martedì 24 settembre 2019

Nazismo e comunismo pari sono? Sì e no


A proposito della Risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre 2019 sull'importanza della memoria europea per il futuro dell'Europa”(*)

Premesso che non sono mai stata comunista, nè mai lo sarò, e non mi riconosco nè in Leu nè nel presidente del Parlamento europeo David Sassoli (né in altri protagonisti della politica italiana ed europea...), trovo sbagliata nel metodo e nella sostanza, sia dal punto di vista politico che da quello storico, questa risoluzione del Parlamento europeo approvata a Strasburgo il 19 settembre scorso, con 535 voti di parlamentari Pd e socialisti vari, Popolari, Lega e altri ( solo 66 contrari e 52 astenuti (M5S). Risoluzione che è frutto di un uso distorto e lacunoso della storia per portare a conclusioni propagandistiche di una certa linea politica di parte che si vuol far prevalere e istituzionalizzare nel presente. E si continua a procedere con la testa rivolta all’indietro e a rimestare sulle colpe e le tragedie del passato di 80 e 100 anni fa (comunismo, nazismo...), facendo  opinabili conteggi dei morti provocati dagli uni e dagli altri, senza peraltro approfondirne le cause con sincerità e onestà intellettuale (perchè allora non contare anche le stragi  per guerre di religione tra cattolici e protestanti e per le guerre di successione sui troni europei?!). Mentre si trascurano i veri pericoli del presente e che incombono sul futuro dell'Europa (che non sono nè  il nazismo nè il comunismo).


E' scorretto e inesatto equiparare nazismo e comunismo, anche se i regimi comunisti, come sistema di potere nei rispettivi Paesi governati, si sono macchiati delle stesse colpe di crudele e sistematica repressione come i regimi fascista e nazista (e come tutte le dittature, militari o religiose  del passato recente e lontano in tutto il mondo); perché le loro origini e le loro storie e motivazioni sono anche profondamente diverse.

Va sottolineato infatti che fascismo e nazismo erano regimi nati da una visione deviata e degenerata di nazionalsocialismo, dittature personali rivestite di idee raccogliticce e confuse, per volontà e ambizione smisurata di due capi, Mussolini e Hitler, che in un preciso momento storico di grande disagio del primo dopoguerra, hanno saputo trascinare le folle in uno smodato culto della loro personalità esaltandole con promesse mirabolanti; regimi nati, cresciuti, diventati potenti e poi morti con loro, nell'arco temporale di un ventennio, dopo aver provocato guerre e seminato distruzione e morte in mezzo mondo, oltre che nei loro paesi. E hanno lasciato dopo di sè solo macerie e gruppuscoli di "nostalgici" ottusi incapaci di autocritica e nessun lascito ideale o ideologico che fosse di qualche utilità per la società.

Il comunismo ha una storia un po' più lunga e complessa e articolata; è nato come ideologia politico-economica a metà del secolo 1800 con le teorie di Marx, Engels e altri prima e dopo di loro, con precise e comprensibili motivazioni sociali di riscatto del proletariato e come critica del capitalismo allora emergente e dominante che lo sfruttava e opprimeva. Per oltre mezzo secolo, seconda metà del 1800 e inizio ‘900, il pensiero marxista-comunista rielaborato, è stato alla base della costituzione di partiti socialisti e organizzazioni sindacali che hanno svolto in tutta Europa un ruolo meritorio per il miglioramento delle condizioni di vita delle classi più deboli e dato loro dignità e un peso politico.
Nel corso della Seconda Guerra mondiale, l'URSS e i partiti comunisti sono stati una componente fondamentale nella lotta contro il nazismo di  Hitler e nella Resistenza contro il fascismo. Nel secondo dopoguerra, nei paesi democratici, i partiti comunisti, pur ispirati da una ideologia totalitaria e operanti con uno stretto legame con una URSS dalle mire espansive ed imperialiste, e sostanzialmente antiamericane, in clima di “guerra fredda”, hanno svolto un ruolo di minoranza attiva e di opposizione che in parte è servito nell'equilibrio delle scelte di natura economica e sociale, restando in un ambito democratico e costituzionale.

