nazismo erano
regimi nati da una visione deviata e degenerata di
nazionalsocialismo, dittature personali rivestite di
idee raccogliticce e confuse, per volontà e ambizione smisurata di
due capi, Mussolini e Hitler, che in un preciso momento
storico di grande disagio del primo dopoguerra, hanno
saputo trascinare le folle in uno smodato culto della loro
personalità esaltandole con promesse mirabolanti;
regimi nati, cresciuti, diventati potenti
e poi morti con loro, nell'arco temporale di un ventennio, dopo aver provocato guerre e seminato distruzione e morte in
mezzo mondo, oltre che nei loro paesi. E hanno lasciato dopo di
sè solo macerie e gruppuscoli di "nostalgici"
ottusi incapaci di autocritica e nessun lascito ideale o ideologico
che fosse di qualche utilità per la società.
Il
comunismo ha una storia un po' più lunga e complessa e
articolata; è nato come ideologia politico-economica a metà del secolo
1800 con le teorie di Marx, Engels e altri prima e dopo di loro,
con precise e comprensibili motivazioni sociali di riscatto del
proletariato e come critica del capitalismo allora
emergente e dominante che lo sfruttava e opprimeva.
Per oltre mezzo secolo, seconda metà del 1800 e inizio ‘900, il
pensiero marxista-comunista rielaborato, è stato alla base della costituzione
di partiti socialisti e organizzazioni sindacali che hanno svolto in
tutta Europa un ruolo meritorio per il miglioramento delle condizioni
di vita delle classi più deboli e dato loro dignità e un peso
politico.
Nel
corso della Seconda Guerra mondiale, l'URSS e i partiti
comunisti sono stati una componente fondamentale nella lotta contro il nazismo di
Hitler e nella Resistenza contro il fascismo. Nel secondo
dopoguerra, nei paesi democratici, i partiti comunisti, pur ispirati
da una ideologia totalitaria e operanti con uno stretto legame con
una URSS dalle mire espansive ed imperialiste, e sostanzialmente
antiamericane, in clima di “guerra fredda”, hanno svolto
un ruolo di minoranza attiva e di opposizione
che in parte è servito nell'equilibrio delle scelte di natura
economica e sociale, restando in un ambito democratico
e costituzionale.
Se è
vero che il comunismo come sistema di potere e di governo è
stato giustamente smascherato e sconfitto dalla storia e dagli stessi
popoli governati, ed è improponibile oggi come
ideologia, perché si è dimostrato incapace di
risolvere i problemi della società attuale con equità, e
produrre sviluppo e benessere, è stato comunque parte rilevante
della nostra storia, ha fatto anche "qualcosa di buono"
e non merita la "damnatio memoriae" nella
formulazione che l'UE ha deliberato. La storia non si cancella, mai;
anche quando ha provocato disastri (come appunto ha fatto il
comunismo quando ne ha avuto il potere); va conosciuta, nel bene e nel male,
distinguendo l’uno dall’altro (anche per evitare di
ripetere gli stessi errori); e tenendo presente tutti gli aspetti e
i fatti accaduti e le loro conseguenze, senza ometterne alcuni. Il
comunismo, di ieri e di oggi, va quindi criticato e contrastato sul
piano politico, con mezzi di confronto democratico.
Se
mai, oltre ai tentativi di invadenza geopolitica di Putin e di una Russia peraltro non più comunista, ci sono oggi altre ideologie totalitarie più pericolose e
invasive che minacciano da tempo l’Europa, di cui
eventualmente il Parlamento UE potrebbe vietare simboli e
propaganda, più che vietare sparute nostalgiche bandiere rosse con
falce e martello, se davvero vuol prevenire eventuali nuovi totalitarismi e
tragedie future. Si potrebbe citare, per esempio, la
diffusione dell'estremismo e del
fondamentalismo politico-religioso
islamico, frutto di una
massiccia immigrazione incontrollata mal
gestita, con conseguente diffusione nelle città europee di ghetti e
comunità ingovernabili, con leggi proprie e idee incompatibili con quelle europee, e sotto minaccia anche anche di ricorrenti atti di
terrorismo, con altrettanto conseguenti, per reazione,
manifestazioni di razzismo e xenofobia, che
vanificano o rendono problematica una pacifica integrazione di
culture diverse in Europa… salvaguardando la cultura propria e le conquiste civili duramente acquisite e conquistate.
E
servirebbe
pure una riflessione su altri totalitarismi più
o meno occulti che vengono da potentati economico-finanziari, dalle
degenerazioni di un capitalismo predatorio tuttora
presente in Africa, in Occidente e in Oriente, dall'emergere di nuove potenze come la Cina, dall'ondivaga politica degli USA di Trmnp, dal controllo e dalle
distorsioni dell’informazione e della disinformazione propinate da
più fonti interessate, ecc… Nonchè occorrerebbe guardarsi allo
specchio e vedere le proprie rughe, per esempio certi tentativi di
alcuni Stati europei più potenti di egemonizzare e orientare le scelte politiche ed
economiche di tutta l’UE.