Se è vero che il comunismo come sistema di potere e di governo è stato giustamente smascherato e sconfitto dalla storia e dagli stessi popoli governati, ed è improponibile oggi come ideologia, perché si è dimostrato incapace di risolvere i problemi della società attuale con equità, e produrre sviluppo e benessere, è stato comunque parte rilevante della nostra storia, ha fatto anche "qualcosa di buono" e non merita la "damnatio memoriae" nella formulazione che l'UE ha deliberato. La storia non si cancella, mai; anche quando ha provocato disastri (come appunto ha fatto il comunismo quando ne ha avuto il potere); va conosciuta, nel bene e nel male, distinguendo l’uno dall’altro (anche per evitare di ripetere gli stessi errori); e tenendo presente tutti gli aspetti e i fatti accaduti e le loro conseguenze, senza ometterne alcuni. Il comunismo, di ieri e di oggi, va quindi criticato e contrastato sul piano politico, con mezzi di confronto democratico.

Se mai, oltre ai tentativi di invadenza geopolitica di Putin e di una Russia peraltro non più comunista, ci sono oggi altre ideologie totalitarie più pericolose e invasive che minacciano da tempo l’Europa, di cui eventualmente il Parlamento UE potrebbe vietare simboli e propaganda, più che vietare sparute nostalgiche bandiere rosse con falce e martello, se davvero vuol prevenire eventuali nuovi totalitarismi e tragedie future. Si potrebbe citare, per esempio, la diffusione dell'estremismo e del fondamentalismo politico-religioso islamico, frutto di una massiccia immigrazione incontrollata mal gestita, con conseguente diffusione nelle città europee di ghetti e comunità ingovernabili, con leggi proprie e idee incompatibili con quelle europee, e sotto minaccia anche anche di ricorrenti atti di terrorismo, con altrettanto conseguenti, per reazione, manifestazioni di razzismo e xenofobia, che vanificano o rendono problematica una pacifica integrazione di culture diverse in Europa… salvaguardando  la  cultura propria e le conquiste civili duramente acquisite e conquistate.

E servirebbe pure una riflessione su altri totalitarismi più o meno occulti che vengono da potentati economico-finanziari, dalle degenerazioni di un capitalismo predatorio tuttora presente in Africa, in Occidente e in Oriente, dall'emergere di nuove potenze come la Cina, dall'ondivaga  politica degli USA di Trmnp, dal controllo e dalle distorsioni dell’informazione e della disinformazione propinate da più fonti interessate, ecc… Nonchè occorrerebbe guardarsi allo specchio e vedere le proprie rughe, per esempio certi tentativi di alcuni Stati europei più potenti  di egemonizzare e orientare le scelte politiche ed economiche di tutta l’UE.

- Entrando nello specifico della lunga Risoluzione UE, rilevo che nel lungo elenco di “visto...” (ben 17 punti, partendo dalla lontana Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite adottata il 10 dicembre 1948) che introducono la “risoluzione “ vera e propria, c’è la citazione delle già numerose dichiarazioni precedenti di iniziativa UE, più generiche, “contro tutti i totalitarismi” approvate dal 2005 in poi, e altre più specifiche di condanna dei regimi comunisti, compresa la risoluzione 1481 dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa del gennaio 2006 relativa alla necessità di una condanna internazionale dei crimini dei regimi totalitari comunisti e altre risoluzioni (del 2011 e 2018) per istituire una Giornata per le vittime del comunismo” (fissata per il 23 settembre) e altre ancora “contro il razzismo e la xenofobia”.
Non si capisce pertanto la necessità o l’urgenza oggi di questa nuova risoluzione che sostanzialmente accomuna e mette sullo stesso piano nazismo e comunismo.

E nei successivi “considerato… invita… chiede… condanna...” (che vanno dalla lettera A alla lettera M) ci sono alcune affermazioni discutibili, o quantomeno lacunose e omissive. Per esempio si cita ripetutamente (alle lettere B, C e J e punto 1) il “famigerato trattato di non aggressione e di amicizia nazi-sovietico” del 1939 firmato da Molotov e Ribbentrop, per conto di Unione sovietica e Germania nazista, con successiva spartizione della Polonia, indicato come unico responsabile per aver “spianato la strada allo scoppio della seconda guerra mondiale e alle successive invasioni e spartizioni degli stati europei limitrofi.
Tutto giusto, in parte; ma dimentica di citare il precedente Patto di Monaco, firmato nel 1938 dai rappresentanti di Regno unito e Francia, con Germania e Italia (presenti Chamberlain, Daladier, Hitler e Mussolini) , che avvallò la spartizione della Cecoslovacchia a vantaggio della Germania e consentì alla Germania nazista di rinforzarsi territorialmente e militarmente, e di acquisire la sicurezza necessaria per l’attuazione dei propri successivi piani di conquista militare dell’Europa.
L’accordo di Monaco ebbe indirettamente un altro effetto indesiderato: l'atteggiamento tollerante di britannici e francesi incoraggiò enormemente l'aggressività degli stati amici della Germania.
Quindi, se si pensa davvero che “occorre mantenere vivo il ricordo del tragico passato dell'Europa, onde onorare le vittime, condannare i colpevoli e gettare le basi per una riconciliazione fondata sulla verità e la memoria” ( come recita il punto H), il Parlamento europeo dovrebbe ricordare anche queste responsabilità inglesi e francesi (oltre che  italiane e tedesche).

Ma in questo strano (e probabilmente inutile) polpettone poco storico e molto politico si preferisce puntare il dito su un unico bersaglio, che è in realtà la Russia di Putin, come si evince chiaramente dai punti 15 e 16 : “ è profondamente preoccupato (il Parlamento europeo, ndr) per gli sforzi dell'attuale leadership russa volti a distorcere i fatti storici e a insabbiare i crimini commessi dal regime totalitario sovietico; considera tali sforzi una componente pericolosa della guerra di informazione condotta contro l'Europa democratica allo scopo di dividere l'Europa e invita pertanto la Commissione a contrastare risolutamente tali sforzi; per esprimere poi ai punti 17 e 18 ..” inquietudine per l'uso continuato di simboli di regimi totalitari nella sfera pubblica” e citando come esempio positivo che alcuni paesi europei hanno vietato l'uso di simboli sia nazisti che comunisti”. Quindi “osserva la permanenza, negli spazi pubblici di alcuni Stati membri, di monumenti e luoghi commemorativi (parchi, piazze, strade, ecc.) che esaltano regimi totalitari, il che spiana la strada alla distorsione dei fatti storici circa le conseguenze della Seconda guerra mondiale, nonché alla propagazione di regimi politici totalitari”.

Insomma , mentre condanna le distorsioni dei fatti storici compiute da altri, l’UE ne propina delle proprie e indirizza esplicitamente la propria risoluzione (ultimo punto, n. 22) ...” al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, alla Duma russa e ai parlamenti dei paesi del partenariato orientale”.
Non senza aver lanciato l’ecumenico e generico auspicio per una “lotta per un mondo più equo e la creazione di società aperte e tolleranti e di comunità che accolgano le minoranze etniche, religiose e sessuali, facendo in modo che tutti possano riconoscersi nei valori europei”( punto n. 21), con sottintesa benedizione per la politica della “accoglienza” e fingendo di ignorare che molte delle  minoranze etniche e religiose accolte non hanno alcuna voglia e intenzione di riconoscersi nei valori europei.



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