- Entrando
nello specifico della lunga Risoluzione UE, rilevo che nel
lungo elenco di “visto...” (ben 17 punti, partendo dalla
lontana Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo delle
Nazioni Unite adottata il 10 dicembre 1948) che introducono la
“risoluzione “ vera e propria, c’è la citazione delle
già numerose dichiarazioni precedenti di iniziativa UE, più
generiche, “contro tutti i totalitarismi”
approvate dal 2005 in poi, e altre più
specifiche di condanna dei regimi comunisti, compresa la
“risoluzione 1481 dell’Assemblea parlamentare del
Consiglio d’Europa del gennaio 2006 relativa alla necessità di una
condanna internazionale dei crimini dei regimi totalitari comunisti”
e altre risoluzioni (del 2011 e 2018) per istituire una “Giornata
per le vittime del comunismo” (fissata per il 23
settembre) e altre ancora
“contro il razzismo e la xenofobia”.
Non
si capisce pertanto la necessità o l’urgenza oggi di questa nuova
risoluzione che sostanzialmente accomuna e mette sullo stesso piano
nazismo e comunismo.
E
nei successivi “considerato… invita… chiede… condanna...”
(che vanno dalla lettera A alla lettera M) ci sono
alcune affermazioni discutibili, o quantomeno lacunose e omissive.
Per esempio si cita ripetutamente (alle lettere B, C e
J e punto
1) il “famigerato trattato di non
aggressione e di amicizia nazi-sovietico” del 1939
firmato da Molotov e Ribbentrop, per
conto di Unione sovietica e Germania
nazista,
con
successiva spartizione della Polonia,
indicato
come unico
responsabile
per aver
“spianato la strada allo scoppio della seconda
guerra mondiale “e
alle successive invasioni e spartizioni
degli
stati europei limitrofi.
Tutto
giusto, in parte; ma dimentica di citare il
precedente Patto di Monaco, firmato nel 1938 dai rappresentanti di
Regno unito e Francia, con Germania e Italia (presenti
Chamberlain,
Daladier, Hitler e Mussolini) , che
avvallò la spartizione della Cecoslovacchia a vantaggio della
Germania e consentì alla Germania nazista di
rinforzarsi territorialmente e militarmente, e di acquisire la
sicurezza necessaria per l’attuazione dei propri successivi piani
di conquista militare dell’Europa.
L’accordo di Monaco ebbe indirettamente un altro effetto
indesiderato: l'atteggiamento tollerante di britannici e
francesi incoraggiò enormemente l'aggressività degli stati amici
della Germania.
Quindi, se si pensa davvero che “occorre mantenere vivo il
ricordo del tragico passato dell'Europa, onde onorare le vittime,
condannare i colpevoli e gettare le basi per una riconciliazione
fondata sulla verità e la memoria” ( come recita il punto H),
il Parlamento europeo dovrebbe ricordare anche
queste responsabilità inglesi e francesi (oltre che italiane e tedesche).
Ma
in questo strano (e probabilmente inutile) polpettone poco storico e molto politico si
preferisce puntare il dito su un unico bersaglio, che è in realtà
la Russia di Putin, come si evince chiaramente dai
punti 15 e 16 : “ è
profondamente preoccupato (il
Parlamento europeo, ndr) per gli sforzi dell'attuale
leadership russa volti a
distorcere i fatti storici e a insabbiare i crimini commessi dal
regime totalitario sovietico; considera tali sforzi una componente
pericolosa della guerra di informazione condotta contro l'Europa
democratica allo scopo di dividere l'Europa e invita pertanto la
Commissione a contrastare risolutamente tali sforzi; per
esprimere poi ai punti 17 e 18 ..” inquietudine per
l'uso continuato di simboli di regimi totalitari
nella sfera pubblica”
e citando
come esempio positivo “che
alcuni paesi europei hanno vietato l'uso di simboli sia nazisti che
comunisti”.
Quindi “osserva
la permanenza, negli spazi pubblici di alcuni Stati membri, di
monumenti e luoghi commemorativi (parchi, piazze, strade, ecc.) che
esaltano regimi totalitari, il che spiana la strada alla distorsione
dei fatti storici circa le conseguenze della Seconda guerra mondiale,
nonché alla propagazione di regimi politici totalitari”.
Insomma , mentre condanna le distorsioni dei fatti storici compiute
da altri, l’UE ne propina delle proprie e indirizza esplicitamente
la propria risoluzione (ultimo punto, n. 22) ...” al Consiglio,
alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri,
alla Duma russa e ai parlamenti dei paesi del partenariato
orientale”.
Non senza aver lanciato l’ecumenico e generico auspicio per una
“lotta per un mondo più equo e la creazione di società aperte
e tolleranti e di comunità che accolgano le minoranze etniche,
religiose e sessuali, facendo in modo che tutti possano riconoscersi
nei valori europei”( punto n. 21), con
sottintesa benedizione per la politica della “accoglienza”
e fingendo di ignorare che molte delle minoranze
etniche e religiose accolte non hanno alcuna voglia e intenzione di riconoscersi
nei valori europei.
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